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Autore: Radcliffe_    19/08/2013    6 recensioni
Mh, prima Scott/Isaac in assoluto (side Stiles/Derek!). La dedico interamente ad una mia amica, M., che è stata quella che mi ha spronato a scriverla. Thank you very much. ♥
"Su che lato vuoi dormire?"
"È uguale."
"Io scalcio."
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ok: so che è bruttissimo e sconsigliato aggiornare lo stesso giorno in cui si posta, but... sono così fiera di questo capitolo. E non so perché, visto che alla fine non è poi nulla di che, però mi piace. 
E, uh, per la seconda parte non saprei, probabilente settimana prossima sarà già on-line, X'D. 
Come ho già detto ad una mia amica: "drunk stiles is my favorite stiles". 
Se volete dirmi che ne pensate in una recensione mi fareste molto felice, T_T, ma potete anche scrivermi un messaggio qui su Twitter.
E, come sempre, scusatemi per eventuali errori. 
Enjoy...?

Prima parte:

listick.


A casa di Scott, dopo due settimane dalla prima sera, ci sono segni di Isaac visibili a tutti; il suo spazzolino nel bagno, la sua biancheria insieme a quella di Scott, il posto a tavola aggiunto e le scarpe sporche all’ingresso.
La vita a casa McCall era, per Isaac, una novità a 360 gradi: le cene in famiglia, le partite alla play fino a tardi ("Smettetela di urlare!" "Ma Isaac bara!") e usuali chiacchierate notturne. A volte parlavano di Allison, altre degli alfa e del perché non si facessero sentire. A volte, invece, se ne stavano in silenzio; e quello era il momento preferito da Isaac, dove lo sentiva respirare accanto a sé. E ok, forse la sua cotta stava peggiorando, ma Scott era comunque un beta a cui si era sempre fatto riferimento: ovvio che gli voleva bene.
Poi c'era mamma McCall. Isaac avrebbe potuto giurare che fosse una adolescente intrappolata nel corpo di una madre: la sua voglia di fare, il suo eccitamento ad ogni loro allenamento di lacrosse ed il modo in cui Scott si confidava con lei; sapeva di Allison e si preoccupava che lui non fosse mai triste per lei. Avevano un bellissimo rapporto e Isaac si disse che alla fine,  se sua madre fosse vissuta più a lungo, anche loro avrebbero avuto un rapporto così. Lo sapeva, ne era sicuro. Anche se, ripensandoci, se sua madre fosse vissuta più a lungo la sua vita non sarebbe stata quella di adesso.

Per sparecchiare e pulire i piatti, facevano i turni: la sera sparecchiava e puliva Isaac i piatti, e i pomeriggi Scott, tranne il weekend dove Melissa faceva pranzo e cena. Per le pulizie di casa, invece, Melissa era stata buona: avrebbero solo dovuto tener pulita la stanza ed il bagno. (Cosa che, alla fine, si era rivelata comunque complicata).
Rendersi utile faceva sentire Isaac meno un peso, quindi adorava lavare i piatti dopo cena. Scott si divertiva a prenderlo in giro, a causa del grembiule bianco fino alle ginocchia. Melissa d’altro canto rideva molto quando era il turno di Scott: invece, quando Scott faceva cadere i piatti, Melissa dava di matto. Poi però, alla fine, rideva anche lei.
Una sera, mentre Isaac scrostava l’ultima pentola piena di lasagna bruciacchiata, mentre Scott era di sopra a cercare un modo per barare a Cluedo, Melissa fece il suo ingresso di corsa in cucina.
            “Servono degli infermieri in più all’ospedale stasera.” Aveva l’aria trafelata, un po’ bianchiccia, mentre cercava di fretta qualcosa nella borsa.
            Isaac la guardò preoccupato, in allerta; ma lei chiarì subito le sue preoccupazioni. “Incidente stradale, niente cose sovrannaturali o lupesche o… Eccole” Finalmente tirò fuori un mazzo di chiavi, stracolmo di portachiavi di peluche. “Credo starò là tutta la notte. Fate i bravi, per favore”.
E, detto questo, se ne andò chiudendosi la porta dietro le spalle.
 
 
 
 
And it starts, sometime around midnight.
Or at least that’s when you lose yourself
for a minute or two.


As you stand, under the bar lights.
And the band plays some song
about forgetting yourself for a while.

[The Airborne Toxic Event – Sometime around midnight]
 
 
 

            "Tua mamma fa la notte in ospedale stasera."
            "Oh."
            Ti va di baciarmi?
            "Ti va di uscire?"
 
 
 
Prima di uscire Scott aveva chiamato Stiles per chiedergli se si volesse unire alla loro uscita-a-caso-per-la-città (cosa che ok, non sembrava molto furba con gli alfa in giro, ma sarebbe comunque stato meglio controllare in giro), ma quello gli aveva chiuso il telefono in faccia. Non riusciva a capire perché, e questo lo faceva sentire davvero stupido, ma Isaac cercò di confortarlo. Isaac era sempre lì per lui, notò.
            “Un altro motivo in più per uscire” disse “Così non ci pensi più.”
Era un’ora intorno a mezzanotte quando, dopo aver vagato senza sosta ridendo e scherzando, Isaac e Scott si trovarono davanti al “Jungle”, il locale gay frequentato da Danny. E loro sono ragazzi che cercano sempre di fare cose nuove, di essere originali, quindi: perché non entrare?
Isaac, qualche ora dopo, si disse che era l’idea peggiore che gli potesse mai essere venuta in menta.
Quando si avvicinarono alla fila, comunque, tutto il loro piano cadde in mille pezzi perché, per entrare, c’era una fila davvero lunga e si doveva essere maggiorenni.
            “Sarà tra quattro anni, ragazzini”, li disse la guardia alla porta.
            Scott lo guardò, offeso: “Amico, ho diciassette anni!”. Isaac lo trascinò via ridendo, guardandosi intorno per vedere se ci fosse stato Danny. Dopo essersi allontanati un po’, Scott iniziò ad assillarlo. “Sembro più piccolo? Sembro uno del 99?
            “Scott, l’ha detto per dire. Non sei basso, sei normale.”
            L’altro lo guardò. “Tu sei un gigante” disse, indicandolo con la bocca aperta, come se se ne fosse accorto solo ora. Isaac sorrise e scosse la testa, in imbarazzo, mettendosi le mani in tasca.
Si appoggiarono al retro del locale, con la musica che sentivano chiaramente attraverso il muro. Musica house, forte; da discoteca.
            “A cosa stai pensando?” chiese Isaac.
            Scott alzò le spalle. “Sarei voluto entrare.”
            “Domani semmai chiediamo a Danny dove possiamo trovare delle ID false e… Non so, possiamo provare a convincere tua mamma a farci uscire la prossima volta”.
            “Domani è domenica” gli fece notare Scott.
Isaac gli tirò un pugno leggero sulla spalla. “Non fare il puntiglioso”
            “Scott? Isaac!”
Isaac si girò istintivamente verso Scott. L’altro invece si guardava in giro, in cerca della provenienza della voce.
            La voce rise, ed entrambi guardarono in alto: “Danny!” urlarono in sincrono.
Scott si scostò un po’ dal muro per guardarlo meglio.
            “Ehi, dude” lo salutò.
Danny era affacciato ad una finestra sopra la discoteca e Isaac intuì subito non fosse solo. Fece un cenno del capo.
            “Che ci fate qui?” chiese, sorridendo.
            “Err…” Scott tentennò. “Volevamo entrare, sinceramente.”
            Danny guardò Isaac. “Vuoi entrare anche tu?”
Isaac annuì.
            "Se ci tenete tanto ad entrare, vi posso dare il mio pass e quello del mio amico."
Isaac represse una risatina, non completamente convinto che Danny fosse in una stanza sopra ad una discoteca gay con un suo amico, ma non commentò.
            Scott si fece meno problemi di lui e "Se lo fai, lunedì a scuola ti bacio in bocca!" disse.
            Danny rise, allegro, e sparì da dietro le tende. Isaac guardò Scott che sorrideva come un bimbo. "Poi ti ci voglio vedere, lunedì." 
Danny riapparse neanche un minuto dopo, con due tessere. Le lanciò a Scott, che mancò la presa e le fece finire in terra. Dopo averle riprese sussurrò un "Non dirlo a Derek" ed Isaac iniziò a ridere e non smise più per un po’. “Sei un pessimo lupo mannaro”, constatò, sussurrando.
            Scott alzò la testa verso Danny "Ti devo un favore". L'altro ragazzo sorrise e fece per rientrare, ma Scott lo richiamò.
            "Danny!" 
            "Cosa?"
            "Hai per caso sentito Stiles in questi giorni?" chiese.
            Danny trattenne un sorriso. "Gli ho parlato prima. È riuscito ad entrare; credo suo cugino sia molto più grande di noi."
Scott guardò Isaac, che scrollò le spalle. "Stiles è dentro?"
A Danny si illuminarono gli occhi. "Con suo cugino, sì. Miguel."


Scott era già stato al Jungle una volta, quasi un anno fa, quando doveva cercare Jackson sotto forma di kanima; ora era tutto così diverso che gli sembrava un altro posto. I ragazzi senza maglietta non mancavano, esattamente come le drag queen, piazzate in punti strategici della pista. C'era la musica così alta che Scott se la sentiva in gola ed ovunque guardasse c'erano ragazzi che ballavano decisamente troppo vicini. Arrossì leggermente, vedendo con la coda dell'occhio Isaac che guardava una coppia baciarsi vicini a loro, di fianco all'entrata.
            "Vieni" gli sussurrò poi. "Andiamo a cercare Stiles."

Il Jungle era un'enorme sala di una forma indefinita e si divideva nel posto dove ballare (il più pieno: centinaia di ragazzi sui vent'anni che ballavano. Alcuni, notò Scott, avevano il rossetto o portavano calze a rete. La cosa lo fece sorridere, ma poi distolse lo sguardo dalla pista, imbarazzato, quando vide con la coda dell'occhio un ragazzo che si sfilava i pantaloni. In mezzo alla pista c'erano dei palchetti dove alcuni ragazzi ballavano al centro dell'attenzione, travestiti: Scott ne vide uno con le ali da angelo); sulla sinistra c'era il bar, con un bancone lungo pressoché vuoto ed invece, più infondo alla sala, c'erano dei divani rossi, in velluto: molti erano occupati da coppie che si sussurravano all'orecchio, altro da ragazzi in attesa che qualcuno gli chiedesse di ballare.
Scott seguì Isaac, che lo portò a sedersi al bar.
            "Quindi" iniziò Isaac, incerto, appoggiandosi al bancone. "Stiles è qui con suo cugino Miguel?"
Scott scosse la testa. Il fatto che a Stiles piacesse un ragazzo abbastanza da portarlo in un posto come quello non gli faceva né caldo né freddo, ma il fatto che non glielo avesse detto lo rendeva frustrato. Non si fidava? Credeva che niente sarebbe stato come prima?
            "Mi sa tanto di scusa" disse, sincero. Sentiva la bocca amara, ma non si azzardò a chiamare il barista: era a petto nudo e questo lo metteva parecchio in soggezione. Senza contare che gli avrebbe dato una cosa analcolico a causa dell’età e l'unica cosa che non voleva, in quel momento, era sembrare un bambino.
            "Anche a me" Isaac gli sorrise "ma volevo essere sicuro che anche tu la pensassi così" Fece una pausa. "Non te ne ha mai parlato? Magari è davvero suo cugino. Forse non dovremmo trarre conclusioni così affrettate..."
            "Be'" rispose Scott "una volta" e contò il dito indice "mi ha chiesto se fosse attraente per i ragazzi gay. Un'altra volta" ed alzò il medio "mi chiese se potevamo baciarci. Così solo per vedere cosa si provava. Ed infine" ed alzò l'anulare "sono sicuro al centodue per cento che l'unico cugino di Stiles è di New York, e di sicuro non si chiama Miguel."
Isaac rise e si voltò verso la pista da ballo. Scott, invece, rimase a guardare il barista, come ipnotizzato dal modo in cui preparava i cocktail. Sembrava tutto surreale, lì dentro, e la cosa gli piaceva parecchio. Avrebbe voluto non aver saputo di Stiles e questo ragazzo, così almeno poteva divertirsi con Isaac; doveva sembrargli davvero un lagnoso.
Gli venne in mente una battuta squallida sulla parola cocktail (cocktail), ma quando si girò per dirla ad Isaac, quello non c'era più.

Più Isaac si addentrava nella pista da ballo più si convinceva di aver avuto un'allucinazione. 
Eppure…
Continuò ad avanzare, dondolando ed improvvisando qualche “mossa” per assecondare i ragazzi che si avvicinavano a lui ballando. La musica gli dava parecchio fastidio ma cercò di ignorarla.
Poi, ad un certo punto, lo vide. Si fermò di colpo: era l'unica persona che non stava ballando. Era appoggiato con la schiena ad uno di quei pali che sostenevano i palchetti per gli spogliarellisti, aveva le braccia incrociate ed un sorriso divertito.
Era Derek.
Isaac era sicuro di non averlo mai visto sorridere così. Indossava dei jeans stretti ed un maglione scuro largo, con la scollatura bassa.
Non riusciva a crederci d'aver trovato Derek, che aveva pure l'aria di divertirsi, in un club gay. Stava osservando, intuì Isaac, qualcuno che ballava lì vicino. E come lo guardava. Ad Isaac venne da ridere a pensare che Derek stesse flirtando, ma poi smise subito: se lo avesse visto ridere avrebbe pensato che lo stesse prendendo in giro, e non voleva assolutamente. Si impose di essere serio e, casualmente, si avvicinò.
Derek non si accorse di lui fino all'ultimo, ma quando si girò Isaac giurò d'aver visto una scintilla di panico nei suoi occhi. Si sistemò vicino a lui. "Guarda un po' chi esce dalla sua caverna. Già trovato qualcuno con cui rimpiazzare il mio posto sul divano?"
            L'altro rimase zitto per un po'. "Dove sei andato?" sussurrò poi.
            La musica era alta, ma Isaac era riuscito a sentirlo benissimo. "Da Scott" rispose.
            "Lo immaginavo."
Isaac si morse il labbro.
            "Sei da solo?" chiese Derek.
E ad Isaac non gli andava di fargli sapere che era lì con Scott. Perché avrebbe dovuto dirglielo? 
            "Sì. Tu?"
Per riflesso Isaac guardò verso la pista, dove poco prima stava guardando Derek e vide Stiles. Fu così sorpreso che credette di aver problemi alla vista. Ma poi Derek disse "L'ho dovuto accompagnare. Lunga storia." ed allora capì che la sua vista funzionava benissimo.
Wow, ok, questo non se lo aspettava. E come se non bastasse Stiles sembrava totalmente fuori: stava ballando con un due ragazzi biondi particolarmente carini che dovevano aver bevuto un po'. Ballava ridendo e il modo in cui si agitava gli fece capire che ogni tanto si girava a guardare Derek che lo fissava. Faceva tutta quella scena per lui, pensò.
Poco dopo, infatti, Stiles si voltò ridendo verso Derek ed Isaac poté notare gli occhi arrossati. Quando incrociò il suo sguardo Stiles rise ancora più forte e si diresse verso di loro.
            "Woohoo" urlo, afferrando il braccio di Derek. "Siamo tutti gay." E per un attimo si sentì solo la musica, perché nessuno trovò niente da dire. Stiles tirò il braccio di Derek portandolo sulla pista e Isaac li seguì, tranquillo.
            "Andiamo nei divanetti, Der!" propose Stiles. Poi si girò verso Isaac "Vieni anche tu, Lahely"
            "Ti devo riportare a casa." disse Derek.
            Stiles roteò gli occhi. "Allora vado con Lahely." Disse, aggrappandosi al braccio di Isaac. "Mi porti ai divanetti?"
            Isaac attaccò a ridere. "Non credo… sia una buona idea"
Allora Stiles si staccò, offeso, e se ne ritornò da Derek. 
Isaac era sicuro che se ne sarebbe stato zitto per un po', ed invece poco dopo tornò a gridare.
            "Guardate!" Indicò Stiles verso il bar. Isaac non dovette girarsi per capire chi avesse visto. "C'è anche Scott! È gay pure lui!"
Derek gli fece abbassare il braccio e lo strinse a sé per farlo stare zitto. Quello accoccolò la propria testa sulla sua spalla e ci si strofinò come per far le fusa, dimenticandosi di Scott.
            "Sei qui con Scott, allora." disse Derek, ignorando il gesto di Stiles.
Isaac fece finta di non sentirlo e si girò a guardare Scott. Quello era circondato a drag queen abbastanza stravaganti ed indossava una coroncina di fiori rosa e bianchi. Guardando meglio Isaac si accorse che portava anche delrossetto.
            "Deve essere ubriaco" disse Derek. 
            "E tu?" chiese Isaac "Tu sei ubriaco?"
            "Certo che no. Ho comprato da bere all'altro marmocchio, visto che non glielo avrebbero dato" Derek lo strinse un po' di più a sé ed Isaac era sicurissimo fosse un segno d'affetto. "Però non ho bevuto."
Isaac annuì lentamente. "Che alfa responsabile" disse sarcastico. Poi guardò Stiles agitarsi sul posto e borbottare "Marmocchio? Di chi state parlando?". Aveva davvero voglia di chiedergli che cosa ci facesse lì con Stiles, ma poi anche lui avrebbe fatto domande a cui non aveva voglia di rispondere in quel momento. Alla fine si morse il labbro. "Ci vediamo" disse. Poi si girò e andò verso Scott, lasciandoli soli.


            Fergie gli strizzò la guancia destra. "Allora" disse "Quanti anni hai, sweetie?" 
E a Scott girava la testa, e non gli andava di rispondere; ma la mamma gli aveva sempre detto che non rispondere era da maleducati. Aprì la bocca per rispondere, quando vide Isaac arrivare.
            Sorrise, sereno. "Baby" lo chiamò a voce molto alta, a causa della musica alta. Isaac si avvicinò ancora un po' e Scott gli prese una manica. Notò che del rossetto gli era finito sui suoi denti bianchi. "Sembra che tu abbia appena visto un fantasma."
            "Lupo mannaro, per l'esattezza"
            Scott si portò una mano davanti alla bocca. "Shh! Non ho ancora detto la mia vera natura alle signore".
La drag queen più vicina scoppiò a ridere. Isaac notò erano in cinque, con parrucche di diversi colori sgargianti e con molto trucco. Quella bionda gli fece l'occhiolino.
            "Ti hanno fatto bere un bel po' allora, eh?"

            Scott scosse la testa. "Naah. So ancora che mi chiamo Scott, con due "t" ed una "b""

           "Vieni" gli sussurrò Isaac "Andiamocene da qui." E lo prese per un braccio, delicatamente.

   
 
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