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Autore: IlaOnMars6277    19/08/2013    3 recensioni
"Segreti, bugie, pericolo, costrizioni, dolore e rimpianti: ecco di cosa è fatta la mia vita"
Genere: Azione, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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ASSASSINA
 

Chloe


Apro gli occhi lentamente e vedo le mie gambe unite, scorro lo sguardo fino ai piedi legati insieme da una corda. Cerco di muovere le braccia indolenzite ma non rispondono ai comandi, una corda tiene ferme anche quelle dietro la mia schiena. Sollevo la testa e mi guardo intorno, la stanza è fredda ed illuminata solo da una piccola lampada al neon sul soffitto che emette un ronzio fastidioso, la testa pulsa ritmicamente. Le finestre alte e scure sono ricoperte di fitte ragnatele e mostrano i lampi che illuminano il cielo per pochi secondi.
Scuoto il corpo per cercare di slegarmi e la sedia dove sono seduta si muove con me strisciando sul pavimento sporco e rovinato.
Dove sono?

“Cerca di stare ferma, altrimenti cadi..” una figura scura entra nella stanza da una piccola porta nell’angolo, strizzo gli occhi per mettere a fuoco, ma riconosco la voce quando mi parla di nuovo “Come ti senti?”.
“Kevin” sbiascico “Che cazzo succede? Slegami..” si avvicina e riesco a vederlo, ha un occhio gonfio ed il labbro spaccato, il sangue raggrumato da poco.
“Non posso..mi dispiace. Non…” è spaventato quanto rammaricato “…mi avrebbe ucciso..” annuisco appena comprendo a chi si riferisce.
“Ti ucciderà comunque. Hai solo rimandato l’inevitabile..” sussurro amara.
Un brivido gli percuote il corpo e balza spaventato nella mia direzione appena la piccola porta si apre di nuovo.

“Dovresti ascoltarla… Hai dormito bene angioletto?”
John cammina lento verso di noi, un sorriso fiero sul viso scavato, la barba incolta e gli occhi iniettati d’odio.
 Ignoro la sua frase fissandolo torva ma lui si rivolge a Kevin “Perché cazzo non mi hai avvertito che si è svegliata?”
Non gli lascia il tempo di rispondere, lo colpisce forte sulla mandibola ed il ragazzo indietreggia verso il muro mettendo le mani avanti “Stavo per avvertirti..si è appena..”
“John, smettila! Lascialo in pace..” lo interrompo osservando il pugno dell’uomo stringersi e prepararsi ad un nuovo colpo.
Si blocca per voltarsi e tornare a dedicare la sua concentrazione su di me “Sempre così autoritaria e severa..” il tono schifosamente dolce mi fa venire la nausea “..è così che hai conquistato l’ostaggio?” Sussulto e lui se ne accorge.
“Oh. Tranquilla…a lui non ho fatto nulla, non ancora..” sorride mesto mentre mi sfiora la guancia con il dorso della mano ma cambia espressione appena sferra uno schiaffo che mi piega la testa e brucia sulla pelle fredda.
“Ti ha toccata? urla.
Scoppio in una risata amara e incontrollabile mentre il suo volto contratto dall’ira si trasforma in pura perplessità.
“Sei ridicolo” sputo, mentre non contengo la risata isterica “Per chi hai messo su  questa sceneggiata? Per il tuo ego..?” un ulteriore schiaffo mi colpisce il viso e cado a terra con un tonfo, ancora legata alla sedia di legno.
“Non è picchiandomi che riuscirai a ferirmi. Uccidimi avanti..a chi credi che importi?” appoggio la testa al pavimento cercando di respirare nonostante la posizione scomoda, scruto la sua figura da un’angolazione inclinata seguendo i suoi passi che risuonano sul pavimento scricchiolante.

Fruga nella tasca dei jeans e tira fuori un coltellino.

“Mi servi viva. Devo riportarti da mio padre e dimostrare l’errore disumano che ha fatto, allontanandomi. Vedrà lui cosa fare con te, ma questo non esclude che io possa divertirmi un po’” osserva ammirato la lama accarezzandola con le dita su e giù per la sua lunghezza.

Il cuore mi martella nel petto, la salivazione si azzera del tutto.

Avrei preferito una morte veloce, indolore.
Una lacrima sfugge dalle ciglia cadendo in fretta nei capelli sparsi sul pavimento; vorrei asciugarla e muovo infastidita i polsi che si sfiorano. Mi lascio sfuggire un paio di gemiti di frustrazione quando le corde non cedono neanche di un millimetro e lui si avvicina con sguardo sognante e vendicativo. A pochi passi da me cambia direzione puntando Kevin che urla cercando una via di fuga, John si avventa su di lui ed io chiudo gli occhi ascoltando soltanto i rantoli e le suppliche che scemano sostituite dall’odore acre e metallico del sangue.
Sento afferrarmi i capelli con forza e spalanco gli occhi, il viso di John schizzato di sangue mi compare davanti, stringe e tira di più finché non urlo senza fiato “Quando mi sarò divertito abbastanza con te, troverò quel pezzo di merda del tuo amante, lo taglierò a pezzetti e, se sarai stata brava, te ne regalerò un pezzo. Mentre con il caro Willy dovrò inventarmi un gioco migliore..una vendetta più lenta e divertente. Ha mandato quel pivello di Kevin a fare il suo lavoro..” alza il occhi al cielo concentrandosi “ potrei mandare un pezzo di carne anche a lui, magari un occhio..come avvertimento..che ne pensi?” tira più forte i capelli staccandomene alcuni mentre sento la lama affondare nella carne della coscia; un lento bruciore sale e prude come fuoco, lacrime calde inzuppano il viso ed i capelli trattenuti nelle sue mani.
“CHE NE PENSI?” urla come un animale sul mio viso, poi lascia la presa e la mia testa cade di peso sulle mattonelle.
Non so su quale dolore concentrarmi, riesco solo a sussurrare “Ti prego uccidimi..e fallo in fretta..”.
“Te l’ho detto…Mi servi viva. Mio padre sarà fiero ed io prenderò il suo posto un giorno, amato e rispettato da tutti. E da te”.
“Non puoi comprare il rispetto con paura ed odio…” sbiascico con la vista offuscata dalle lacrime.
“Certo che posso, è quello che farò”.
“Perché tanta rabbia?” inclino la testa con un gemito, per guardarlo in viso.
“Potrei farti la stessa domanda..” spalanco la bocca in un’espressione di ovvietà.
“E me lo chiedi? Dopo quello che mi hai fatto ti aspetti rispetto o persino indifferenza? Lo stesso vale per nostro padre che sapeva tutto e non ha mosso un dito…se fosse successo quando c’era ancora la mamma le cose sarebbero andate diversamente” la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto.
Stringo gli occhi per bloccare le lacrime che affiorano sempre quando il viso buono e gentile di nostra madre mi torna alla mente, il suo sorriso incoraggiante e la solarità che la rendeva bellissima ai miei occhi.
“Non nominarla..non bisogna nominarla..” ripete con voce roca e cantilenante.
“Marie voleva bene ad entrambi, non come nostro padre..lui mi ha odiata da quando ne ho memoria..” sussurro in riserva d’ossigeno, la gamba brucia e la testa pulsa.
“Papà la odiava…e la odio anche io..”
“Come puoi dire una cosa del genere?”
“Tu non c’eri quando li ho sentiti litigare nello studio..eri in camera tua a piagnucolare perché papà non voleva portarti allo zoo. Io ero lì, dietro alla porta e ascoltavo..papà le diceva che non poteva pretendere altro da lui, che se avesse osato contraddirlo un’altra volta sarebbe stata la fine per lei e per te..” fissa a terra senza guardarmi, perso in ricordi di cui io non ho memoria.
“Non c’eri neanche quando il dottore venne a casa. Diceva che i patti erano chiari, doveva badare a te e lui non avrebbe denunciato il suo reato.. Urlavano e si minacciavano a vicenda. Smisero di gridare solo quando papà disse ‘E’ colpa tua e di Chloe se Marie è morta’…”

Il viso di Sam, piegato in una smorfia di dolore e delusione, riaffiora nella mia mente assieme all’eco delle sue parole.
 
“Su tuo padre…devi sapere..”


“Ho fatto quello che ho potuto, forse non tutto…mi dispiace..”

Il macigno torna a premere sul cuore e lo stringe in una morsa di dolore, dolore fisico. La gamba che pulsa e brucia, la testa che batte forte e la stretta delle corde sulla pelle sono una carezza confrontate alle fitte che intaccano l’anima come un coltello affondato lentamente.
Non ho più lacrime da versare, non ho più fiato da sprecare, non ho più spavalderia da mostrare..solo rabbia e inquietudine per le cose che non so. Una vita passata a difendermi dagli altri quando il pericolo più grande per me stessa ero io; una vita di segreti e bugie.

Guardo Kevin che giace rannicchiato a terra con gli occhi spalancati in una pozza di sangue, uno dei tanti cadaveri che mi lascio dietro come la bava di una lumaca.

Una lumaca spoglia, senza casa.

La porta si spalanca improvvisamente facendomi sobbalzare;  uno sparo inaspettato colpisce John alle spalle, gli trapassa il ginocchio e, con un urlo disumano, s’accascia a terra rivelando l’incursore notturno.

“Will..” sussurro .

   
 
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