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Autore: Mary Mary    20/08/2013    1 recensioni
Soan, venticinquenne, ha passato gli ultimi sette anni in carcere per aver ucciso il padre.
La sua psicologa pensa che sia solamente un assassino, ma non è così che la pensa sua figlia, Chrystal, diciassette anni.
Quando Soan comincierà a frequentare la casa della psicologa per le sue sedute conoscerà Chrystal, e, nonostante lui sia un assassino, il legame tra di loro si farà sempre più stretto. E pericoloso.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo due




Avevo terminato le prime tre ore consecutive di sedute con Jennifer e mi sentivo stranamente molto sollevato.
Era andato tutto a gonfie vele, credo, lei confidava in me ed era addirittura sicura che io sarei ritornato sulla giusta strada, nonostante non ci sia mai stato.
Sono cresciuto in periferia, la mia famiglia non aveva abbastanza soldi per soddisfare la mia felicità, così cominciai già a dodici anni a rubare. Niente di serio, non scippavo le anziane che passeggiavano ovviamente, ma se capitavo negli empori o in altri piccoli negozi la tentazione di infilare sotto il giubbotto gli oggetti posti sugli scaffali era troppo forte. Mi avevano sorpreso a rubare per due volte, in due negozi diversi. La prima volta avevo cercato di nascondere nei pantaloni un portachiavi che mi piaceva tantissimo ma che era troppo caro, la seconda volta, invece, mi avevano beccato mentre infilavo nel mio zaino una t-shirt. In tutti e due i casi i negozianti, grazie al cielo, avevano preferito non chiamare le forze dell’ordine ma solo i miei genitori. E appena mio padre venne a saperlo, beh… mi riempì di botte dopo aver riempito anche mia madre, accusandola di non aver saputo crescermi.
In periferia una volta alla settimana si facevano delle retate, e mettevano dentro spacciatori, prostitute, bucomani e altra gente. Non avrei mai immaginato che, sei anni dopo, sarei stato sbattuto in carcere anche io, addirittura per omicidio.

Avevo appena chiuso la porta dell’ufficio di Jennifer quando sentì odore di sigarette.
Notai l’unica porta aperta sul corridoio e mi diressi verso di essa, sperando fosse quella della camera di Chrystal.
Quella ragazza aveva un so cosa di… eccitante.
E non potevo evitare di pensare al modo in cui, poche ore prima, mi mangiava con gli occhi.
I tatuaggi fanno sempre questo effetto sulle donne…
Peccato che lei non è una donna, è solo una ragazza.
Soan, ha otto anni in meno di te, cazzo!
Ignorai la vocina che continuava a rimbombare sulle pareti della mia mente e mi ritrovai proprio davanti alla sua camera da letto.
La vidi sbuffare e spegnere un mozzicone di sigaretta dentro un insolito portacenere. Guardava fuori, sembrava assorta nei suoi pensieri.
Chissà a cosa stesse pensando. O a chi.
La fissai per un paio di secondi e mi appoggiai allo stipite della porta, senza staccare un momento il mio sguardo su di lei.
Poteva far gola anche ai preti più religiosi, era bellissima e più la guardavo, più avevo voglia di farla mia. Incrociai le braccia e continuai ad ammirarla, fin quando si voltò improvvisamente verso di me.
-Ciao Chrystal- le dissi sorridendo, ma cercando allo stesso tempo di essere più disinvolto e indifferente possibile.
Notai la sorpresa nei suoi occhi. Alzò un sopracciglio e…
Era malizia quella che balenò nel suo sguardo?
Mi avvicinai lentamente a lei. Guardai il mozzicone di sigaretta nel portacenere- noce di cocco per poi posare lo sguardo su un pacchetto di sigarette posto sul davanzale, accanto al suo letto.
-Chesterfield rosse, eh?- mi limitai a dirle.
-Già… Hai  già finito con mia madre?- mi disse, alzandosi dal letto.
-A quanto pare… Quanti anni hai, Chrystal?- le domandai, sperando non rispondesse diciassette o di meno. Volevo renderla mia, solo mia, ma non volevo essere accusato per pedofilia, accidenti.
 

***

-… Quanti anni hai, Chrystal?- mi domandò tranquillamente, mentre mi stava visibilmente spogliando con lo sguardo.
Ma che diamine…?
Alzai il sopracciglio destro come d’abitudine.
-D-Diciassette, perché?- gli dissi, cercando di apparire calma nonostante mi tremasse improvvisamente la voce.
Mi sembrò di vedere un lampo di delusione nella sua espressione, ma decisi di rifargli la domanda, questa volta con una voce più sicura. Si appoggiò intanto con un braccio al davanzale, a pochi centimetri dal mio portacenere.
-Era tanto per chiedere… Posso rubarti una sigaretta? Le mie le ho finite- mi disse.
Presi il pacchetto di Chesterfield e ne sfilai dal suo interno due sigarette, una delle quali porsi a Soan. Misi la mano nella tasca posteriore dei miei jeans neri e presi il mio amato accendino.
Accesi la mia sigaretta e, voltandomi per dargli l’accendino, lo sorpresi a fissarmi le labbra.
Avvampai. Cazzo, come poteva farmi questo effetto un ragazzo che conoscevo da poco più di tre ore?
Non lo conosci da poche ore, Chrystal!
Sei cresciuta sentendo parlare di lui! E’ come se lo conoscessi da anni.
Dovevo fare qualcosa per questa dannata vocina che mi perseguitava!

***

Portai la sigaretta che mi aveva dato alle labbra e la accesi con il suo accendino rosso.
Chrystal avvicinò il portacenere alla mia mano, sorridendomi. Ciccai la sigaretta e guardai fuori.
La finestra era stata spalancata e da lì si vedeva il cancelletto d’ingresso affiancato dal cespuglio di rose.  Guardai la ragazza accanto a me con la coda dell’occhio. La vidi trattenere il fumo della sigaretta all’interno della bocca per poi farlo spirare fuori silenziosamente.
Il mio sguardo ricadde nuovamente sulle sue labbra piene, sembravano così morbide…
Bramavo di baciarla, volevo a tutti i costi appoggiare le mie labbra sulle sue.
Porca puttana, Soan, ragiona!
Ha solo diciassette anni, è poco più di una bambina!
Non puoi avvicinarti a lei, né baciarla, né toccarla!
-Al diavolo!- esclamai.
-Cos…-
Mi gettai su di lei e la baciai, violentemente. Percepì la sua sorpresa iniziale che lentamente, ed inesorabilmente, scomparve. Ricambiò il mio bacio altrettanto passionalmente e ci ritrovammo così vicini da far combaciare i nostri corpi in modo perfetto.
La spinsi contro la parete dietro di lei e continuai a baciarla. Tutti i miei sensi si triplicarono e mi sentì fuori controllo, come un animale. Le circondai la vita con le braccia e la imprigionai tra il freddo cartongesso del muro e il mio caldo, bollente, corpo. Mentre ricambiava il bacio fece intrufolare le sue sottili dita tra i miei capelli e sentì il suo bacino premere contro il cavallo dei miei jeans, ormai troppo stretti in quella zona.
Infilai una mano sotto la sua maglietta e le sganciai il reggiseno in modo tale che potessi toccarle i capezzoli, ormai turgidi e induriti.
Le baciai il collo e arrivai con la lingua fino alla sua spalla, mentre sfregavo tra il pollice e l’indice il capezzolo destro. La sentì gemere sommessamente e mi eccitai ancora di più.

Poi, la porta dell’ufficio dall’altra parte del corridoio si aprì e il suo cigolio mi fece riportare alla realtà.
Cazzo, mi stavo facendo la figlia di Jennifer!
Ci allontanammo entrambi l’uno dall’altro velocemente, capendo dal rumore di passi che Jennifer si stava avvicinano alla camera in cui eravamo. Ci guardammo a vicenda spaventati e, mentre lei si riallacciava il reggiseno, raccolsi la sigaretta ormai spenta dal pavimento, che mi era caduta mentre la baciavo.
-Fai finta di niente!- le sussurrai accendendomi la Chesterfield rossa.
Le porsi l’accendino, il suo, e le feci segno di accendersi una sigaretta. La vidi deglutire con aria preoccupata e accendersi la metà sigaretta che giaceva sul davanzale.

-Chrystal, io ho finito con Soan, ora ti posso accompagnare allo skate p…-
Jennifer assunse un’espressione stupita sul suo volto e alzò un sopracciglio.
Ma è un vizio di famiglia?
-Oh, Soan… Non te ne sei ancora andato?- disse sorridendo forzatamente.
-Eh, scusami Jennifer, è che avevo finito le sigarette e ne ho chiesta una a tua figlia…-
-Capisco… Bhe, potrei parlarti un attimo?- mi chiese, sempre sorridendo in modo visibilmente forzato.
Spensi la sigaretta nel portacenere, diedi una veloce occhiata a Chrystal e risposi un “certo”.
Vidi Jennifer voltarsi per poter uscire dalla stanza ed aspettarmi fuori, così mi girai nuovamente verso Chrystal e le diedi un bacio veloce sulle labbra. Le feci l’occhiolino indicandole il portacenere e uscì dalla camera, chiudendo la porta alle spalle.

-Soan, ascoltami bene ora. Non te lo dirò una seconda volta. Non voglio più trovarti in camera con mia figlia, OK?- disse lei, puntandomi l’indice contro -Non perché non mi fidi di te, è solo che… che…-
-Jennifer, hai paura che io uccida anche tua figlia?- le chiesi ironicamente.
-Maledizione, no! So che sei cambiato, ma… è mia figlia! Non voglio che quando finisci le nostre sedute te vada nella sua camera, sarebbe poco professionale! Inoltre è ancora una bambina, se vuoi instaurare qualche rapporto fallo con qualcun altro che non sia mia figlia. Capito? Mi fido di te, te l’ho già detto- fece lei gesticolando eccessivamente.
-Tranquilla, era nella sua camera solo per scroccarle una sigaretta…- le risposi, sorridendo -… Ora vado, ci vediamo alla prossima seduta-
Scesi velocemente le scale e uscì da quella casa con mille pensieri in testa.
Gesù, se Jennifer non fosse piombata in camera che cosa sarebbe successo? Sarei andato a letto con sua figlia?
Non che mi sarebbe dispiaciuto, ma…
-Cazzo, quella ragazzina mi ha fottuto il cervello!- sussurrai mentre chiudevo il cancelletto d’ingresso e tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il mio pacchetto di Camel che avevo tenuto nascosto fino a quel momento.

***

Mi toccai le labbra, ancora bollenti e infuocate dal suo tocco.
Mi ha baciata… L’ho baciato… Ci siamo baciati!
Cosa sarebbe successo ora?
E perché mi aveva indicato il portacenere?
Guardai velocemente il portacenere ed il mio cuore si fermò. O continuò a battere, non saprei, seppi solo che mi aveva lasciato sotto il portacenere un foglietto ripiegato più volte.
Spostai la noce di cocco e aprì il foglietto. Era uno del mio block notes color oro, quello che usavo come “diario scolastico”. Non so perché ma sorrisi automaticamente dopo aver letto la frase scritta sopra il foglio.

Da oggi sei mia.
348 XXXXXXX

Sentì il cancelletto chiudersi e mi affacciai alla finestra.
Vidi Soan uscire e… prendere un pacchetto di sigarette dalla tasca. Non mi aveva detto di averle finite? Bugiardopensai, sorridendo.
Presi il mio cellulare e gli scrissi subito un messaggio.

Buona la Camel?

Appoggiai il mio Blackberry nero sul davanzale e mi vestì larga per poter andare allo skate park. Dopo pochi attimi il telefono vibrò.

Ammetto che era solo una scusa per avvicinarmi… Sai che stiamo giocando col fuoco, vero?

Cazzo se lo sapevo. Gli risposi immediatamente.

Sì, ma mi voglio assolutamente scottare.

Indossai le DC ai piedi, presi lo skateboard tutto rigato da un angolo della stanza e sentì il telefono vibrare per la seconda volta. Lessi e sorrisi.

Ho già caldo al solo pensiero. Domani vengo a prenderti a scuola… Ti porto in un posto. Niente obiezioni, sarai mia tutta la giornata.

 
 

***

Angolo autrice!

Salve a tutti, rieccomi qua :D
E…Anche il secondo capitolo è andato.
Nel secondo capitolo Soan, come ho già scritto, verrà a prendere Chrystal all’uscita da scuola; cominceranno a conoscersi meglio e… sta a voi scoprirlo, dico solo che sarà “spinto”, ma ovviamente non troppo  ;)
Ringrazio infine le 4 persone che stanno seguendo la storia e le altre 2 che l’hanno messa tra le preferite!
Al prossimo capitolo,
Mary.

 

  
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