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Autore: I_am_a_liar    20/08/2013    18 recensioni
"Correva. Correva nel buio, in mezzo agli alberi. Sapeva che qualcuno la stava inseguendo. Non riusciva a scorgerne il volto ma chiunque fosse, era sempre più vicino. A un tratto sentì un dolore lancinante alla gamba destra e in pochi secondi si ritrovò stesa a terra, terrorizzata. Una figura incappucciata le fu addosso in pochi secondi: stava per scorgere il suo volto ma proprio in quel momento aprì gli occhi."
Dopo la morte di Spencer, i genitori di Aria, Hanna e Emily le mandano per due mesi nella casa in campagna della nonna di Aria. Qui A le lascia stare ma prima o poi dovranno tornare a Rosewood e allora...
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=_gVYrhZT4U8
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Aria Montgomery, Emily Fields, Hanna Marin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno gente! Eccomi qui con il terzo capitolo!
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma sono in vacanza e non ho avuto molto tempo per scrivere...
in secondo luogo ringrazio tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti
e che vorranno recensire anche quest'ultimo.
Beh, che dire... buona lettura!
I_am_a_liar


Emily correva, correva nel bosco per l’ennesima volta. Qualcuno correva dietro di lei, ed era sempre più vicino. La mano del suo inseguitore, coperta da un guanto nero, le intrappolò il polso facendola cadere. La figura incappucciata le era ormai addosso, Emily poteva sentire il suo respiro affannoso. Provò a divincolarsi ma fu allora che lo vide. Il volto della figura incappucciata era un volto a lei ben noto; uno dei volti che le erano stati più cari, ma che forse ora non poteva più far parte della sua vita.

Toby.

Emily si svegliò, scoprendo il suo cuscino umido per le lacrime che lo avevano bagnato durante tutto il corso della notte.
Il suo incontro con Toby la sera precedente non era andato come sperava.
Vedendola arrivare, lui non si era mosso: era rimasto impassibile con lo sguardo puntato nel vuoto. Emily si era avvicinata a lui, con un barlume di speranza negli occhi che però si era spento al suono della voce del suo migliore amico.
“Vattene.” Aveva detto secco quando la ragazza aveva iniziato a salire gli scalini della veranda. Non l’aveva nemmeno guardata negli occhi, come se fosse solo un elemento di disturbo, del quale si voleva liberare al più presto.
Vedendo che la ragazza era rimasta immobile aveva ripetuto: “Vattene, non hai niente da fare qui.”
Quelle parole avevano colpito Emily come una freccia, dritta al cuore. La piccola bugiarda si era immobilizzata, non riuscendo ad aprir bocca. Le lacrime minacciavano di sopraffarla, ma con un profondo respiro riuscì ad evitare che iniziassero a scendere, facendole perdere il controllo di se stessa e delle sue azioni.
Sentendo la voce del ragazzo che le era stato accanto durante il periodo più difficile della sua vita, che l’aveva aiutata a trovare sé stessa, e che l’aveva sempre supportata e aiutata a combattere contro quel nemico invisibile che era dappertutto e da nessuna parte, Emily si era resa conto di averlo perso. Forse per sempre.
Era ancora lì, immobile, persa in quegli occhi color del ghiaccio che non accennavano a voler ricambiare lo sguardo, quando Paige, che aveva assistito a tutta la scena, l’aveva portata via, accogliendola tra le sue braccia e facendole versare tutte le lacrime che racchiudevano lo sconforto più totale e un senso di solitudine che nemmeno le parole di conforto della sua ragazza avrebbero potuto colmare.

Ora Emily stava nel suo letto, con gli occhi gonfi che portavano i segni di quella notte d’inferno, al pari delle notti che le avevano strappato le prime ragazze che avesse mai amato, e la ragazza più forte che avesse mai conosciuto, che pure non era stata abbastanza forte da sopravvivere alla morsa letale in cui -A le aveva imprigionate.
Con un grande sforzo si alzò dal letto e si guardò allo specchio. Non riconobbe ciò che vide davanti a sé: il suo volto era giallognolo, scavato, come segnato da una malattia. I suoi capelli erano arruffati e mentre li spazzolava non accennavano a voler collaborare. Emily si sentì a disagio con ciò che le stava difronte. Nonostante tutto ciò che aveva passato, lei era Emily Fields: capitano della squadra di nuoto, ragazza forte e determinata che non si era mai lasciata buttar giù da una sconfitta. Nonostante tutti gli infortuni, i complotti di –A, non aveva rinunciato a essere la migliore nello sport, e non avrebbe rinunciato a essere sé stessa nella vita di tutti i giorni.
Emily si spazzolò i capelli, quasi con rabbia; li raccolse in una coda alta e indossò la tuta. Erano circa le 6 di mattina, e aveva tempo prima di andare a scuola, così uscì per una corsetta che avrebbe rinvigorito i suoi muscoli. Tornata a casa fece una sessione di addominali, una di flessioni e si buttò sotto l’acqua fredda della doccia.

Come sempre l’acqua riusciva a lavar via tutti i pensieri, e, una volta uscita, Emily si sentì rinata, come se fosse tornata ad essere sé stessa. Si guardò allo specchio e questa volta si riconobbe. I capelli castani, ancora umidi, le incorniciavano il viso, scendendo sulle spalle robuste, da nuotatrice. I suoi occhi avevano riassunto un colore pieno, e cosa ancora più sorprendente, sul viso di Emily era comparso, per qualche secondo, un sorriso. Era un sorriso appena accennato, ma di quelli sinceri, che non hanno una ragione precisa; di quelli che compaiono sul volto di una persona, e lo rendono più bello, da togliere il fiato.


***

Arrivata a scuola, Emily si era trovata a dover sostenere gli sguardi indiscreti degli studenti. Anche quelli che una volta erano stati suoi compagni di classe, o di laboratorio, anche quelli che in passato al salutavano sempre nei corridoi, ora la evitavano. Al suo passaggio tutti si scansavano, e la guardavano dal più lontano possibile. Quegli sguardi esprimevano pena, ma allo stesso tempo paura.  E come biasimarli? Ormai era risaputo: chi si avvicinava alle piccole bugiarde rischiava la morte, e nessuno le riteneva degne di un tale rischio; nessuno tranne Caleb e Paige ovviamente.
Emily però, forte del cambiamento avvenuto poco prima nella sua camera, affrontava gli sguardi a testa alta, seppure con un po’ di malinconia nel cuore. Tutto in quella scuola le ricordava Spencer e quando giunse davanti al suo vecchio armadietto, dovette fermarsi e riprendere fiato. Non poteva però lasciarsi abbattere nuovamente, altrimenti non si sarebbe più ripresa. Doveva continuare a camminare ed essere forte.

Arrivata al suo armadietto incontrò Hanna: aveva sentito da sua madre che aveva rincominciato a mangiare, eppure era sempre più magra, seppure tentasse di nasconderlo con vestiti larghi. Anche lei aveva cercato di riprendersi prima di tornare a scuola: era stata a fare shopping e sfoggiava un nuovo paio di occhiali da sole firmati Prada, e una camicetta di chissà quale stilista emergente che Hanna riteneva un giorno sarebbe diventato famoso. Il suo volto ancora pallido era ricoperto di trucco, in modo da nascondere i segni evidenti che quel periodo aveva lasciato su di lei. Hanna era forte, lo era sempre stata, ma dalla morte di Spencer era tutto diverso. Aveva ceduto e ancora adesso, seppure in tiro, Hanna non mostrava segni di miglioramento.
Quando le due si incontrarono, Emily le fece un sorriso sincero, come d’incoraggiamento al quale Hanna non rispose che con una smorfia, che doveva assomigliare a un accenno di sorriso.
“Sono passata davanti al suo armadietto” disse Hanna, con una voce debole, come se non si rivolgesse a nessuno in particolare, ma volesse ricordare a sé stessa quel momento.
“Anche io” rispose Emily “Sapevamo che non sarebbe stato facile tornare a scuola, ma dobbiamo resistere. Spencer non avrebbe voluto che noi ci arrendessimo.”
La piccola bugiarda utilizzò quella frase come un’arma, una frase fatta che serviva solo a dare un po’ di speranza alla sua amica, ma non ci credette fino a che non la pronunciò. Mentre le parole uscivano dalla sua bocca, Emily si rendeva conto di quanto fossero vere: Spencer non aveva mai voluto che si arrendessero, le aveva sempre spinte a lottare, e così avrebbero fatto.
“Forse hai ragione” rispose Hanna poco convinta.
Poi le due si guardarono un po’ intorno, alla ricerca di qualcuno in particolare.
“Dov’è Aria?” chiese ad un tratto Emily. Nemmeno Hanna sapeva perché non fosse a scuola; forse non se l’era sentita di tornare ad affrontare i ricordi di Spencer e il ritorno di Ezra all’insegnamento tutti in una volta. Forse era stata male, e la sarebbero andata a trovare nel pomeriggio.

Il suono della campanella aveva segnato l’inizio delle lezioni e le piccole bugiarde si erano recate nell’aula di inglese, dove ad aspettarle c’era il professor Fitz.
Le ore passarono lente tra gli sguardi di compagni e professori, ma alla fine l’ora del pranzo arrivò. Emily si mosse alla ricerca di Hanna che però, ricordando gli avvertimenti di –A, era scappata via rifugiandosi sul tetto della scuola, dove Caleb l’aveva portata un paio di anni prima, quando si erano appena conosciuti.

Mentre stava lì seduta, nel silenzio più totale, un pensiero le invase la mente. Non aveva ancora parlato con Caleb da quando era tornata. Era stata così presa da –A e dai ricordi che si era dimenticata dell’unica persona che avrebbe voluto vedere tornando a Rosewood.
Proprio in quel momento, come se qualcuno avesse letto i suoi pensieri, la porta si aprì e un ragazzo alto, muscoloso, dagli occhi color nocciola e lunghi capelli castani, si avvicinò a lei. Hanna non poteva decifrare la sua espressione: di sicuro era felice di vederla, ma allo stesso tempo i suoi occhi incutevano timore, lasciando trasparire rabbia, ma soprattutto preoccupazione. Appena scorse i suoi capelli biondi dietro una pianta, Caleb corse ad abbracciarla; la strinse forte a sé, quasi spezzando quelle fragili ossa ormai in vista sotto la pelle. Hanna aveva bisogno di quell’abbraccio tanto quanto lui; così, nessuno accennò a volersi allontanare. Hanna cercò lo sguardo di Caleb, e quando i loro occhi si incontrarono, Caleb mostrò tutta la sua preoccupazione. Sapeva però ciò che la sua ragazza aveva passato, si sentiva impotente, ma almeno non voleva darle il peso di altre preoccupazioni. Così, pronunciò due semplici parole che al loro interno contenevano un significato enorme: “Sei bellissima.”
Una lacrima scese dagli occhi di Hanna, ma subito la ragazza l’asciugò. Sapeva cosa volessero dire quelle parole: la piccola bugiarda era cosciente di essere dimagrita troppo, il suo corpo non piaceva più nemmeno a lei, il suo viso era scavato, ma nonostante questo Caleb riusciva a dirle che era bellissima… voleva farle pesare di meno tutto quello che le era successo, voleva aiutarla a portare un carico troppo pensante per lei. Peccato però, che se Hanna si fosse fatta aiutare, tutti i suoi cari ne avrebbero pagato le conseguenze.
Caleb si sentiva sempre peggio, vedendo quella lacrima rigare il volto, una volta perfetto, del suo unico vero amore. Sapeva di non poter fare nulla per lei, se non starle accanto, perché il nemico che si trovavano ad affrontare era troppo grande.
Hanna vedeva il senso di impotenza negli occhi di lui, così si avvicinò e lo baciò. Fu un bacio lungo, tanto agognato; i loro corpi ritrovarono un contatto, che avevano aspettato per due mesi interi. In quel bacio ci furono molte parole non dette, fu espressa preoccupazione, rabbia, debolezza, ma soprattutto amore.

***

Aria nel frattempo stava a casa, chiusa in camera, a ripensare a quanto era successo poche ore prima nella sua cucina: era scesa per fare colazione, pronta per affrontare il primo giorno di scuola, nella speranza che suo fratello non sapesse niente di quanto accaduto la sera prima e nel tentativo di dimenticarlo il prima possibile. Scese le scale ma, voltato l’angolo, si trovò davanti qualcosa, o meglio qualcuno, che non si sarebbe mai aspettata. Seduto accanto a suo fratello Mike, stava RJ che la guardava con un sorrisetto malizioso. Il cuore di Aria si era fermato, e la piccola bugiarda aveva sentito le guance tingersi di rosso, alla vista del ragazzo al quale era saltata letteralmente addosso appena poche ore prima. Mike aveva fatto le presentazioni, ma Aria aveva sentito appena la sua voce, nel tentativo disperato di nascondere l’imbarazzo che la stava assalendo.
La ragazza aveva pronunciato alcune parole confuse, con le quali si era scusata, dicendo di sentirsi poco bene, ed era tornata in camera sua.

Poco prima che di riuscire a chiudersi la porta alle spalle, però, aveva sentito una presa sul suo polso, e la mano forte di RJ l’aveva tirata indietro. Sulla sua faccia non c’era più il sorrisetto malizioso di poco prima, anzi, i suoi enormi occhi verdi esprimevano un grande dispiacere.
“Scusa per ieri.” Aveva detto il ragazzo guardando Aria negli occhi “devo aver frainteso… non volevo approfittarmi di te, so che stai passando un brutto periodo.”
Era incerto su cosa dire, ma la sua voce appariva decisa, tanto che Aria era rimasta a dir poco sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata delle scuse da lui! Dopotutto era colpa di Aria; era lei ad essergli saltata addosso, lei aveva fatto tutto, e RJ non sembrava il tipo da ammettere le sue colpe, anche quando nessuno se lo sarebbe aspettato.
Tuttavia la piccola bugiarda era ancora scossa, così aveva farfugliato un “grazie” ed era corsa nella sua stanza, chiudendo la porta a chiave.

Ora, ripercorrendo per la centesima volta i fatti avvenuti quella mattina, era arrivata a due conclusioni: fortunatamente Mike non sapeva nulla, e questo la rassicurava non poco.  A preoccuparla però, vi era il fatto che RJ si fosse trasferito da loro. Aria non sapeva ancora per quale ragione, ma il nuovo migliore amico di suo fratello viveva in casa sua, e questo non le avrebbe mai permesso di dimenticare il momento di debolezza della sera precedente.
Come conseguenza di questi fatti la piccola bugiarda non era andata a scuola quella mattina, facendo preoccupare le sue migliori amiche.

Immersa nei suoi pensieri non aveva sentito suonare alla porta, fino a che il campanello non si era fatto così insistente da attirare la sua attenzione.
“Ehi Aria! Come stai? Oggi non eri a scuola…”
Emily si trovava davanti alla porta con un sorriso che spiazzò un po’ Aria.
“Sì, non mi sono sentita molto bene.”
“Beh io ti ho portato i compiti, doveva venire anche Hanna ma penso sia scappata da qualche parte con Caleb…” Le due risero e la piccola bugiarda fece accomodare l’amica. Le due ragazze parlarono e scherzarono tutto il pomeriggio; Aria non accennò ad RJ e Emily non parlò dell’incontro con Toby. Sembrava che per qualche ora i problemi fossero svaniti del tutto, e che quello fosse un normale pomeriggio di due normali adolescenti.
Ovviamente, trattandosi di due piccole bugiarde e non di due normali adolescenti, la serenità che avvolgeva la casa era destinata a svanire, e ciò accadde quando il campanello suonò per la seconda volta.

Emily andò ad aprire, e con sua enorme sorpresa si trovò davanti il suo migliore amico.
I suoi occhi colore del ghiaccio erano lucidi, il ragazzo era terrorizzato anche se cercava di nasconderlo, e le sue mani tremavano mentre stringevano un foglietto bianco.
Toby non riuscì a dire nemmeno una parola, l’unica cosa che fece fu allungare la mano e mostrare il foglietto a Emily. La ragazza lesse e il suo cuore si fermò all’istante, mentre lei restava immobile, gli occhi sgranati e fissi sul pezzo di carta che teneva in mano.
Lesse ad alta voce:

“Vi sono mancata? Non temete, non sentirete la mia mancanza ancora per molto: io sono ancora qui stronzette e so tutto

                                                                                                                             –S”

  
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