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Autore: Cardy    20/08/2013    0 recensioni
-"Kj?"-
-"Dimmi."-
-"Secondo te è peggio l'odio, la rabbia od il rancore come sentimento nei confronti di qualcuno?"-
-"nessuna delle tre opzioni."-
-"Allora cosa?"-
-"L'indifferenza."-
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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indifferenza
 
Si era risvegliato con accanto il suo signore. L'arcangelo Gabriel, arcangelo dell'umanità, legato all'acqua, aveva un sorriso triste, troppo triste. Il suo volto dolce, fin troppo da adolescente, era così triste che non capiva il perché. La Serpe, Belial, principe vanitoso, sembrava a dir poco cupo e teneva la lingua fra i denti, cosa alquanto strana per lui, conoscendo il tipo. Amutiel non capiva, non capiva che cosa potesse essere successo. Ricordava una battaglia, ricordava angeli che cercavano di uccidere lui ed il suo signore, poi il buio. 
L'apocalisse era in corso, avrebbe dovuto esserlo almeno, ricordava quelli che una volta chiamava amici cercare di ucciderlo o, ancora peggio, strappargli le ali, non si pentiva, quello era sicuro, non si pentiva per stare seguendo il suo signore ed essere stato ferito nel tentativo di proteggerlo, ma c'era qualcosa che continuava a ronzargli nella mente, qualcosa che gli ricordava un ape rinchiusa sotto ad un bicchiere e che inutilmente sbatteva le ali per uscire. Era passata una settimana da quando si era risvegliato, le sue ferite non bruciavano quasi più
C'era solo l'ape che ronzava, continuava a ronzare e basta.
 
-"Mi spieghi cosa stai dicendo?"-
-"Esattamente quello che hai capito, Amutiel. Mi sono accorto che quello che stiamo facendo è stupido."-
-"Non puoi essere serio!"-
-"Dovresti conoscermi ormai."-
 
Sospirò, stendendosi sul letto, guardando il soffitto. La camera che gli aveva dato la Serpe non era niente male, spaziosa, i muri erano di una tinta chiara ma non bianchi, quasi azzurri forse, non avrebbe saputo riconoscere il colore a dire la verità, non era bravo. Scostò appena il viso, osservando fuori dalla finestra, un albero stava crescendo proprio lì fuori, la corteccia era di un bel colore. 
Ma le ali dell'insetto rinchiuso nella sua testa continuavano a battere feroci, cercando di rompere il vetro che le imprigionava, ostinate, aiutate da quel colore caldo e, in un certo senso, rassicurante.
 
-"Ti prego, dimmi che stai scherzando."-
Gli occhi dell'altro si indurirono, diventando semplici pozzi marroni.
-"Da quando ti importa che cosa faccio?"-
-"Mi è sempre importato!"-
Osservò quasi con orrore quella bocca stendersi in un ghigno quasi derisorio.
-"L'ho sempre pensato che tu fossi un ingenuo."-
 
Si rialzò di scatto, portandosi le mani sul capo, stringendo ciocche bionde, avrebbe dovuto tagliarsi i capelli, erano cresciuti troppo. Odiava i capelli troppo lunghi, li aveva sempre odiati, anche se gli era sempre stato detto che forse avrebbe dovuto lasciarli crescere, non eccessivamente. Una nuova fitta gli squarciò il cervello, facendolo mugugnare e piegare su se stesso, in preda da un dolore che non avrebbe mai creduto di potere provare.
Chi glielo aveva detto? Chi gli aveva detto che sarebbe stato bene con qualche millimetro in più di capelli?
 
Il rumore delle forbici era fastidioso, soprattutto vicino all'orecchio.
-"Se ti muovi finirò per tagliarti, idiota!"-
-"Mi dà fastidio!"-
L'altro sospirò, rassegnato, mettendosi di fronte a lui e prendendo fra le dita una ciocca di capelli.
-"Sono davvero morbidi, come quelli di una ragazza."-
-"Ah, grazie mille! Un motivo in più per tagliarli!"-
Si specchiò negli occhi dell'altro, sentendosi incredibilmente a disagio per quello che leggeva in quelle iridi calde.
-"Sai? Penso che staresti meglio se non ti ostinassi a tagliarli troppo. è una bella sensazione passarci le dita in mezzo."-
Era arrossito, voltando lo sguardo ed ignorando la risata dell'altro, lo faceva a posta a farlo imbarazzare!
 
Basta! Basta per favore! Si rannicchiò in posizione quasi fetale, gemendo. Quando le lacrime avevano iniziato a rigargli le guance? Perché stava piangendo? Non si accorse nemmeno della porta che si apriva, almeno fino a quando due braccia forti lo  fecero spostare da quella posizione, si ritrovò specchiato negli occhi neri di Belial.
-"Io..."-
-"Con calma, piccolo angelo."-
Si scostò dalla sua presa. Era stato lui! Era colpa sua! Lo fissò con rabbia, allontanandosi per quanto gli era permesso.
-"Che cosa mi hai fatto?"-
Lo aveva urlato con rabbia e disperazione. Il demone alzò gli occhi al cielo, sedendosi sul letto e tenendo lo sguardo nel suo, come se non stesse davanti ad un angelo infuriato.
-"Proprio niente, piccolo angelo. Ti ho solamente salvato la vita, una colpa di cui non mi macchierò una seconda volta."-
Era sincero. Nonostante la rabbia ed il dolore riusciva a scorgere solo sincerità in quelle parole. Ma non si riavvicinò, quello no, si limitò a pulirsi il viso con rabbia, trattenendo i singhiozzi.
-"Vieni qui, Amutiel."-
-"Io non mi avvicino a te, stronzo!"-
Tanto l'altro lo aveva preso per un braccio e tirato sul suo petto. Si irrigidì come se lo avessero imbalsamato. Non era stato il gesto di per sé, era la sensazione. In un qualche angolo remoto della sua testa sapeva che quella era una posizione che assumeva spesso, non con il demone, con qualcuno. Ma chi?
 
Il moro sospirò pesantemente prima di infilare una mano fra i capelli quasi ispidi.
-"Fai con comodo, eh?"-
Il biondo rise, divertito. Si lamentava sempre ma non lo scacciava mai. Posò il viso sul suo petto, osservandolo.
-"Ammettilo che non ti da così fastidio."-
-"Oh, certo! è la mia più grossa aspirazione, fare da cuscino a te, sai?"-
Scoppiò a ridere, sistemandosi meglio.
-"Sei comodo."-
-"E tu pesi."-
 
SSingiozzò più forte, infilando il viso nel petto del demone, stringendo la sua costosa camicia fra le dita. Perché? Perché tutto quello? Aveva la certezza di essersi dimenticato qualcosa, o meglio qualcuno, di estrememante importante, vitale. Ma perché?
-"Cosa mi sta succedendo?"-
-"Niente, piccolo angelo, è normale dopo tutto quello che hai passato."-
-"Aiutami."-
-"Non posso."-
 
La guancia gli sanguinava, la ferita che gli era stata inferta dall'altra metà di se stesso bruciava come fuoco.
Ci volle qualche secondo per inquadrare la situazione, solo un attimo, la mano scattò, lordandosi di rossa linfa.
-"Perché?"-
-"Vattene, non ho tempo per giocare con te."-
-"PERCHé?"-
Lo aveva urlato, tremando di rabbia. Il moro aveva sospirato, scuotendo la testa.
-"Non ho niente che mi convinca a seguire un ideale da sognatori."-
-"Hai me! Hai me, Kjriel!"-
-"Tu non sei abbastanza. Ora vattene, sei patetico."-
 
Si era addormentato stretto al petto della creatura che detestava più al mondo, ma non era stato un sonno piacevole, era stato gettato in pasto ad una tortura fatta di sorrisi e sangue, di occhi castani, di pelle ambrata e di una voce leggermente roca ma musicale, in ogni lingua, era un mondo fatto di tenebre e grande luce. Riaprì gli occhi, voltando il viso verso la parete, senza vederla.
Si sentiva vuoto, completamente vuoto. 
Le voci fuori dalla stanza gli arrivavano leggere, concitate, come se stessero litigando e facessero in modo di non farsi sentire. Riconobbe immediatamente quella di Gabriel, il suo signore, l'unico padrone della sua anima.
Sei sicuro?
No, non lo era più, ma ignorò i propri pensieri. L'altra invece era quella della Serpe, sibilante più del solito, fastidiosa e piena di rancora. Che stava succedendo? Chiuse gli occhi, affilando l'udito, meglio che continuare a pensare, meglio che ricadere nel sonno.
-"Non doveva andare così, lo sai benissimo!"-
Questo era Gabriel, il tono era pur sempre dolce, come miele.
-"Non so cosa succeda, io ho fatto quello che mi aveva chiesto."-
-"Allora cosa è andato storto?"-
-"Non lo so!"-
Un momento di silenzio, poi un gemito o forse un singhiozzo trattenuto a stento.
-"Belial..."-
Un sospiro stanco.
-"Non lo so... i ricordi avrebbero dovuto scomparire, si vede che..."-
-"Non voleva farlo soffrire."-
Chi?
-"Lo so."-
Di chi stavano parlando?
-"Ti supplico, cerca di cancellarli del tutto."-
Perché gli stavano facendo quello? Che cosa volevano che non ricordasse?
-"Gabriel, è inutile. C'è qualcosa che impedisce ai ricordi di non tornare."-
-"Lui avrebbe voluto..."-
-"So cosa avrebbe voluto, cazzo! Lo ha chiesto a me! Quel coglione teneva tanto a quel piccolo stronzetto da cercare di scacciarlo e da farsi uccidere per lui!"-
No!
Si morse le labbra per non urlare, cercando di scacciare anche le loro voci, posandosi le mani sulle orecchie. Basta, basta, basta! Le lacrime erano tornate, il dolore. Chi aveva voluto essere dimenticato? Chi? Perché gli aveva fatto quello?
 
-"Kj?"-
-"Dimmi."-
-"Secondo te è peggio l'odio, la rabbia od il rancore come sentimento nei confronti di qualcuno?"-
-"nessuna delle tre opzioni."-
-"Allora cosa?"-
-"L'indifferenza."-
 
Finalmente tornò il silenzio, se ne erano andati. Stava male, stava davvero male e non aveva bisogno di nessuno, non aveva bisogno di nessuno vicino, voleva solo dormire e non sognare, voleva davvero dimenticare tutto quello che gli si affollava nella mente, soprattutto quel nome. Ma qualcuno decise di essere clemente, facendolo crollare nuovamente nel buio, un buio pietoso questa volta, un buio senza sogni di sangue ma con quel sorriso dolce ed un pò esasperato che conosceva anche se non ricordava.
Kjriel.
 
La lama stava scendendo su di lui. Era stanco di lottare, era stanco di combattere e non riusciva a muoversi. Abbassò il capo, sconfitto.
Fu questione di un attimo, un battito di ciglia, il colpo non arrivava. Riaprì gli occhi, alzando lo sguardo in una muta domanda, quello che si trovò davanti era peggio di quanto avesse mai pensato.
Il viso di Kjriel era ad un millimetro dal suo. Kjriel che li aveva traditi.
Kjriel che gli aveva detto che l'apocalisse era l'unica cosa che gli umani si meritavano.
Kjriel che gli aveva detto che era patetico e che non meritava la sua attenzione.
Kjriel che aveva una spada angelica conficcata nello stomaco e che perdeva sangue dalla bocca.
-"Tu sei proprio stupido."-
Non aveva saputo replicare, aveva saputo guardarlo uccidere chi teoricamente era un suo alleato, prima di crollare a terra, il sangue che colava.
-"No, no, no."-
Gli si era avvicinato, strisciando, togliendogli la lama.
-"Che cazzo hai fatto, Kj?"-
L'altro aveva fatto una risata che si era trasformata in colpi di tosse, facendolo quasi infuriare.
-"Cazzo ridi? Stai fermo!"-
-"Sto morendo, Am."-
-"Non è vero! Non dire stronzate! Tu non puoi morire, devo essere io a prenderti a calci in culo!"-
La mano dell'altro aveva fermato le sue mentre cercavano di fermare tutto quel sangue, costringendolo a fissarlo negli occhi.
-"Am, sto morendo."-
Si morse le labbra, scuotendo la testa.
-"Ascoltami, Am,."-
-"No, questo scherzo non mi piace, Kj, per nulla..."-
-"Amutiel, guardami!"-
Lo aveva fatto, lo aveva guardato e lo aveva visto sorridere.
-"Ti ricordi che ti ho detto che per me è sempre stata peggio l'indifferenza se vuoi fare del male ad una persona?"-
-"Si, ma..."-
-"Ecco, farò in modo che tu me la rivolga."-
-"Non potrei mai! Non potrei mai ignorarti!"-
-"Amutiel.."-
Il suo richiamo lo fece zittire.
-"Però... ricordati una cosa, biondo. Tu mi saresti bastato, tu mi sei sempre bastato."-
Prima che potesse replicare ci fu un lampo di dolore, così tremendo da costringerlo a perdere i sensi per quanto lottasse per ribellarsi.
E poi fu il buio.
 
Note: Viva l'allegria! Un altro flash malato a notte fonda XD Bhe... direi che immaginarmi la morte di Kjriel ed il fatto che abbia chiesto a Belial di cancellare ogni ricordo di lui dalla mente di Amutiel sia una bella bastardata, lo ammetto. Ma però mi è piaciuto scrivere questa storia, lo ammetto e spero che possa piacere anche a voi>.< l'idea era che Kj avesse finto di tradire il suo comandante, cercando in realtà di salvare Amutiel, sacrificandosi alla fine per lui. E di nuovo allegria XD A presto^o^
  
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