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Autore: Illusionidellavita    20/08/2013    2 recensioni
"Mi vuoi sposare?" disse in modo un po' scherzoso. "Ma sei pazzo? Ho vent'anni e poi devo prima laurearmi, trovare lavoro...". Lui la zittì in un abbraccio soffocante e poi le sussurrò:"Tanto un giorno mi sposerai, con o senza laurea."*
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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*drin drin*
Quella mattina la sveglia suonò prima del solito. Erano le sette e Beth alle nove avrebbe dovuto prendere il pullman per tornare in città.
Aveva dormito solo cinque ore, eppure si sentiva felice e rilassata.
La stanza era illuminata soltanto da qualche raggio di sole e rinfrescata da un vento mattutino.
Mentre preparava la valigia ripensava alla notte passata. Quella era stata la notte più bella dell’ estate.  Si sentiva piena di allegria e appena riportava alla mente un momento di quell’evento sorrideva come una cretina.
Ma sapeva che doveva partire, non avrebbe più rivisto Henry e non voleva illudersi per nessun motivo.
Dopo aver preparato la valigia e lasciato la camera, andò a fare colazione.
Erano le otto, ma nonostante l’orario, il bar era piena di gente. Prese un tavolo e dopo aver ordinato un cappuccino iniziò a guardarsi intorno. C’erano famiglie, coppie di innamorati e gruppi di amici. Erano tutti felici, abbronzati e vestiti di colori vivaci.
Quella mattina Beth notava allegria ovunque. Poi lo vide.
Henry era seduto in un tavolo abbastanza lontano dal suo con altri due ragazzi e tre ragazze. Sembrava un gruppo di amici affiatato e scherzoso. Continuò a fissarlo per tutto il tempo, ma lui non si accorse della sua presenza.  Era tardi, doveva andarsene e lasciare in quel tavolo e tutti i suoi ricordi.
Anche Henry finì la colazione. Guardò i suoi amici e improvvisamente sentì che mancava qualcosa. Mancava il sorriso di Elisabeth. Si girò di scatto e la vide mentre, con la sua grazia, usciva trascinando una valigia. Sperava che anche lei si sarebbe girata e che magari i loro sguardi si sarebbero incrociati ancora una volta, per un’ultima volta.
 Ma non fu così. Lei continuava a camminare per la sua strada e lui restava seduto sulla sedia.
“Sam, se ti accorgessi che stai per perdere una persona, che faresti?” disse Henry seriamente a suo fratello Sam. Sam era più piccolo di lui di un anno, ma in quel momento era l’unico che poteva dargli un serio consiglio, senza prenderlo per pazzo.
“Se questa persona conta molto per me, io andrei a fermarla.” rispose Sam, non capendo la domanda del fratello.
Henry si alzò di scatto e si avviò verso l’uscita della sala, scansando camerieri, tavoli e la gente. Doveva fermarla.
Sam lo vide fuggire e anche lui si mise a correre. Henry era sempre stato pazzo, ma in quel momento non riusciva proprio a capire cosa avesse.
Beth stava salendo sul pullman quando si sentì chiamare.
 “Elisabeth aspetta!”. Quella voce… era sicuramente lui. Si girò di scatto e lo vide fermo a pochi passi dal pullman, con il fiatone e tutto rosso per la corsa.
Lei scese subito e gli andò in contro. Sam invece guardava la scena da lontano, stupito.
“E tu che ci fai qui?” disse Elisabeth, felice di averlo visto ancora.
“Sono venuto a fermarti...” rispose Henry ancora col fiatone. Poi continuò “Ti sta benissimo l’azzurro” riferendosi alla maglietta che indossava Beth.
“Anche a te sta benissimo il rosso della tua faccia” disse arrossendo e ridendo.
“Non sono abituato a correre incontro alle persone di prima mattina”. Risero entrambi, anche se Elisabeth continuava a non capire perché la sera prima Henry, uno sconosciuto, l’avesse aiutata e perché adesso lo stesso della sera prima la volesse fermare.
“Tornando seri,” disse Henry, dopo essersi ripreso dalla corsetta, “perché ieri non mi hai detto che oggi saresti partita?”
“Perché non mi sembrava il caso. Insomma ci eravamo appena conosciuti, non pensavo t’interessasse”
“E invece si.”
“Ti prego non ti arrabbiare. Ti chiedo scusa, ma nessuno si è mai interessato così tanto a me e non so cosa fare.”
“Ti perdono” ed Henry tese le braccia come per volere un abbraccio, e Beth lo abbracciò. Non si accorsero che erano fermi abbracciati davanti ad un pullman con un sacco di persone che li guardavano, inteneriti per la scena.
“Signorina, se deve salire sul pullman, si dovrebbe sbrigare perché stiamo per partire.” disse il conducente del pullman, riportando i due alla realtà.
Henry e Beth si staccarono e lui le chiese “Ma devi proprio andare?”
“Si, non ho altra scelta. Non ti preoccupare, se il destino vuole ci rivedremo. E grazie di tutto ” gli rispose sorridendo. Ma Henry continuava ad avere voglia di restare con lei per sempre davanti a quel sorriso. Poi anche lui ricambiò il sorriso.
Henry le prese la mano e le scrisse alcuni numeri con un pennarello.
“Fatti sentire. Così anche se il destino è contrario, riusciremo a sentirci. Appena arrivi inviami un messaggio”. Beth non sapeva che fare. Così lo salutò un’ultima volta e poi salì sul pullman.
Henry rimase lì a guardarla per tutto il tempo. Sperava che Beth l’avrebbe chiamato, che si sarebbero rivisti e che magari sarebbe scoppiata la scintilla.
Continuava a pensare al sorriso stupendo di quella ragazza, quando sentì una mano sulla spalla.
“Carissimo, ma tutte queste conoscenze le fai di notte, mentre tutti dormono?” disse Sam, con un sorrisino sotto i baffi.
“Bravo, bravo. Ti è piaciuto lo spettacolo? Sono sicuro che l’hai seguito tutto.” disse Henry, un po’ nervoso, ma sicuro che solo Sam l’avrebbe potuto aiutare.
“Dai, facciamoci una passeggiata e racconta tutto per bene.” Così i due ragazzi s’incamminarono verso la loro stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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