SMALLVILLE:
A new Beginning
“Chloe!
Chloe! Oddio, no! Chloeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!”.
Niente da fare, la sua migliore amica, la sua confidente, forse molto di
più, era morta tra le sue braccia. Un proiettile che non era riuscito a
fermare, sparato da un inutile ladruncolo in cerca dei pochi soldi che lei
aveva nella borsetta.
Quasi senza accorgersene Clark si ritrovò attorniato da una piccola folla, in
quella Metropolis che pareva tanto indifferente ad
una ragazza rapinata in pieno giorno. “Maledizione! Maledizione!” Clark
piangeva di rabbia, non riusciva a soffocare i singhiozzi.
“L’unica volta che sarei dovuto stare accanto a lei, l’unica! Io ero via, sulle
tracce di Lex, da una vita sto correndo dietro Lex pensando che lui sia l’origine di tutti i mali del
mondo mentre la mia migliore amica veniva uccisa da un ladro!!”. Un altro
fardello Kent, un’altra morte sul cuore, giace a
terra lì vicino: un’anziana, uccisa da un proiettile sparato dalla stessa
pistola che aveva ucciso Chloe. Né il superudito, né la supervelocità lo
avevano aiutato per salvare la sua amica. Appena sentito il grido di dolore di
Chloe era corso verso di lei, ma era arrivato troppo tardi, quando il
proiettile aveva già bloccato il suo cuore e un rivolo di sangue correva dalla
sua bocca. Negli occhi aperti le lacrime avevano fatto in tempo a comparire e
lentamente una scia argentata correva verso le labbra, dove sembrava risuonare
un unico nome “Clark”.
Era passato un anno da quando Lana si era nascosta in qualche parte d’Europa
con un’identità segreta per proteggersi da Lex Luthor, si erano lasciati con un bacio d’addio e con le
lacrime agli occhi: forse Clark era appena riuscito a voltare pagina, ed ecco
che il mondo gli crollava ancora addosso.
Clark si risvegliò da quel torpore quando sentì un altro singhiozzo risuonare
nella strada stranamente silenziosa: “Nonna! Nonna! Svegliati nonna!”.
I suoi occhi si alzarono e riuscirono a vedere solo la vecchietta in un lago di
sangue, ed il suo nipotino che piangeva al suo fianco sconvolto. Sollevò
delicatamente la sua amica, poggiandola su una panchina, e raggiunse il
bambino: “Tua nonna non c’è più piccolo.” – qualcuno lo aveva preceduto: Lois Lane, in lacrime, con una calma surreale rassicurava
il bambino – “Adesso sta bene, è lassù, tra gli angeli insieme a mia cugina
Chloe…”. Lois alzò gli occhi verso Clark, in loro non
c’era rimprovero come il kriptoniano si sarebbe
aspettato, c’era solo tanta tristezza.
“Clark, aiutami, non ce la faccio.” – “Jimmy sta arrivando.” – “L’hai già
chiamato?” – “No, lo sento. Perdonami Lois.” – “Va
bene.”. Gli occhi di entrambi erano spenti, così come le loro voci: le loro
anime si erano spente per Chloe.
Passarono un paio d’ore: Clark rispose meccanicamente all’interrogatorio della
Polizia, senza mai perdere di vista Chloe e Lois.
Quando portarono via Chloe, Clark si avvicinò a Lois
e Jimmy, provando una fitta di dolore: tutto il rimorso che provava, tutto il
dolore, non avrebbe mai potuto esprimerlo a loro. Non c’era più Chloe che
accoglieva i suoi sfoghi e lo rassicurava. Non c’era più il suo sguardo dolce e
sicuro:
“Qualsiasi cosa io faccia, saprò sempre che sarai lì con me a proteggermi”.
“Non ci sono riuscito. Se solo fossi stato più veloce, se solo avessi saputo
volare!”, mormorò appena. Improvvisamente il suo superudito captò una
conversazione poco distante “Incredibile, quel ladro l’ha fatta franca!” – “Metropolis è diventata una jungla! L’altro giorno altre due
persone sono state uccise per lo stesso motivo: sta diventando un bollettino di
guerra.” – “Questa polizia purtroppo arriva sempre in ritardo.”. Quella
conversazione tra tante fece battere forte il cuore di Clark Kent. Fino a quel momento aveva pensato sempre ai suoi
cari, se n’era preso la responsabilità come un fratello maggiore: non aveva mai
pensato al resto del mondo, se non quando si era sentito chiamare direttamente
in causa, come nel caso di Zod e Bizarro.
Adesso che anche Chloe era morta, sentiva che nulla più lo tratteneva in quel
limbo tra Smallville e Metropolis. Nei pochi passi
che lo separavano dalla coppia di amici Clark maturò una decisione importante:
“Jimmy, stai vicino a Lois se puoi.” – bisbigliò
nell’orecchio dell’amico, quindi posò lo sguardo sulla signorina Lois Lane.
Eccola Lois, con gli occhi ancora lucidi, che non
sapeva stare ferma, che interrogava i passanti, indagava sull’identikit del
ladro, che faceva volteggiare i suoi capelli insolitamente sciolti per tutto
l’isolato alla ricerca della verità sulla morte di sua cugina.
A Clark scappò un sorriso: quella donna era gigantesca, forte come una roccia,
un uragano. “Lois, io devo andare” – “Già torni alle
tue mucche, Smallville?Ah…ahem…scusami Clark, so che
ci stai male anche tu…” – “Non fa niente. Non vado a Smallville…E’ un po’
complicato da spiegare.” – “Ho capito, lascia stare Clark, tanto qui ce la
caviamo benissimo anche senza che tu ci dica dove vai.”, lo sguardo imbronciato
di Lois lo fece sorridere ancora una volta,
nonostante la tragedia che stavano passando. Lentamente la sua mano salì sulla
fronte della sua amica e le accarezzò i capelli, in un gesto incontrollato di
cui non si rese quasi conto: “Scusa Lois.”, ritrasse
la mano di scatto, mentre sul viso di lei apparve un attimo di confusione, che
lasciò il posto subito dopo ad un’espressione di tristezza immensa.
“Scusami tu, Clark. Io reagisco così, non pensare che sia un’insensibile…” –
“Lo so Lois.” – “…insomma mia cugina era la mia
migliore amica, la adoravo, ora mi sembra quasi di – solo il superudito di
Clark gli permise di sentire le ultime parole – non poter vivere senza di lei”.
“Vieni qui Lois.”, la prese tra le braccia, lasciando
che lei si sfogasse, piangesse e lo prendesse a pugni per tutto il tempo che
voleva.
Quando si staccò Lois lo guardò negli occhi: “Perché
te ne vai, Smallville?” – fragile come non l’aveva mai vista – “Tornerò presto Lois.”. La ragazza fece in tempo a notare un lampo diverso
negli occhi azzurri dell’amico, ma non se ne sarebbe ricordata anni dopo quando
l’avrebbe rivisto in altre vesti.
“Addio.”, in un attimo Clark sparì dalla vista dei suoi amici. Nel giro di due
ore fu scaricato al commissariato di polizia il ladro-omicida che una
misteriosa ombra aveva catturato.
Quella stessa sera Clark Kent era alla Fortezza della
Solitudine, dove iniziò la sua formazione: quel giorno Clark Kent divenne Superman.
Metropolis: 12 anni dopo
“Mi scusi signorina!” – “Ma che modi, mi ha fatto cadere la borsetta!” – “Ehm,
mi perdoni! La aiuto”.
L’uomo si chinò a terra per aiutare la signorina a raccogliere le sue cose. “Lei
è proprio imbranato!”, gli occhi della donna e quelli dell’uomo si sollevarono
contemporaneamente: “Scusi, ci conosciamo?”, quegli occhi gli ricordavano
qualcuno: gli occhiali dalla montatura orribile che li nascondevano erano
caduti solo per pochi secondi.
L’uomo non rispose, si limitò a sorridere: “Ma tu sei…tu sei…Sei Clark?”, Lois Lane non era sicura, i lineamenti erano più decisi
rispetto all’adolescente che aveva conosciuto a Smallville, lo sguardo diverso,
e non era per niente certa che il Clark Kent che
conosceva lei avrebbe indossato facilmente giacca e cravatta; per quello che
ricordava Clark Kent era un (sexy) campagnolo di
Smallville, che indossava sempre antiquate camice a quadri e jeans.
“Io sono Clark se tu sei Lois Lane!” – “Clark?! Smallville?!
Clark!!! Che fine avevi fatto, ti ho cercato dappertutto in questi anni!” – “Ho
fatto una specie di viaggio intorno al mondo” – “Uhm, tipo Buddha, queste
sciocchezze qui…” – “Si, più o meno…” – “E ora come mai sei tornato?” – “Ah,
beh, ho trovato lavoro qui, al Daily Planet.” – “Non mi dirai che ti assumono come giornalista?”
– “Beh, si. Ho già parlato con il direttore.” – “Quel barbagianni di Perry
White! Per assumere me ci sono voluti dieci anni di praticantato e adesso si
permette di assumere persino l’ultimo arrivato!” – “Se non ti fa piacere cambio
giornale…” – “No, no! Figurati Clark, non che io tema la tua concorrenza, ormai
sono la giornalista di punta del Daily!”, un sorriso
ambizioso comparve sul volto della sua ex amica. “Mi fa piacere Lois” – “E Lana Lang, l’hai più
sentita?” – “So che è tornata a Smallville e ora è felicemente sposata” – “Wow,
e io che pensavo che tu fossi fuori dal mondo.” – “Ogni tanto sbaglia anche Lois Lane.” – “Questo è da vedere, Clark, non avrai la vita
facile al Daily con me!”, ma il sorriso non
abbandonava gli ex adolescenti.
“Saliamo insieme? Mi offri un panino?” – “Certo…ehm, scusami Lois, ho ricordato adesso che avevo una telefonata urgente
da fare, ti dispiace salire da sola?” – “Come vuoi Clark, ci vediamo sopra,
ciao!”. Un attimo e la vulcanica Lois Lane era già
sparita nell’ascensore all’interno dell’edificio. Non era cambiata di una
virgola!
Clark mise gli occhiali nella sua ventiquattrore. Il grido soffocato che aveva
sentito proveniva da due isolati più avanti. Con un sorriso sicuro, finalmente,
Clark Kent cominciò la sua doppia vita. “Io sono Kal-El, figlio di Kripton, ma
sono anche Clark Kent, figlio del pianeta Terra. E
consacrerò la mia vita per difenderla!”
Scusate, ma avevo
troppa voglia di scrivere un ipotetico "ponte" tra Smallville e
Superman, adoro entrambi, spero che vi piaccia, anche se non ho potuto
esprimere quello che io "vedevo" fantasticamente.
Perdonatemi per la troppa retorica nella parte dedicata a Chloe, di solito non
sono così sdolcinata ma stavolta la storia mi ha preso molto