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Autore: SSONGMAR    20/08/2013    5 recensioni
Era giovane, alto, palestrato e moro. Alzò lo sguardo ed accennò un sorriso. - Salve ragazzi, lieto di conoscervi, sono il professor Lendon Wolf. -
Dal capitolo V: In quel momento ci fu silenzio. Bum bum qualcuno stava bussando, era il mio cuore che non cessava di correre all’impazzata. Non ci scostavamo, non distoglievamo lo sguardo, lui semplicemente restava immobile come se avesse preso il mondo tra le mani. Mi guardava con quegli occhi profondi ed io guardavo lui. Sembravamo esserci catapultati in un altro mondo, dove non esisteva nessuno, dove c’eravamo solo io e lui, dove non esistevano ragioni, dove si perdeva praticamente la testa.. dove non si era più coscienti. I respiri diventarono affannati e i cuori battevano all’unisono.. il tempo si fermò e quando riuscii a riprendere coscienza le sue caldi labbra avevano già incontrato le mie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Lui mi guardava da lontano ed i suoi occhi erano sommersi dalle lacrime.
A tale visione rimasi pietrificata, ora conoscevo il ragazzo in questione ero certa di amarlo, avevo sempre saputo di amarlo perché era il mio Lendon. Lui mi si avvicinò e si portò una mano al cuore e con voce tremante disse – addio piccola mia - .”
Aprii violentemente gli occhi ansimando ed uno spiraglio di luce entrò dalla mia finestra, ad attirare la mia attenzione fu, però, la pioggia che violenta picchiettava sui vetri. Ancora ansimante e completamente sudata scostai velocemente le coperte e mi diressi verso lo specchio, i miei occhi erano rossi e gonfi poiché avevo pianto praticamente tutta la notte ed ero riuscita ad addormentarmi quasi verso mattina. Mi ero addormentata tra le lacrime ed avevo rifatto lo stesso sogno, quel sogno che si presentò prima che conoscessi Lendon. Sorpresa portai le mani nei capelli, era lo stesso ma qualcosa era cambiato; ora lo conoscevo, sapevo perfettamente chi fosse il ragazzo ed era riuscito a parlare. Mi diressi in bagno ed aprii immediatamente il rubinetto dell’acqua fredda per lavare il mio viso, l’acqua a contatto con la mia pelle mi fece rabbrividire. Mi guardai nuovamente e mi accorsi di avere un aspetto orribile, lanciai un’occhiata sull’ora e mi accorsi di essere in ritardo.. nessuno era venuto a chiamarmi. Corsi verso il mio armadio ed indossai immediatamente la divisa, non volli truccarmi perché non mi importava del mio aspetto. Mi sistemai i capelli ed il fiocco e con la borsa in spalla mi diressi in cucina dove vi regnava il silenzio più assoluto. Mia madre era intenta a lavare gli ultimi piatti usati durante la colazione, l’avevano fatta senza di me. Mia sorella e mio fratello sembravano spariti mentre mio padre era già in macchina ad aspettare – muoviti a salire in macchina – disse mia madre con tono freddo senza alzare lo sguardo da ciò che stava facendo, deglutii e mi avviai verso l’auto. Mio padre era al volante e quando entrai non mi rivolse ovviamente parola, poco dopo arrivò anche mia madre e ci dirigemmo a scuola dove nello studio della preside Lendon e gli altri ci stavano aspettando.

Arrivammo finalmente fuori scuola, quella scuola che era stata protagonista della mia disavventura ma era anche stata protagonista di tutti i momenti dolci trascorsi insieme a Lendon. Un sorriso malinconico comparve sul mio viso e sentii nuovamente gli occhi bruciare, alzai lo sguardo verso il cielo, era smesso di piovere ma la pioggia era ricominciata a scendere a catinelle. Entrammo nell’atrio della scuola ed intravidi Joon con l’mp3 alle orecchie e le mani in tasca, se ne stava alzato lì poggiato al muro con lo sguardo perso nel vuoto, alzò la testa e mi vide, i suoi occhi reclamavano il perdono. Feci un cenno della testa per salutarlo ma lui abbassò lo sguardo mortificato, mi strinsi nelle spalle e seguii in silenzio i miei genitori.
Eravamo fuori la porta della preside quando mio padre con tono deciso vi bussò – avanti – rispose lei. Entrammo e vi era ovviamente anche Lendon. La preside era seduta dietro la sua scrivania mentre Lendon era in piedi pronto ad accogliere i miei genitori – salve signori Owen – disse la preside alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso i miei genitori, si strinsero le mani e si accomodarono mentre io rimasi alzata, proprio come Lendon. Di sottecchi ci guardavamo e nel suo sguardo leggevo diverse parole, parole come – mi dispiace – o – andrà tutto bene - . La preside fece un sospiro – bene vi ho convocati qui perché ho delle cose da dirvi – cominciò, mia madre abbassò lo sguardo e sembrava quasi come se volesse piangere, mio padre la strinse – signora preside se vuole espellere Ciel dalla scuola noi lo accettiamo, sappiamo che quello che ha fatto è stata una cosa sbagliatissima – disse mio padre tutto d’un fiato, la preside sorrise – signor Owen espellere Ciel non era mia intenzione – esordì, sgranai gli occhi sorpresa, mi ero preparata al peggio ma a quanto pare mi ero sbagliata – sarà il professor Lendon a lasciare la scuola – rivelò ed il mondo mi cadde addosso. Lanciai uno sguardo verso Lendon che se ne stava lì a sguardo basso senza dire una sola parola – no Lendon – urlavo in cuore mio, mi venne da piangere e non riuscii a trattenermi – mi dispiace – dissi sottovoce quasi singhiozzando. Lo sguardo di tutti si posò immediatamente su di me – è tutta colpa ma – dissi, Lendon mi si avvicinò – Ciel – disse dolcemente – signora preside è normale che Ciel reagisca così adesso, ma vedete, come discusso ieri la colpa è solo mia. Non ho seguito bene il mio ruolo da professore ed ho lasciato che i sentimenti prendessero il sopravvento. Vorrei scusarmi umilmente anche con i genitori di Ciel, andrò via e lascerò in pace vostra figlia, promesso – confessò e si allontanò da me tornando al suo posto, vidi mia madre portare una mano sugli occhi – Professor Lendon – disse mia madre – a me lusinga il fatto che lei abbia provato del sentimento per nostra figlia – i suoi occhi erano pieni di lacrime – è una ragazza adulta, è maggiorenne e sa benissimo cosa è giusto e sbagliato e avrebbe dovuto capire tutto da sola. Non sono contraria al vostro amore, mi son sempre chiesta perché mia figlia alla sua età non fosse mai uscita con qualcuno ed oggi ho la risposta qui davanti a me. Ma il contesto in cui eravate, in cui siete è sbagliato e la storia deve terminare qui – disse con tono autoritario ma dispiaciuto allo stesso tempo – è per questo che lascio la scuola, la amo più di ogni altra cosa al mondo – si rivolse verso di me – se restassi qui non riuscirei a reprimere i miei sentimenti – i suoi occhi erano fissi nei miei – ti amo Lendon, ti amo – mi urlavo dentro. La preside si alzò dalla scrivania e si diresse verso di me, mi diede un fazzoletto – porto avanti questa scuola da anni ormai ma una cosa del genere non era mai capitata prima d’ora – confessò – una piccola sanzione dovrai comunque avere Ciel perché a causa di questa storia ho perso molti iscritti – in quel momento sentimmo bussare alla porta – avanti – urlò la preside. A sguardo basso entrò lentamente Joon – signora preside – disse a bassa voce – è successo qualcosa? – chiese la preside dirigendosi nuovamente dietro la sua scrivania – avrei delle confessioni da fare – disse Joon, guardò lentamente prima Lendon e poi me mentre io me ne restavo a fissarlo ad occhi sgranati, di quali confessioni parlava? La preside sbuffò – sono impegnata adesso potresti tornare più tardi? – chiese retoricamente – in realtà riguardano loro – i miei genitori mi guardarono entrambi male – ancora altre confessioni? – urlò mio padre contro di me, abbassai lo sguardo e tremando cominciai a torturare le mie mani, Joon si rivolse a mio padre – ha frainteso, pur riguardando loro Ciel è la vittima in questo caso – confessò, a passo veloce si diresse verso la preside – signora preside a lasciare la scuola non deve essere solo il professor Lendon – la preside strabuzzò gli occhi intontita, non riusciva a capire cosa volesse dire Joon – cosa vuoi dire? – chiese infatti, Joon mi guardò – anche Larisse deve lasciare la scuola. E’ stata lei a complottare questo e a volte addirittura col mio aiuto – confessò – inoltre – i suoi occhi cominciarono a diventare rossi – l’altro giorno ha tratto Ciel in trappola e l’ha fatta pestare da alcune ragazze, ha procurato loro alcune divise della scuola e le ha spacciate per vostre alunne – abbassò lo sguardo e cominciò a piangere, mi guardai intorno e vidi Lendon con gli occhi sgranati ed i pugni chiusi, stava tremando. Il mio cuore cominciò a correre all’impazzata, quella confessione di Joon era stata davvero forte, avevo nascosto la verità per così tanto tempo, non volevo che Lendon si arrabbiasse. La preside ed i miei genitori mi guardarono – è vero questo? – chiese la preside, abbassai lo sguardo ed annuii leggermente, mia madre sospirò – io lo sapevo, quelli sul tuo corpo non erano segni da caduta – la preside portò le mani agli occhi –che situazione – disse – potete tutti lasciare l’ufficio, voglio restare sola coi genitori di Ciel, anche lei professor Wolf, la chiamo dopo – disse la preside indicandoci la porta.

Quando fummo fuori vidi Lendon stringere i pugni tra le mani – Joon dov’è Larisse? – disse immediatamente, sgranai gli occhi sorpresa, nei suoi, invece, riuscivo a vedere la rabbia – è in classe di Ciel – rispose prontamente Joon, Lendon mi prese per mano e mi portò con lui, eravamo fuori la mia classe – vai in sala musica e aspettami lì – mi disse e bussò alla porta dell’aula, in quel momento non sapevo cosa fare – ascolta Ciel – disse Joon e mi scortò in sala musica. Poco dopo arrivarono Lendon e Larisse, Larisse era dietro di lui ed aveva il capo chino, Lendon entrò con prepotenza, non l’avevo mai visto così, si fermò di fronte a me e si girò verso Larisse – scusati, ora – ordinò ma Larisse se ne stava senza dire niente – ho detto ora Larisse – replicò Lendon, Larisse mi guardò – mai – disse semplicemente, Lendon si allontanò portandosi le mani dietro la nuca – tu andrai via da questa scuola – si rivolse a Larisse – ovvio che ci andrò, senza te qui è inutile restare – confessò lei – cosa? – Lendon sgranò gli occhi dalla sorpresa – hai sentito bene, sono venuta qui solo per te e Joon è stato complice per tutto questo tempo – si girò verso Joon e gli si avvicinò – quindi adesso è inutile che fai il santarellino – disse ed alzò una mano come per volergli dare uno schiaffo ma fui abbastanza veloce da afferrare il braccio a Larisse e fermarla – vai via – dissi con le lacrime agli occhi – hai già rovinato la mia vita abbastanza – cominciai nuovamente a tremare, Lendon mi si avvicinò e mi strinse forte – smettila di tremare – sussurrò al mio orecchio, Larisse divenne furiosa – chiedi scusa Larisse – disse di nuovo Lendon – o non ti perdonerò mai – concluse. Larisse sgranò gli occhi che si riempirono di lacrime – cosa ci vedi in lei? – cominciò a piangere – ti sono stata dietro per tutto questo tempo, perché non mi hai mai guardata in quel modo? Perché non mi guardavi nel modo in cui guardi lei? Manco Eles guardavi così. Perché lei ti ha rapito così tanto? – si accasciò sulle ginocchia con le mani nei capelli e singhiozzava, Joon le si avvicinò – adesso basta Larisse – le sussurrò, Larisse lo strattonò – traditore, traditore – ripeteva piangendo. In quel momento mi sentii strana, nonostante tutto quella donna mi faceva pena – mi dispiace okei? – urlò, Lendon le si avvicinò e le porse un fazzoletto – racconta tutto alla preside, pentiti e lascia la scuola – disse e lasciò l’aula musica.

 Tornai in classe e feci lezione normalmente o almeno speravo. Gli occhi dell’intera classe compreso il professore erano puntati su di me, ma qualcosa non mi quadrava, per quale motivo non ero stata punita a dovere?
Sentimmo bussare alla porta – avanti – disse il professore e vi entrano i miei genitori, salutarono il professore – puoi salutarlo – mi dissero. Presa dalla fretta mi alzai immediatamente dal banco e senza dire nulla corsi lungo il corridoio. Lendon era in cortile con le sue cose e mi stava aspettando – Lendon – urlai il suo nome con tutto il fiato che avessi dentro, Lendon si voltò e giuro, lo vidi piangere. Mi fermai di colpo e ripensai al sogno fatto in mattina, il sogno di Settembre e tutto si collegava, ero pietrificata. Corsi verso di lui e mi fiondai tra le sue braccia facendo cadere le cose che avevo tra le mani – non lasciarmi, non lasciarmi – urlavo mentre affondavo il mio viso nella sua maglietta, Lendon prese il mio viso tra le mani – mi mancherai – disse con voce rotta dal pianto, alle mie spalle arrivarono i miei genitori mentre tutti gli studenti erano affacciati compresi i professori, ma a me non importava – non andare Lendon – continuavo a singhiozzare, Lendon mi si avvicinò lentamente e mi baciò, i miei genitori alle mi spalle si voltarono per non guardare. Fu un bacio che diceva tutto e che di sicuro avrei portato con me per sempre. Le sue braccia mi stringevano forte e le sue mani mi accarezzavano lentamente, avvicinai di più il mio petto al suo ed i nostri cuori battevano all’unisono. In un attimo la mia testa ripercorse tutti i momenti trascorsi assieme.
La prima volta che lo vidi, il passaggio in auto dopo averlo aiutato, il nostro primo bacio alle ripetizioni, la cabina telefonica, la canzone, la nostra prima volta, le terme, gli sguardi complici.. tutto stava vagando nella mia mente creando la trama di un film perfetto, un film dove noi eravamo assieme e dove non esistevano persone come Larisse. Ci staccammo per riprendere fiato e lui mi asciugò una lacrima, lentamente si staccò da me e si incamminò per la sua strada continuando a tenere lo sguardo su di me – addio piccola mia – sussurrò.

Quella fu l’ultima volta che lo vidi.




Lendon ha pensato bene di cambiare colore di capelli, ma il suo sorriso rimane tale. Il sorriso che mancherà tantissimo a Ciel.
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