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Autore: Blue_moon    20/08/2013    3 recensioni
Terzo libro della trilogia Similitudini.
Per la comprensione della storia è necessaria la lettura delle prime due parti, Prigioni e Spie.
Sono passati tre anni da quando Loki è scomparso nuovamente con il Tesseract.
Nè sulla Terra, nè ad Asgard si sono più avute sue notizie.
Apparentemente le cose sono tornate alla normalità.
Ma nell'ombra antichi nemici stanno preparando la loro mossa, dritta al cuore.
Avvertenza: nella trama sono presenti forti SPOILER riguardo Thor: The Dark World e Iron Man 3, se non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete.
AGGIORNAMENTI MOLTO LENTI
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Eccomi qui, sono riuscita a pubblicare nonostante le ferie...
C'è una premessa doverosa che devo fare.
Ho fatto una scelta narrativa piuttosto netta per questo capitolo, scegliendo volutamente per ignorare la maggioranza dei pensieri di Khalida, ed escludere completamente quelli di Loki. 
In questo capitolo c'è più una parte molto descrittiva, concentrata soprattutto su Thor.
Scopriremo i pensieri di Loki nel prossimo capitolo, in cui ci sarà una parte d'introspezione consistente. All'inizio il capitolo nove e il dieci dovevano essere uno solo, ma poi mi sono resa conto che sarebbe diventato veramente troppo lungo e pesante da affrontare tutto insieme, e ho preferito dividere.

Detto questo, vi lascio al capitolo, buona lettura.




Lo schianto fu tale che Thor sentì stridere i denti. Le vibrazioni attraversarono i muscoli, come una scossa, causandogli una fitta acuta nella schiena e nelle spalle.
Aprì gli occhi lentamente, scrutando a fondo il terreno erboso segnato da solchi profondi almeno cinque centimetri.
L'energia proveniente dalla strana arma di Khalida doveva essere notevole, normalmente il Bifrost non lasciava segni tanto netti sulle superfici su cui materializzava i viaggiatori di Asgard.
Stringendo Mjolnir nella mano destra, il Principe si rimise in piedi.
«State tutti bene?», domandò, scrutando a fondo la radura in cui erano giunti.
Lo spiazzo era largo cinque metri, e lungo poco più.
Intorno a loro grossi alberi dai tronchi scuri e nodosi, avvitati su sé stessi, formavano una giungla fitta e dall'aria pericolosa. Versi di animali e ronzii di insetti saturavano l'aria umida e fredda.
Il cielo era coperto da una coltre di nubi bianchissime, che si estendevano oltre l'orizzonte. La luce intensa feriva gli occhi, anche se la sua fonte non era visibile.
«Tutti interi», rispose Fandral, controllando con una rapida occhiata i suoi compagni.
«Khalida?», insisté Thor.
«Sto bene», replicò la donna, ma la sua voce allarmò il Principe, che si voltò di scatto.
La donna era in piedi a un passo da lui, con le spalle dritte e Match piantato nel terreno. L'arma era illuminata da scariche d'energia azzurro intenso: decine di piccoli fulmini scorrevano dall'asta alla mano di Khalida e viceversa.
Ciò che spaventò di più Thor furono gli occhi della donna, accessi da un sinistro luccichio azzurro, simile a quello che aveva visto negli occhi dell'agente Barton, quando era in potere dello Scettro.
«Cosa c'è?», chiese Khalida, con voce infastidita.
«I tuoi occhi...», iniziò Thor.
«Non è nulla, sto bene», replicò lei, secca. «È un effetto dell'energia di Match», aggiunse, come per tranquillizzare gli altri asgardiani che, anche se silenziosamente, avevano portato le mani alle armi.
Thor abbassò Mjolnir. «Dove ci dirigiamo?», le domandò, facendo contemporaneamente un lieve cenno a Sif, che annuì con un movimento della testa.
In anni di combattimento, lei e Thor avevano sviluppato un codice di comunicazione che entrambi sapevano leggere al primo sguardo. In quel momento il Principe desiderava che lei tenesse d'occhio l'umana, pronta ad ogni evenienza.
Per quanto Thor potesse aver fiducia nella terrestre, Sif era consapevole che non si fidava affatto di niente che avesse a che fare con la magia, o qualsiasi cosa fosse quella strana luce blu.
Khalida parve non notare lo scambio di sguardi, concentrata nello scrutare i dintorni, come alla ricerca di qualcosa.
All'improvviso, il cristallo sulla punta di Match brillò più intensamente, sfrigolando. Un sottile fulmine ne percorse la superficie, per poi scattare in avanti, dirigendosi verso est e sparendo nel folto della foresta.
Khalida osservò per un attimo la strada di luce, con aria quasi stupita. «Da quella parte», disse, facendo il gesto di incamminarsi.
Thor la fermò, prendendola per un braccio. «Andiamo avanti noi», ordinò, richiamando Hogun e Fandral con un cenno della testa.
In pochi istanti, i guerrieri asgardiani si disposero in fila. Thor, Hogun e Fandral in prima linea, Sif e Khalida al centro e Volstagg come retroguardia.
Thor strinse le mani lungo il manico di Mjolnir, per darsi coraggio. Scambiò uno sguardo d'intesa con Hogun al suo fianco, poi fissò la foresta davanti lui.
«A noi due Loki», mormorò.

Il sottobosco emanava un forte odore di muschio misto all'acre della decomposizione.
I pesanti stivali di Khalida affondavano fino a metà polpaccio negli strani arbusti simili a felci, dalle foglie larghe e carnose, che quando si spezzavano lasciavano gocciolare una linfa biancastra.
Il terreno era sconnesso, ferito e spaccato dalle radici ritorte di quegli alberi che le ricordavano vagamente i lunghi filari di vigne che aveva visto in Europa.
Per il resto, quella giungla non assomigliava a niente di terrestre.
L'aria era gelida, ma l'umidità tale che ben presto tutti si ritrovarono a corto di fiato e coperti di sudore.
I rami erano bassi e coriacei, e più di una volta Fandral dovette fare strada al gruppo tranciandoli con la sua lunga spada a due mani, spargendo sul gruppo le lunghe foglie sottili, pungenti come aghi di pino, color verde marcio. In mezzo ad esse fiori grossi come la mano di Thor, con quattro petali blu intenso screziati di nero, si richiudevano di scatto non appena i rami venivano toccati, spruzzando nell'aria nuvole di polline biancastro. Il profumo non era propriamente gradevole, forte e speziato, sembrava un misto tra menta e pepe che faceva pizzicare gli occhi.
Volstagg starnutì sonoramente più volte, facendo levare in volo alcuni insetti simili ad enormi cavallette, lunghe più di trenta centimetri.
Il sottile fulmine che li guidava ronzava sommessamente, appeso al cristallo di Match che pulsava, illuminando la vegetazione di inquietanti riflessi blu.
«Quanto ci vorrà ancora?», domandò Thor, in testa al gruppo. Non poteva esserne certo, perché la luce non era minimamente cambiata, ma doveva essere passata poco più di un'ora dal loro arrivo.
Quel luogo lo metteva a disagio.
Non conoscendone i pericoli, non poteva proteggere né sé stesso, né i suoi compagni.
«Non molto», disse Khalida.
La voce dell'entità le rombava nelle tempie, mormorando informazioni dettagliate su ogni forma di vita su cui posava gli occhi, e il mal di testa stava diventando sempre più intenso, ma si sforzava di non darlo a vedere.
Alla fine Loki c'era riuscito davvero.
Aveva trovato il pianeta dei creatori del Tesseract, e l'aveva fatto rifiorire, riportando il Tesseract nel luogo che l'aveva visto nascere.
L'avrebbe capito anche senza la voce aliena che snocciolava dati biologici e biometrici senza sosta.
Una terribile certezza si fece strada nella sua mente.
Non avrebbe mai dovuto portare Thor in quel posto.
Finalmente uno dei progetti di Loki era andato a buon fine.
I suoi inganni avevano prodotto qualcosa, qualcosa di vivo e meraviglioso.
E proprio ora che forse aveva trovato la sua strada e lasciato perdere i suoi tanti tormenti, arrivava lei a riaprire le ferite e a gettarci sopra sale.
Forse ora conosceva la risposta alla domanda che Thor le aveva rivolto la sera prima.
Loki l'avrebbe di certo uccisa, anche solo per far finta che niente fosse cambiato nel paradiso in cui si era rinchiuso.
Match sfrigolò e il cristallo si spense, insieme alla pista di luce che li aveva guidati fin lì.
Dovunque fossero, erano arrivati.
La giungla si aprì davanti a loro, spalancandosi come le fauci affamate di una belva.
La luce ferì le pupille di Khalida ormai abituata alla penombra piacevole degli alberi e subito non riuscì ad identificare perché Thor e Fandral sembravano paralizzati, alle soglie di uno spiazzo privo di alberi di una decina di metri di diametro.
Poi sentì i ringhi, cupi e rombanti.
Due enormi lupi, alti quasi quanto cavalli, schiumavano e sbavano, minacciosi, con il pelo ritto sulle schiene incurvate. Uno era nero come la notte, con gli occhi d'ambra, l'altro era color argento, gli occhi bianchi come neve. Il destro era socchiuso, tagliato a metà trasversalmente da una lunga cicatrice spessa.
Entrambe le bestie erano maestose, magnifiche e pericolose, come lo sono solo le cose letali.
«State indietro», ordinò Thor, sollevando Mjolnir.
Per quanto imponenti, quei lupi non sarebbero stati una minaccia troppo grande, insieme ai suoi compagni aveva affrontato di molto peggio.
Un lieve vento si alzò nella radura, spazzando le fronde e scatenando una pioggia di foglie sottili e taglienti. Gli aghi danzarono nell'aria e all'improvviso i lupi smisero di ringhiare.
In mezzo a loro, nel cono d'ombra proiettato da un albero particolarmente imponente, una figura comparve dal nulla.
Era alta ed imponente, un lungo mantello ondeggiava sulle sue spalle.
Sul capo indossava un elmo sormontato da lunghe corna ricurve.
Fandral si irrigidì e Thor strinse i denti, mentre Loki avanzava nella luce.
Nella mano destra teneva lo scettro, con l'estremità piantata nel terreno. Il Tesseract sulla sommità brillava, emettendo scariche d'energia azzurre.
Indossava l'armatura dorata che aveva adottato sin dalla prime battaglie, e Thor riconobbe che non sembrava minimamente cambiato, ad eccezione dei capelli, che portavano nuovamente corti e pettinati indietro, come quando erano ragazzi.
Qualcosa di misto al rimpianto e alla nostalgia gli strinse il cuore in una morsa dolorosa nel vedere il solito sguardo sprezzante e astioso che Loki rivolse nei suoi confronti.
Nemmeno il suo rancore era mutato.
Sif fece istintivamente un passo avanti, ma Hogun la trattenne per un braccio, ad intimarle di stare calma.
I lupi ripresero a ringhiare.
«Fareste meglio a tornarvene da dove siete venuti», esordì Loki, con voce calma.
Fece un altro passo avanti e Khalida trattenne istintivamente il fiato.
Quel qualcosa che di Loki l'aveva sembra attirata, era ancora lì, forse più forte di prima.
Il potere che emanava lo sentiva scorrere attraverso sé stessa. Pulsava direttamente nell'asta di Match, ormai bollente.
Una nuova fitta alla testa la colse di sorpresa, e per un attimo la vista le si offuscò. Sentì qualcosa di caldo colarle sul labbro. In fretta, sperando che nessuno lo notasse, si asciugò il sangue con la mano  e tornò a rivolgere l'attenzione a Loki.
«Sono venuto a cercarti per un motivo», iniziò Thor.
Il dio dell'inganno strinse gli occhi, e il lupo nero fece un passo avanti.
«Non mi interessa. Tornate, prima che ordini a Fenrir e Hela di sbranarvi», minacciò di nuovo Loki, più seriamente.
Fandral sguainò la spada. «Affrontaci di persona, vigliacco», sputò, con disprezzo.
Il vento mosse di nuovo le fronde degli alberi, e le ombre danzarono sul terreno.
Khalida affilò lo sguardo e qualcosa scatto nella sua mente, resa più acuta dall'energia di Match.
Fandral sembrava pronto a scattare da un momento all'altro, e Khalida decise di agire, prima che finisse sbranato inutilmente da una di quelle bestie.
Portandosi in piena luce, Khalida affiancò Fandral, abbassandogli la spada con un gesto brusco. «È solo un'illusione», spiegò, accennando alla figura di Loki. «Se proverete ad attaccarlo, sarete alla mercé dei lupi».
Come se potessero ustionarla, la donna percepì immediatamente gli occhi ardenti di Loki addosso, ed ebbe solo pochi istanti per rendersi conto del suo errore.
Il fatto che quella fosse una proiezione non significava affatto che il dio dell'inganno fosse lontano.
Accadde tutto in attimo.
I lupi scattarono contemporaneamente, gettandosi l'uno su Thor, l'altro su Fandral.
Khalida si sentì sollevare da terra, e solo quando il suo corpo impattò violentemente contro il terreno, si rese conto che Loki era lì, sopra di lei, che le premeva l'asta dello Scettro sulla giugulare. Proprio come nella Bocca del Demone, una vita prima.
Con gli occhi pieni di lacrime, Khalida scrutò il volto del dio degli inganni.
Sorrideva, di una gioia feroce e violenta, come quella del cacciatore che ha finalmente tra le mani la propria, agognata, preda.
Le mani di Khalida artigliarono l'asta di Match. Provò a condensare l'energia, per respingere l'assalto di Loki, ma lo Scettro premuto sulla gola le toglieva l'ossigeno, e il suo corpo era già esausto, consumato dalla fatica del viaggio.
Capì immediatamente di non aver scampo.
Sentì la voce di Thor, sopra i ringhi feroci dei lupi, chiamare il suo nome, ma le sembrò che provenisse da decine di chilometri di distanza.
Loki spinse di più lo Scettro, e Khalida boccheggiò violentemente.
Le mani le si aprirono in uno spasmo involontario, e Match scivolò a terra.
«Aspettavo questo momento dalla prima volta che ti ho vista», mormorò Loki, quasi suadente, con la stessa dolcezza di un serpente che cinge la propria preda in un abbraccio mortale.
In un disperato istinto di sopravvivenza, Khalida sollevò le mani, afferrando i bordi della casacca di Loki. Lo spinse contro di lei, avvicinando la bocca al suo orecchio.
«Frigga è morta. Thanos ti sta cercando», riuscì a sospirare, in un filo di voce.
Loki esitò solo un'istante, ma fu sufficiente.
Scrollatosi di dosso il lupo bianco a colpi di martello, Thor li raggiunse con due lunghe falcate. Urlando, caricò Loki e lo tolse di peso da Khalida, afferrandolo per il mantello.
Il Tesseract emise un lampo di luce che accecò gli occhi di Thor, e Loki ne approfittò per prendere il sopravvento, ma l'asta dello Scettro di scontrò con Mjolnir, emettendo un ventaglio di scintille.
Ringhiando, Thor spinse il fratello lontano, riguadagnando una certa distanza da lui.
«Non sono venuto per battermi con te, Loki», disse, lasciando cadere il martello sul terreno morbido.
Loki osservò con la testa piegata di lato il Mjolnir. «Questa...», iniziò, mentre una bolla di energia saettante si sollevava da sopra lo Scettro. «...è stata una mossa davvero stupida», sottolineò, con un sorriso sghembo.
«Thor!», esclamò Sif, e la paura nella sua voce, così rara, allarmò immediatamente il Principe, che si voltò di scatto, volgendo le spalle a Loki.
Frandral, Hogun e Volstagg, impegnati a tenere a bada i due lupi, erano disposti a cerchio intorno a Sif, chinata su Khalida.
Poi Thor vide il sangue.
Ruggendo, si gettò a testa bassa di nuovo su Loki, senza curarsi della potenza del Tesseract.
I due impattarono contro il tronco dell'albero più imponente, provocando uno schianto preoccupante che risuonò nella radura. L'ennesima pioggia di foglie taglienti si riversò sul terreno.
«Cosa le hai fatto?», tuonò Thor, premendo Mjolnir sul petto di Loki, così forte che riuscì a sentire lo scricchiolio delle costole.
«Cosa le hai fatto tu... vorrai dire», tossì Loki, senza perdere il sogghigno.
Thor sentì un fremito di terrore correre nei nervi, e Loki rise più forte, scuotendo appena il capo.
«È umana, Thor. E tu l'hai portata qui, dove morirà... in modo o nell'altro».
«Le tue minacce non mi spaventano, Loki», sibilò Thor.
«Oh, non sono minacce», precisò il dio dell'Inganno. «Ma semplici constatazioni».
Thor strinse la presa su Mjolnir, indeciso su come procedere.
Un silenzio innaturale era sceso nella radura, i lupi tacevano, stranamente tranquilli.
«Come sta Khalida?», urlò, rivolto ai suoi compagni.
«Respira a fatica, ma non sanguina più», riferì Sif.
Thor guardò di nuovo Loki negli occhi. «Puoi aiutarla?».
L'altro piegò la testa di lato, con aria quasi affascinata. «No», rispose. «Sopravvivere dipende solo da lei», aggiunse.
Mjolnir si sollevò lentamente dal petto di Loki, fino a che l'alieno non riuscì a respirare più liberamente.
Thor sospirò a fondo. «Sono venuto a cercarti per chiedere il tuo aiuto», disse, finalmente.
Loki annuì appena, mascherandosi dietro un'espressione neutra. L'ira violenta che l'aveva animato fino a pochi istanti prima sembrava essere scomparsa come neve al sole.
Qualcosa nei suoi occhi, che Thor riconobbe, fece esplodere una bolla di sollievo nel petto del Dio del Tuono. Anche se dentro di lui aveva sempre sperato che il Loki che era ancora suo fratello non fosse completamente scomparso, riuscire a vederlo nel fondo di quei gelidi occhi azzurri era una sensazione che lo riempiva di gioia e lo confondeva allo stesso modo.
Si rese conto solo dopo qualche istante che lo Scettro e il Tesseract erano scomparsi.
«Fandral, prendi Khalida», ordinò, e il modo in cui Loki mosse appena la testa, gli diede conferma della sua intuizione.
Mentre l'asgardiano prendeva delicatamente la donna esanime in braccio, Hogun recuperò Match, che nella confusione generale era rotolato a qualche metro dal gruppo.
Brontolando sommessamente i due lupi affiancarono Loki, che si accertò con una breve occhiata che i due animali non fossero feriti.
Non usò la stessa premura nei confronti dei Tre Guerrieri e di Sif.
La guerriera, anche se tentava di nasconderlo, aveva un brutto taglio sul fianco e le braccia ricoperte di segni di morsi, più o meno profondi.
Thor se ne accorse e fece per raggiungerla, ma lei intercettò il suo gesto e scosse la testa, con fare orgoglioso, come a dire che stava bene.
Loki osservò lo scambio muto con aria di scherno, ma non commentò.
«Seguitemi», ordinò, con tono monocorde.
Dal cielo bianco iniziarono a cadere piccoli fiocchi di neve, che graffiarono l'aria.
I numerosi rumori della foresta si spensero a poco a poco, lasciando posto ad un silenzio profondo ed insondabile.
Thor fece un breve sorriso al resto del gruppo come per rassicurarli.
«Dove ci porti?», chiese a Loki, incamminandosi dietro di lui.
Il Dio dell'Inganno rimase in silenzio per lunghi minuti, fino a convincere Thor che anche quella risposta gli sarebbe stata negata.
Quando Loki aprì finalmente la bocca, non disse ciò che si aspettava.
«Dimmi come è morta».
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So che avete molte domande, fatele nelle recensioni, farò del mio meglio per rispondervi.

A presto!
Nicole
  
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