“Per un po’ ho avuto quasi paura; paura che tu non tornassi più, che fossi troppo invischiata in queste questioni maledettamente terrene per dare spazio a ciò che il fluire della tua mente ti consigliava.”
Cit. Ego me stesso ed io
LA PORTA
Il senso di angoscia mi attanagliava lo stomaco,chiusa in quella stanza con quella porta di legno senza scheggiature , nessuno aveva provato ad uscirne perché nessuno ci era mai entrato.
La colpa riempiva la stanza, aveva occupato l’aria rendendo la stanza, il mio luogo sicuro in un posto usato e marcio,
pieno delle sensazioni, da cui volevi fuggire, volevo scappare ma la porta era chiusa …
E mentre cercavo una chiave, in quella piccola stanza mi sentii arrabbiata, perché era colpa tua se mi sentivo così,
l’angoscia era sparita, ma quella boccata di ossigeno, non arrivava.
Sentivo solo rabbia, verso di te, che mi avevi illuso rendendomi fragile, sei stata tu a buttarmi in questa stanza vuota senza chiave.
La chiave eri tu, ma come potevi tornare?
Avevo perso i pezzi di me, in quel cubicolo.
E l’unica cosa che pensai prima di perdere l’unica cosa che mi era rimasta, la rabbia, fu che non avrei mai avuto quella chiave.