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Autore: Astry_1971    25/02/2008    16 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ladymarie: Sono in trepidante attesa della tua opinione, spero di non averti shockata con questi ultimi capitoli.
JDS: infatti la Rowling non ci ha detto che Piton avrebbe potuto salvarsi, ma quando Voldemort gli dice: “forse sai la risposta, sei un uomo intelligente dopotutto, Severus”. Ho immaginato che lui desse per scontato che Severus conoscesse il sistema del passaggio di proprietà delle bacchette, e se lo conosceva, doveva anche aver capito di non essere diventato il padrone della bacchetta di Silente.
babi: grazie, beh, a questo punto non ci saranno altri colpi di scena, ci stiamo avviando alla conclusione, ora Piton dovrà solo imparare a godersi la vita.
SakiJune: Weber? Studi sociologia? Scusa non avevo capito che ti riferissi a Vitious, sono così abituata a chiamarlo solo per cognome che non avevo collegato. Spero che la mia versione del piccolo prof ti sia piaciuta, è la prima volta che scrivo di lui e ammetto di essere stata influenzata dalla versione cinematografica. In effetti dopo diciannove anni dovrebbe essere abbastanza vecchio, ma non essendo del tutto umano, ho pensato che potesse vivere più a lungo degli altri. E visto che la Rowling ha escluso che la McGrannit potesse mantenere il posto di preside data l’età, ho voluto comunque che quel posto fosse affidato ad un professore della vecchia guardia, chi altri se non lui?
Rainsoul: Davvero questa è stata la prima ff su Piton che hai letto? Sono contenta che ti sia piaciuta, ehehe e spero che ne leggerai altre su di lui.
Kagura92: ahahah! Povero Potter, dai non essere cattiva, se non ci fosse stato lui, non avremmo avuto nemmeno Piton. Non so esattamente chi sia Neji quellacosa, mmm immagino che debba essere un tipo interessante. Però sì, dovrebbe essere divertente ritrovarsi Piton al consiglio degli insegnanti, io lo vorrei al posto del mio preside che invece somiglia a Voldemort anche fisicamente oltre che caratterialmente. Ad ogni consiglio minaccia di licenziare metà corpo docente. Qualche giorno qualcuno di noi deciderà di Avadarlo. Ahimé è vero che nessuno si ricorda che Piton ha salvato anche Draco, in effetti questo è colpa della Rowling che non ha dato nessuno spessore ai Malfoy nell’ultimo libro e dopo tutto quello che Piton ha fatto per il biondino, non si è soffermata per niente a descrivere i rapporti fra lui e la sua famiglia, come se fossero dei perfetti sconosciuti. In fondo, che volete che sia, lui ha solo bruciato la sua anima per il marmocchio.
iaco: questo è l’ultimo capitolo prima dell’epilogo, ehehe! Continuo, continuo.
akiremirror: già, chissà se per JK, Piton ha taciuto deliberatamente, ho il terrore di quello che dice quella donna nelle interviste, sembra quasi che il libro non l’abbia scritto lei. Comunque almeno sul coraggio di Piton e sulla sua intelligenza, non si è mai smentita.
brilu: eheheh! Immagino che certe volte a Piton sia venuta una gran voglia di strozzare Silente, sono così diversi quei due e il preside mi fa morire dal ridere quando lo provoca.
damnedmoon:Purtroppo Piton era uno dei pochi personaggi, oltre a Voldemort naturalmente, che aveva una lapide già pronta sin dal primo libro, non ho mai creduto che potesse salvarsi. Anzi, forse si sarebbe salvato solo nel caso che fosse stato cattivo. In quel caso ci saremmo sorbite la scena con Harry che gli risparmia la vita solo per spedirlo ad Azkaban. Bah, meglio morto che Mangiamorte.
hermionex95: grazie ancora, ecco il penultimo capitolo, spero che ti piacerà anche questo, poi ci sarà l’epilogo con una sorpresina per le fan di Harry.
ferao: sarà una conclusione che è anche un nuovo inizio. Per Piton e per gli altri. La vita ricomincia.
Vale lovegood: mi chiedi una riappacificazione? Mmmm, si, si può fare visto che non ti aspetti baci e abbracci, non sarebbe da Piton. Penso che l’epilogo di questa storia potrebbe fare al caso tuo.
Potterina_88_: Piton è un testone, ma dovrà imparare a vivere, stavolta non ha scuse.
Matrice: Hai ragione, sono proprio i suoi sentimenti a rendere grande questo personaggio. Quanto lo adoro!

Buona lettura!


Cap 9 Cerimonie e riconoscimenti

L’indomani Severus si presentò puntualissimo davanti alla porta della Sala Grande, con un’espressione da condannato a morte dipinta sul viso. Che peggiorò ulteriormente, quando il grande portale si spalancò e davanti a lui comparve una sala gremita all’inverosimile.
I flash dei fotografi lo costrinsero ad abbassare lo sguardo per non restarne abbagliato.
Stava già per voltarsi e andarsene indispettito, quando la vide: una figura snella, con un lungo abito verde era immobile in fondo alla sala.
Aveva i capelli bianchissimi raccolti dietro la nuca e si appoggiava ad un bastone, che, però non toglieva nulla al portamento solenne della donna.
Minerva McGrannitt lo fissava da lontano, ma non si era mossa per andargli incontro, sembrava proprio invitarlo ad entrare nella sala e percorrere il lungo corridoio che avevano creato tra le file di panche. Aveva lasciato il bastone, che ora galleggiava magicamente al suo fianco, e attendeva.
Piton era felice di vederla, ma all’impeto di gioia iniziale si sostituì immediatamente la rabbia per la situazione in cui la sua ex collega aveva deciso di cacciarlo.
Perché non si era semplicemente limitata a raggiungerlo nell’ufficio del preside se voleva salutarlo?
Osservò le due ali di maghi urlanti di fronte a lui, cercando invano il modo di raggiungere la donna senza passare in mezzo a loro, ma a quanto pareva tutto era stato predisposto perché lui sfilasse lungo quell’unico percorso.
Decise di ignorarli e inoltrarsi in quella fiumana di gente.
Trattenne il respiro e prese a camminare, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Tra urla e applausi poteva distinguere chiaramente le voci dei giornalisti che lo tempestavano di domande, ma finse di non sentirli, finché una donna si fece largo tra i presenti, scavalcando e mandando all’aria alcune panche.
“Ci ha preso in giro per diciannove anni signor Piton. Non vorrà farci credere che era morto davvero? Dov’è stato tutto questo tempo? Era con Silente? Dovremo aspettarci anche un suo ritorno da un momento all’altro?”
Severus si voltò di scatto, il viso tirato in una smorfia di dolore e negli occhi tutto l’orrore e la rabbia di un’intera vita.
“Non nominarlo!” soffiò minaccioso, ma, fece appena in tempo ad individuare fra la folla la capigliatura bionda di Rita Skeeter, quando, al suo posto, comparve un somaro completamente bianco che cominciò a scalciare furiosamente e a ragliare, aprendosi la strada verso l’uscita.
Centinaia di occhi corsero contemporaneamente verso il fondo della sala dove la McGranitt con indifferenza si stava sistemando lo chignon, mentre con la mano libera riponeva la bacchetta all’interno della tunica.
Il mago non poté fare a meno di sorriderle e affrettò il passo, per quanto la sua gamba glielo consentisse, sotto uno scrosciante applauso.
Quando si trovò finalmente di fronte a lei, prima ancora di poterle fare il minimo cenno di saluto, il preside Vitious e un mago sconosciuto si affiancarono alla donna.
Il silenzio calò nella sala.
Quello, che Severus capì doveva essere il nuovo Ministro della magia, porse un cofanetto alla McGranitt, che, a sua volta, con fare cerimonioso, lo aprì mostrandola a Piton.
Gli occhi di lui si spalancarono: all’interno, su una lucida medaglia, il volto di un mago stravagante gli sorrideva.
“Ordine di Merlino, Severus.” Sussurrò Minerva con la voce rotta dall’emozione.
Poi si avvicinò ulteriormente al mago che era praticamente pietrificato e gli sorrise.
“Potrai mai perdonarmi, ragazzo mio, per essere stata così sciocca da non capire?”
Le labbra di Severus si schiusero, ma non ne uscì alcun suono, qualcosa gli bloccava la gola.
Non sapeva cosa provare in quel momento, era abituato a ricevere solo odio e sospetto da tutti quelli che lo conoscevano. Persino lei era arrivata a tentare di ucciderlo.
Credeva che non gli importasse il giudizio della gente, nemmeno delle persone alle quali si era in qualche modo affezionato.
Guardò la medaglia lucente: il più grande riconoscimento che si poteva attribuire ad un mago, ma era davvero ciò che gli interessava?
Aveva sempre desiderato l’Ordine di Merlino per pura ambizione?
Ora che lo aveva davanti a sé, capiva che non era così.
Non era il luccichio di quel prezioso metallo a riempirgli gli occhi di lacrime, bensì lo sguardo di Minerva. Era quello di un’amica, atteso e inconsciamente desiderato per tanto tempo.
L’ultima a guardarlo in quel modo era stata Lily Evans, poi di quello sguardo gli era rimasta solo una pallida immagine impressa negli occhi pieni di odio di suo figlio.
Ciò nonostante era vissuto, aveva lottato ed era morto solo sostenuto da quel ricordo: aveva solo quello e aveva finto che non esistesse altro. Aveva mentito a se stesso.
Silente aveva ragione: lui non aveva mai vissuto veramente.
Aveva costruito la sua prigione fatta di nulla e ci si era rinchiuso.
Si era aggrappato al dovere ed era arrivato a compierlo fino in fondo, ma non aveva vissuto: nessuno può vivere veramente se resta solo.
Anche se non aveva mai voluto ammetterlo, quegli sguardi carichi di odio erano stati più dolorosi di una Cruciatus, soprattutto quando provenivano da persone alle quali teneva.
Aveva imparato a ricambiare l’odio con la freddezza, il disprezzo con il sarcasmo, ma oramai, era inutile negarlo, per quanto si fosse sforzato non era riuscito a seppellire i suoi sentimenti abbastanza a fondo.
Avrebbe voluto non provare niente, non desiderare niente, invece sapeva voler bene e ne voleva a Minerva.
Non avrebbe mai voluto rivederla dopo ciò che era successo quella notte sulla torre: era certo che avrebbe visto nei suoi occhi tanto odio, quanto ne aveva visto in quelli di Potter.
Infatti era stato così.
Lei era fra le persone che avevano sofferto di più per la morte di Silente, e che avevano più ragioni per detestarlo.
Aveva evitato, per quanto era possibile, di incontrarla, mentre usurpava il posto che era stato di Albus. Poteva riconoscere il dolore dipinto nel volto della strega ogni volta che si imbatteva in lui davanti all’ufficio del Preside.
Il dolore che attanagliava anche la sua anima, tutte le volte che era costretto ad entrare in quello stesso ufficio.
Poteva convivere con l’odio dell’intero modo magico, lo aveva accettato per espiare le sue numerose colpe, ma, al disprezzo di Minerva non sapeva far fronte: lei era l’unica persona che lo aveva accettato e non solo perché era stato Silente ad imporglielo.
Non era più riuscito a guardarla negli occhi.
Aveva cercato di indurire il proprio cuore affinché le sue parole non lo ferissero, non più di quanto avevano fatto poi i suoi pugnali, ma non c’era riuscito.
Quel “vigliacco” sgorgato rabbiosamente dalle labbra della donna lo aveva ferito, eccome, mentre per la seconda volta era costretto a fuggire da Hogwarts, andando incontro alla più completa disperazione.
Solo orrore e oscurità lo avrebbero atteso fino a quegli ultimi minuti di agonia, forse, il momento meno penoso di tutta la sua vita.
Di questo era grato a Harry Potter ed al cuore generoso dei Grifondoro. Harry gli era stato accanto, non come ad un nemico, ma come ad un qualsiasi uomo morente.
Non avrebbe potuto chiedergli di più: era la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per lui, non l’aveva lasciato solo.
Forse, un giorno avrebbe trovato la forza per ringraziarlo.
Il mago continuava a fissare la medaglia senza parlare. Non aveva nemmeno fatto il gesto di prenderla. Se ne stava immobile con lo sguardo apparentemente perso nei suoi riflessi dorati, ma la sua mente era lontana.
Minerva richiuse la piccola custodia, sospirando nel vedere che Piton non aveva battuto ciglio mentre lo faceva.
Si voltò riconsegnandola nelle mani di Vitious e allargò timidamente le braccia.
Sapeva che avrebbe imbarazzato terribilmente Piton con il suo gesto, ma aveva anche capito che era di quello che il mago aveva effettivamente bisogno.
Severus si riscosse e fissò quelle mani protese verso di lui. Non fece niente per andarle incontro, ma nemmeno si ritrasse.
Si lasciò semplicemente abbracciare dalla donna che considerava come una seconda madre.
Le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi chiusi: non aveva il coraggio di ricambiare quel gesto affettuoso, non l’aveva mai fatto, per di più di fronte a tutta quella gente, ma piegò appena il capo appoggiandosi alla spalla di lei, come se non avesse più forza.
Non voleva più lottare contro se stesso: era davvero stanco di nascondere i suoi sentimenti, specialmente dopo che Harry Potter aveva avuto la delicatezza di raccontare a tutti ciò che gli aveva confidato.
Da quando era tornato aveva avuto l’impressione di non avere più difese: aveva sollevato per anni un muro sull’altro pur di impedire alla gente di vedere la sua vera anima. Quell’anima che credeva perduta per sempre, ma che, invece, era riuscita a sopravvivere tenacemente aggrappata al ricordo di Lily.
Ora la sua vecchia vita sembrava così lontana, i suoi errori, anche il dolore era diventato più sopportabile. Dopo diciannove anni oltre il Velo, poteva ricominciare da capo.
Severus assaporò la piacevole sensazione che il pesante velluto del vestito di lei gli procurava a contatto con la pelle del viso, poteva sentire persino il ritmico battito del cuore della strega, accelerato dall’emozione.
Era strano sentirla così vicina, così materna, lei che era stata sempre rigida e severa.
Nessuno osava parlare e nemmeno applaudire, come se temessero di spezzare quello strano incantesimo.
Nella sala era sceso un silenzio irreale. Fu Minerva a spezzarlo per prima, sciogliendo Piton dal suo abbraccio, e posandogli amichevolmente le mani sulle spalle.
“Bentornato, Severus”
Poi si fece da parte, lasciando che Harry e Ginny si avvicinassero, spingendo davanti a loro Albus Severus, curioso ma allo stesso tempo un po’ intimorito all’idea di conoscere quel tipo lugubre.
Quando si trovò di fronte a lui, trasse un profondo respiro e si accinse a ripetere il discorso che i suoi genitori gli avevano fatto imparare. Ma, nonostante le gomitate di Ginny, non riuscì a ricordare nemmeno una parola.
“Graziepresidepiton!” fu quello che riuscì a pronunciare tutto d’un fiato, prima di restare praticamente pietrificato dallo sguardo di Severus.
Avrebbe voluto dirgli di più, avrebbe voluto sapere tante cose sul mago del quale portava il nome. Suo padre gliene aveva parlato, gli aveva detto che era l’uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto. Per il piccolo Potter era una leggenda.
Molte volte, entrando nell’ufficio del preside, i suoi occhi avevano indugiato sul ritratto di Piton, che però continuava a rimanere ostinatamente immobile, come un dipinto babbano.
Sapeva del suo carattere scontroso, ma avrebbe desiderato che il mago sulla tela gli avesse rivolto almeno una volta la parola.
Si sarebbe accontentato anche solo di udire la sua voce.
Ed ora, che addirittura se l’era trovato di fronte in carne ed ossa, l’emozione aveva avuto il sopravvento: il suo eroe aveva attraversato il Velo, era tornato solo per salvarlo.
Intanto che il ragazzino continuava a fissare imbambolato il mago, il cervello di Severus elaborava il senso di quella frase.
“Preside?” mormorò.
Vitius allora prese la parola:
“E’ esatto. E’ stato deciso, di comune accordo con il consiglio scolastico e i genitori degli allievi, che, essendole stato impedito ingiustamente di portare a termine il suo mandato, lei è ancora, di diritto, preside di questa scuola. Ci auguriamo che voglia accettare questo incarico per molti anni ancora. Siamo tutti concordi nel ritenere che Hogwarts non potrebbe avere preside migliore.”
Lo sguardo di Piton scorse i volti dei maghi di fronte a lui: sembravano tutti attendere la sua risposta.
Vitious e il Ministro continuavano ad agitare la testa, come se il loro gesto affermativo potesse in qualche modo contagiare l’altro che invece si ostinava a restare immobile. Solo gli occhi si muovevano lentamente registrando i sorrisi tesi dei professori e dei ragazzi che, quasi trattenendo il respiro, aspettavano di sapere se Severus Piton avrebbe accettato o meno il suo vecchio incarico.
Anche Harry Potter lo fissava sorridendo e anche la sua testa, spettinata come sempre, era reclinata, il collo teso in avanti, apparentemente nello sforzo di strappare quel consenso al mago che aveva odiato per tanti anni. Le mani, poggiate sulle spalle di suo figlio, si strinsero eccitate, appena Severus assentì con un impercettibile movimento delle palpebre.
In quell’istante l’intera Sala esplose in un fragoroso applauso.



Continua…






  
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