Devono
avere un vincitore.
«Attenzione! Il
regolamento ha subito una leggera variazione. La precedente revisione,
che
permetteva due vincitori dello stesso distretto, è
stata… revocata.»
La voce roca e acuta di Claudius Templesmith interruppe bruscamente il silenzio
di
quegl'attimi, spandendosi, attraverso gli altoparlanti
disseminati tra le
fronde, per tutta l'arena.
Katniss si voltò immediatamente verso il volto del compagno,
che, a sua volta,
scrutava con mestizia lo sguardo cinereo della ragazza in fiamme. I
loro
sguardi limpidi sembravano quasi comunicare tra di loro, parlarsi,
inviarsi
impulsi elettrici, tant'era l'intensità
e l'energia che aleggiava attorno alla
cornucopia.
Sul volto di Peeta era dipinto un sorriso spento, smorto. Era come se
fosse già
a conoscenza del suo destino, sapesse già come sarebbe
andata a finire
quell'avventura.
Il suo amore per Katniss superava di gran lunga il suo ardente
desiderio di
vivere. Sapeva, dalla prima volta che incrociò quei dardi
fiammeggianti che
erano i suoi occhi, che quella ragazza non gli avrebbe portato
nient'altro che
guai. Eppure era rimasto folgorato da lei fin da subito, dalla sua
purezza e
dal suo candore, dal suo animo che sembrava essere incorrotto rispetto
al mondo
marcio nel quale vivevano. Avrebbe sacrificato per lei anche la vita. E
non era
certo cosa da poco. Se se ne fosse pentito, in seguito, non sarebbe
certo
potuto tornare indietro.
«Fallo! Uno deve vivere e uno
morire.
Devono avere un vincitore.»
Sputò via, quasi involontariamente, quelle parole,
lasciandosi soggiogare dal
quel languor mortale che era il suo amore per lei.
Di colpo, nella sua mente, si materializzò
l'immagine di Katniss, sporca e
grondante di acqua e di sudore, accasciata a quel tronco
d'albero. Non parlava,
comunicava in silenzio, col solo uso delle palpebre. Chiedeva aiuto,
chiedeva
di essere protetta, implorava pietà. La pioggia le aveva
incollato addosso i
vestiti, rivelando la forma del corpo: il seno piccolo, il ventre
piatto e
scolpito, il viso lavato dal fango, dalla sofferenza, dalla stanchezza.
E lui
era stato così insensibile da trattarla come
un'animale. Le aveva lanciato quel
pezzo di pane senza neanche porgerle una mano, darle conforto.
Doveva sdebitarsi, doveva proteggerla.
“Forza Katniss, colpiscimi. Tu devi vivere.”
Pensava, aprendo e socchiudendo
gli occhi ad intermittenza, come se così facendo potesse
osservare più
nitidamente l'immagine di quella ragazza, forte e
determinata, che gli si
parava davanti.
Katniss, dal canto suo, provava un misterioso sentimento nei confronti
del
ragazzo del pane. Gli voleva bene certo, ma non come un fratello, quel
tipo di
rapporto lo riservava solo per Gale e la sua dolce paperella. Lo amava,
forse?
No. Lo odiava? Neanche.
Lo ammirava? Possibile. Ammirava la bontà d’animo
di quel ragazzo, il suo
candore, la sua gentilezza. Era una persona buona e, nonostante facesse
fatica
ad ammetterlo, ci teneva a lui. Forse più di quanto credeva,
forse ancora più
di se stessa.
Ma soltanto una cosa superava il sentimento che Katniss provava per
Peeta:
l'amore per Prim. Più del sole, più del
mare, più della vita, più di Peeta,
amava Prim. La sua sorellina, la sua paperella.
Prim, così ingenua.
Prim, così piccola e indifesa.
Prim, con un cuore grande quanto una casa.
Prim, che sopporta il fardello di un padre mai conosciuto, di una
sorella che
rischia la propria vita per uno stupido gioco, di una mamma che non ha
più né
la voglia né la forza di vivere.
L'avrebbe salvata ad ogni costo, l'avrebbe
protetta, accudita, si sarebbe presa
cura di lei. Per sempre.
Tese l'arco, prese la mira e scoccò la freccia,
che, in men che non si dica, si
andò a conficcare nel cuore di Peeta. La corda
dell'arco premeva sotto le sue
dita tremanti, tutto intorno a lei sembrava volteggiare in una danza
infinita,
facendola accasciare al suolo tra l'agonia e i sensi di
colpa. L'aveva fatto,
aveva colpito Peeta.
La freccia squarciò il petto del ragazzo, facendolo cadere
in una larga pozza
di copioso sangue rosso vivo, con gli occhi consapevoli e il sorriso
sulle
labbra.
Lui sapeva già tutto. Avrebbe sempre messo Prim in primo
piano, lo sapeva. Ma
andava bene così. Lui l'amava ancora.
NdA:
E niente. Ho immaginato “e se Katniss non avesse
avuto la geniale idea di
utilizzare le bacche? E se davvero fossero costretti ad avere un solo
vincitore?” Bè, la risposta è che non
ci sarebbero stati i restanti due libri
C°: Ma io ho voluto scrivere un “What if?”
e ovviamente nelle mie storie ci
dev’essere sempre un finale tragico. Ovvio.
Ok, non mi dilungo oltre e… spero davvero che questa breve
One-shot sia stata
di vostro gradimento. Apprezzerei davvero tanto una piccola piccola
piccola
recensione per sapere cosa ne pensate.
Grazie mille!˜˜