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Autore: AsanoLight    21/08/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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«Che fai, fratellone?»
«Sto giocando, non vedi?»
«Non sei un po’ cresciuto per giocare con i pupazzetti?
«Sta' zitto. Qui l'unico troppo cresciuto per la sua età sei tu»
 
Tokitatsu guardò di bieco il fratello e riprese a montare il suo modellino. Lo ammirò nella maestosità dei suoi ventisette centimetri d'altezza, nel suo rosso minio sgargiante; l'eroe del suo  show televisivo preferito era stato assemblato con successo ed ora era pronto a vincere il male.
 
«Voglio essere come lui», gli disse scompigliandogli i capelli, mentre si portava fiero e soddisfatto di se stesso un pollice al petto, «Andare di città in città e vincere il male con i miei superpoteri! Essere un idolo e venire amato e stimato da tutti!».
«Tu...? Superpoteri?», lo schernì Hirato senza tuttavia mutare la sua apatica espressione, «Onii-chan, dove pensi di andare te, che ti spaventi alla vista di una lucertola?».
 
Tokitatsu arrossì imbarazzato, ferito nel suo orgoglio, e si mise a braccia conserte, elucubrando sulla maniera più civile nella quale rispondergli mentre gli rivolgeva un'occhiata giudiziosa.
«E sentiamo un po', mister “so-tutto-io”», borbottò allora altezzosamente, «Tu invece non hai aspirazioni? Non vuoi fare nulla di speciale nella tua vita?».
 
«Onestamente»
 
Hirato si prese una lunga pausa di riflessione, una pausa che snervò perfino Tokitatsu, che pure era una persona piuttosto paziente.
Nel fiore dei suoi sedici anni, si sentiva terribilmente preso in giro dalla superbia del fratello di otto.
 
«Beh?», chiese irritato mentre riprendeva a montare il suo modellino, «Hai bisogno di altro tempo per pensare?».
«No», disse l’altro sedendosi per terra e rivolgendo lo sguardo verso il tavolo, «Ho deciso».
 
«Penso che andrò a scuola, mi diplomerò, troverò un lavoro e finirò per sposarmi con una bellissima donna ed avere una stupenda famigliola. Così potrò vivere sereno e tranquillo il resto dei miei giorni».
 
"Che ragionamento maturo, per un moccioso di otto anni", sibilò sottovoce Tokitatsu, nella speranza che il fratello non l'avesse sentito, "Trasuda sarcasmo da ogni parola".
«Ci stai serio?», chiese il sedicenne dissimulando interesse.
 
«Ovviamente», rispose Hirato lasciando passare un'altra eterna pausa prima di aggiungere un secco: «No».
«Lo immaginavo. Cosa ne capisci tu della vita? Hai solo otto anni! Dovresti essere più concreto nei tuoi progetti!»
«Sei proprio tu che credi che i supereroi esistano e che la gente possa volare a proprio piacimento e salvare il mondo da fantomatici mostri a parlare?»
«Prendimi pure in giro, ma se l'anno prossimo riuscirò ad entrare alla Chrono Mei, ti farò vedere io chi è il supereroe! Scommettiamo?»
«Fai come ti pare», concluse il fratellino in una smorfia tediata.
«Vediamo... S riesco a diventare un supereroe», meditò Tokitatsu, «Tu sarai costretto a metterti l'orecchino!»
«Che razza di scommessa è mai-»
«Non ti va a genio?», domandò in un piglio beffardo il sedicenne.
Hirato sbuffò: «Niente affatto. Sono le donne a portare gli orecchini!».
Il ragazzo, noncurante, sorrise: «Lo so. Sarà la punizione per esserti preso gioco di me! Ti farò vedere io, chi è il supereroe!».
 
Sbadigliò rigirandosi sul divano e piegò la testa verso una figura, illuminata dai nitidi e stupendi colori del tramonto.
«Oh, ehi, ti sei svegliato finalmente, dormiglione», disse Tokitatsu alzandosi dalla scrivania e venendogli incontro. Gli accarezzò affettuosamente i capelli e gli porse i suoi occhiali.
Hirato ringraziò in un affabile sorriso e si mise a sedere, ancora frastornato.
«Che ore sono?», domandò. Il fratello gli arrise compiaciuto «Le cinque, pigrone».
«Capisco», replicò.
 
Fece per alzarsi e dirigersi verso la porta ma un pensiero improvviso gli attraversò la mente in un lampo.
«Ah, Tokitatsu, prima che mi dimentico, c'è una cosa che volevo dirti da un po'».
 
«Complimenti per l'orecchino»
   
 
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