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Autore: mlousty    21/08/2013    5 recensioni
La ragazza camminava spensierata per le buie vie di Londra. Non aveva paura di andare in giro da sola, neanche quando fuori era un freddo assurdo e persino quando era buio pesto. Non aveva paura.
Se fosse successo qualcosa, si sarebbe saputa difendere. Aveva tenuto un corso di karate l'autunno scorso, perciò sapeva come far secco chiunque gli avesse dato fastidio.
Ma forse il destino non voleva che Savannah non provasse il brivido della paura. Forse era già tutto scritto.
Savannah quella sera avrebbe avuto paura.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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this girl-10

 

 

This Girl.

(10)

No, it's alright.

 

 

 

 

 

 

"Il bambino sta bene, è in ottima salute. Però credo che sua madre non sia nella miglior forma, o sbaglio?", chiese Jennifer a Savannah. La mora la guardò sbieco, anche se la ragazza bionda aveva perfettamente ragione.
Era ormai un mese che non vedeva sentiva Conor, dalla mattina in cui avevano, in un certo senso, discusso. E da allora non si sentiva più bene, non si sentiva più in forma. Era sempre giù di morale, ed ogni minima cosa la turbava.
Aveva saputo da Harry che il rossiccio era ritornato a Brighton, nella sua città natale, per vari problemi in famiglia. Saperlo lontano da lei le faceva male, più male delle contrazioni che ora erano sempre più frequenti.
Non avevano condiviso nulla insieme, se non poche ore da amici. Solo che Savannah sapeva di non voler essere solo un'amica per quel ragazzo, e non voleva continuare ad ignorarlo e a cacciarlo ogni volta dai suoi pensieri.
Le faceva male. Le faceva male pensarlo, e doverlo ignorare.
Non erano stati niente, ma quei pochi giorni che l'aveva avuto accanto, erano i migliori che avesse mai vissuto.
Da quando Conor era uscito dalla sua vita, i ricordi del suo strupro avevano incominciato di nuovo ad invaderla.
Scese dal lettino della sala ecografica, e salutò Jenny.

 

 

*

 

 

Il rosso era alla finestra, con sguardo perso, e pensava alla mora.
Pensava a tutti i messaggi che le aveva mandato per scusarsi, per dirle che partiva; a tutte le chiamate senza risposta. Ripensava al loro incontro al parco, e a quello che aveva provato quando aveva incontrato per la prima volta il suo sguardo. Pensava alle emozioni che provava quando stava con lei, e all'ultima volta che erano stati insieme. Gli mancava terribilmente, e non sentirla per tutto quel tempo lo struggeva. Era a Brighton per questioni familiari, ma quando avrebbe avuto l'opportunità di ritornare a Londra, sarebbe corso subito da lei. Per il momento, le avrebbe mandato un ennesimo messaggio, a cui sicuramente lei non avrebbe risposto.

Mi manchi, Savannah. Rispondimi.

 

 

*

 

 

 

"Ti è arrivato un messaggio. E' di Conor.", la informò Louis, che le era accanto sul letto.
"Lascialo lì.", disse svogliata e con non curanza, anche se dentro di lei moriva dalla voglia di sapere cosa c'era scritto in tutti i messaggi che le aveva inviato e che lei non aveva letto.
"Perchè fai così, Savannah? Quel ragazzo ci tiene a te!", spiegò il ragazzo. "Senti che ti ha scritto: Mi manchi, Savannah. Rispondimi.", recitò.
"Louis, non m'importa dei suoi messaggi!", esclamò. Non era vero, affatto. Le importava enormemente di tutto  ciò che riguardava Conor. Tutto ciò che le aveva scritto e che continuava a scriverle senza mai arrendersi era per lei importante ed essenziale.
"Non mi sembra che non t'importi, Van.", affermò Louis, notando la nostalgia negli occhi della sorella. Quel ragazzo per lei era davvero importante, ma lei stava cercando di ignorarlo.
"Non.. Non mi importa. Non insistere.", balbettò la mora, sull'orlo delle lacrime.
"Ti va di parlarmene?", chiese cauto il moro.
"No!"
"Sicura?", la stuzzicò.
"Non sono più sicura di niente da quando non è più qui!", sbottò Savannah.
"Allora leggi tutti i suoi messaggi, rispondigli, chiamalo. Fai qualunque cosa pur di ricondurlo a te, per fargli capire che gli vuoi bene!", Louis era esausto. Non sopportava più vedere sua sorella in quel modo.
"Gli voglio davvero bene?", chiese al fratello curiosa.
"Se stai così male per la sua mancanza, è ovvio!", rispose.
"Potrei imparare anche ad amarlo?", continuò.
"Beh, Savannah.. Questo dipende soltanto da te!", le sorrise Louis, accarezzandole il ventre, contento di aver tirato su di morale sua sorella!

 

 

 

 

Quattro giorni dopo

 

Ormai erano ventiquattro ore che Conor era di nuovo a Londra, e in quelle ventiquattro ore non aveva fatto altro che assillare Niall su come avrebbe potuto presentarsi da Savannah.
"Sto quasi impazzendo!", urlò il rossiccio, preso dalla disperazione.
"Togli il quasi, sei davvero impazzito!", affermò il biondo, mentre si ingozzava di patatine.
"Ho un'idea!", si illuminò Conor, entusiasta, per poi accasciarsi di nuovo abbattuto sul divano, non appena si rese conto che la sua idea non era per niente originale.
"Portala sul London Eye, piace a tutti.", disse Niall.
"E' troppo scontato, voglio sorprenderla.", spiegò l'altro.
"Puoi..", cominciò di nuovo Niall, ma fu interrotto da un cellulare che squillava insistentemente. "Penso sia il tuo.", Niall informò Conor con un gesto del capo, indicandogli il suo telefono che squillava sul tavolo.
"E'.. E' Savannah!", disse quasi incredulo. E lo era davvero.
"Che aspetti a rispondere?", lo incitò l'amico.
Il rosso uscì dal salotto dirigendosi in camera sua.

 

"P-pronto.", rispose.
"Conor.", sentì una voce dolce e bella dall'altro capo dell'aggeggio, e quella voce gli riscaldò in un attimo l'anima.
"Ehi."
"Come stai?", era incapace di formulare una frase logica, quando quella voce lo invadeva.
"Bene, adesso. E tu?", riuscì a parlare.
"Molto meglio ora che sto parlando con te.", la immaginò sorridere con il telefono appiccicato all'orecchio, la immaginò sorridere con quel sorriso che lo mandava in estasi.
"Dove sei ora?", le chiese.
"A casa, Louis è appena uscito.", voleva farle una sorpresa
.
"Ora devo andare, ci sentiamo."
"Ciao.", sentì la sua voce triste, opposta a come l'aveva sentita qualche secondo prima. Terminò la chiamata, e come un fulmine andò a farsi una doccia. Dopo una dozzina di minuti ne uscì pulito e profumato, pronto ad indossare i suoi indumenti migliori. Quando fu pronto uscì dalla sua camera, fiondandosi sul portone per correre da Savannah.
Corse, fino a che non arrivò davanti al suo portone di casa.
Non aveva il fiatone, perchè quella corsa non era stata per lui una fatica, bensì un sollievo. Un sollievo per poter rivedere dopo un mese la mora.
Bussò, attendendo che qualcuno aprisse. E quel qualcuno non poteva che essere Savannah. Dopo un paio di minuti la porta si aprì, facendo comparire agli occhi di Conor una ragazza meravigliosamente bella e perfetta. Vide brillarle gli occhi.
"Conor!", disse
felice come non mai. Una gioia particolare le riempiva il cuore, e ciò la spaventò un . Cos'era?
"Sono qui!", ribattè il ragazzo. Savannah non era più in , non poteva credere che lui, nonostante il suo costante ignoro(*), era lì. Gli si avvicinò piano, per poi fiondarsi letteralmente su di lui, facendo scontrare le sue labbra con quelle di Conor. Fu un attimo, perchè si staccò subito da quel contatto così intimo, rimanendo però con gli occhi fissi in quelli di lui.
Quando però la mora si rese conto di ciò che aveva appena fatto, cercò di dimenarsi dalle braccia di Conor chiedendogli scusa.
"No, va bene.", la trattenne lui, posando di nuovo le sue labbra su quelle di lei.
Delicatamente il rossiccio cominciò a muovere la sua bocca contro quella di Savannah, incitandola a fare lo stesso. La mora imitò il ragazzo che la stava baciando dolcemente, muovendo piano le sue piccole labbra. Quando fu più sicura di , e la paura di fare un qualsiasi sbaglio svanì, portò le sue braccia intorno al collo di Conor, intrecciando le mani fra i suoi morbidi capelli. Indietreggiò piano, portandosi dietro il ragazzo ancora attaccato a lei che la sorreggeva con le sue forti mani. Quando furono sul pianerottolo avanti al portone, con un calcio il rosso chiuse la porta. Non si staccò nemmeno un secondo dalle labbra di Savannah, perchè ora che erano sue, voleva assaporarle fino allo sfinimento.
Dopo un paio di minuti si staccarono per riprendere fiato, e si guardarono intensamente negli occhi. La felicità era il sentimento che prevaleva in entrambi.
"Ti voglio bene, Conor.", la mora fu la prima a parlare e a spezzare quel silenzio magico.
"Ti voglio bene anche io, Van.", rispose di rimando, baciandole dolcemente la punta del naso.

 

 

 

 

 

(*) Non so se ho reso bene l'idea, e non so nemmeno se come ho scritto si dice o se sia corretto. Volevo comunque dire che nonostante Savannah abbia ignorato Conor, lui è ancora lì che tiene a lei. Spero di essere stata abbastanza chiara :)

 

 

 

 

My Space:

Salveeeeeeeee!
Scusate l'enorme ritardo, ma sono ripartita di nuovo in vacanza e mamma non mi ha fatto portare il computer -.-', quindi non ho potuto finire di scrivere il capitolo prima di stamattina. Vi prego di scusarmi!
Pppooooiiiiii, passando al capitolo... TADAAAAAAAAAAAAAAAAAN!
I miei
Vanor si sono baciatiii :))))))
Awww, sono dolcissimi e... vi avevo avvisate che mi sarei rifatta con questo capitolo dal precedente, che a me non piace affatto, ma che ha ricevuto comunque belle parole. Qualcuno mi ha anche avvisata che se non smetto di sottovalutarmi mi prenderà a padellate
ouo, Faith è dolcissima!
Coooooomunque, spero di aggiornare presto, anche perchè non partirò più fino a metà Settembre, quindi di tempo ce ne ho abbastanza.
Poi -ancora- volevo dirvi che ho iniziato una nuova storia sul nostro Conny, si chiama
Confusion.
Mi farebbe davvero piacere se passaste anche lì :)
Ooocchei, mi dileguo che vado a scrivere il 2 di Confusion.
Spero che il capitolo vi  piaccia e che lascerete, come sempre, un piccola recensione per dirmi che cosa ne pensate ;)
Un bacio ciccine mie,
Marialuisa




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