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Autore: weretogether    21/08/2013    8 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14.
"mistakes''


Aprii gli occhi e vidi che la luce del sole entrava già dalla portafinestra della mia camera.
Dopo qualche istante sentii mia madre aprire piano la porta e affacciarsi per controllare se dormivo.
-mamma.- pronunciai.
-tesoro, sei sveglia.- di sicuro quella era la milionesima volta che mi controllava.
-ma che ore sono?- chiesi.
-le sei del pomeriggio.-  disse entrando in camera e sedendosi sul mio letto.
-e perché questa mattina non mi hai chiamata per la scuola?-
-so di non essere la migliore delle madri,- mi accarezzò la fronte.- ma non ti avrei mai mandata a scuola con la febbre a 38.-
Ecco cos’era quel mal di testa! Sentivo la testa esplodere e le parole erano parecchio confuse.
-come sono arrivata qua?- chiesi. Poi ricordai tutto, il giro in skate, Justin, me nel suo letto, quanto detto e.. GLI AVEVO DETTO DI VOLER TORNARE A SUONARE.
-sei svenuta mentre eri con Justin, lui ti ha portata a casa sua e ci ha avvertiti.- disse.
-si, ricordo.- sospirai.
-nonostante tutto è davvero un bravo ragazzo.- disse lei.
E tra tutte le cose che avrebbe potuto dire, non pensavo che un giorno avrei sentito mia madre pronunciare quelle parole.
-cosa?- chiesi parecchio confusa.
Justin non era mai piaciuto ai miei. Lo apprezzavano come ragazzo, ma non come mio fidanzato, e forse era perché era stato il primo, ma, dal momento in cui avevo detto alla mia famiglia di essere fidanzata con lui, nessuno lo aveva più considerato lo stesso “ragazzino simpatico” di qualche mese prima.
-ho detto che è davvero un bravo ragazzo.-
Iniziava a piacergli quando a me non importava più, o quasi?
-è troppo tardi per iniziare ad apprezzarlo. io e lui non siamo più niente.- esclamai.
-Kristen, noi abbiamo sempre apprezzato Justin. è un ragazzo davvero gentile e simpatico, ma è stato il tuo primo fidanzato e come giusto dovevamo mantenere le distanze.-
-dannazione mamma, mantenere le distanze per te significa vietarmi di uscire con lui?-
-anche. ma alla fine cosa importa? tu ci uscivi lo stesso.- rise.
-cosa? come fai a saperlo?-
-non importa.- mi sorrise.- l’importante è che ora tu stia bene.-
-sto un po’ meglio, anche se ho mal di testa.-
-ti prendo un’aspirina.- disse per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
-okay.- dissi prima che la richiudesse.
Poco dopo suonarono al campanello e sentii dei passi su per la scala.
Mia madre aprì la porta ed entrò in camera, dietro di lei c’era Justin.
Era venuto? Per me?
-ehi.- mi sorrise.
-ehi.- accennai un sorriso.
-tieni.- disse mamma porgendomi un’aspirina e un bicchiere con dell’acqua. Dopo averla mandata giù, riprese il bicchiere e uscì dalla stanza.
-come stai?- chiese Justin.
-meglio.-
-lo vedo.-
-e tu?-
-bene.-
-non dovevi studiare per recuperare?- gli chiesi.
-si, ma ho fatto una pausa per venire a trovarti.-
-non ce ne era di bisogno.-
-mi sentivo in diritto. almeno per vedere come stavi.- mi fece l’occhiolino.
Si guardò intorno per qualche secondo –è tutto come lo ricordavo.-
-beh si, non ho cambiato niente.-
-lo vedo.- continuò ad ispezionare la camera, quasi alla ricerca di qualcosa di diverso, qualcosa che non fosse nel posto in cui l’aveva visto l’ultima volta. E invece era tutto come l’aveva lasciato.
-vorrei poterti dire che anche la tua camera è come la ricordavo, ma ieri non ho avuto modo di vederla, e se l’avessi avuto non me ne ricordo.-
Lui rise. –non fa niente.- fece una pausa.- e comunque è tutto come l’hai lasciato.-
-anche le foto?- chiesi.
-anche le foto.-
Era strano. Quando stavamo insieme sui muri c’erano tantissime foto di noi due.
-non le hai tolte?-  
-no.-
-e Susan?-
-lei vorrebbe che le togliessi.-
-e perché non lo fai?-
-non mi va.- disse lui semplicemente.
Io non lo capivo. Non capivo perché si comportasse così. Non capivo perché dicesse cose del genere come se fossero del tutto normali. Non capisco perché si comportasse come se gli fosse importato, o, addirittura,  come se gli importasse.
-senti Justin,- dissi cambiando discorso.- per quanto riguarda ieri, io..-
Lui non mi fece finire la frase.
-so cosa vuoi dire.- disse.- non devo dare importanza a quanto hai detto, erano tutte cose dette in un momento di debolezza, non le pensavi davvero.-
Io feci cenno di si con la testa e lui si limitò a non dire niente.
-sono tutte cazzate.- disse poco dopo.
-cosa?- gli lanciai uno sguardo interrogativo.
-perché lo neghi? è così evidente..- disse quasi fosse arrabbiato.
-cosa nego?-
-neghi di voler tornare a suonare. neghi di voler tornare ad essere quella di prima. neghi tutto.- non sembrava più arrabbiato. Lo era.- se quello è ciò che vuoi fare, fallo.-
-non sapevo cosa dicevo.- mi difesi.
-e invece si che lo sapevi. dicevi esattamente la verità, la stessa verità che stai cercando di nascondere a te stessa. ma non continuare a mentirti ancora, quel pianoforte non ha niente a che fare con me. dannazione, sei brava, non puoi smettere di fare ciò che ti rende felice solo perché un ragazzo ti ha spezzato il cuore.- disse sicuro di sé.
-e anche se fosse? cosa ti importa?-
-mi importa più di quanto credi, e mi sono stancato di sentirti dire che non vuoi tornare ad essere quella di una volta. cos’ha la Kristen di una volta che non va?- quasi urlò.- so di aver sbagliato, ma non puoi continuare a ripeterlo ogni volta che non sei sicura di te. non c’è niente che ti impedisce di suonare, perché sei la migliore, perciò, se è quello che vuoi, fallo, perché te ne pentirai.- posò lo sguardo su di me.- un cuore spezzato non ti impedisce di far ciò che ami da sempre.-
Stavo per dire qualcosa ma continuò a parlare.
-ho fatto tanti di quegli errori, ma non posso e non voglio più continuare ad essere il tuo. -fece una pausa.- perché sai una cosa? per me la nostra storia è la cosa più bella che mi sia mai capitata, quindi, perché non metti da parte l’odio che provi per me e non pensi a noi come un bel ricordo?-
-per te è facile perché sei tu ad essertene andato.-
-per me è stato molto più difficile di quanto lo sia stato per te.-
-non sai cosa dici.- dissi infuriata.
-e tu non sai niente.- disse prima di uscire dalla mia camera.
Non avevo la più pallida idea del perché si fosse comportato in quel modo, ma, mio malgrado, aveva ragione. Ed era questo che più mi faceva arrabbiare. Lui, a parole, rendeva tutto più semplice, quasi fosse una passeggiata, ma non era così, non lo era mai stato.
Dopo essermi schiarita un po’ le idee, presi il cellulare e chiamai Jon.
-ehi Kristen.- disse lui dall’altra parte della cornetta.
-Jon.- sorrisi al telefono, come se potesse vedermi.
-stai meglio? tua madre mi ha detto tutto.-
-mia madre cosa?-
-tranquilla, niente.-
Alzai gli occhi al cielo al pensiero di mia madre che avvertiva Jon che avevo la febbre.
-allora, perché mi hai chiamato?- chiese lui.
-volevo chiederti se ti andava di passare stasera.-
-okay, ci vediamo stasera.-
-ciao.-
-ciao.- riattaccò.
Dopo qualche secondo salì mamma –perché Justin era così arrabbiato?- chiese.
-non era arrabbiato.-
-ce l’aveva scritto in faccia.- disse lei.
-non mi va di parlarne.-
-okay, ma c’è una cosa che voglio che tu non faccia.-
-cosa non devo fare?- chiesi sbuffando.
-non devi farlo soffrire solo perché lui ha fatto soffrire te.-
-lui se ne è andato.-
-è vero, ma chi ti dice che per lui sia stato facile?-
-se fosse stato complicato non se ne sarebbe andato.-
-Kristen, le cose non sono solo ed esclusivamente o bianche o nere, esistono anche il grigio e le sue sfumature.-
-che significa? dovrei far finta di niente, far finta che ha fatto la cosa migliore, far finta che non mi sia pesato?-
-no. significa che tu la vedi solo a senso unico: è lui che ha sbagliato e tu sei quella che ne ha sofferto, ma chi ti dice che anche lui non abbia sofferto? o che lui voleva davvero lasciarti?-
-ti ci metti anche tu ora?- chiesi parecchio infastidita e con la testa che scoppiava.
-non sono contro te, è solo che devi imparare a smetterla di prendere le difensive, devi comprenderle le persone, o almeno devi provarci.- disse uscendo e tornandosene al piano di sotto.
Come se non fosse stata una decisione di Justin..
Mi girai con la faccia verso il muro, indossai le cuffie e mi riaddormentai.
 
-Kristen.- bussarono alla porta, poi sentii la porta aprirsi e i passi di qualcuno farsi sempre più vicini.
Aprii lentamente gli occhi fino a ritrovarmi davanti la figura di papà.
-ciao.- disse abbassandosi e schioccandomi un bacio sulla fronte.
-ehi.- dissi. Ero un po’ più lucida.
-è quasi pronto a tavola, cosa ti porto?- chiese.
-scendo io.-
-non puoi.-
-dai, sto meglio.-
-okay.- misi le ciabatte e scesi giù stando vicino a lui.
Presi posto a tavola e mangiai qualche boccone. Nonostante non toccassi cibo da più di ventiquattro ore mi si era chiuso lo stomaco.
Dopo cena, nonostante le raccomandazioni di mia madre, uscii in balcone. Era una bella serata. La luna aveva li il suo posto nel cielo insieme a tutte le altre stelle. Le foglie degli alberi erano ferme. Le luci delle altre case erano accese, compresa quella della camera di Justin.
Aspettai qualche minuto, sicura che sarebbe uscito, ma quando non lo vidi venire persi le speranze. Allora era davvero arrabbiato.
Restai per un po’ li fuori a pensare finché non vidi Jon venire a piedi verso casa mia.
Rientrai subito in casa per evitare la solita ramanzina dei miei e mi misi a letto. Anche se di sicuro la febbre era passata, o almeno stava passando.
Prima che Jon suonasse al campanello di casa mandai un messaggio a Izzy.
 
A: Izzy.
‘Ehi, come va? Stai meglio?’
 
Non l’avevo sentita e la febbre mi aveva impedito di andare a trovarla, ma speravo stesse meglio.
Come previsto qualche minuto dopo suonarono al campanello e, come nel pomeriggio, mia madre accompagnò Jon in camera mia, poi ci lasciò soli.
-ehi.- disse schioccandomi un bacio sulla guancia.
-ehi.- dissi sorridendo.
-come stai?-
-mi sento molto meglio. penso che la febbre sia scesa di qualche linea.-
-domani verrai a scuola?- chiese.
-forse. ma, sai com’è, mia mamma oggi è diventata iperprotettiva, quindi penso che, anche se la febbre dovesse passare entro domani, non mi manderà.-
Lui sorrise.
-mi sei mancata.- disse poco dopo.
-ma non ci vediamo da ieri!- esclamai come se quello che aveva detto non mi pesava, e invece dentro saltavo di gioia. Era solo passato un giorno!
-si, è vero, ma mi sei mancata lo stesso.- rise. –e comunque mi dispiace per ieri. quando tua madre mi ha chiamato mi sono sentito talmente in colpa! avrei dovuto riaccompagnarti a casa, ma sono stato uno stupido.-
-ehi, non fa niente. mia madre non ti ha chiamato per farti sentire in colpa, solo per avvisarti nel caso in cui ti preoccupassi. non è stata colpa tua, non puoi essere con me ventiquattro ore su ventiquattro!- lo rassicurai.
-appena guarisci usciamo.- disse sdraiandosi accanto a me sul letto.
-e dove andiamo?- chiesi.
-dove vuoi tu.- sorrise.- ah, sono escluse località al di fuori della california.-precisò. Io risi.
-mi hai fregata!- risi.- volevo andare a Parigi, o a Venezia, o a Londra, o a Madrid.-
Rise anche lui.
-comunque okay, per me va bene.- gli sorrisi.- ma non lo dimenticare.- scherzai.
-e se me ne dimenticassi?- chiese con un sorrisino in faccia.
-non ti parlerei più.-
-quindi ci tieni davvero?-
Esitai un attimo –tu cosa ne pensi?-
-penso che sei fantastica.- disse spostando il suo sguardo dal soffitto a me.
-sei un bugiardo.-
-sono serio.- disse guardandomi negli occhi.
Dopo qualche istante iniziò a farmi il solletico.
-dai, smettila.- dissi ridendo.
Mi schioccò un bacio all’angolo della bocca e si fermò. –solo per questa volta.-
E, dannazione, il mio cuore aveva iniziato a battere forte e le farfalle nello stomaco non volavano, facevano la guerra.
 
 
Justin’s pov.
 
Scesi in cucina per cenare ma non dissi una parola. Ma né a mamma, né a papà importò. Erano troppo impegnati a guardare i valori della borsa di quel giorno.
Finito di mangiare salii in camera e ripensai a quanto successo quel pomeriggio.
Avevo decisamente esagerato, ma tutto ciò che avevo detto era la verità.
Infilai le cuffie nelle orecchie e feci partire una serie di canzoni.
Alla fine mi decisi, le avrei scritto tutto su un foglio.
Presi carta e penna e iniziai a scrivere
 
“Ehi, scusami per questo pomeriggio. So di aver esagerato ma pensavo tutto ciò che ho detto. Mi dispiace però di aver tirato fuori l’argomento in questo modo e mi dispiace anche aver sputato tutto fuori senza preoccuparmi di te. So di aver sbagliato, ma pensaci. Ad ogni modo, volevo dirti che ho una sorpresa per te e quando la febbre passerà devo portarti in un posto. –Justin.”
 
Dopo aver riletto quanto scritto piegai il foglio, scrissi sulla parte bianca ‘Per Kristen’ e, uscendo di casa, salii per la scala del balcone cercando di far quanto meno rumore possibile.
Non volevo che mi sentisse, né tantomeno che mi vedesse.
Posai piano sul balcone prima un piede e poi l’altro.
Poggiai il foglio sulla sedia e, come la volta prima, ci poggiai qualcosa sopra in modo che non volasse.
Stavo per scendere quando la sentii parlare, quindi non era sola.
Mi avvicinai quanto più possibile alla portafinestra mezza aperta.
-mi hai fregata!- disse lei per poi ridere. - volevo andare a Parigi, o a Venezia, o a Londra, o a Madrid.-
Qualcun’altro rise. Era Jon.
La prima cosa che mi passò per la mente su saltare giù da quel balcone, ritornarmene a casa e chiudermi in camera, ma, per non so quale motivo restai li.
-comunque okay, per me va bene.- fece una pausa. -ma non lo dimenticare.- scherzò. Di sicuro aveva sorriso. Lo si capiva dal suo tono di voce sdolcinato.
-e se me ne dimenticassi?- chiese lui.
-non ti parlerei più.- disse di sicuro fingendo di fare il broncio.
-quindi ci tieni davvero?-
A quella domanda sentii il cuore rallentare e mi giocai il tutto per tutto affacciandomi di poco.
Stavano entrambi sdraiati sul letto di Kristen a guardare il soffitto.
Lei esitò un attimo, poi gli rispose –tu cosa ne pensi?-
-penso che sei fantastica.- disse per poi girarsi a guardarla.
-sei un bugiardo.- rispose lei ridendo.
-sono serio.- disse lui guardando nei suoi occhi.
Iniziò a farle il solletico e io mi sentivo come se mi avessero preso a pugni.
-dai, smettila.- gli disse ridendo.  
Poi si fermò e le lasciò un bacio all’angolo della bocca –solo per questa volta.-
Sentii un nodo allo stomaco, chissà cosa aveva provato lei..
Così presi il foglio, me lo rimisi in tasca e, senza far rumore scesi dal balcone tornandomene a casa.
A quel punto ebbi la risposta alla domanda della sera precedente: lei lo amava.


**

Ecco il capitolo 14.
Allora, che ve ne pare?

Come potete notare questo capitolo è più corto rispetto al precendete, ma sono presenti, anche qui, entrambi i pov. 
Avete visto il modo in cui si comporta Justin? E quello in cui si comporta Kristen? 
Voi cosa ne pensate?

Ad ogni modo volevo ringraziare quelle che leggono e recensiscono la storia.
Grazie per tutte le recensioni e grazie a quelle che hanno messo la storia o nelle seguite, o nelle preferite, o nelle ricordate.
Ho anche visto che dal capitolo 12 al 13 il numero delle persone che segue la storia è aumentato e mi fa davvero piacere :).

In ogni caso ancora grazie.
Spero vi piaccia e anche in una vostra recensione :).

Alla prossima :). 

  
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