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Autore: LokiSoldier    21/08/2013    7 recensioni
In questa fiction ho voluto raccontare quello che secondo me è accaduto fra Sana e Akito dopo il finale dell'anime. Esso finisce con i due che si ripromettono che, dopo il superamento della prova per la cintura nera di karate di Ayama che si sarebbe tenuta l'indomani, si sarebbero dovuti parlare di una cosa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Eccomiiiiii!
Anche oggi aggiorno con un nuovo capitolo: questa storia mi sta piacendo, non si vede vero? xD
Questo capitolo è un po' più corposetto e personalmente lo apprezzo particolarmente, spero vivamente che piaccia anche a voi! *-*






« ...grazie. Volevo ringraziarti »
 
Le dissi coraggiosamente stringendo una mano a pugno per trovare la forza di andare avanti, per non tirarmi indietro, non scappare. Sentivo che questa era l’occasione, questa era la migliore e più giusta che avevo a disposizione e dovevo coglierla al balzo. Volevo che Sana sapesse tutto quello che provavo per lei, questa volta nessuno dei due poteva sfuggire. Dovevamo chiarire una volta per tutte i nostri sentimenti e smetterla di girarci intorno col rischio di perderci nuovamente per finire fra le braccia di qualcun altro. Noi ci appartenevamo in un modo che non potevo quasi concepire, ma che in qualche modo non potevamo cambiare e non avrei permesso a Sana di avere dubbi a riguardo.
 
« Eh? E di cosa? »
« Di tutto. Per tutto. Tu… tu mi hai salvato e nemmeno lo sai… » iniziai a dire chinando nuovamente il viso, non riuscivo a guardarla. Non riuscivo a parlare se osservavo i suoi occhi castani, se osservavo quelle labbra schiuse che già ho assaggiato e che tanto mi mancavano. Non potevo rivelarle i miei sentimenti mentre cercavo solo di non baciarla. « Io mi sentivo solo… nessuno poteva capire come mi sentivo, non si sforzavano davvero di capirmi. George, Ivan, gli altri… erano miei amici ma non sapevano nulla. Ed ero arrabbiato e triste e… e ce l’avevo con tutti » il tono era basso ma sincero e la frangia copriva in un certo senso i miei occhi mentre fissavo un punto preciso del pavimento fra i miei piedi. I ricordi del mio passato, di quella che era la mia vita prima che questa ragazzina entrasse di prepotenza nei miei pensieri e nella mia esistenza mi pesavano come macigni sulle spalle se solo pensavo che avrei potuto continuare a vivere in quel modo se solo lei non si fosse mai interessata a me. Pensare a come avrei potuto continuare a sentirmi un Demone per tutta la vita per un qualcosa di cui non avevo colpa mi metteva sempre una gran tristezza e questa era la cosa di cui le ero grato più di ogni altra.
 
« Ero pieno di rancore e poi… e poi sei arrivata tu e hai voluto a tutti i costi metterti in mezzo ai miei problemi e te ne sei fatta carico… io non credevo che qualcuno l’avrebbe mai fatto per me. Da allora mi hai salvato, ogni giorno, tutto il tempo, eppure ti vedevo sfuggire dalle mie mani come acqua corrente Sana… » continuai chinando maggiormente il capo e stringendo ancor più la presa sui miei palmi per poi alzare il viso e voltarmi verso di lei, con una espressione che immaginavo non dovesse risultare propriamente felice. La fissai in viso, la vedevo bellissima… era così perfetta con quei suoi occhi tremanti, con quel vago rossore che si era impadronito delle sue guance… Era perfetta mentre sbattendo le ciglia non sapeva cosa dire. Perché io sapevo riconoscere ogni sua espressione, ogni sfumatura dei suoi sguardi…
 
A quel punto sentii di non sapere più come comportarmi, vederla era sempre un pugno nello stomaco. Così delicata in quel suo modo di essere ingenuamente sorpresa, così elegante nella sua innocenza… era questo a colpirmi di lei? Sì, ma non solo. Era quel suo modo di essere genuina, quella sua energia che contagiava inevitabilmente tutti, quel modo tutto suo di tirare su le persone quando ne avevano bisogno. Sana era ossigeno, aria pura che ti filtrava nei polmoni e Dio solo sapeva quanto avessi bisogno di respirarla… Dio solo sapeva quanto male facesse vederla in quei due anni in cui era stata a New York assieme a Naomura, quanto mi dolesse il petto ogni volta che passando per strada vedevo il suo viso su quegli immensi cartelloni pubblicitari… e nonostante fosse truccata, ritoccata, e acconciata per apparire più grande e più bella, mai, mai in nessuna foto ed in nessun televisore sarebbe apparsa bella quanto in quel momento preciso, di fronte a me, con i capelli che le scivolavano umidi dalle spalle e il viso pulito, libero da ogni tipo di cosmetico e fronzolo. Pulita…
 
Tacqui per qualche secondo prima di alzare una mano ed allungarla fino al suo viso. Non potete immaginare –credetemi- la sensazione che provai quando la mia mano si poggiò sulla sua pelle, sulla sua epidermide ancora bagnata. Sentivo i suoi capelli solleticarmi le dita, la sua guancia riempire il mio palmo mentre col pollice carezzavo appena una sua gota rosata. Bellissima… solo questo potevo pensare in quel momento mentre capitolando alla mia scarsa capacità di dialogo avvicinai il viso al suo. E questa volta no, non era un bacio rubato, non era un bacio strappato di sorpresa… le avrei dato modo di evitarmi se avesse voluto.
 

… però ti prego, non farlo. Resta… resta per me Sana.

 
Pensavo supplicante nella mia mente man mano che le mie labbra s’avvicinavano alle sue. I nostri occhi rimasero incatenati gli uni agli altri in quel breve percorso fino a quando, ormai prossimo alla mia meta, non li chiudemmo lentamente. Le nostre labbra si sfiorarono e lentamente ci baciammo. Un bacio diverso da tutti quelli che ci siamo scambiati fino ad ora, un bacio dolce, tenero, timido. Sì, con la paura di andare troppo oltre, con la paura che lei non volesse, che semplicemente si stesse lasciando trasportare dagli eventi… sebbene capissi tutte le sue sfumature spesso non capivo a pieno i suoi pensieri e sbagliavo di continuo a interpretare i suoi segnali. Lentamente, dopo qualche secondo, mi distaccai dalle sue labbra, rimanendo comunque a poca distanza da loro col cuore che batteva a mille e i miei occhi che andavano cercando i suoi. Sentivo di non poter resistere ancora a lungo, di non potermi trattenere ancora dallo stringerla, dal baciarla ancora. Sentivo i suoi respiri sul mio viso, il suo profumo inondarmi con violenza mentre poggiando la fronte sulla sua, guardandola con decisione e premendo la mano sul suo viso decisi di lasciarmi andare ed espormi sull’orlo di quel precipizio.
 

Buttiamoci…

 
« Ti amo Sana… »
 
Mi buttai. Mi buttai da un precipizio senza fine e questa volta non avevo alcun elastico a reggermi per farmi dondolare al sicuro nel vuoto. Non c’era nessuna corda che mi avrebbe tirato su, in salvo. 1 Non c’era nessuna protezione per me che folle mi ero lanciato nel vuoto di un abisso buio a volo d’angelo. Io che ho sempre avuto paura delle altezze mi ero buttato e l’avevo fatto gridando, gridando il mio amore per lei.
 

*

 
Le parole di Ayama mi avevano sorpresa. Ringraziarmi? Onestamente non credevo che avrebbe detto nulla del genere. Lui era fatto così, non ringraziava mai di solito. Non era il tipo, si imbarazzava ad esporsi a rivelare così i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Preferiva lasciare quella parola sottintesa, la lasciava aleggiare silenziosamente nell’aria tramite uno sguardo riconoscente, tramite un abbraccio o un regalo sincero. E invece no, questa volta era diverso, questa volta l’aveva detto a parole, con la sua voce imbarazzata però ben udibile. Guardava a terra e potevo perfettamente immaginare quanto fosse difficile per lui dirmi tutto ciò così apertamente…
 
Arrossii involontariamente senza accorgermene; volevo fermarlo, dirgli che se gli era difficile poteva fermarsi, che sapevo cosa intendesse dire, ma da un lato ero troppo felice di quel momento, di quelle parole. Sentirlo parlare così, col cuore in mano, in maniera così ingenua e onesta mi faceva tremare il cuore e quasi mi faceva venire gli occhi lucidi. Non riuscivo a fermarlo, forse perché la parte più forte di me non voleva davvero farlo. Davanti alla sua difficoltà avevo messo il mio desiderio di assaporare quelle parole.
 

Che egoista che sono…

 
Pensai amaramente ascoltando quelle parole che dolci come fiele scendevano fino al mio cuore, scaldandolo. Sentivo di volerlo stringere a me, di volerlo abbracciare forte e dirgli che forse era stato lui a salvarmi invece, a farmi crescere. Era stato lui a farmi scoprire cosa volesse dire amare, cosa volesse dire soffrire e cosa volesse dire combattere per qualcosa, per qualcuno. Rimasi silente ad ascoltarlo fino a quando non vidi il suo viso alzarsi, il suo sguardo puntarsi nel mio e seppi che non potevo più fuggire. Non potevo sottrarmi alla forza di quegli occhi, non potevo scappare sotto il suo sguardo… e onestamente non avevo la minima intenzione di sfuggirgli, tutto desideravo fare meno che svanire dalla presa che esercitava su di me. Rimanemmo così per qualche secondo, ad osservarci, col cuore che martellava prepotente nel mio petto e lentamente vidi la sua mano adagiarsi sul mio viso. Saltai un battito, schiusi le labbra mentre lo vedevo avvicinarsi e lentamente perdevo il filo di ogni pensiero.
 
Vedevo i suoi occhi avvicinarsi, il suo viso farsi meno distante e sentivo di voler annullare quella misera distanza che separava i nostri volti. Sì, lo desideravo, lo volevo con tutta me stessa. Avrei spinto la mia faccia contro la sua se solo non avessi rischiato di distruggere la magia che si era appena creata grazie a lui, alle sue parole, al suo imbarazzo… Così attesi e semplicemente chiusi gli occhi quando ormai fummo troppo vicini e lasciai che le nostre labbra s’incontrassero. Il bacio più bello di tutta la mia vita… sprigionò una tenerezza che non avevo mai sentito e avvertito, mi scaldava in una maniera che non avevo mai sperimentato. Sentivo la morbidezza delle sue labbra carezzare le mie, e il suo odore salirmi dritto al cervello. Un profumo selvatico, penetrante ma non aggressivo, no… sentivo il cuore rischiare di esplodere mentre lentamente ci allontanammo e fronte contro fronte ci guardammo negli occhi.
 

« Ti amo Sana… »

 
Lo disse così, sulle mie labbra, con una dolcezza che quasi non gli riconoscevo ed uno sguardo timoroso. Io sbattei le ciglia più volte prima di portare una mano sul suo viso, a mia volta, e trattenere con difficoltà le lacrime che sentivo pizzicarmi gli occhi. Dopo anni, dopotutto questo tempo passato a guardarlo e desiderarlo.. ora era qui, fra le mie braccia, era…mio.
 
« Oh Akito… anche io, anche io ti amo »
 
Rivelai così, con gli occhi lucidi bagnati di lacrime mute mentre ancora una volta ci baciammo, mentre sentivo le mani sul suo viso portare il mio volto più vicino al suo, mentre ci premevamo l’uno contro l’altro come se non ci fosse un domani ad aspettarci, come se fosse l’ultima cosa che potessimo fare. Ci baciammo con foga, con una disperazione quasi teatrale mentre nel nostro petto qualcosa si agitava e violentemente cercava di uscire.



 

1: Nell’anime, nelle prime puntate, Sana sfida Akito a lanciarsi da una trave del soffitto della palestra scolastica legato ad una corda per una prova di coraggio: se Akito (che soffre di vertigini) avesse emesso qualsiasi verso più forte di quelli che avrebbe emesso Sana lanciandosi, allora avrebbe lasciato stare studenti e professori. 



 

Angolo dell'autrice:
Finalmente Akito è riuscito a dire a Sana cosa prova per lei!
Accidenti non immaginate quanto fossi emozionata mentre scrivevo! *-*
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo? Mi auguro di sì, ma per qualunque consiglio o critica
sono sempre disposta a migliorare :D

  
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