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Autore: sweetlove    21/08/2013    6 recensioni
Trunks, Marron, il loro amore e una famiglia che cresce... tutto racchiuso in attimi.
Da 'Cielo e mare':
[...in quel momento, era pura acqua di mare, liquida e cristallina, dove si rispecchiava un cielo sereno. E un sole immenso, i loro bambini, la loro opera più bella.]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marron, Trunks | Coppie: Marron/Trunks
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un solo cielo sopra lo stesso mare'
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Moments of life


Non più l'unico





 

"Sei sicura di voler andare da sola?"

Erano arrivati e lui non aveva neanche spento l'air car. Sembrava nervoso quanto lei ma si ostinava a sorriderle, rassicurante.

"Sì. Devo parlarci da sola… Non è un problema per te, vero?"

Lui fece spallucce.

"E' tuo padre… io con i miei ci ho già parlato. Ora tocca a te…" Le carezzò la guancia che finalmente aveva ripreso colore dopo il malore, l'ultimo, di quel mattino.

"Allora vado. Ti chiamo io." 

La bionda si sporse appena per baciarlo. Un bacio veloce prima di scendere e trovarsi con i piedi nella sabbia. La sua sabbia.

Quanti castelli aveva costruito, proprio in quel punto? Quante le buche che avevano fatto cadere il nonno Muten? Quante conchiglie raccolte e attaccate al muro della sua stanzetta?

I ricordi… che cosa bella, quanto atroce.

'Non sei più una bimba, Marron' le diceva il mare, in quel preciso istante.

Fece qualche passo, sentendo il motore dell'air car spegnersi. Nel voltarsi lo vide richiuderla nella capsula, infilarsela in tasca e, dopo un gesto di saluto, volar via da lì.

'Non te ne andare…' Pensava. Avrebbe tanto voluto averlo accanto, ma era una donna, ormai. Doveva finalmente chiarire le cose con suo padre senza nessun intralcio.

Sospirò. Riprese a camminare verso la porta. Era proprio lì davanti, pronta al nuovo match, quando questa si aprì ancor prima di aver bussato.

"Marron…"

Un Crillin sorpreso le si parò davanti, con in mano un sacco nero della pattumiera.

"Papà…"

Qualche istante di confusione. Un lieve giramento di testa per lei. Poi lo vide sorriderle e quasi dimenticò il motivo per cui era arrivata.

"Sei tornata… non credevo che…"

"Sono venuta per parlare, l'ultima volta non era il momento adatto…"

Non avrebbe mai scordato, pochi giorni prima, il disastro che si era consumato alla Capsule Corp.

Quello che Crillin le aveva detto non l'avrebbe mai dimenticato, ma sapeva che erano parole generate dalla rabbia. La rabbia di un padre che si sentiva tradito, privato di una figlia che per troppo tempo aveva tenuto sotto la sua ala protettrice.

"Entra pure, siediti!"

Si spostò dall'uscio, in modo da farla passare. 

La giovane fece qualche altro passo, entrando in casa, e subito vide sua madre.

"Marron, che ci fai qui?" Diciotto sembrava sorpresa quanto il marito. 

"Mamma…" Marron adorava sua madre, seppur non fosse la tipica mamma chioccia e assillante, e rivederla dopo quei giorni di lontananza la fece sentire di nuovo piccola e indifesa. Ma si ricompose immediatamente. 

"Sedetevi, forza…" La voce di suo padre la riscosse da quei pensieri e finalmente si decise ad accomodarsi sul divano angolare al centro della stanza.

"Il nonno non c'è?" Chiese la giovane, guardandosi intorno.

"E' sul retro con uno di quei giornalacci…" Diciotto fece un cenno col capo alla finestra che dava sulla parte posteriore dell'isola. Si vedeva sbucare una pelata luccicante dallo schienale della sedia sdraio.

A Marron scappò un sorriso. Quel vecchio non sarebbe mai cambiato, ma gli voleva bene comunque. 

"Allora… come mai sei venuta da sola?"

Crillin si azzardò a chiedere riguardo l'assenza del giovane Brief. Era sorpreso nel non vederlo. 

"Papà, non c'era bisogno che venissi accompagnata."

"E' ancora arrabbiato, per caso?"

L'ometto si accomodò di fronte alla figlia, con uno sguardo poco promettente.

"No… Non ha motivo di esserlo. Anzi, gli dispiace molto di…"

"Tesoro, quel pugno me lo sono meritato. E' a me che dispiace…"

Marron scosse la testa, rattristata.

Quel pomeriggio era stato senz'altro il peggiore della sua vita.

Aveva litigato con suo padre, si erano detti cose orribili. Lui le aveva dato addirittura della poco di buono e l'aveva afferrata per un braccio, senza riguardo. Non l'aveva mai visto tanto arrabbiato.

Aveva già la vista annebbiata quando Trunks l'aveva colpito con un pugno, scaraventandolo a metri di distanza.

Ora importava poco chi avesse torto e chi ragione. L'essenziale era tornare in armonia, per il bene di tutti.

"Come stai?" Si sentì chiedere, mentre ancora ripensava a quella scena. Tornò a guardare suo padre.

"Bene… a parte…"

Crillin sollevò un sopracciglio.

"A parte cosa?" La vide perdere colorito all'improvviso.

"Scusate un attimo…"

Marron si alzò velocemente dal divano e corse in bagno. Raggiunse per un pelo la toilette e rigettò la colazione consumata appena un' ora prima.

Quanto poteva esser terribile quella nausea continua? L'aveva solo da tre giorni e credeva di morire ogni volta. Resistere qualche altro mese? Come avrebbe fatto? 

Era qualcosa di devastante e debilitante. Vomitare era la parte migliore, visto che dopo iniziava a girarle la testa violentemente e per riprendersi ci impiegava almeno mezz'ora. Due minuti di tregua e ricominciava a far capricci lo stomaco.

Si chiedeva se tutte le donne soffrivano in quel modo oppure era il sangue sayan di quel feto a fare brutti scherzi…

Ancora piegata allungò la mano, afferrando un pezzo di carta igienica e passandoselo sulla fronte. 

"Tutto bene…?"

La voce di Diciotto alle sue spalle le diede la spinta per rimettersi dritta, non senza barcollare per qualche secondo.

"Insomma…"

"Ti succede spesso?"

"Di continuo…"

La ciborg si avvicinò alla figlia, che a stento si reggeva in piedi. Anche per lei vederla così era alquanto strano. Fino a tre giorni prima abitava lì e non si era accorta di nulla. Aveva notato l'aumento di appetito, il pallore, ma mai si sarebbe immaginata che potesse essere gravida. E che potesse tenerlo segreto per tutto quel tempo.

"Da quanto sei incinta?" Le chiese schietta, com'era abituata a fare.

Marron sospirò, riaprendo gli occhi e muovendo qualche passo verso il lavandino, per gettarsi dell'acqua fredda sul volto.

"Da quasi due mesi, mamma."

La donna fece un rapido calcolo mentale.

"E' successo quella volta che siamo rimasti alla Capsule Corp. per caso?"

Marron si tamponò il viso con l'asciugamano.

"Non credi di essere un tantino imbarazzante con queste domande?" Chiese di rimando. Aveva parlato di sesso con sua madre, qualche anno prima, ma mai in modo così diretto. 

"Imbarazzante? Quello più imbarazzato è tuo padre, nel sentire certi discorsi!"

"Appunto, gradirei un minimo di privacy riguardo questa questione…"

L'acqua l'aveva ricaricata. Nonostante fosse ancora pallida trovò la forza di appuntare i gomiti. Tipico gesto materno.

Crillin, che aveva ascoltato attentamente pur restando in attesa in salotto, non poté fare a meno di ridere sotto quel volto paonazzo.

"Va bene, ti lascio in pace. Volevo solo sapere come hai fatto a tenerlo nascosto tutto questo tempo!"

La ciborg fece per tornare in soggiorno e lei la seguì, sospirando di nuovo.

"A dire il vero non lo sapevo nemmeno io… o meglio, l'ho immaginato… ma l'ho saputo solo l'altra mattina…"

"Cosa?!" Crillin tornò serio e balzò in piedi.

"Che… che c'è? Che ho detto?" Marron indietreggiò di un passo. Era strano suo padre, in vita sua era stato sempre calmo ma lo scatto avuto tre giorni prima l'aveva fatta ricredere.

"Non sapevi di essere incinta?!"

"E come potevo saperlo? Non ho più visto Trunks da allora, mi stavi sempre appiccicato! Cosa dovevo dirti? Papà, vai a comprarmi un test di gravidanza, per caso?"

Lo disse con calma e tutto d'un fiato, mal celando tuttavia la rabbia per esser stata privata di tutti quei giorni insieme a lui. Maledette incertezze e maledetta indipendenza che non era riuscita ad avere.

"Allora io… mi sono sbagliato. Credevo che tu… che tu e Trunks vi vedeste qui… mi sono sentito ingannato anche per questo!"

La giovane spalancò i grandi occhi azzurri.

"Cosa?! Papà come potevo fare una cosa simile?! Io e Trunks ci siamo rivisti la sera del tuo compleanno…" Abbassò lo sguardo, rattristata "…e non volevo nemmeno dirlo a lui… ero arrabbiata perché non si era fatto sentire, ma io avevo fatto lo stesso, quindi…"

L'ometto prese dalla tasca il fazzoletto e si asciugò la fronte. Faceva caldo ma le goccioline erano fredde. Si stava agitando ancora, stavolta per un motivo ben diverso. Il senso di colpa.

Marron, la sua bambina, aveva ceduto quella notte. Errore umano, senza dubbi. Era incinta, nulla di irrisolvibile. Ma era anche preoccupato. Era stato tutto troppo… veloce. 

"Tesoro, siediti…" Le disse, vedendola ancora bianca come un cadavere e versandole un bicchiere d'acqua. La vide accomodarsi di nuovo e tornò a tamponare la tempia.

"Senti… mi dispiace, sul serio. Non avrei dovuto dire e fare quelle cose… ero scioccato. Voglio dire… tu e Trunks vi conoscete da sempre e a malapena vi ho visti scambiare due parole in tutti questi anni…"

"Papà, non fa niente…" Lo interruppe. Le dispiaceva vederlo così mortificato. La sua reazione era stata forte ma comprensibile. Voleva finirla lì, e basta.

"Sei sicura di… di quello che fai, Marron?" Si azzardò a chiedere lui. Doveva saperlo. Doveva sapere se sua figlia aveva qualche dubbio. L'avrebbe aiutata in qualsiasi modo.

"In che senso?"

Diciotto rispose per lui.

"Proprio per il fatto che tu e il mezzo-scimmia non vi calcolavate nemmeno, fino a quando… beh, finché non ti ha messa incinta!"

"Diciotto, non essere così truce…" Crillin non era ancora abituato a sentir parlare del suo angioletto in quel modo.

Marron, inizialmente imbarazzata, riflette sulle parole di sua madre.

'Mezzo-scimmia?'

"Mamma, non chiamarlo così. So che non ti stanno simpatici i sayan, ma ormai lui è tuo genero e avrai un nipote col suo sangue!"

"Guarda, questa è l'unica parte di questa faccenda che non mi piace…" La ciborg si alzò di nuovo, andando a prendere in frigo un'altra bottiglia d'acqua "…però è ricco e bello. Non posso di certo dire che te lo sei scelto male…"

Mentre Crillin si asciugava la fronte per l'ennesima volta, la giovane sollevò un sopracciglio.

"Scelto? Io non l'ho scelto per quello mamma… anzi, non l'ho nemmeno scelto a dire il vero!"

"Oh no! Non mi dire che stai con lui solo perché sei incinta!" L'uomo balzò di nuovo in piedi. Avrebbe avuto un attacco di cuore entro pochi minuti se non si decideva a calmarsi.

"No, papà… non è così. Lui è… è…"

"E' il figlio di Vegeta. Dovrebbe bastare a far morire tuo padre…" Diciotto si accomodò di nuovo accanto al marito, trascinandolo giù e facendo sedere anche lui.

"Sarà figlio di Vegeta, ma è perfetto. Questo stavo per dire…"

Crillin trangugiò il suo bicchiere d'acqua.

'Perfetto'.

Trunks era il neonato paffuto che quel giorno, quasi trent'anni prima, aveva visto su quell'isola in braccio a Bulma. Era il bambino pestifero e coraggioso che disubbidiva a sua madre per buttarsi in mezzo a qualche combattimento. Era il ragazzo gentile che, l'aveva scordato, anni prima aveva provato ad immaginare come genero. Una fantasia durata meno di un minuto, ma che doveva rivalutare visto che era diventata la realtà.

In sostanza, era perfetto, come diceva la sua Marron. Per lei, senz'altro. 

"Potrà essere perfetto… ma c'è una cosa importante che non devi prendere sotto gamba…"

La bionda osservò seria suo padre. 

"Tu… cioè lui… voi due, vi amate? O state solo giocando?"

Marron non capì subito il senso di quella frase. Se all'inizio era pronta a scattare, a ribadire a suo padre il fatto che non era più una bambina, che sapeva badare a sé stessa, dovette bloccarsi e analizzare quella domanda.

Giocando. Stava giocando con lui? Lo amava?

Erano usciti una sera per caso, erano rimasti soli quando Goten era scappato dalla sua Valese, avevano trascorso una serata tranquilla, per 'gioco' si erano baciati. Erano finiti a letto quella stessa notte. Per tanto tempo non si erano più visti né sentiti.

Capì che suo padre aveva fatto una domanda davvero legittima.

Eppure sentiva qualcosa nel petto. Qualcosa che le aveva dato la forza di sorridere, di non crollare alla scoperta di quella gravidanza.

L'amore. Lo amava, nonostante fosse stato tutto così precipitoso. E anche lui le aveva detto di amarla, si era compromesso quanto lei anziché darsela a gambe. O forse più di lei.

"Non stiamo giocando. Non devi preoccuparti, papà."

Crillin la vide cambiare espressione. Era la sua bellissima e preziosa bambina, ma negli occhi aveva una luce diversa. Nuova. Una luce che l'amore di un papà non può far accendere.

Era una donna, non più una bimbetta. Ed era di un uomo, ormai.

"Sei felice…" Disse, quasi commosso, alzandosi, stavolta con calma. La vide sorridere ed ebbe la conferma. 

"Sì, papà, lo sono e non poco…" Lo disse a testa alta, Marron. In quel momento si sentiva più donna che mai. 

"Non era una domanda. Ti si legge in faccia…" Crillin abbracciò sua figlia come non faceva da tempo. La sua farfalla aveva spiccato il volo, doveva succedere prima o poi "…e se tu sei felice, lo sono anche io…"



Nota dell'autrice:

Eccoci qui... 
Non sapete quanto sia stato difficile per me scrivere (soprattutto) questo episodio. Confrontarsi con i genitori in una situazione simile non è il massimo che possa capitare... povera Marron (o Crillin, anzi forse più lui!).
Comunque sia grazie a chi ha recensito il precedente capitolo e anche chi l'ha solo letto... spero di ricevere altre opinioni molto presto!

PS. Per chi ha letto Hope e mi aveva chiesto di approfondire il chiarimento di Crillin e Marron... eccolo qui, spero vi soddisfi!


Sweetlove

   
 
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