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Autore: Rouge e Minori    21/08/2013    1 recensioni
Salve, noi siamo Rouge e Minori, siamo due autrici che cercano di sfondare in questo fandom per cui, siate clementi. Allora... parliamo della storia. Come tutti ben saprete Korra ha succeduto ad Aang, salvando il mondo etc etc. Ma noi due ci siamo chieste: "E dopo Korra?" Ok, premettendo che Korra abbia avuto una vita lunga e felice insieme a Mako e compagnia cantante noi abbiamo voluto spostarci nella Nazione della Terra dove, secondo il ciclo dell'Avatar, dovrebbe nascere il successivo protettore del mondo.
Atlas è nato nella Nazione della Terra e, dopo un'incidente da bambino, è naufragato sull'isola di Kyoshi. Da li inizia la sua avventura per imparare i domini di Acqua, Fuoco e Aria assieme all'amica di sempre e a nuovi, stravaganti compagni. Ma non tutti sono contenti del nuovo Avatar, chi andrà a disturbare la missione del giovane Atlas?
P.S. Premettiamo che le nozioni in merito a "La Leggenda di Korra" in nostro possesso sono imprecise dato che non ricordiamo bene la serie e ci è impossibile riguardarla (non troviamo gli episodi) quindi potrebbero esserci incongruenze con la storia originale in tal caso, fatecelo sapere, correggeremo il più in fretta possibile. Speriamo di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 

Avevano percorso qualche metro prima di arrivare al porto dell’Ovest, ma erano comunque riusciti a salire sul traghetto che fermava al tempio degli accoliti dell’aria. Il sole stava sorgendo ed Avalon, il falco di Arawen, volava leggero sopra di loro. In seguito ad un lungo fischio il falco era ritornato dalla padrona, appollaiandosi comodo sul suo braccio e si godeva i grattini che lei gli faceva sul capo.
Atlas si era seduto affianco alla ragazza, suscitando l’euforia di Meissa. Voleva attaccare bottone con Arawen, era certo che lei potesse rivelarsi molto più spigliata, perché non si era aperta con loro, era rimasta silenziosa, schiva e sfuggevole. Atlas era certo che lei poteva essere una ragazza davvero simpatica.
 «Allora Arawen, quanti anni hai?» aveva domandato lui lì per lì. Era una domanda idiota, lo sapeva, ma voleva conoscerla nel profondo, a partire dalle cose più inutili.
  «Ho sedici anni» aveva detto lei, incisiva come sempre.
«E…Dove sei nata?» aveva chiesto ancora lui. Era curioso, quella ragazza era affascinante sotto parecchie luci, molte delle quali ancora spente… Ma lui avrebbe trovato il modo di accenderle tutte.
  «Sono nata nella Nazione del Fuo…Ehy, ma a te che interessa?» aveva sbottato lei, rigirando la domanda.
«Dato che sarai la mia maestra vorrei sapere qualcosa in più di te» aveva detto lui facendo spallucce.
  «E ti serve per forza la storia della mia vita?» aveva domandato lei insospettita, inarcando un sopracciglio.
«Sì» aveva risposto lui conciso.
  «Beh, io non credo di volerla raccontare ad un estraneo!» aveva esclamato lei indispettita, per poi rifugiarsi nella cabina di comando.
   «Uh-Uh, brucia questa, eh?» lo aveva canzonato Meissa, mentre si dedicava a coccolare Leda.
«Non volevo le saltasse la mosca al naso» aveva confessato Atlas dispiaciuto «anche perché è molto carino»
   «Riecco la conferma: tu hai una cotta per Arawen» aveva detto lei in tono beffardo, soffocando qualche risata.
«Anche se fosse, quanto ti costa un incoraggiamento?» era  sbottato lui esasperato dai commenti dell’amica « È troppo dire: “ dai Atlas sono certa che riuscirai a conoscerla meglio e farla aprire al mondo”! Ma no! Tu devi sempre prendermi in giro»
  «Senti don Giovanni, se lei non ti degna di uno sguardo, non è colpa mia» Atlas le aveva messo il broncio ed aveva cominciato a fare l’offeso «Ma le cose migliori non si ottengono così, ma bisogna conquistarsele e credo che tu lo sappia meglio di altri» aveva detto lei mettendogli un braccio intorno alla spalla.
«Ecco! Quanto ti è costato dirmi una cosa gentile?»
 «Ho mandato nel regno dello spirito tutto il mio orgoglio, quando con i tuoi mistici poteri di Avatar ci andrai, riportamelo per favore» 
«Ah-Ah-Ah. Che ironia, chissà perché non mi fa ridere» aveva detto lui imbronciandosi ancora di più.
 «Oh avanti musone!» aveva esclamato lei «Ti consiglio di prenderla da parte farvi una chiacchierata. In questo modo potrebbe aprirsi un po’ con noi»
«Grazie per il consiglio»  aveva esultato lui ritrovando l’entusiasmo «lo farò e la metterò a suo agio»
 Erano tornati al tempio dell’aria e Jinora li attendeva sul molo. Atlas capiva che era arrabbiata, si vedeva dal suo sguardo, serio e severo. Avrebbero ricevuto una bella strigliata.
 «Atlas, Meissa!» aveva, infatti, esclamato lei adirata «Siete andati nella parte Est della città? Come avete potuto essere così avventati? Vi hanno scoperti, sanno chi sei Atlas tutto l’Est è tappezzato di manifesti che ti rappresentano. C’è una taglia sulla tua testa» lo aveva rimproverato lei.
  «È tutta colpa mia» aveva confessato Atlas pentito «Ho agito senza pensare alle conseguenze, sono stato un incosciente»
«Almeno hai riconosciuto le tue colpe, è un gran passo in avanti. Ora è il momento di trovare alla svelta un maestro del dominio del fuoco» aveva detto lei  stringendogli le spalle con fare materno.
 «Beh, si dà il caso, che nella mia gita nell’Est io ne abbia trovato uno» aveva detto Atlas, porgendo la mano ad Arawen. Era strano per lei fare da insegnante, far conoscere ad altri il dominio.
 «Buon giorno, il mio nome è Arawen e, beh, spero di insegnare ad Atlas il dominio del fuoco» aveva cercato di essere il più formale possibile, si sentiva in imbarazzo. Era molto tempo che non assaporava l’aria delle persone benestanti, di quelli che non vivevano nella più completa miseria come lei aveva fatto per anni.
 «È un piacere conoscerti, io sono Jinora, capo degli accoliti dell’aria. Sostieni che il tempio possa essere all’altezza per l’apprendimento del dominio del fuoco?» aveva domandato lei sorridente. Arawen si era guardata intorno qualche attimo per poi sorridere bonaria.
  «Sarà perfetto onorevole Jinora»
«Ne sono entusiasta» aveva affermato lei, ricambiando il sorriso «Atlas» aveva poi continuato la donna rivolgendosi a lui «Accompagna la tua maestra nelle sue stanze, per quanto riguarda te Meissa, ho una lettera a te indirizzata da parte di tua madre» Meissa era corsa con Jinora mentre Atlas accompagnava Arawen nelle sue stanze. Nel vedere la camera, la ragazza si era buttata istintivamente sul letto, ridendo liberamente. Aveva una bella risata, calda e fresca allo stesso tempo, come il suo sorriso: luminoso come il sole.
 -Perché sorride così di rado?- si domandava Atlas –È così bella quando è se stessa-
«Ti piace?» aveva domandato Atlas sorridendo. Era contagiato dall’allegria di Arawen in quel momento.
  «Sì, tantissimo!» aveva esclamato lei ridendo «erano anni che non dormivo su un letto vero, con una finestra»
«Cosa ti è successo per farti chiudere ed incupire così tanto? Ora sembri una persona totalmente differente da quella che mi ha scaricato sul traghetto» aveva commentato lui sedendosi al suo fianco e levandole il sorriso.
 «Io non ne ho mai parlato con nessuno» aveva confessato lei.
   «Puoi provare a raccontarlo a me» aveva detto lui sorridendo rassicurante.
«Ah! E va bene!» aveva ceduto lei, lasciandosi cadere sul letto, per poi raggomitolarsi nel cuscino «Non so perché lo racconto proprio a te, però… Beh, la mia storia inizia da mio padre. Lui  viaggiò per tutto il mondo, conoscendo popoli e arti marziali differenti, imparò tanto e un giorno volle ritornare in patria: la Nazione del Fuoco. Lì conobbe mia madre ed ebbero me, inutile dire che si amavano molto. Mio padre divenne caporale al servizio del generale Iroh e si trasferì a Città dell’Est, lo vedevamo di rado, ma lui tornava sempre e rimaneva con noi il più possibile. Un giorno ci regalò Avalon e quel giorno iniziò il mio addestramento al dominio del fuoco. Non ho avuto un’infanzia particolarmente traumatica come puoi notare, vivevamo bene, eravamo agiati. Mio padre venne promosso allo stato di generale dopo la morte di Iroh, a quell’incarico mio padre era deciso ad assemblare un’offensiva contro Alcor, ma andò in fumo. L’Avatar Korra era morta ormai da sei anni, le colonie avevano perso il loro miglior generale e quello nuovo, conosciuto per le sue grandi imprese, era stato sconfitto miseramente. Alcor prese la parte di Città della Repubblica dove vivevamo, prima ci imbottì di tasse, poi ci sfrattò mandandoci a vivere sotto i ponti. Mio padre non si arrese con me, era deciso ad insegnarmi le tecniche del dominio, mi disse che anche una donna doveva difendersi. Era passato un anno,  e mio padre non si era dato per vinto, né con i miei allenamenti, né con l’Ordine del Drago»
  «Ordine del Drago?» aveva domandato Atlas, interrompendo la storia di Arawen.
«Esatto. Mio padre dopo essere stato sfrattato si coalizzò con la gente maltratta da Alcor e con loro creò l’Ordine del Drago. Insegnò anche ai più deboli come impugnare una spada, cercarono di accendere la rivolta. Agli occhi di una bambina di sette anni, beh, erano degli eroi. I primi passi del piano erano andati a buon fine, ma qualcosa andò storto. Quella sera Alcor si assicurò di persona che mio padre non destasse più problemi a lui e alla sua dittatura, io e mia madre, nel giro di un giorno, eravamo ricercate. Scappammo da Città dell’Est per miracolo. Nel  viaggio io continuavo ad appianare tattiche del dominio e le fondevo con le mosse che imparavo dalle genti delle varie colonie che incontravo, come mio padre prima di me. Durante quel viaggio, mia madre si ammalò gravemente e persi una persona cara. La scomparsa di quella persona era stata la seconda, dopo la morte di mio padre, vera grande pugnalata al cuore. Io e mia madre tornammo alla Città dell’Est, Avior, un vecchio membro dell’Ordine del Drago, ci accolse e mia madre tentava di lavorare nonostante la sua malattia. Io non potevo rendermi utile, mia madre guadagnava uno stipendio, ma quello non bastava per sfamarci  e di certo non era sufficiente neppure per comperare i medicinali a mia madre. Allora decisi che era tempo di fare qualcosa, ma potevo solo elemosinare. Lì conobbi un’altra persona, a cui, col tempo, mi affezionai. Mia madre stava morendo in quel periodo, lo sapevo, ma non volevo accettarlo, sta di fatto che un giorno lei non si svegliò più per dirmi di alzarmi. La persona conosciuta nei vicoli mi era stata vicino in quel terzo terribile momento della mia vita. Era dura, all’epoca avevo undici anni ed era già tanto se mia madre aveva resistito tutto quel tempo, comunque Avior mi diede il consenso di iniziare la mia carriera da locandiera e, dato che cominciavo a diventare una “signorina”, il mio titolare pensò bene di mettere in risalto le mie forme per attirare una clientela maschile più elevata. Funzionò, io sembravo più grande rispetto ad una ragazzina della mia età. Quella persona era un ragazzo, si chiamava Izar e aveva un anno in più di me, posso affermare che quella fu la mia prima e vera cotta. Ero innamorata persa, lui mi era stato vicino nel momento in cui io mi ero resa conto di non avere più nulla. Un giorno, mentre elemosinavamo in giro, un suo amico venne per dirgli che la sua famiglia era stata portata al cospetto di Alcor per sotterfugi tramati contro di lui, per spodestarlo. Quella sera lui volle partire. Eravamo in camera mia, mi baciò e mi disse che avrebbe recuperato la sua famiglia e mi sarebbe venuto a prendere, per poi scappare insieme verso un futuro più radioso. Non volevo andasse da solo, ero contraria, ma lui mi fece promettere di rimanere nascosta in camera fino all’alba del giorno dopo. Al sorgere del sole, sotto le mura come da programma, lo attesi. Ma non venne lui, bensì il suo amico Castor, a portarmi ciò che rimaneva di lui: il suo mantello rosso» dal volto di Arawen erano scese calde lacrime solitarie, ma non aveva smesso di raccontare «Avevo perso tutto, sembrava quasi che tutte le persone che provassero ad avvicinarmi, a conoscermi, persone alle quali poi mi affezionavo, sembravano essere destinate a lasciarmi nei modi peggiori. Decisi di ricominciare, di tenermi alla larga da tutto e da tutti alla locanda e di sfogarmi nei rioni più isolati dove erano soliti a fare risse. Poi un giorno scoprii il brivido della gabbia, era un modo per me di mettere in pratica quello che sapevo sull’autodifesa, mentre alla locanda ero diventata famosa per il mio fisico e per il mio carattere misterioso ed enigmatico. Il resto credo che tu lo conosca»
 «Hai avuto davvero un passato tortuoso ed ora hai il timore di affezionarti ad altri per paura di perderli in modi orribili, esatto?» aveva ricapitolato lui cercando conferma nel volto della ragazza, che aveva fatto un lieve cenno d’assenso «Non avere paura di legarti a me, o a Meissa, credo che sia meglio per te vivere la vita e sorriderle con quello che ti ha offerto di buono nonostante tutto. Insomma, abbiamo sedici anni è giusto fare amicizie e vivere la nostra adolescenza senza troppe paranoie» Arawen aveva fatto un lungo sospiro, poi  il sorriso era ricomparso sul suo volto.
 «Grazie» aveva bisbigliato lei.
Atlas stava per aggiungere qualcosa, quando Meissa era entrata spalancando furiosamente la porta.
  «Atlas, mamma è andata in paranoia» aveva cominciato lei esasperata «Ha scoperto che siamo andati a Città dell’Est, come ancora non lo so, e ti ordina di imparare in fretta il dominio del fuoco per poi slittare via da qui»
«La zia può ordinare quello che vuole, ma l’ultimo dominio che devo apprendere è l’acqua, quindi scrivile che è inutile farsi venire un diavolo per capello. Sono l’Avatar me la saprò cavare»
  «Come vuoi, ma se succede qualcosa io ti avevo avvertito...Ho, per caso, interrotto qualcosa?» aveva domandato lei successivamente.
«No» aveva detto Arawen laconica «Avevamo appena finito. Ora è meglio dedicarsi al dominio»
  «Concordo» aveva borbottato Atlas, poco convinto e per nulla voglioso di cominciare l’addestramento.
«Seguimi Avatar» aveva detto lei sbrigativa. Lo aveva condotto sul retro del tempio, dove erano situati gli strumenti per l’allenamento dei dominatori dell’aria. Arawen si era seduta per terra a gambe incrociate ed Atlas l’aveva imitata.
  «Che stiamo facendo?» aveva domandato Atlas.
«Questo è il primo passo per dominare le fiamme: il respiro» aveva risposto lei inspirando profondamente.
  «Sembra una cosa da dominatore dell’aria» aveva replicato Atlas scettico.
«Dimmi Atlas» aveva cominciato lei «I dominatori del fuoco da dove attingono la loro energia?» aveva domandato infine.
  «Da…Un camino?» aveva azzardato lui.
«Risposta sbagliata» aveva detto lei continuando ad inspirare «È il sole, nonché più grande fonte di calore e fuoco. Devi cominciare a respirare e devi sentire su di te il calore del sole, esso ti infonderà energia e grazie ad esso riuscirai a dominare il fuoco, ma ci vuole pazienza» aveva spiegato lei.
Atlas aveva cominciato a inspirare ed espirare profondamente, cercava di concentrarsi e di sentire il sole. Tuttavia, nonostante facesse ciò che Arawen gli spiegava sentiva il calore del sole, sì, ma per il semplice fatto che si stava ustionando la testa. Per essere Febbraio il sole splendeva alto in cielo e non sembrava affatto una giornata invernale, bensì una primaverile.
 «Arawen» aveva detto lui  dopo un’ora e mezza di profondi respiri «Credo di sentire il sole»
  «Ah sì?» aveva detto lei «E com’è?»
«Caldo, tremendamente caldo»
  «Credo che tu non abbia chiaro il senso di questo allenamento, vero?»
«Non vedo a cosa può essermi utile bruciarmi la testa e respirare» aveva replicato lui seccato «Fammi produrre il fuoco» aveva chiesto lui «Una fiamma piccina» l’aveva pregata lui. Arawen si era alzata ed aveva fatto un profondo respiro.
  «Prova» aveva detto lei sicura «Fammi vedere la quantità di fuoco che emana il tuo spirito»
Atlas si era impegnato, aveva fatto un profondo respiro, aveva provato a sentire il sole sopra la sua pelle, aveva fatto un poderoso gesto della mano, ma da essa non era uscito neanche un lapillo  di fuoco.
«Io non capisco» aveva brontolato lui «Ho respirato, ho sentito il sole, perché non è successo nulla?»
  «Hai ragione» aveva affermato Arawen «la posizione c’era, il movimento c’era, il respiro c’era…Ho come un brutto presentimento che mi percorre la schiena» aveva detto lei pensierosa.
«Che tipo di presentimento?» aveva domandato Atlas preoccupato.
  «Stellina, mi sa che questo dominio per te sarà difficilissimo da apprendere, spero solo che non sia bloccato come quello di Korra» aveva sentenziato lei.
«Non posso darmi per vinto Arawen! Io devo farcela e sono sicuro che riuscirò a dominare il fuoco» aveva replicato lui.
  «Tesoro io mica ti ho detto che avremmo smesso l’allenamento, devo solo trovare un modo per sbloccarti»
Arawen ce la metteva tutta per insegnargli il dominio e ad Atlas piaceva il modo in cui lei spiegava, capiva e apprendeva, ma non riusciva a produrre nulla. Arawen si era lasciata cadere sul terreno.
«Accidenti!» aveva esclamato furiosa «È trascorsa una settimana e ancora non so come mai non riesci a produrre il fuoco»
  «Atlas ci ha messo poco per imparare il dominio della terra» si era intromessa Meissa, che stava osservando gli allenamenti.
«Sì, è vero, ma esiste sempre un dominio più difficile degli altri da apprendere e questo varia di Avatar in Avatar, dipende dal carattere. Per Aang fu il dominio della terra, per Korra il dominio dell’aria, evidentemente per Atlas è il domino del fuoco. Ci vorrà del tempo, ma riuscirò ad insegnarglielo»
  «Se tu non ci riuscissi invece?» aveva fatto notare Meissa.
«Vuol dire che Atlas dovrà trovare un nuovo maestro del dominio del fuoco, magari qualcuno di più esperto»
  «No» aveva proferito secco lui «Io sento che sei quella giusta, ho imparato già moltissimo su questo dominio e mi piace come mi insegni, non sei tu è un blocco mio. Mi chiedo solo se…»
«Solo se cosa?» avevano domandato in coro le due ragazze.
 «Mi chiedo solo se sia possibile infrangere le regole ed imparare prima gli altri due domini, tanto per portarmi avanti e lasciare il fuoco per ultimo»
 «Non lo so» aveva affermato Arawen dispiaciuta «ma sicuramente ti seguirò, ovunque tu deciderai di andare, almeno finché non ti avrò insegnato il dominio» aveva detto lei facendogli l’occhiolino «Prova a parlarne con Jinora, sono certa che saprà consigliarti al meglio» aveva concluso lei infine.
 «Credo che farò così» aveva detto lui, per poi andare verso l’ufficio di Jinora. Aveva fatto per bussare alla porta, ma si era bloccato.
  «Entra pure Atlas» era entrato socchiudendo leggermente la porta, per poi sedersi su una delle comode poltrone che c’erano nello studio. Era ampio, ben illuminato e arieggiato. Dietro la scrivania alla quale Jinora era seduta c’era un immensa libreria, ricolma di antichi volumi.
«Maestra Jinora, io…» le parole gli morivano in bocca, quella gente contava su di lui e non aveva ancora concluso nulla «Io non sto avendo i risultati sperati con il dominio del fuoco» aveva confessato lui «Arawen è un’ottima maestra e con me cerca sempre di non arrendersi, mi ha insegnato le posizioni, la radice, il respiro, ma io sono bloccato. Non riesco a produrre neanche una fiammella»
Jinora rimembrava la fatica che l’Avatar Korra aveva fatto per il dominio dell’aria e, nonostante Atlas avesse un carattere totalmente differente da quelli dei suoi predecessori, lei sapeva quanto avrebbe faticato per apprendere quel dominio e sapeva quale sarebbe stata la sua richiesta.
«E quindi?»
 «Quindi vorrei avere il suo permesso, anche se è contro le regole, di lasciare per ultimo il dominio del fuoco e di incominciare ad apprendere il dominio dell’acqua» aveva proferito lui.
«E sia» aveva assecondato lei «Se ritieni sia meglio così non posso che essere d’accordo con te, mi sembra comunque mi sembra anche possa essere una soluzione per quanto riguarda la tua taglia. Io ti asseconderò e aspetterò il tuo ritorno per l’apprendimento del dominio dell’aria, tu tienici informati sugli spostamenti degli eserciti tramite Avalon, se ad Arawen non dispiace»
«Non credo sarà un problema per lei» aveva detto Atlas entusiasta «Partiremo immediatamente»
Si era congedato ed era corso dalle sue amiche all’entrata del tempio, gli aveva raccontato la novità e poi, mentre loro facevano le valige, Atlas era corso a slegare Leda.
 «Si parte amica mia, si parte per il polo Nord»

Appa's Corner:
Minori: Oggi fa un caldo devastante...
 Rouge: Concordo con te... Proprio oggi si doveva rompere il condizionatore dello studio?
Minori: Ehh Rou, la iella è iella, c'è poco da fare.
 Rouge: Sostengo la mia volontà nel voler compare un ventilatore!
Minori: Ma è inutile! Non fa nulla, almeno il condizionatore fa fresco sul serio!
 Rouge: Ma il condizionatore si rompe
Minori: Vuoi vedere che se lo prendo a calci si rompe pure il ventilarore?
 Rouge: Tu provaci e ti devasto!
Minori: AHHH!! Appa, proteggimi! *Si nasconde dietro ad Appa*
 Rouge: Appa, spostati.
Appa: ...
Minori: Lo vedi? Lui mi ama, mi protegge!
 Rouge: Oddio, il caldo le ha dato alla testa... arrivederci gente, alla prossima... Saluta Minori
Minori: Byebye gente, vi lasciamo all'identikit del giorno: La misteriosa Arawen!

Nome: Arawen
 Dominio: Fuoco e Fulmine
Nazione: Del Fuoco
 Compleanno: 17 Maggio

  
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