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Autore: Sanae78    26/02/2008    1 recensioni
Emina, una madre coraggiosa, che ha accettato sua figlia Aisha per quello che era, sua figlia, ed Aisha una timida ragazzina con un dolce sorriso strano.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Smile”

di Sanae78


Capitolo 1


Emina


Come sono stanca, quasi non riesco ad aprire gli occhi. Giro la testa verso destra e noto che seduto su una sedia, vicino al mio letto, c' è mio marito. Anche se faccio fatica a metterlo a fuoco Che strano, non dice nulla. Non so se riuscirò a tirarmi su, la schiena mi fa ancora un gran male e mi sento debole. Il parto è stato lungo, più di venti ore di travaglio, sono così stanca. Ma il bambino era prematuro, ieri in mattinata mi si sono rotte le acque e siamo dovuti correre qui in ospedale a Kabul.

Una bambina in realtà, la mia prima figlia femmina. Ho sentito chiaramente il dottore che lo diceva agli altri in sala parto, dopo che è venuta alla luce. Ora che ci penso, ho sentito che è stata passata ad un' infermiera che l' ha portata fuori quasi subito. Non me l' hanno fatta vedere, che strano. Questa è già la terza volta che partorisco e le altre volte non era accaduto nulla di simile. Poco dopo il parto il bambino mi era stato portato tra le braccia.

Con grande sforzo tento di sollevarmi dal letto per cercare di parlare con mio marito. E' strano. Alla nascita di ogni nostro bambino mi ha sempre accolta tra grida di gioia, adesso invece fa scena muta. Ma la bambina dovrebbe stare bene. Prima di crollare sfinita avevo chiesto ad un' infermiera come stava e lei gentilmente mi aveva detto che andava tutto bene, solo che dovevano portarla via per pulirla e fare dei controlli. Me l' avrebbero portata il prima possibile, eppure dev' essere passato già parecchio tempo. Sento di aver dormito tanto.

E' faticoso, ma riesco a rialzarmi ed ad appoggiarmi al cuscino. Saluto il mio consorte ed inizio a porgli qualche domanda. Il suo silenzio continua, non mi risponde, abbassa lo sguardo e si si alza dirigendosi verso la porta. Ma che succede? Non capisco! Inizio a preoccuparmi, dev' essere successo qualcosa di brutto, qualcosa alla bambina.

Poco dopo entra il dottore con un' infermiera. Dalla mia bocca escono accorate queste parole: “Ditemi di mia figlia, vi prego! Come sta mia figlia? Vi supplico portatemela!”

Le mie orecchie odono le parole: “Ci dispiace, ma la sua bambina è morta!”

Mi sento male e fatico a respirare. Com' è possibile? Mi hanno detto che stava bene. Il mio cuore mi dice che non è così. Sono sconvolta.

Alcune lacrime iniziano a scendere rigando il mio viso e con un filo di voce domando: “Voglio vederla!” e poi l' assurdo “Mi spiace, ma non è possibile!”

Mi sento frustata ed arrabbiata. Ma come mi è stata negata la possibilità di stringerla tra le mia braccia, quand' era ancora in vita e non posso nemmeno vederla per dirle addio.

Sento che devo fare qualcosa e mi metto ad urlare: “Voglio mia figlia! Voglio vederla!”

I loro sguardi si fanno preoccupati, si allontanano da me e si consultano. L' infermiera esce velocemente dalla mia stanza per tornare pochi minuti dopo con un fagottino in mano.

Mentre si avvicina al mio letto, percepisco i vagiti di un neonato. La bambina ma allora è viva. Sono incredula e piena di gioia.

Allungo le braccia verso di loro ed in pochi istanti me la ritrovo tra le mani. E' viva! Mia figlia è viva! Piango, stavolta di gioia.

Posso sentire il battito del suo cuore. Perché mi hanno detto che era morta?

Con trepidazione inizio ad osservarla e forse inizio a comprender la ragione di questa messa in scena.

La trovo da subito bellissima, i suoi occhi sono verdi, come quelli di sua nonna, la sua pelle è ambrata ed ha un dolcissimo nasino a patatina.

Poi la bocca...il suo labbro è spezzato a metà proprio sotto il naso. E' nata col labbro leporino. In Afghanistan accade abbastanza spesso che nascano dei bambini così.

Ma a me non importa, sento già di volerle bene e chiedo, quando potrò portarla a casa. Mio marito è rientrato. Mi rivolge uno sguardo che sa quasi di accusa nei miei confronti, perché ho dato alla luce una bimba non perfetta.

Il dottore mi dice che è meglio, se non la portiamo a casa. Con questa menomazione di sicuro sarà molto difficile da nutrire ed a breve sarà destinata comunque a morire. Assan approva le sue parole. Ma si tratta di nostra figlia.

Quando sentivo che cresceva dentro di me, ho iniziato a volerle bene ed adesso che l' ho incontrata occupa un posto speciale nel mio cuore insieme ai suoi fratelli.

Lotterò per lei, lotterò per mia figlia!

La stringo forte a me quasi a volerla proteggere da coloro, che vogliono strapparmela adducendo delle assurdità e negandole il diritto di vivere, è il mio cuore di mamma che aprla: “Questa bambina è mia figlia. L' ho amata da sempre ed ora che l' ho vista sento di amarla ancora di più. La vedo con gli occhi del cuore, e per me non è diversa, ma solo speciale. Aisha così si chiamerà, verrà a casa con me, Assan ed i suoi due fratelli, che attendono impazienti di conoscerla. Sta bene di salute e la curerò facendo in modo che cresca sana. E se ne avremo la possibilità la faremo operare. Anche se per me ha già un bellissimo sorriso e mi basta guardarla per essere felice!”

Per la prima volta mio marito è contro di me. Ma non mi scoraggio.

Mi ama, mi ha sempre rispettata ed è un brav' uomo. Col tempo imparerà ad accettare questa situazione.

Mi rivolgo a lui con dolcezza: “Assan, ti prego guardala...è nostra figlia! Dobbiamo volerle bene ed occuparci di lei. Non permettere a queste persone di portacela via e di farla morire! Se lei muore, sento che morirò con lei!”

Pochi lunghissimi istanti di silenzio, abbassa gli occhi e dice al dottore: “Aisha viene a casa con noi!”



Ben svegliata Aisha. Oggi hai già due settimane ed ogni giorno che passa, mi sembri più forte e più bella. Passerei le ore ad osservarti, ma sarebbe ingiusto nei confronti dei tuoi fratelli. Vi amo tutti allo stesso modo nel mio cuore.

Tu però hai bisogno di più cure. Sei la più indifesa, perché nata in un modo dove gli altri per giudicarti si fermeranno alla tua diversità. Senza considerare il fatto che ogni essere umano è diverso dall' altro, essendo un universo a se stante.

Dovrai essere forte e grazie al mio affetto ed a quello della tua famiglia, capirai che anche tu sei come gli altri. E che purtroppo sono gli altri a non accorgersene, seppur non tutti si fermino alle apparenze.

Ho visto che anche tuo padre, stamattina è venuto a veder come stavi nella tua culla. Ti ha sempre voluto bene anche lui, soffre per quello che tu dovrai soffrire a causa di questa cosa.

Ne abbiamo parlato parecchio insieme. Non gli importa di quello che penserà la gente e si sente in colpa me per essersi fatto condizionare dai medici in ospedale. Ma davvero l' avevano convinto del fatto che tu non potessi vivere.

I tuoi fratellini dicono che sei buffa, ma che sono disposti a difenderti da chiunque oserà prenderti in giro. Presto giocherete insieme.


Ti dico una cosa, che ti ripeterò sempre, quando ti vedrò triste:


“Tu non sei diversa, ma speciale, come ogni altro essere umano! Non scordarlo mai e non vergognarti per come sei!”


Mi avvicino a lei e bacio le tue labbra che anche oggi mi hanno accolta con un dolce sorriso. Ringrazio Dio ogni giorno per avercela donata.


Continua...



  
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