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Autore: Pichan    21/08/2013    1 recensioni
Arrivò nel piccolo chiosco sulla spiaggia che puntualmente, con la musica e le luci soffuse sembrava tutt’altro luogo. Si avvicinò al bancone, sperando di trovare chi cercava. Non le importava se fosse stato il suo turno di lavoro o meno. Lo scorse versare della birra fresca in un bicchiere, come al solito con un sorriso sulle labbra. Era una sua particolarità: Kiba rideva, rideva sempre, di continuo e un po’ le somigliava.
[KibaIno♥] [Marcella Bella - Nell'aria]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara | Coppie: Kiba/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Souvenir


«È domenica e tu chissà che cosa fai, ti rivedo sempre lì che mi dici che mi vuoi, la mia voglia è grande, è scandalosa ormai, c'è una gatta accanto a me e non rinuncia a lei. »

Ino guardò fuori dalla finestra, con uno sguardo offuscato. Fuori il sole calava e illuminava la stanza di una luce rosea, creando un'atmosfera che non aiutava la ragazza. Era lì, che si spogliava, e la pelle che piano piano lasciava nuda sembrava ancora più scura sotto i riflessi di quel sole caldo e basso.
Dopo essere rimasta finalmente nuda, guardò la gatta sul suo letto che si leccava la zampa, passandosela poi sulla testolina, ripetendo di nuovo e di nuovo ancora gli stessi movimenti. Con quella luce, anche lei sembrava aver preso dei romantici movimenti, in fin dei conti era pur sempre una felina.
Si scompigliò i capelli biondi che precedentemente erano stati legati e che avevano assunto un'isolita forma ondulata -insolita perchè erano sempre perfettamente lisci- a causa dell'acqua salata del mare. Era più di un mese che stava in quella località marittima da mozzare il fiato ed aveva speso le sue giornate in spiaggia, all'insegna del relax, a prendere il sole.
Ma proprio lì, sulle rive del mare aveva conosciuto quel ragazzo, con il quale ora si martoriava mentalmente. Ogni giorno ed ogni sera, quando puntualmente passava per quel piccolo chiosco sulla spiaggia, lui le ripeteva sempre la stessa cosa. Inizialmente le si era presentato con la scusa di doverle portare il lettino sotto l'ombrellone, poi, si era fatto più insistente e ormai era arrivato anche al punto di farle richieste poco pulite. E lei rispondeva. Non assecondandolo o accettando le sue proposte, anzi, gli sorrideva in faccia dicendogli ogni volta che no, una notte con lei se la sarebbe solo sognata o al massimo immaginata.
Ed ora invece si ritrovava nuda a fissare la spiaggia e il mare, pensando a quel volto mascolino, all'addome nudo e perfetto, alla sua statura elevata, ai capelli ribelli e castani, agli occhi vispi, allo sguardo malizioso che si posava in continuazione sul suo seno fasciato dal costume. Con un dito si sfiorò le labbra morbide, sentendo quella strana ed improvvisa voglia aumentare. Ma sapeva che non era una voglia qualsiasi, anzi, sentiva benissimo di che avesse bisogno, o meglio di chi.
Purtroppo, però, non poteva presentarsi davanti a lui per poi provocarlo per bene, facendolo scaldare, dopo aver sempre rifiutato le sue richieste. Aveva un certo orgoglio, lei. E poi trovava il suo discorso coerente: magari, ormai, non gli interessava più, anche se era difficile dato la battuta a doppio senso di quella mattina. Quindi sorridendo, o meglio ghignando, avanzò ancheggiando verso il bagno, sentendo un certo calore nel basso ventre aumentare. Non poteva credere che Kiba, quello sciocco, potesse farle venire simili voglie.


«Spero solo che non bussi un uomo adesso, mi comporterei come non vorrei. La mia mente è chiara , ma a volte è più forte il sesso, la mia gatta è ancora lì, non parla ma dice “sì”»

Uscì dalla doccia, e si mise addosso l'accappatoio, sentendo il fresco odore di pulito invaderle le narici. Si strinse in esso, come per ripararsi. Sperò davvero che nessuno venisse a bussare alla sua porta. Per prima cosa perchè voleva stare sola e per seconda, perchè voleva cercare di placare quell'improvviso bisogno.
Dopo essersi asciugata i capelli, uscì fuori, sul balcone, ancora stretta nell'accappatoio, mentre la brezza marina la accarezzava. Chiuse d'istinto gli occhi, respirando profondamente, godendo dell'odore del mare, del calore debole che il sole, quasi calato del tutto, regalava. I suoi capelli biondo grano ondeggiavano delicati nell'aria, mossi dal vento. Sembravano essere degli incantati fili d'oro che si muovevano in una dolce danza. Ancora con gli occhi chiusi, un forte odore di fumo, arrivò alle sue narici, disturbandole il momento. Si girò felina verso la sua sinistra, fissando con gli occhi celesti la figura sul balcone accanto al suo.
Un ragazzo alto, con un filo di barba sul mento e sulla mascella e con il petto nudo, fumava tranquillamente. Se ne stava appoggiato al muro, con lo sguardo rivolto verso il cielo, la sigaretta fra le labbra ed un codino a forma d’ananas.
Mentre lo fissava infastidita, il ragazzo, sentendosi osservato, si voltò verso di lei, lentamente, guardandola negli occhi. In un attimo si sentì imbarazzata, e arrossendo leggermente, gli sorrise, mordendo l’unghia del pollice sinistro, mentre con l’altra mano si tirava su la spalla dell’accappatoio che era scivolata prima che si accorgesse della presenza dell’altro.
Rientrò in camera, mentre una strana idea si piazzava nella sua mente. Non ci mise molto a vestirsi e a mettere su un velo di trucco.


«Aria, ti respiro ancora sai. Nell'aria, ti scaccio ma ci sei!  Voglia, tanta voglia dentro me, una febbre che mi assale, io mi sento così male... »

Arrivò nel piccolo chiosco sulla spiaggia che puntualmente, con la musica e le luci soffuse sembrava tutt’altro luogo. Si avvicinò al bancone, sperando di trovare chi cercava. Non le importava se fosse stato il suo turno di lavoro o meno. Lo scorse versare della birra fresca in un bicchiere, come al solito con un sorriso sulle labbra. Era una sua particolarità: Kiba rideva, rideva sempre, di continuo e un po’ le somigliava.
Non appena il ragazzo si voltò per servire i due ragazzi, la vide e sorridendo furbo le si avvicinò, appoggiandosi un gomito sul bancone, mettendosi di fronte a lei con l’aria di chi voleva qualcosa.
«Signorina Yamanaka! Come mai da queste parti?» chiese ironico, dato che da un pezzo aveva lasciato a casa le galanterie con la ragazza.
«Una passeggiata» rispose lei, sorridendo di rimando allo sguardo malizioso di lui.
«Cosa ti offro?» le chiese mentre la guardava lisciarsi il vestito bianco che le arrivava a malapena a metà coscia.
«Cosa mi proponi?» gli sorrise maliziosa lei. Sapeva perfettamente che a quella domanda, l’Inuzuka ne avrebbe sparata una delle sue. Lo vide abbassare il capo e ridere di gusto, per poi tornare a guardarla negli occhi.
«Avrei parecchie “cose” da proporti!» rispose, sottolineando la parola “cose”. Sta volta però, fu lui che la vide abbassare il capo e ridere. Tipico di lei.
Stranamente però, quando i suoi occhi celesti incrociarono i suoi, gli sembrarono particolarmente maliziosi e prima che potesse dedurre l’espressione di lei, la ragazza si era già alzata, allontanandosi verso la passerella che portava al mare. Non appena mise una mano sulla ringhiera in legno di quella sottospecie di vialetto, si voltò verso di lui, facendogli cenno con un dito di seguirla.
La seguì, non gli importò nulla che doveva lavorare: la Yamanaka lo chiamava.
Vedeva il suo vestito bianco muoversi al vento, fra l’oscurità della sera. L’unica luce che illuminava la sua visuale era la luna e il riflesso che aveva sul mare, per il resto, sentiva solo la sabbia fresca sotto i suoi piedi ed un leggero vento scompigliargli i capelli già ribelli da loro.
La raggiunse, dato che era rimasto indietro.
«Yamanaka, cos’hai in mente?» chiese, ma non ebbe risposta. L’unica cosa che fece la ragazza fu fermarsi di fronte a lui, guardandolo dal basso. Gli piaceva quella differenza d’altezza che c’era tra loro due. Quella nana, lo faceva impazzire, ma se mai avesse osato di dirle che fosse bassa, sarebbe morto sul colpo. Ne era certo.
La ragazza portò le mani sulle spalle, abbassando quelle del vestito, fino a farlo scivolare a terra.
«Inuzuka, mi sembra abbastanza ovvio!» disse mentre il ragazzo la fissava sbalordito.
Gli portò una mano dietro la nuca,avvicinandolo alle sue labbra. Nello stato in cui si trovava non sarebbe stato capace neanche di reggersi in piedi. Il suo odore forte la faceva impazzire.
Le posò le mani sui fianchi sinuosi, mentre le loro lingue si accarezzavano con trasporto. Sentiva le mani della ragazza sfilargli tutto, fino a lasciarlo nudo di ogni capo d’abbigliamento. Quindi sfilandole il reggiseno e gli slip, la prese per le natiche, portandosela all’altezza del bacino, mentre lei gli cingeva i fianchi con le gambe abbronzate.
«Cos’è, devi ripartire e volevi portare con te un bel ricordo del posto?» le chiese ironico e malizioso allo stesso tempo, mentre s’incamminava verso la riva.
«Ti sbagli, non sto per partire. Ma il ricordo volevo portarmelo lo stesso» rispose lei, mentre sentiva l’acqua arrivarle quasi ai fianchi.
 
Sorrise, pensando che aveva ancora una settimana per godere di quel piccolo souvenir.



Salve a tutti! :3
Allora dal titolo sembrerebbe un songfic sulla canzone di Ligabue, ma non c'entra niente, inizialmente aveva un stupido nome che non c'azzeccava nulla e dato che mi è uscita l'ultima battuta così, ho deciso di chiamarla 'Souvenir'.
Chi mi conosce si starà chidendo 'Ma se ami le ShikaIno, perchè hai scritto su questo pairing?'
Semplice! Io AMO Shikamaru non quella con cui sta, infatti l'ho inserito nella fic, quello che fuma è proprio lui.
Insomma non posso non inserirlo ovunque!
Volevo ache dire che il personaggio di Ino è fantastico! Lo adoro! 
E' uno di quelli con il quale puoi giocare facendole fare tantissime cose, come Kiba, proprio per questo mi piacciono insieme!
Comunque, spero che vi sia piaciuta e spero di ricevere recensioni, un bacione!
   
 
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