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Autore: Drunk on Love    21/08/2013    2 recensioni
'Addio. Fu l'unica parola che uscì dalla sua bocca. Lei rimase a guardarlo allontanarsi per qualche secondo, o qualche ora, o una vita intera. Le era crollato il mondo addosso. Credeva davvero che non si sarebbe più rialzata. Addio. Addio. Addio. Quella parola le rimbombava nella testa. Addio. Addio.'
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Somebody's gonna wish that you were here.

Era una sera come le altre, la solita pioggerellina fresca bagnava la città e la avvolgeva in una copreta protettiva.
Lei era lì, come al solito, seduta sul divano, avvolta fra le coperte.
Aspettava che qualcosa arrivasse e la scuotesse, altrimenti sarebbe potuta morire.
Ma quel qualcosa non arrivava.
Pensava e ripensava a quel pomeriggio di un mese prima, quando tutto il suo mondo le si era rivolto contro.
Non riusciva a capirne il motivo.
Era da un mese che i suoi giorni erano tutti uguali, caratterizzati dal solito sguardo assente. Ma le sue notti..le sue notti erano tempestate di incubi. E lei urlava, provava a scappare, ma sognava sempre quell'unica scena, era un ricordo atroce che la perseguitava.
'Addio. Fu l'unica parola che uscì dalla sua bocca. Lei rimase a guardarlo allontanarsi per qualche secondo, o qualche ora, o una vita intera. Le era crollato il mondo addosso. Credeva davvero che non si sarebbe più rialzata. Addio. Addio. Addio. Quella parola le rimbombava nella testa. Addio. Addio.'
Ogni volta si svegliata nel cuore della notte con la fronte imperlata di sudore e il mal di gola, sperando di trovarlo al suo fianco, sperando che lui la abbracciasse e le dicesse che era tutto finito, che era solo un incubo, che sarebbe passato.
Ma l'unica cosa che era finita era la loro storia. Ma era meglio così.
Lui era troppo violento, e lei era troppo fragile.
Ma lei lo amava ancora. Come poteva non amarlo? Era passato troppo poco tempo.
Lui l'aveva lasciata senza un motivo, senza una scusa, dalla sera alla mattina.
E quindi, quella sera trascorse così, aspettando. E tremando: aveva paura di dormire perché sapeva cosa avrebbe visto, o meglio, rivisto.
E lei non voleva.
Così passò una nottata insonne, a fissare quello schermo di un televisore. Ma fu solo peggio.
Ogni canale, ogni film, ogni programma, dappertutto c'era qualcosa che la riportava a lui.
Quando spense la televisione, nella stanza calò un silenzio terrificante.
Era sola. Non c'era più lui che le stava vicino e la riscaldava, che la coccolava, che la faceva ridere. Se ne era andato.
'Qui non c'è posto per noi due. Non c'è posto per me. Vado a fare una vita migliore.' le aveva detto, prima di baciarla un'ultima, intensa volta.
Poi non le era rimasto nulla, solo la solita vecchia canzone che le rimombava in testa.
Era vero. Se ne stava andando a fare una vita migliore, ma non era la stessa vita che desiderava lei.
Dopo un mese, quella sera silenziosa, finalmente capì.
L'aveva lasciata davvero per farla stare meglio, perché se fossero rimasti insieme sarebbe stata peggio.
Finalmente trovò la forza di alzarsi e andare nella sua camera da letto. Non aveva più paura di dormire.
Quella notte fu una notte tranquilla, la prima dopo un mese intero.
La mattina dopo, era la prima mattina di primavera, in tutti i sensi.
Era risalita dal fondo ed era pronta a prendere aria.
Doveva cominciare anche lei una vita migliore, e l'avrebbe fatto ricordandosi che lui aveva fatto la cosa giusta.
Lei lo amava ancora, è vero, ma lo amava in modo diverso. Stavolta era consapevole.



«And I know you’re going somewhere to make a better life
I hope that you find it on the first try
And even though it kills me
That you have to go
I know it’ll be sadder
If you never hit the road
So farewell»
  
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