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Autore: sweet_hyra_97    21/08/2013    1 recensioni
Irene. Diciassette anni e una vita passata tutta dentro un orfanotrofio, assieme alle suore.
Non conosce la vita fuori da esso, fino a quando la sua adozione improvvisa non le sconvolge tutto.
Si ritrova con una famiglia ed una sorella molto affettuosa; si ritrova travolta dentro il mondo dello spettacolo che la sorella già vive; scopre l'amore, che le sconvolge ulteriormente tutto.
Come farà una ragazza timida e chiusa ad affrontare tutto questo?
|introduzione modificata|
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 8

-IRENE!- un urlo.
Luciana correva per il corridoio e, impaziente di trovare già l’altra ragazza sveglia, si era messa ad urlare.
Irene, dal canto suo, si alzò dal letto spaventata, cercando di capire se fosse successo qualcosa di grave, ma notando che, invece, tutto era calmo come ogni mattina.
-Ah, sei sveglia!- mormorò Luciana, entrata in camera subito dopo.
-Cos’è successo?- chiese Irene, la voce ancora impastata dal sonno.
-No, nulla di grave. Ho appena ricevuto una chiamata e, siccome l’altro film che ho fatto ha riscosso molto successo, mi hanno proposto di farne un altro.- disse lei, come se nulla fosse.
-Ma non è un po’ presto? L’altro è uscito solamente poche settimane fa...-
-Sì, ma non è questo il punto!- rispose, ignorandola. –Ho proposto pure te come attrice del cast: non è bello? Recitiamo assieme!-
Irene la guardò senza dire nulla: Luciana aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia ed era in trepidante attesa di una risposta. Pensava che Irene avrebbe apprezzato e che non si sentisse a suo agio a stare semplicemente a guardare.
Pensava di farle un regalo, che ancora non aveva fatto abbastanza per lei, per farla stare bene.
Irene, invece, era stupita dall’intraprendenza dell’altra, dalla sua testardaggine nel farle avere tutto, anche se lei diceva che stava bene così e che non aveva bisogno di nient’altro.
-Beh... Non credi che sia stata una scelta un po’ avventata? In fondo io non sono brava a recitare...- rispose a bassa voce Irene, come se avesse paura di deluderla. Non si sentiva all’altezza, solo un po’ inutile.
Luciana studiò per alcuni minuti l’espressione di Irene, come se stesse cercando di capire cosa pensava, poi le diede la sua risposta.
-C’è tempo per imparare. Quindi che ne dici? Di pomeriggio dobbiamo andare a conoscere il regista.-
-Va bene...- sussurrò Irene, ancora un po’ incerta.
-Allora dai, vai a farti la doccia che io scelgo cosa metterti!- esclamò Luciana, raggiante più di prima e determinata.
Irene obbedì, ancora un poco riluttante e, dopo una mezzoretta buona, tornò in camera sua, dove Luciana l’aspettava con i vestiti già pronti sul letto e i trucchi tra le mani.
Aveva scelto dei jeans chiari e una felpa lilla. La felpa, però, era qualche misura più grande di quella che portava Irene: era stata una delle sue poche scelte ed aveva anche insistito perché potesse comprarla, anche se Luciana sosteneva che fosse troppo semplice e che non le si addicesse.
Era diventata la sua felpa preferita e non vedeva l’ora di indossarla, Irene, e Luciana lo sapeva.
Quindi Luciana le porse i vestiti, che indossò velocemente, poi le fece cenno di sedersi, poiché iniziava, come di rito, il “trucco e parrucco”.
Aveva optato per un look semplice, stavolta, perché in fondo sapeva che Irene non amava apparire, decisamente. Le aveva messo un ombretto leggero, in tono con la maglietta, un po’ di mascara, anche se l’altra si era un po’ lamentata, e del lucidalabbra trasparente.
-Dobbiamo cambiare questi occhiali, uno di questi giorni!- esclamò improvvisamente Luciana, più a sé che ad Irene.
-Sono troppo grandi e nascondono i tuoi occhi!-
Irene, in realtà, non si trovava tanto d’accordo: le piacevano, infatti, perché la nascondevano, non facevano vedere ciò che lei non voleva far vedere. E se li avesse cambiati, tutti avrebbero visto ciò che lei nascondeva, la sua paura, anche se non sapeva dire realmente di cosa, la sua parte nascosta.
Però si limitò ad annuire, perché Luciana avrebbe insistito lo stesso fino alla nausea.
-Adesso sei perfetta!- esclamò, poi, Luciana, dopo altri minuti di silenzio tombale, facendole segno che poteva alzarsi e guardarsi allo specchio.
Irene era piuttosto soddisfatta, nonostante tutto, e sorrise dolcemente, come per ringraziarla.
-Dai, adesso però dobbiamo andare, che gli studi cinematografici sono un po’ più lontani da quelli dell’altra volta e rischiamo di arrivare in ritardo.-
Quindi uscirono di casa e Luciana prese la sua nuova macchina, ricevuta da poco in regalo dal proprio fidanzato.
Il viaggio durò circa un’oretta e mezza e, nel frattempo, come sempre, Luciana non stette zitta nemmeno un attimo: raccontava sempre degli aneddoti, a volte anche gli stessi, dimenticando di averli già raccontati e, spesso, Irene glielo ricordava, con una punta di imbarazzo.
In quei casi specialmente, Luciana scoppiava a ridere come una pazza, dichiarando che, molto probabilmente, già stava iniziando a perdere la memoria.
Qualche volta capitava anche che Luciana chiedesse ad Irene di raccontare qualcosa del suo passato, ma lei diceva poco o niente, a differenza dei casi, dichiarando di non aver mai fatto nulla di interessante nella sua vita oltre che studiare. Certo, Luciana ne rimaneva amareggiata, perché voleva scoprire qualcosa sul passato della sua nuova sorella, ma pensava fosse solo questione di tempo e si sarebbe aperta di più.
Senza nemmeno accorgersene, erano già arrivate: solo dopo essersi fermata davanti ad un cancello, Luciana si accorse che erano arrivate in una villa, probabilmente del regista, e non agli studi cinematografici.
Non fece espressioni strane o altro, era solo un poco stupita, perché quello non aveva detto di averla invitata nella sua residenza, ma di incontrarla solo per un incontro di lavoro.
Irene, dal canto suo, invece, aveva un’espressione di puro stupore, soprattutto per il luogo in cui si trovava.
Luciana scese dalla macchina e suonò il campanello, ricevendo subito una risposta e, quando si diresse nella macchina per entrare, il cancello iniziò ad aprirsi.
Entrarono e trovarono il padrone di casa davanti a loro, che indicò dove si trovava l’area di parcheggio; Luciana si diresse nella zona indicata, per poi fermarsi e spegnere l’auto.
Irene esitò un attimo, poi parlò.
-Come mai stai facendo tutto questo per me?-
Non si aspettava chissà quale risposta, le era venuta spontanea quella domanda.
-Perché sei mia sorella, no?- rispose, prontamente, l’altra, con un sorriso ingenuo sulle labbra.
Si disse che quella risposta, al momento, poteva bastare, e le sorrise di rimando.
  
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