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Autore: Adler90    22/08/2013    0 recensioni
Semplice Oneshot ambientata verso la fine della II Guerra Mondiale in cui i fratelli Julchen e Gilbert, rappresentanti la Prussia, prendono atto del loro destino
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nyotalia, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Una figura snella e slanciata, avvolta in un lungo cappotto scuro che non rendeva affatto giustizia alle forme che nascondeva, camminava ormai da quasi un'ora avanti e indietro in quella piccola tenda da campo. L'aria era tesa e si capiva con un solo sguardo che quella ragazza era preoccupata e nervosa, pareva quasi aspettasse l'arrivo di qualcosa... o qualcuno.
Non appena uno spiraglio di luce illumina l'interno di quel piccolo rifugio, la figura si volta ed accoglie con uno sguardo freddo come il ghiaccio, nonostante il colore rubino degli occhi, lo sconosciuto.

-Dove cazzo sei stato?-

Ringhia non troppo gentilmente al ragazzo che si era appena unito a lei nel tepore della tenda

-Juls, ti prego... non iniziare! Sono stanco ed è stato un pomerigg-

-Non mi interessano le tue scuse, Gilbert! Devi smetterla di dargli corda! Basta così!-

Arriva ad urlare la ragazza mentre gli occhi iniziano ad inumidirsi a causa del nervosismo, dell'ansia e della rabbia trattenuta fino in quel momento. Come tutta risposta l'albino si lascia cadere su una semplice sedia di legno scuro, rovinata dalle intemperie, esattamente come il tavolo a cui era abbinata e sul quale giacevano ancora mappe e piani di attacchi ormai inutili.

-Non ti azzardare ad ignorarmi!-

Continua la ragazza, scandendo chiaramente parola per parola come se la cosa potesse aiutare ad attirare l'attenzione del fratello.

-Juls, non farmi ripetere! Per favore...-

Mormora l'albino con voce stanca, visibilmente stremato e a testa china; neppure faceva la fatica di guardarla in viso e, la cosa, sembrava irritare ancora di più la sorella.

-GUARDAMI!-

Ringhia lei dopo essersi messa di fronte a lui ed averlo costretto ad alzare il viso, afferrandolo per il colletto della divisa da nazista, logora per la battaglia, ma l'espressione vuota e rassegnata del fratello la spiazza talmente da lasciare la presa.

-Che c'è... cosa ti ha fatto calmare ora?-

Ridacchia stanco, con un sorriso privo di qualsiasi emozione o calore. Si vedeva ad occhio nudo, ormai, la rassegnazione dell'uomo che una volta si vantava di essere il migliore di tutta l'Europa... anzi no, del mondo. Julchen allunga una mano, accarezzando il viso del gemello, mentre anche il suo sguardo cambiava; non c'era più rabbia nei suoi occhi ma cominciava a condividere la consapevolezza del ragazzo... la consapevolezza che avrebbero perso.

-Che è successo?-

Mormora stavolta con un tono ben più dolce, quasi amorevole, stringendo il capo di lui a sé, con entrambe le braccia.

-Goring ha mandato un ultimatum al Furer. Da Berlino non giungono più notizie...-

Sussurra il ragazzo, passando entrambe le braccia attorno alla vita della sorella, stringendola fino quasi a toglierle il respiro.

-Perchè non arrivano più notizie? Che... che è successo? E che c'entra Goring? Ci dovrebbe essere il baffetto qui... o almeno dovrebbe dirigere le cose da quel dannato buco in cui si è nascosto!-

Risponde allarmata lei, chinandosi per cercar qualche contatto visivo con l'albino ma inutilmente dato che lui teneva il viso basso con la fronte appoggiata al grembo della ragazza.

-E' inutile... tutto inutile! I russi son arrivati a Berlino, Hitler sembra che ormai abbia mollato e Goring... lui vuole prendere in mano la situazione ora! Secondo lui possiamo ancora farcela...-

Spiega senza un briciolo di convinzione in quelle parole, sussurrate con un tono che andava via via scemando verso la fine.

-No, ti prego... basta così! Stavolta non mi interessa cosa ne pensa Lud! Ti scongiuro... sai che son stata sempre la prima ad incoraggiarlo... ma ora basta! Non ce la faccio più...-

Supplica lei, ancora china su di lui, mentre calde lacrime cominciavano a rigarle il viso.

-Per il suo bene... per il tuo... per quello di tutti i tedeschi! Basta così!-

Continua con voce tremula. Era ovvio a tutti, ormai, che continuare sarebbe stato solo un suicidio.
L'albino alza il viso ed allunga una mano verso il viso di lei, asciugandole una guancia con il pollice.

-Vieni qui Juls. Sei stata forte per troppo tempo...-

Sospira tirandosela a sedere sulle gambe, nonostante la riluttanza di lei.

-s-siamo... stati...-

Lo corregge lei mentre l'albino le accarezza amorevolmente i lunghi capelli argentei.

-Già... “siamo”-

Risponde lui con un piccolo sorriso, alzando il viso per posare un piccolo bacio sulla guancia arrossata di lei.

-Io, tu, il nostro piccolo fratellino... cresciuto troppo in fretta...-

-No, non è affatto cresciuto!-

Lo corregge in tono grave lei

-Diventare un armadio tutto muscoli non significa crescere! Non significa esser abbastanza esperti da governare un stato tutt--

Il fratello la zittisce con una mano sulle labbra, guardandola con rimprovero.

-Calmati... Sai come si dice, no? Nessuno nasce imparato! Neppure noi sapevamo tutto quello che c'era da sapere all'inizio... te lo ricordi, no? Quanti sbagli abbiamo fatto, quante volte siamo caduti e quante volte ci siamo rialzati! Non pretendere che l'esperienza si raccolga senza sbagliare... e poi noi potevamo fermarlo, limitare la sua voglia di grandezza! Ha voluto imitarci e noi l'abbiam incoraggiato, stando a guardare mentre cadeva pian piano nell'abisso...-

La ragazza resta a lungo in silenzio a quelle parole, a sguardo basso, colpevole degli sbagli che il fratello le aveva ricordato.

-Non è la stessa cosa! I nostri sbagli... non han mai avuto ripercussioni come quelle che avrà questa storia...-

-I tempi sono cambiati piccola mia!-

Le fa notare con un piccolo risolino il ragazzo, arruffandole i capelli.

-Siamo troppo vecchi per quest'epoca... quasi pezzi da museo!-

Scherza stringendola più forte a sé, cercando di strapparle un ultimo sorriso prima che tutto quello finisse. Sapeva che le parole della sorella diceva era vero, stavolta si erano spinti troppo oltre, avevano varcato cancelli che non avrebbero mai dovuto varcare. Non era stata una guerra, bensì un massacro.

-Mi piaceva esser un pezzo da museo...-

Mormora lei, appoggiando la fronte contro quella del fratello. Nonostante la debole luce della lampada a gas che illuminava la tenda, si riusciva perfettamente a vedere che stava piangendo.

-Non ti si addice Juls, sei troppo bella per esser rinchiusa in un museo!-

Le risponde lui, sorridendo dolcemente mentre le sposta i capelli dal viso. Entrambi avevano agito senza pensare alle conseguenze, convinti che quello che facevano fosse giusto... ma ora era arrivato il momento di tirare le somme. Non avrebbe mai permesso che nessuno si azzardasse ad alzare un solo dito sulla sua Juls e neppure sul loro fratellino, sentiva la responsabilità di quello che era successo tutta sulle sue spalle. Avrebbe potuto fermare tutto quello ben prima che si giungesse al punto di non ritorno ma, ormai, era tardi per piangersi addosso.

-Andiamo a dormire, domani mi aspetta una lunga giornata!-

Mormora, ma la ragazza non si sposta di un solo millimetro. Nega col capo e si stringe più forte a lui.

-Juls... sono stanco...-

Continua l'albino, accarezzandole il capo, ma come tutta risposta lei si limita a negare nuovamente.

-Andrà tutto bene, te lo prometto!-

-Non è vero! Non andrà tutto bene...-

Singhiozza lei stringendosi a lui con una presa salda.

-Sacrificarti come al solito non è “andare bene”! Non mi devi promettere che andrà bene... devi promettermi che qualunque cosa farai, staremo assieme! Come sempre! Come abbiamo sempre fatto... io e te!-

L'albina conosceva fin troppo bene il senso del dovere e del sacrificio del fratello; avrebbe fatto di tutto pur di addossarsi l'intera colpa per proteggere la famiglia, ma non era quello che LEI voleva. Avevano sempre condiviso tutto, nel bene e nel male, stavolta non sarebbe andata diversamente.

-Stavolta no, piccola mia... La cosa è davvero troppo grande e non sappiamo cos-

-NON MI INTERESSA!-

Esclama lei, interrompendo le parole di lui.

-Non mi interessa quanto sarà pericoloso, non mi interessa cosa ci accadrà, non mi interessa nulla... sei l'unico di cui mi sia sempre potuta fidare ciecamente! Ti prego... Gil-

Arriva quasi a supplicarlo, intrappolando il suo sguardo nel proprio.

-Non puoi farmi questo Juls, sai che non posso resistere a quegli occhi...-

Sospira l'altro, accarezzandole il viso per poi avvicinarsi ulteriormente a lei, quasi a sfiorarle le labbra.

-Non riceverai trattamenti speciali solo perchè sei una ragazza! Non guarderanno in faccia nessuno... Soprattutto Ivan. Vuole vendetta per tutto quello che abbiamo fatto in Russia e sappiamo che non ci andrà leggero-

L'altra non risponde, continua a fissarlo in cerca di una piccola speranza. Speranza di restar al suo fianco, come avevano sempre fatto.

-Ti prego...-

Il ragazzo dischiude le labbra, come a voler controbattere ancora e farle una lista quasi infinita di ragioni per cui lei avrebbe dovuto restare fuori da tutto quello, ma non esce una sola parola di tutte quelle che avrebbe voluto dirle.

-Testarda-

Sussurra portando una mano dietro la nuca di lei per avvicinarla e coprire quelle labbra rosate con un dolce e lungo bacio.

-Che potevo aspettarmi da te? Credo che sia anche per questo che ti amo...-

Mormora dopo quel contatto che pareva aver calmato la ragazza.

-Insieme fino alla fine-

Replica lei, seria, fissandolo con decisione negli occhi.

-Come sempre-

Risponde lui, stringendola ancora tra le braccia come a volerla tenere al sicuro da tutto e da tutti... anche se, sapeva, che avrebbe potuto fare ben poco per il destino che attendeva entrambi.

-Lascia che stasera mi occupi io di te. Voglio toglierti quella brutta espressione dal viso-

Sorride appena la ragazza, passando entrambe le mani tra i capelli del fratello per poi chinarsi per baciarlo ancora. Lui non si sarebbe tirato indietro, non avrebbe cercato scuse quella notte; la fine si stava avvicinando sempre più a loro ed ogni minuto passato in più con lei era più prezioso di ogni altra cosa, lo sapeva. Almeno quella notte non voleva pensare a nulla se non sua sorella; niente guerra, niente nemici, niente morte... solo loro due e basta.
Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, mai. Almeno fino a quando non avrebbe più avuto fiato in corpo.

   
 
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