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Autore: Mrs C    22/08/2013    2 recensioni
Sono qui perché l'intero corpo dell'MI6 pensa che io sia sconvolto dalla scomparsa di Bond, ed è così.
Sono sconvolto, frustrato e stanco. E sa perché sono sconvolto, frustrato e stanco? Perché tutti tendono a trattarmi come una mogliettina in lutto. Non lo sono. Sono un uomo, e un hacker.
[...]
E non posso. Non posso permettermelo. Non adesso, e neanche dopo. Non è la prima persona che perdo, so sopportare il dolore.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James Bond, James/Q, James/Q, Q
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23 gennaio 2013

Diciannovesima seduta

Ore 18:03







Ieri ho dormito di nuovo da James.

Lui è ancora in ospedale da quando l’hanno recuperato e io sono rimasto lì tutto il tempo. Non ha ancora aperto gli occhi, ma a quanto dicono i medici è normale.

Malnutrito com’era, e con quella gigantesca ferita al petto cucita male e rimarginata peggio, hanno preferito metterlo sotto cura antibiotica e, per sicurezza, in coma farmacologico, dopo aver riscontrato che i polmoni erano in stato precario.

Ha i capelli lunghi adesso. Fissato com’è con la cura del suo aspetto, gli prenderà un colpo. E i vestiti! Deve vedere come sono i vestiti con cui l’hanno trovato. L'hanno trattato come un animale.

Anche se mi sfugge ancora il motivo per cui l’abbiano tenuto in vita tanto a lungo. Sadismo? Probabile.

James mi rinfacciava bonariamente il non aver mai messo piede sul campo di battaglia.

So come vanno queste cose… ma non per esperienza diretta. E mi è capitato di pensare che se ci fossi stato io al posto suo, a quest’ora sarei solo un cadavere e niente di più.

Lui ha resistito. Nonostante il dolore. La voglia di morire e farla finita. Ha resistito per tornare a casa.

E io sono rimasto lì, con lui in quella stanza asettica, ad affrontare da solo la mia battaglia personale.

La voglia di scappare, il non essere pronto per rivederlo, quella sensazione strisciante di terrore delle aspettative deluse…

Sono rimasto dieci minuti fuori dalla porta dell’ospedale perché non sapevo cosa fare e come farlo.

Mi ero rassegnato a quel dolore, alla morte di James, all’essere di nuovo solo.

Non so se ha presente quella sensazione di miracolo avvenuto e la paura infondata che in realtà sia tutto uno scherzo di cattivo gusto. Che gli incubi sono reali e, chi è morto, non tornerà più.

Non riesco a spiegarmi come vorrei, dottore, ma spero mi capirà lo stesso.

Mi ero rassegnato al sopravvivere. Alla perdita.

Poi sono entrato nella stanza. La luce del tramonto filtrava dalla finestra socchiusa e colpiva James in pieno viso, giocando con il biondo naturale della sua testa e quelle rughe appena accennate intorno agli occhi.

Era lui, ed era lì.

E… non lo so.

Mi sono cedute le ginocchia.

Quando sono caduto per terra, scosso da brividi e singhiozzi e il fiato che non aveva proprio voglia di entrare nei polmoni, ho sentito il peso della solitudine scivolarmi via dalle spalle.

Il peso di una vita fatta di ricordi risucchiata dalla sola vista di James, sdraiato e distrutto su un letto d’ospedale, intubato e coperto di fili.

Ma vivo.

Vivo e al sicuro.

Alec è entrato in quel momento. Non ha detto niente, perché lui è fatto così. Non s’impiccia mai degli affari altrui, e anche se ha capito dall’inizio cosa lega me e James, non si è mai messo in mezzo.

Stanco, fisicamente a pezzi ed emotivamente compromesso più di chiunque altro per la missione di salvataggio che lui per primo aveva organizzato in segreto e lontano da me - come ho saputo solo dopo, è stato lui a chiedere a M di estromettermi dalle missioni di alto livello, per non darmi una speranza e poi, se fosse andata male, togliermela - ha trovato la forza di venire in ospedale, e rimanerci per tutta la notte.

Mi ha guardato, ancora con un piede fuori dalla stanza e i suoi grandi occhi verdolini, poi si è seduto per terra, spalle alla porta, stringendomi in una specie di goffo abbraccio.

Non sono mai stato un amante del contatto fisico ma con Alec viene naturale perché lui è fatto così.

La risata squillante e l’amore nel cuore, gli si vuole bene per forza.

Gli si vuole bene come a una persona di famiglia, anche se tu ha una famiglia non ce l’hai mai avuta.

È tornato a casa, ha detto, te l’ho riportato, Q.

E, dio mio...

Guardando James, e con Alec alle spalle che cercava di tranquillizzarmi… credo di non essermi mai sentito tanto a casa, come in quel preciso momento.


Alec mi ha dato le chiavi dell’appartamento di James verso le cinque di mattina. Mi ha praticamente buttato fuori dalla camera per andare a farmi una dormita.

Una dormita vera, ragazzino, ha specificato.

Il sole stava per sorgere, e il materasso di James sapeva ancora del suo profumo. Tutta la casa teneva impressi i ricordi dei nostri baci e una scossa diversa ha invaso il mio corpo in quel momento. Una scossa che non sentivo da tanto tempo.

Mi sono addormentato e mi sono sentito vivo. A casa. Felice.

Tanto felice che non credo di essere in grado di gestire quest’emozione, perché è una cosa che non sono abituato a provare. Non so gestirla da solo e questo un po’ mi spaventa.

Ma James si sveglierà.

Adesso respira da solo, la situazione non è più grave come si credeva all’inizio e domani proveranno a farlo uscire dal coma.

Ci vorrà tempo e riabilitazione. Pazienza - che a James manca, ma che io ho in abbondanza - e cure.

Io e Alec saremo lì. Questo credo sia la sola cosa sicura al momento. Ed è abbastanza.

Non m’importa di nessuno se non di queste due persone. E, se per questo dovrò rinunciare al mio lavoro o a quello che negli anni ho costruito, beh… non importa.

Sarò in grado di creare molto altro, adesso.

Di cambiare il mio mondo, e forse quello di chi mi sta accanto.

Non mi illudo di poter fare molto di più, sono razionale, lei lo sa.
Un po' di tempo fa mi ha detto che bisogna aggrapparsi alla speranza per andare avanti. Io ho ritrovato la mia ed è tutto quello che mi occorre, per il momento.

Mi sento felice.

Il mio futuro è un po’ più mio, ora. Un po’ più azzurro.







23 gennaio 2013

Diciannovesima seduta

Ore 19:14




La condizione del paziente presenta miglioramenti significativi; la precaria situazione psico-fisica del suddetto, presentatasi a inizio terapia, si è stabilizzata portandolo a uno stato di ripresa tale da non aver più alcun bisogno aggiuntivo da parte di uno specialista. Pertanto, sospendo con effetto immediato la Fluoxetina e le sedute obbligatorie. Viene consigliato un periodo di riposo per assimilare la non assunzione delle medicine, ma è puramente una formalità.

Come nella precedente, spero che M considererà questa parte di discorso puramente informale.

Consiglio di assegnare al ragazzo un incarico che possa gestire con più tranquillità, da casa o da qualunque parte lui voglia andare. M ricorderà senz’altro cosa significa avere delle… priorità, chiamiamole così.





Hannibal Lecter





Ps. I'm a Serial Addicted


Lo so, lo so, sono in ritardo. [cit]
Ma è estate. E io odio l'estate. E ho caldo. E sempre fame. E sonno. E dormo poco. E quando finalmente dormo come si vede stamattina, poi mi alzo alle sei per scrivere perché ho gli attacchi isterici da scrittrice mestruata. Shame on me. 
Well, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come ho detto nell'altro, il prossimo credo sarà l'ultimo. Non ho potuto fare a meno di infilare Alec anche in questo, è più forte di me. Lo conosco così poco e lo amo così tanto che proprio nun gliela fo! Vi mando amore e tanti bacini, grazie come al solito per il supporto <3




Mrs C (Jess)

   
 
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