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Autore: biberon    22/08/2013    2 recensioni
"Signore e signori, benvenuti al secondo concerto ufficiale della band più amata del momento:
Alla voce, le splendide Courtney e Heather!
Alla chitarra il ribelle, Duncan!
Al basso, il folle Scott!
Alla chitarra accompagnamento, il romantico Trent!
E alla batteria la novità del gruppo, aggiunta solo qualche giorno fa:
Gwen la gotica!
Dal testo, capitolo 4
"Brutte notzie, ragazzi." disse Trent in modo grave.
"Avevamo chiesto ad alcune persone di prendere il posto del batterista nella nostra band, ma a quanto pare nessuno è disponibile. Dj non suona rock, Izzy è già in un'altra band, Geoff non suona più da tempo e Noah e Justin sono in vacanza ..."
"Ci sarebe un'unica opzione ..." disse Duncan con un filo di voce.
""Quale?" chiesi speranzosa.
"Ci sarebbe ... ci sarebbe ...." sembrava si fosse bloccato.
"Ci sarebbe Gwen." disse Alejandro.
"è una brava batterista, in più è carina e farebbe fare bella figura alla band ..." disse Trent.
Il respiro mi si fece affannoso, sentii un sapore amaro salirmi su per la gola e invadermi la lingua, il cuore prese a battere a mille, i pugni si strinsero.
Solo dopo qualche secondo riuscii a riprendermi e a urlare, con quanto fiato avevo in corpo: "CHE COOOOOSA?!"
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Tutti i miei muscoli corporali tesero in un istante.
Mi alzai di scatto.

“Che …. Cosa …. Diavolo …. fai?!” urlai.

“Courtney, io volevo solo …”

“Non capisci?! Io amo Duncan!” esclamai.

Mi alzai di scatto, e barcollando uscii dalla stanza.

“Courtney …. Aspetta!” sentii la sua voce che si faceva lontana mentre percorrevo a grandi passi il corridoio.

“Heather!” urlai.

Heather uscì dalla cucina con un balzo.

“Che succede?”

“Sto … sto … oh mio Dio … Scott mi ha baciata.” Dissi.

“E tu?” Heather alzò un sopracciglio.

La ignorai.

“Dov’è Duncan?” chiesi.

“è andato a casa sua … era furioso. Ehm … credo che abbia visto qualcosa successo tra te e Scott.”

“Dunki!” dissi stringendo un pugno e portandomelo automaticamente al cuore.

“Devo andare … grazie per lìospitalità e ciao. Ci sentiamo in serata?”

“Ok …” disse Heather confusa.

In quel momento Scott uscì dalla stanza e ci raggiunse.
“Courtney, io …”

" Lasciami in pace!” esclamai, presi la giacca dall’attaccapanni e uscii dalla casa di Heather.

Si stava facendo buio.

Quando ero arrivata erano le quattro.
Ero svenuta.
Quanto tempo era passato?
Mi ricordai solo allora del mio i-phone, e del fatto che aveva l’orologio e guardai.
Erano le otto meno un quarto, ma faceva già buio.
Ero rimasta quasi quattro ore svenuta!
M’incamminai in fretta.
Mannaggia a me che non avevo preso la bici.
Duncan abitava in un quartiere non molto raccomandabile.
Così, man mano che procedevo nei vicoli sempre meno illuminati, una grande paura e ansia crescevano in me, insieme alla velocità del mio passo.
“Ehi, bella …” sentii una voce alle mie spalle, ma non mi voltai.
Accelerai.
Sentii delle risate sommesse e un rutto.
“Tesoro …” qualcuno seduto a terra, contornato di bottiglie di birra, probabilmente sbronzo, mi sfiorò la caviglia.
“AH!” io cacciai un urletto e feci un balzo all’indietro.
Salii su un marciapiede dalla parte opposta e tagliai per un parco giochi.
Le altalene e lo scivolo mi diedero un senso di piacevole sicurezza.
Mi sedetti per riprendere fiato, avevo praticamente corso per dieci minuti per allontanarmi da quel tizio.
Inziai a dondolarmi, l’altalena era molto comoda.

Dovevo andare da Duncan.

Mi alzai e mi scrollai via gli aghi di pino che erano attaccati sul retro dei miei pantaloni (colpa dell’altalena) di dosso.
“Ehi, dolcezza” disse una voce.

Mi voltai di scatto, soffocando un urletto.
Non c’era nessuno, apparentemente.
Mi alzai di scatto dall’altalena e schizzai sul marciapiede vicino, uscendo velocemente dal parco giochi.
Davanti a me c’era una via stretta illuminata da sporadici lampioni e costeggiata da una siepe.
Mi c’infilai e sentii una risata roca.
“Dolcezza!”
Acellerai.
“Calma, Courtney, tra poco sarai da Duncan e sarà tutto finito.”

“Dolcezza!” le voci si moltiplicarono, diventarono tre.

Mi misi a correre fingendo di camminare, in modo che non si accorgessero della paura che avevo.

Cinque dita grosse e tozze si strinsero intorno al mio gomito, una mano si posò sul mio fianco e fui costretta a voltarmi.
Una ventata di alito caldo e puzzolente di birra mi investì.

“Aiut …” provai a urlare, ma altre cinque dita puzzolenti mi sigillarono la bocca.

“Divertiamoci …” esclamò uno giocherellando con una ciocca dei miei capelli.

All’improvviso feci qualcosa che non mi aspettavo neanche da me stessa: alzai il piede alla cieca colpendo l’aggressore nella pancia molle.

Lui si chinò imprecando e mi mollò il gomito.

Anche le dita intorno alla mia bocca sparirono.

In quel secondo di distrazione, ne approfittai per correwre via più veloce che potevo.

Loro decisero di inseguirmi.

Sentivo il loro fiato e le loro urla dietro, e anche se la milza mi faceva molto male e pulsava e il cuore batteva a mille non mi fermai, finchè…

Finchè non arrivai di fronte ad un muretto di mattoni.
Capolinea.

Mi voltai: loro erano a pochi metri da me.
Potevo saltare il muro, non era mica alto.
Dall’altra parte c’erano dei balconi.
Un giardino.
Guardai mettendomi in punta di piedi.
C’era una pedana, forse per lo skate.
Volevo saltare e scendere usando la pedana come scivolo.


Piegai le ginocchia, ma un colpo forte mi fece cadere in avanti.

Uno di loro mi aveva colpito il polpaccio con un calcio.

“Non mi piace come ti comporti. Sei una gattina ribelle!” esclamò uno.
Il secondo, che aveva un’orribile faccia piena di cicatrici, si estrasse dal giubbino di pelle una beretta lucida e … carica.
Me la puntò contro, mentre gli altri due mi fissavano con aria famelica.

Uno mi afferrò la manica del golf.

Stava per spogliarmi.

Io mi ribellai e cercai di prenderlo a calci, ma l’altro mi aveva già immobilizzato.

Il mio golfino cadde a terra vicino a un bidone di rifiuti, e il tizio si avventò sul primo bottone della mia camicietta.

Io provai ad urlare, ma quello con la pistola me la appoggiò contro il palato mettendomela in bocca.

“Non lo farei, se fossi in te.” Disse mostrandomi una fila di denti giallastri contorti in un ghingo.

Sentii la lingua di uno dei due sul mio collo, e l’altro era già al terzo bottone.
All’ìimprovviso si sentì un rombo pazzesco e accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Sopra le lnostre teste si stagliò nel cielo la sagoma di una persona sum una moto, che aveva usato la pedana come rampa di lancio.

La moto atterrò di fronte a noi perfettamente ammortizzata dalle gomme.

Sopra c’era un ragazzo con  un cappuccio calato in testa.

Gli uomini mi lasciarono andare e fecero qualche passo verso di lui.

“Chi ca**o saresti tu?!” esclamò uno, mostrandogli la pistola.

Lui premette sull’acelleratore e fece ripartire la sua moto con un rombo.

Curvò a ppchi centimetri da loro e all’ultimo secondo mi afferrò per la vita e mi trascinò sul sellino della moto in corsa.
Io feci appena in tempo ad afferrare la mia borsa che era rimasta a terra e a sedermi meglio sul sellino, che i delinquenti erano già a una decina di metri di distanza dalla dueruote rombante.

“Ci si vede, idioti!” urlò il mio rapitore alzando la mano, che faceva il segno delle corna, in aria.

“Chi sei?!” chiesi tenendomi precariamente in equilibrio sul sellino, quando fummo ababstanza lontani dai teppisti.
Lui non rispose, si limitò a ridere.

“Guarda che questo è sequestro di persona!” dissi. “Ti denucnierò! Ho degli avvocati molto potenti, io!”

Lui non disse ancora niente, ma, tenendo una mano sul volante, si girò e mi tappò la bocca con un bacio.

Stavco per dargli uno schiaffo,l quando la mia mano destra sffondò nei suoi capelli morbidi e verde brillante.

La moto si fermò all’improvviso, eravamo nel garage di casa sua.

Scendemmo e lui vide che tremavo.

“Hai freddo?” mi chiese.

Semza aspettare riposta si tolse la felpa e me la infilò con estrema agilità.

Un gesto davvero romantico.

(ATTENZIONE: LEGGERE QUESTO PEZZO, SE POSSIBILE, ASCOLTANDO IL RITORNELLO DI “YOU HAVE A BAD DAY” SE LA CONOSCETE, è LA MI CANZONE PREFERITA ED è PERFETTA X QUSTA SCENA)
 
In cielo c’era la luna, la luna piena che gli illuminava il volto e il piercing scintillante nel buio.
Affondai di nuovo la mano in quella cresta strampalata e ci baciammo.

Cosa poteva rovinare tutto, se non la suoneria del mio cellulare a tutto volume?

 
"Where is the moment we need it the most

You kick up the leaves and the magic is lost

They tell me your blue sky's fade to grey

They tell me your passion's gone away

And I don't need no carryin' on


Stand in the line just to hit a new low

You're faking a smile with the coffee you go

You tell me your life's been way off line

You're falling to pieces everytime

And I don't need no carryin' on


Cause you had a bad day
You're taking one down …"

 
Ma in fondo, quella era una canzone d’amore, la mia preferita.
Non risposi.
Immaginate la scena?

Io e il mio Duncan a baciarci sotto la luna piena, con sottofondo una canzone d’amore, la perfetta scena di un film.
Avrei voluto ringraziare chiunque mi avesse chiamato, perché anche il punk si lascò trasportare dalle note melodiche e dolci della canzone e mi circondò le spalle con le braccia cullandomi mentre mi baciava.

Meglio di titanic.

Non ci furono bisogno di parole o spiegazioni per ciò che era successo,

Lui aveva capito, perché mi capiva.

E si fidava di me  e del fatto che non lo avrei mai tradito.

Ti amo, Duncan!

(A QUESTO PUNTO SPEGNERE LA CANZONE. Xd)
 
 
Scott guardava il pavimento.
Io guardavo lui.
Daw guardava me.
Lui prese coraggio.
“Volevo dirti una cosa a proposito di quello che è successo oggi … l’altra sera, quando tu hai perdonato Duncan, ho esagerato con la birra ed ero ubriaco, così ho iniziato a credere di amarti e di non amare più Dawn … dovevo dirtelo … e quando ti ho baciata mi sono lasciata trasportare dal ricordo di quella sera e dall’atmosfera … mi dispiace. Non avrei mai voluto far litigarete e Duncan, sono un’idiota. E mi sento in colpa, perché io amo Dawn.” Cocluse guardandola.
Lei sorrise dolcemente, come solo lei sapeva sorridere.
Era contenta perché lui le aveva detto la verità e si era pentito.
Prese la sua mano tra le dita pallide e lui arrossì.
“Oh, non fa niente, Scott. Io e te saremo sempre amici … io amo Duncan e tu Dawn. Guardala, è la tua anima gemella! Ora va tutto a meraviglia! Lei ti ha perdonato e io ho perdonato Duncan. OH, Scotty, non litighiamo mai e non roviniamo la band! Insomma …”

Lui capì.

“Pace?” chiesi io con voce velata.

“Okay.” Disse lui.

Finalmente aveva abbandonato la sua scorza da duro.

Solo con me e Dawn era così dolce.

Chissà perché.

Ci guardammo, eravamo felici di aver fatto pace e di aver chiarito, eravamo felici di aver capito che la band e la nostra amicizia erano davvero importanti.

(riaccendere la canzone)

Lanciammo un’occhiata a Dawn, come per chiederle il permesso.

Lei annui, e allora Scott mi circondò in un abbraccio fraterno le spallee io strinse le sue braccia appoggiando la testa al suo petto come una sorellina minore.

Quello er aun’abbraccio bellissimo, perché era di sincera amicizia.

“Non litighiamo mai” disse Scott, che era sempre Scott.

Dawn sorrise a trentadue denti e fece un piccolo applauso.

È davvero dolce, quella ragazza.

Non si preoccupa della gelosia ma che gli altri siano felici.

Io e Scott ci sciogliemmo dall’abbraccio e lui si voltò di scatto e baciò Dawn a stampo, cosa che lasciò lei molto sorpresa.

Arrossì.

“Ti amerò sempre, capito?!” chiese Scott con fare falsamente minaccioso, e lei rise.

LA prese sottobraccio, mi salutarono con le mani aperte e uscirono da casa mia.

Ma Scott, che era sempre Scott, prima di salire sul suo motorino esclamò: “Di a Duncan che puzza!” e poi partì sgommando.
Io sospirai sorridendo. 

   
 
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