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Autore: Binuccia    22/08/2013    8 recensioni
Caterina.
Per gli amici Katherine o semplicemente Kate.
Diciassette anni vissuti in una città affollata come Milano.
60 kg per un metro e 70 di pura dolcezza.
Ragazza altruista, pura, semplice, bella; in una parola:perfetta.
Vive costantemente nella paura di non apparire bella, si sente sempre un errore e non abbastanza.
Capelli castani portati sempre lisci, occhi castani contornati sempre da un filo abbastanza spesso di eyeliner e ciglia folte anche grazie all’aiuto di mascara.
Questa è la storia di una ragazza che trasferitasi incontra amicizia ma anche dolore, paure e tanto altro.
Ho messo il rating arancione per i dialoghi. Spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ottavo capitolo-Dna

And he just takes my breath away
B-b-breath away  
Perfect in every way
I see it in his face
Nothing more to say

E lui semplicemente mi toglie il respiro
To-toglie il respiro
E' perfetto in ogni modo
Lo vedo sul suo volto
E non c'è altro da dire

Dna-Little mix
 

Kate’s pov


Ritornai a casa ancora scossa.
Ciò che non riuscivo a capire era il comportamento di quel ragazzo.
Se un attimo prima era rabbioso, crudele e cattivo con me, un attimo dopo sembrava quasi dolce.
Quasi.
Aveva osservato i miei polsi con un pizzico di dispiacere, come se si fosse pentito di ciò che mi avesse combinato. 
Quando si era avvicinato in palestra ho avuto paura, ma non so perché alla fine mi sono sentita  bene con lui accanto.
-Sei attratta da quel ragazzo, anche se ti ha fatto del male!-mi suggerì una vocina.
 Decisi di non darle retta, altrimenti avrei intavolato un lungo discorso.
Quella vocina prese il mio silenzio come una risposta affermativa, seguendo il detto “Chi tace, acconsente”.
Ero attratta da lui?
Certo non si poteva dire che fosse un brutto ragazzo, anzi, era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto in vita mia, dopo Ian Somerhalder, ovviamente. Non riuscivo a guardarlo negli occhi senza perdermici nella loro profondità, senza sentire un vuoto dritto allo stomaco, e senza che il mio corpo tremasse.
Sarebbe stato del tutto perfetto quel ragazzo se solo avesse cambiato il suo carattere.
Avevo capito che lui era il tipo di ragazzo a cui sbavavano dietro tutte le ragazze, e a lui questo forse, sembrava piacere.
Volevo mantenere le distanze da lui anche perché non sapevo ancora quanto fosse pericoloso, e non volevo scoprirlo, arrivata a questo punto.
In che guaio mi ero andata a cacciare?
Percorsi il vialetto fatto di ciottoli scalciando qualche sassolino che mi si presentava dinanzi al cammino e mi diressi verso l’ingresso.
Suonai al campanello e non aspettai così tanto, tanto che zia mi venne ad aprire con un grembiulino da cucina e con una cuffia che andava a ricoprire i suoi lunghi capelli.
“Bentornata a casa, tesoro! Come è andata la giornata?” mi chiese raggiante.
Ma ovviamente che ne poteva sapere lei di quello che mi era successo quella stessa mattina?
Semplicemente non poteva.
Mi ricordai dei lividi e sperai vivamente che non se ne fosse ancora accorta, perciò portai i polsi dietro la schiena.
“E’ stata una bella giornata. Ho conosciuto una ragazza simpaticissima” mentii forzando un sorriso.
Uno di quelli che ti stampi sul viso prima di esserti alzata dal letto, dopo aver svuotato gli occhi di lacrime, e prima di abbassare la maniglia della cameretta “pronta” per affrontare il mondo esterno.
“Bene sono contenta per te!” esclamò battendo le mani tra di loro, sorridendomi.
“S-stai friggendo i panzerotti?” chiesi speranzosa di una risposta affermativa, che non tardò ad arrivare.
Zia di tutta risposta annuì e io le saltai letteralmente addosso presa da così tanta felicità.
Rise di gioia, entusiasta di avermi fatto ritrovare il sorriso tra le labbra.
Uno vero.
“Dai che tra un po’ si mangia!” mi avvertì zia mentre cominciavo a prendere la borsa e a salire su per le scale diretta verso il bagno, con la scusa di lavarmi solo le mani.
Una volta chiusa a chiave, cominciai a frugare tra i vari tiretti del lavandino, scorgendo una cassetta medica.
Tirai fuori garze e il Lioton per far sparire completamente le macchie violacee.
Aprii il barattolo della pomata, ma sfortunatamente mi accorsi che era finito.
Non feci molto caso, comunque.
Richiusi tutte le medicazioni nella cassetta e dopo essermi lavata le mani, scesi giù in cucina, coprendomi per bene i polsi con dei bracciali.
Il pranzo in compagnia di mia zia trascorse tranquillamente, durante il quale mi informò del suo lavoro, come agente matrimoniale, del suo posto di lavoro, di quel gran figo del suo capo, di quelle streghe che aveva al posto di colleghe, della sua migliora amica e confidente Amanda, nonché l’unica collega in grado di salvarsi, e infine di ciò che c’era nei dintorni di casa.
La mia nuova casa si trovava più o meno nel centro della cittadina, perciò poteva contare di molti servizi, tra cui parchi, biblioteche, bar, scuole, negozi di vario genere e tra i più importanti spiccava una farmacia.
Ascoltai per bene tutte le sue informazioni, decisa di passare entro il pomeriggio per comprare una pomata.
Dopo pranzo e dopo aver riordinato la cucina mi avvisò del suo turno di lavoro.
Se ne sarebbe dovuta andare verso le quattro, lasciandomi sola per tutto il pomeriggio.
Meglio, avrei avuto il tempo per passare dalla farmacia.
Prima che uscisse di casa la avvisai del fatto che probabilmente sarei andata a fare una passeggiata, giusto per conoscere nuovi posti.
“Non allontanarti e mi raccomando!” mi ammonì prima di chiudere la porta d’ingresso.
Rimasi sola in quella casa e mi spaparanzai sul divano.
Ma il mio momento di totale relax fu destinato a durare poco e terminare tristemente.
Il mio cellulare prese a squillare facendo lampeggiare un numero a me sconosciuto.
Premetti la cornetta verde in attesa di risposta al mio
“Pronto?”
“Kate, sono Brì, come stai? Scusa se non ti ho più cercata, ma me ne sono dovuta andare prima da scuola.”
Parlò farfugliando.
“S-sto bene ma come hai fatto ad avere il mio numero di cellulare?” chiesi curiosa andandomi a sedere su una poltroncina incrociando le gambe.
“L’ho preso in segreteria” mi riferì sospirando.
Annuii ma solo dopo capii che non avrebbe potuto mai vedermi, perciò mi limitai a sospirare anch’io.
Chiudemmo la telefonata una decina di minuti più tardi e dopo essermi rinfrescata e cambiata uscii di casa chiudendo la porta a chiave.
Gettai nella borsa il doppione di chiavi che zia Milly mi aveva già procurato quella mattina stessa e controllai che nel mio portafoglio ci fossero degli spiccioli per pagare la crema.
Con mille pensieri che mi frullavano per la testa comincia ad incamminarmi diretta verso la farmacia.  
 

Zayn’s pov


Erano circa le cinque quando mamma venne a disturbarmi in cameretta mentre riposavo un po’.
“Zayn, ma oggi non avevi i corsi pomeridiani?” mi chiese mamma entrando in cameretta e cominciando a ripulire un po’ di disordine che avevo creato prima di riposare.
“No mamma, iniziano tra un mese, dopo il ballo in maschera”.
La avvertii sperando che con quella risposta se ne andasse e mi facesse dormire liberamente.
Ma nessuno mi ascoltò e lei continuò a riordinare, piegando accuratamente una magliettina e poggiandola nell’armadio.
“Cosa vuoi mà?” le chiesi sbuffando e sollevando il busto poggiandolo alla testiera del letto.
“Dovresti passare in farmacia ora”, mi disse sedendosi sul letto, accanto a me.
“Serve la pillola del giorno dopo a Waliyha?”, le chiesi sornione. 
“NO! Stupido che non sei altro! E’ ancora troppo piccola la mia bambina” mi urlò dandomi un sonoro schiaffo dietro la nuca.
Schiaffo che mi ricordò Kate.
Quella ragazza era diventata il centro dei miei pensieri, l’avevo addirittura sognata quello stesso pomeriggio nonostante la conoscessi soltanto da mezza giornata scolastica.
Avevo cercato di convincermi che fosse proprio come tutte le altre, ma non sapevo perché mi stavo ricredendo.
Forse il suo modo di non cedere ai miei piedi, il modo in cui abbassava lo sguardo per paura di lasciar trasparire qualche emozione, il modo in cui tremava quando mi avvicinavo a lei, il modo in cui la sua timidezza padroneggiava, oppure quando era il turno della prontezza.
Mi piaceva questo di lei. I suoi occhi, li adoravo; le sue labbra, mi piacevano così tanto; quel suo corpo, il suo profumo, li amavo.
E se mi piaceva veramente?
Non volevo innamorarmi perché se lo avessi fatto sapevo sarebbe stata la fine.
Sia per me che per lei.
Ero un ragazzo pericoloso, io.
Frequentavo brutti giri oltre le mura domestiche e scolastiche, nei pub notturni, nelle discoteche fuori città.
Tutti mi conoscevano come il cattivo ragazzo di Bradford, nessuno osava sfidarmi; tutti sapevano fino a che punto potevo arrivare.
Nessuno si metteva contro di me e l’unico che provò a farlo si ritrovò con tre costole incrinate, il setto nasale rotto e una cicatrice che percorreva tutta la sua guancia sinistra. Ogni notte me la facevo con una diversa,semplicemente mi godevo la vita senza preoccupazioni, mi divertivo; e lei sembrava quel tipo di ragazza che non ci pensava due volte prima di fare una cosa.
Era una ragazza seria, lei.
E se si fosse innamorata di me e io non avessi voluto rinunciare a quella bella vita, cosa sarebbe successo?
Avrei distrutto la vita di entrambi.
Mi riscossi dai miei pensieri sentendo la voce insistente di mia madre chiamarmi.
“Cos’è?” le chiesi infastidito sollevandomi del tutto dal letto e dirigendomi in bagno.
“Calmo signorino! A Safaa serve la tachipirina; ha la febbre e noi l’abbiamo finita!” mi urlò mamma mentre usciva dalla cameretta.
Dopo essermi preparato, scesi giù in cucina scorgendo la mamma che era indaffarata con la cucina.
“Che fai?” le chiesi sedendomi su una sedia e sorseggiando un succo di frutta trovato sul tavolo.
“Preparo la cena per stasera” mi disse tagliando a cubetti il petto di pollo e lasciarlo cuocere in una padella con un filo d’olio.
“Perché ora? Sono ancora le cinque!”chiesi un po’ titubante.
“Papà mi porta fuori adesso. Trascorreremo una giornata tutta da soli.” mi comunicò sorridendo mentre girava il pollo mantenendo la padella dal manico, con occhi sognanti.
“E io dovrei restare chiuso in casa con Safaa che ha la febbre, scusa?” le domandai inarcando le sopracciglia, stufo.
Lei parve rattristarsi.
“Per ora vai a comprare la tachipirina. Poi nel caso in cui dovessi uscire, portala da nonna.”.
Mi rimproverò. 
Annuii rassegnato e successivamente uscii di casa, montando sulla mia adorata moto.
Fortunatamente per me, Doniya era in Svizzera per uno scambio culturale e  Waliyha restava a dormire da un’amica per un pigiama party.
Dopo aver comprato la medicina dalla farmacia per Safaa, l’avrei accompagnata dalla nonna.
Sicuramente.
Percorsi tutto il tragitto e parcheggiando la moto, mi diressi verso l’entrata della farmacia.
Dopo aver acquistato la tachipirina da Nora, la farmacista che mi salutò con un sorriso, tentai di uscire da quel posto.
Tentai?
Beh perché qualcuno, sbadato com’era, mi urtò ma io essendo più resistente all’impatto ricevuto, restai fermo in quel punto, mente quel qualcuno indietreggiò.
Sollevai lo sguardo puntandolo su quella figura, furioso.
 

Kate’s pov


Stavo per entrare in farmacia quando, sbadata com’ero, non vidi la figura che scontrai  successivamente.
Tanto potente fu il colpo che indietreggiai mentre quella figura rimase immobile.
Sollevai il viso e i miei occhi si spalancarono.
Non potevo crederci.
Lui era la mia persecuzione.
Spuntava ovunque, più non volevo vederlo o sentire parlare, più lui si presentava dinanzi ai miei occhi.
Forse era destino.
I suoi occhi sempre furiosi si spalancarono alla mia vista e quel sorrisetto strafottente si formò sul suo volto. Indietreggiai nuovamente mentre lui avanzava verso di me fino a farmi toccare la parete con la schiena.
Improvvisamente quella sua espressione maliziosa e da stronzo scomparve, lasciando spazio ad uno sguardo preoccupato.
Mi prese i polsi con fretta e nel farlo mi fece scappare un gemito, posizionandoli proprio davanti ai suoi occhi.
Quei lividi facevano davvero male.
“Perché non li hai ancora medicati,eh?” mi rimproverò tenendo i denti stretti.
Sussultai  per quel tono che aveva assunto.
Ora si permetteva di fare anche il protettivo, prima sarebbe stato in grado di uccidermi e poi si preoccupava per me; o fingeva di preoccuparsi.
“Rispondimi, cazzo!”, urlò facendo girare qualche passante che cominciò ad avvicinarsi.
“Va tutto bene,signorina?” chiese una donna che teneva per mano un  bambino intento a mangiare un gelato.


Zayn’s pov


Osservai Kate e le feci cenno di annuire; se non lo avesse fatto l’avrei punita sul serio.
La ragazza annuì cercando di sorridere alla donna che si allontanò, anche se non del tutto convinta.
Kate non accennava a darmi una risposta perciò prendendole una mano, dato che i polsi le dolevano, la trascinai dritto vicino alla mia moto.
Aprii il bauletto estraendo il secondo casco, porgendoglielo.
Mi guardò stranita, allontanandosi leggermente.
“Infila il casco e sali sulla moto”, le ordinai prendendo il mio casco e aggiustandomi il ciuffo.
“N-no”, balbettò allungando il casco lungo il suo fianco destro, guardandosi attorno.
“Kate....fa’ quello che ti ho detto” la rimproverai per avermi disobbedito avvicinandomi a lei con fare minaccioso.
La scrutai a fondo percorrendo con gli occhi tutto il suo corpo e lei arrossì per quel mio gesto che era naturale per altre ragazze in cerca di attenzioni.
Ma lei non cercava le attenzioni.
Né da me, né da nessun altro.
Non pensava a me nella stessa maniera in cui io facevo pensieri su di lei.
La afferrai dalla schiena e la avvicinai alla moto, sistemandole il casco sulla testa dato che lei non accennava a muoversi.
Salii per primo sulla mia ducati e poi la guardai dal vetrino sollevato del casco.
“D-dove a-andiamo?” mi chiese quasi impaurita.
“Monta su!”, le parlai quasi impaziente.
Ma perché non mi dava retta?
Perché doveva rendere il tutto più difficile?
Sospirò come per ribattere ma io oramai totalmente impaziente le urlai contro.
“A medicare questi cazzo di lividi! E ora sali su questa cazzo di moto!”.
Lei trasalì per il tono che la mia voce aveva assunto.
Una volta, finalmente e grazie al cielo pronti per partire, accesi il motore della mia bellissima moto e guidai a tutta velocità verso casa, mentre Kate dietro di me ce la metteva tutta per non cadere con quel grazioso culo che si ritrovava, per terra, pur di non aggrapparsi a me.

















SALVE BELLEZZE!! State bene?
Io non tanto, mi sento così triste per la "notiziona" di Zayn e Perrie.
Potrei sembrare una stupida bambina egoista, ma non riesco ad essere felice per loro, davvero.
Non sono invidiosa che lui la sposi e che vorrei stare io al posto di quella ragazza, (forse un pò, ma chi, d'altronde directioner, non lo vorrebbe?) è una cosa complicata da spiegare, ma spero che capirete e non mi scambierete per una ragazza che immagina di sposarsi con il prorpio idolo, fare figli e vivere come nelle fiabe.
Non sono così, ma comunque non mi sto strappando i capelli per il loro imminente matrimonio.
Solo che mi rendo conto che sono diventati così uomini e io sto crescendo con loro.  
Avete visto la premier?
Erano così asdfghj, sono senza parole. 
Vabbun(lòl), passiamo al capitolo.
Vi è piaciuto?
Vi aspettavate ciò che è successo?
Fatemi sapere, con questo chiudo.
Tanto amore e al prossimo capitolo. <3
  
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