Oggi
il sole risplende
su quello che rimane della Città dell’Ovest. I
caldi raggi del sole accarezzano
pietosi quello che rimane di case, vie, alberi. Tira un vento leggero
che non
solleva la polvere come negli altri giorni, perché
è piovuto da poco. Una
bellissima giornata, si direbbe. I superstiti non desidererebbero altro.
Io,
invece, non sento
nemmeno il tepore dei raggi. Non c’è sole, per me,
oggi.
Ieri
è morto l’unico
amico che avessi.
…
Avevo
ancora male alla
testa. Quando riuscii a reggermi in piedi, notai che dalla
città che i cyborg
stavano attaccando prima che io svenissi saliva fumo nero, nerissimo. Tutto intorno era
silenzio. Non si udivano i
rumori di un combattimento, né di esplosioni.
“Male,
molto male…”
Mi
misi subito in
volo, dovevo trovare Gohan. Non mi era rimasto nessun altro, a parte
lui. Non
potevo permettermi di perderlo.
Volavo
sopra la città,
e voltavo freneticamente gli occhi per individuare la tuta arancione
del mio
maestro. Pioveva, e l’acqua mi scivolava negli occhi,
offuscando la mia vista. Le
luci lampeggiavano rosse sui muri scuriti dalla pioggia. La mia ricerca
procedeva a tratti, tra falsi allarmi e sospiri di sollievo.
“Magari
Gohan non è morto, mi sta cercando dove mi
aveva lasciato prima…”
Un
secondo dopo, stavo
atterrando precipitosamente a terra con il cuore in gola.
Una
macchia di tessuto
arancione.
Mi
avvicino. Il mio
respiro è mozzo.
“Una
stoffa arancione non significa niente…”
Arruffati
capelli
neri.
“E
allora? Molte persone hanno i capelli neri…”
E
un inconfondibile
kanji sulla schiena.
Mi
accovaccio,
tremando.
Il
biancore dei suoi
occhi…
La
sua tuta sporca di
fango e sangue…
Le
ferite che quei
maledetti cyborg gli hanno inferto prima di finirlo…
Non
ci ero mai
riuscito prima.
Ma
fu in
quell’occasione che mi trasformai per la prima volta in Super
Saiyan.
Memories
consume
Like opening the wound
I
ricordi consumano
come una ferita che si riapre
Gohan.
Il mio maestro.
Mio fratello. Mio padre. Mi ha
allenato lui. Lui mi ha insegnato cos’era il coraggio. Lui mi
esortava ad
andare avanti, nonostante il mondo che mi soffocava nella sua aura di
morte.
Lui era l’unico testimone oculare del giorno in cui si decise
la rovina della
Terra.
Gohan
aveva visto mio
padre.
Aveva
combattuto
contro di lui.
E
l’aveva visto morire.
È
l’unico legame con
un passato in cui le persone gioivano, soffrivano, piangevano, si
davano in
scene isteriche, accumulavano solo per se stessi, erano egoiste,
spregiudicate,
non avevano preoccupazioni.
Ora
si pensa solo a
sopravvivere, come delle bestie.
Dannazione,
perché non
sono nato nel passato?
…
L’unico
motivo per cui
vado ancora avanti è la vendetta. Niente mi potrà
fermare dall’uccidere quei
maledetti cyborg. Mi hanno portato via una delle poche persone che mi
ascoltava, l’unica persona, eccetto mia madre, che conosceva
veramente mio
padre.
Il
Principe dei Saiyan
è morto per la seconda volta.
E
non ci sono più le
Sfere del Drago per riportarlo in vita.
…
Oggi
il sole risplende
su quello che rimane della Città dell’Ovest. I
caldi raggi del sole accarezzano
pietosi quello che rimane di case, vie, alberi.
Io,
invece, non sento
nemmeno il tepore dei raggi. Non c’è sole, per me,
oggi.
Ieri
è morto l’unico
amico che avessi.
Ieri
è morto Gohan.
FINE
Note
dell’Autrice:
eccomi tornata con una nuova one–shot! Ha 540 parole, ma per
andare sul
sicuro ho deciso di non segnarla come “flashfic”
^^. Trunks è il mio
personaggio preferito, e mi sembrava quasi scandaloso non dedicargli
una
fanfic. Le strofe sono di “Breaking The Habit” dei
Linkin Park (che volete farci,
sono una stra–fan dei Linkin Park, e perciò
vedrete spessissimo versi delle
loro canzoni ^^).
Un
salutone!
DarkMartyx