E' dolce quello che tu mi dici,
ma più dolce è il bacio che ho
rubato alla tua bocca.
| cit. Heinrich Heine |
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CAPITOLO Ⅳ▪
flirty
kiss ~ gâteau au chocolat. ―
Erano arrivati a Bruxelles in pieno giorno
e, sebbene Alec sentisse le ossa un po’ indolenzite per aver dormito in aereo –
Magnus aveva avuto la premura di ovattare il rumore delle turbine in modo che
non gli venisse mal d’orecchie – non poteva dirsi affatto stanco. Avevano
deciso quindi di andare in hotel solo per posare le valigie, ritirare le chiavi
e visitare la stanza che sempre Magnus aveva preso.
Lo stregone aveva alzato una mano per
chiamare un taxi e pochi istanti dopo un’auto nera con delle decorazioni a
scacchi gialli sul fianco si fermò vicino a loro, Magnus si allungò oltre il
finestrino per parlare all’autista, tentando in tre diverse lingue prima di
capire quale il conducente preferisse. Alla fine si sedettero sui sedili
posteriori ed Alec tese al tassista un bigliettino scritto di suo pugno (sotto
dettatura di Magnus, ovviamente) che portava l’indirizzo “5 Rue Duquesnoy, 1000 Brussels”.
«E’ l’indirizzo dell’hotel» aveva
minimizzato Magnus con un gesto della mano, sorridendogli affabile e afferrando
la sua mano per giocare con le dita di Alec. Quello che Alexander non sapeva,
però, era che il loro soggiorno di due notti in quello che poi si sarebbe
presentato come il Royal
Windsor Hotel Grand Place ammontava alla cifra di 2.490 euro,
ovvero 3.332 e rotti verdi bigliettoni americani. La loro stanza – una Royal Suite – giocava sui colori della panna,
dell’oro e del cioccolato e gli ricordava terribilmente quelle praline in carta
dorata offerte durante il volo dalla compagnia belga.
Non si erano soffermati molto sul Royal Windsor, in realtà, perché Magnus aveva già parlato
ad Alec di quante cose interessanti ci fossero a Bruxelles (e si da il caso che
dal loro albergo si poteva arrivare facilmente a tutte queste mete turistiche)
e che ci teneva che passassero almeno una giornata ad Anversa, dopo quelle due
nella capitale. Alec non potè ribattere né tantomeno dire la sua, considerando
come Magnus l’aveva travolto e trascinato in giro per la città come se fosse il
suo paese Natale, si chiese se si sarebbe mosso con così tanta naturalezza
anche in tutte le altre città che avrebbero visitato.
Uscirono dall’Hotel e camminarono per
rue Duquesnoy,
svoltando poi a destra e imboccando rue
de l’Homme Chrétien (Magnus
gli aveva detto che in francese significava “via dell’uomo cristiano”, un nome
che aveva affascinato abbastanza il Nephilim)
continuando su rue du
Marché aux Fromages (“via del mercato del formaggio”, e qui Alec
aveva riso), svoltato a destra e percorso rue
des Chapeliers ed
infine aveva fatto capolino dietro una gioielleria dai tendoni rossi un’enorme
piazza che prendeva il nome di Grand Place.
Magnus gli aveva spiegato che, se
fossero andati il diciotto ed il diciannove agosto, avrebbero visto Grand Place coperta da un
incantevole tappeto di fiori in onore dell’Assunzione della Maria; schioccò le
dita e lentamente, un manto di fiori dei colori più vivaci che si potessero
immaginare prese forma come nebbiolina colorata al centro della piazza, dai
contorni un po’ offuscati ma abbastanza nitidi da vedere, ogni tanto, i bordi
dei petali.
Bel
colpo, Bane.
«Questo
è l’ultimo che ho visto, l’anno scorso… prima che voi
Nephilim decideste di entrare ad una delle mie feste
come se nulla fosse e mettermi nei casini» disse lo stregone mentre l’illusione
iniziava a venir meno, appoggiò una mano sulla schiena di Alec lasciandoci
piccole carezze.
Era
un gesto che si ripeteva spesso, in quelle vacanze appena iniziate: la sera
Magnus vedeva Alec addormentarsi con il peso del mondo sulle spalle e le federe
dei cuscini strette tra i pugni, il viso rilassato si contraeva improvvisamente
in una smorfia di dolore e puntualmente lo stregone gli concedeva quel gesto.
Lo coccolava come se fosse un animale ferito e, difatti, lo era.
Sapeva
che per la testa gli frugavano ancora un sacco di cose, troppe. La morte di
Max, principalmente e – quando non c’era quello, si metteva in mezzo il qui pro quo avuto con Jace ad Alicante, nonostante fosse tutto risolto; quante
volte Alec aveva rivisto dietro le sue palpebre quel “baciami” di suo fratello, e quante volte si era
svegliato con la stessa sensazione di voltastomaco che ebbe quel giorno. Allo
stesso modo, però, non gli faceva male pensare di aver baciato lo stregone in
mezzo a tutto in Conclave, o almeno non gli doleva così come il resto.
Era
come se lui e Magnus avessero re iniziato daccapo, si disse più volte, e
finalmente Alec riusciva a vedere tutta la tenerezza e la premura dietro i suoi
gesti – e ne era contento.
Per
una volta, qualcuno si stava prendendo cura di lui, ed Alec era felice che
questo qualcuno fosse Magnus.
Iniziarono
a fare il giro della piazza partendo dal lato sud, quello alla loro sinistra.
Magnus indicava tutte le case delle corporazioni chiamandole con il loro nome
francese e poi traducendolo in inglese e, nel caso potesse farlo, di spiegare
qualcosa sull’edificio; si soffermò all’Hôtel
de Ville, il municipio, e spiegò che in cima alla sua torre vi era una
statua di San Michele Arcangelo che combatteva il diavolo. Continuarono il loro
breve tour, Magnus gli raccontò della Casa del Giuramento degli Arcieri e di
quella dei Panettieri (La Louve e Le Roi d'Espagne) – indugiandosi
poi sulla Maison du Roi e,
infine, su un negozio che portava il numero “22”, sotto Joseph et Anne.
Magnus
gli sorride fiducioso e gli afferrò la mano, «sai… io
adoro il cioccolato», trascinandolo poi dentro il negozio.
Alec
capì ben presto che “Godiva” (così si chiamava) era
una cioccolateria che vendeva di tutto e di più, e doveva ammettere che il
prezzo valeva la qualità perché, quando Alec e Magnus si sedettero sul ciglio
della strada – poco ortodosso ma efficace! – e tirarono fuori una delle delizie
che lo stregone aveva preso nel negozio dandone un morso a testa (una fetta di
torta a cioccolato(erano stati fortunati – aveva detto la commessa – non la
facevano spesso!) un’esplosione meravigliosa di cacao invase la bocca di
entrambi, deliziando le loro papille gustative come se fosse nettare.
Nonostante tutto, il Belgio era la patria del cioccolato e Godiva
uno dei migliori negozi del mondo.
«E
con questo mi sono distrutto il pranzo» commentò Alec finendo di mangiare la
torta, Magnus pizzicava da un sacchetto delle mandorle ricoperte di cioccolato.
«Beh,
ne è valsa la pena, no?» sorrise l’altro, prima di alzarsi e tendere la mano ad
Alec per farlo ritornare in piedi, imboccarono rue de la Colline, distaccandosi dalla folla di quella piazza, la
mano di Alec stretta a quella di Magnus in una morsa affettuosa.
Era
stata una bella giornata, quella, considerando anche che al ritorno in albergo,
la sera, vi erano delle fragole immerse nel cioccolato e che Magnus si
divertiva a tenerle tra i denti, aspettando che Alec intuisse di doversi
avvicinare e mordere la frutta… questo invece non
faceva altro che stare in piedi a braccia conserte, con le scarpe in mano a
rivolgergli uno sguardo scettico e quattro semplici parole: «Ci stai provando, Bane?».
Certo
che ci stava provando, era il suo modo di flirtare.
Ed
Alec aveva acconsentito.
Bel colpo, Bane.
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Ho avuto un sacco di difficoltà a
scrivere questo capitolo, inizialmente volevo incentrarlo sulla figura di
Magnus (che, ricordiamoci, ha la pelle ambrata, rawr!
♡),
ma mi sembrava di ripetermi e così ho… tentato di fare qualcos’altro, fallendo
miseramente.
Mi sembrava carino usare il “flirty kiss” per fare qualcosa di
più “nuovo” rispetto a tutte le altre che sono poste in un futuro senza capo né
coda, un limbo dove stanno tutti bene, sì. E, se la memoria non m’inganna, Alec
va davvero in giro per il mondo dopo Alicante con addosso tutto quello che ha
fatto e, beh, non mi sembra giusto fargli ricordare solo ma morte di Max, perché
anche il bacio-che-non-ha-dato-a-Jace mi sembrava che
lo avesse scosso tanto ;;
In più ho avuto la percezione che da
Alicante fosse stato riavviato tutto, tra Magnus e Alec, perché è stato detto
chiaramente che il Lightwood frequentasse Magnus solo
per cercare di rimpiazzare Jace. Quindi ho giocato
sul “ricominciare” e quindi il “flirt”, anche se rimango abbastanza scettica
sul risultato.
Mi dovete scusare se sono stata un po’
troppo particolareggiante su Bruxelles e se ho scritto anche le vie, ma io
adoro fare le cose per bene – ma temo che il risultato sia venuto fuori un po’ “pesante”,
ma continuo a sperare che apprezziate il mio lavoro ;D
Per i soldi, ho preferito scrivere la
somma in numeri (avrei dovuto farlo a lettere, considerando che non è una data,
eh!) per rendere più chiaro la quantità di euro/dollari spesi da Magnus, se
avessi scritto probabilmente nessuno avrebbe avuto la pazienza di leggere per
bene XD – e, già che siamo in tema, il prezzo non è tirato su a caso, ma sono
andata sul sito dell’Hotel e ho fatto la richiesta della camera per due adulti
e bla bla bla.
Insomma, tutto quello che c’è qua
sopra esiste veramente 8D l’unico appunto è che non so se Godiva
fa le torte al cioccolato, ho quindi dovuto “giustificare” con la commessa ecc.
Spero che mi perdonerete.
Ringrazio tutti quelli che hanno messo
tra preferite/seguite/ricordate… che sono tantissimi
e continuano a crescere! **
Al prossimo capitolo che, nel bene o
nel male, sarà l’ultimo!
radioactive,