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Autore: lilyhachi    22/08/2013    6 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(What if; Killian Jones/Ariel; spoiler seconda stagione)
Visto che la Sirenetta dovrebbe apparire nella terza stagione e che adoro Hook, ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le strade di questi due personaggi si fossero incrociate prima (precisamente sull'Isola che non c'è) e su come la presenza di Ariel potesse "incastrarsi" con gli eventi della prima e della seconda stagione. Spero tanto che vi piaccia e vi auguro buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IX
 
Always find me here
 
 
You are the port of my call. You shot and leaving me raw.
Now I know you’re amazing cause all I need is the love you breathe.
Put your lips on me and I can live underwater.
Underwater! Underwater! Underwater!”.
 
 
Il sole non sorgeva alto nel cielo di Storybrooke, coperto da diverse nuvole, mentre la nebbia avvolgeva quella famosa città di cui Hook aveva tanto sentito parlare.
Il capitano osservava quel mondo sconosciuto, in cui stava per addentrarsi, dal suo veliero, che aveva compiuto sicuramente uno dei viaggi più importanti e determinanti per il corso della sua vita.
Quello poteva forse essere il suo ultimo viaggio. Tutta la sua vita dipendeva da ciò che avrebbe trovato a Storybrooke e se c'era una cosa che voleva sicuramente trovare, era la vendetta.
Scrutò ancora una volta la città con il suo cannocchiale, mentre un ghigno soddisfatto si distendeva lungo il volto stanco, ma felice perchè più la nave procedeva più si avvicinava al coccodrillo.
“Eccola”, esclamò, riponendo il cannocchiale.
“Storybrooke”, rispose Cora al suo fianco con un'espressione che a guardarla faceva quasi paura, per tutto il timore che era in grado di incutere.
Hook si girò di nuovo verso la città, riflettendo su quanto l'aiuto di Cora, per quanto scomodo, fosse stato determinante per il suo obiettivo. Mentre rifletteva, Hook non distolse nemmeno per un secondo lo sguardo dal porto di Storybrooke che si accingevano a raggiungere.
Voleva assaporare ogni momento, ogni piccolo particolare, ogni suono e ogni novità che si parava davanti ai suoi occhi. Voleva ricordare alla perfezione il luogo in cui avrebbe ucciso Tremotino.
 
La vita era fatta di sensazioni. Ariel ne era sempre stata convinta: la vita era fatta di sensazioni e sentimenti di tutti i tipi. Sostanzialmente, lei era stata sempre fiduciosa nei confronti nell'amore: sentiva nel profondo che prima o poi sarebbe arrivato anche per lei, sentiva che avrebbe trovato un giorno il suo principe, che, contro ogni rigor di logica, sembrava essere un pirata.
Probabilmente aveva già fatto un madornale errore nel considerarlo il suo “vero amore”, visto che il vero amore era quello in grado di spezzare le maledizioni più strazianti. Se lui fosse stato davvero il suo vero amore, avrebbe già rotto quelle catene che la tenevano prigioniera di un qualcosa che Ariel non sentiva come suo. Già...perchè lei non sentiva Dylan come “suo”, lo stava solo prendendo in giro e questa consapevolezza l'aveva dilaniata maggiormente con la fine della maledizione.
Lui sembrava così felice di averla ritrovata. Non aveva fatto altro che raccontarle come aveva pensato continuamente a lei dopo aver lasciato la taverna in cui l'aveva vista, e di quanto fosse stato stupido nel non avvicinarsi, perchè troppo intimorito dalla sua timidezza e dalla paura di un rifiuto.
Dylan era così dolce e perfetto, e lei si sentiva un vero e proprio mostro. Avrebbe desiderato amarlo con tutto il cuore. Lui le stava dedicando tutto sé stesso in un modo davvero raro. Tuttavia, lei non meritava tutte le sue attenzioni, perchè non le ricambiava. Dylan aveva tanto amore da dare, solo che lei non era la persona adatta per riceverlo. Si sentì ancora peggio, riflettendo sul fatto che là fuori c'erano tante altre persone in cerca dell'amore e lei le stava in qualche modo privando, perché stava insieme ad un un ragazzo meraviglioso che avrebbe potuto rendere felice qualcuno che lo meritava davvero. Ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio che lui le donava era come una pugnalata, ma, per quanto sapesse di non amarlo, non riusciva a ritrarsi da lui, consapevole del fatto che lui era forse la sua ultima possibilità per essere felice e amata da una persona speciale.
Sapeva che Dylan l'amava, forse troppo, e non soltanto perchè glielo dimostrava ma anche perchè Ariel riusciva a leggerglielo in viso. Tutti i suoi sorrisi più belli erano per lei. Quando le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva detto di sì, i suoi occhi azzurri erano diventati così radiosi e felici, che il cuore gli sarebbe potuto esplodere nel petto.
Quella giornata, inoltre, rendeva Ariel ancora più inquieta: non soltanto per il freddo pungente che le pizzicava il viso; non soltanto per la mano di Dylan che stringeva dolcemente la sua, ma per la bara che veniva calata nel terreno umido davanti ai suoi occhi, per le persone devastate attorno a lei, per Mary Margaret che dava il suo addio straziato ad Archie, morto in circostanze non del tutto chiare che vedevano probabilmente coinvolta Regina.
Perchè Regina non faceva altro che rendere le loro vite più pietose di quanto non fossero già? Perchè provava tanto gusto nel prendersi la felicità e le vite altrui?
Quanto poteva essere sola per trarre gioia dalle loro sofferenze?
Cosa ci aveva guadagnato nel tenerla lontana da Killian e nell'avvicinarla ad un uomo che lei non era in grado di amare? Forse soltanto una risata malvagia e divertita.
Quando il funerale finì, Ariel si soffermò sulle figure attorno a lei, intente ad abbracciarsi e a darsi conforto. Era strano guardarli tutti per come erano. Non erano più dei semplici cittadini ma personaggi delle favole, e il piccolo Henry, che in quel momento se ne stava fermo a fissare la tomba di Archie, era stato l'unico e solo a dar voce a quella teoria così assurda.
Ariel si soffermò sulla figura di Ruby, riflettendo sulla trasformazione, che nel suo caso non sembrava avvenire. Da quando la maledizione si era spezzata, lei stessa non si era trasformata in sirena. Credeva che con l'acqua sarebbe successo, invece no. Forse era stata umana per così tanto tempo che non sarebbe stata più in grado di tornare alla sua vera natura? Era possibile?
L'unica cosa positiva che Ariel era riuscita a vedere come conseguenza della maledizione era l'avvicinamento che si era ricreato con Ruby, che aveva finalmente ritrovato dopo ben ventotto anni, e Belle, che si era rivelata essere un'amica a dir poco preziosa e che quando aveva appreso chi lei fosse in realtà, si era dimostrata decisamente emozionata.
Dopo il funerale, la ragazza si fermò al Granny's insieme agli altri prima di recarsi alla veglia funebre che si sarebbe tenuta da Mary Margaret, mentre Dylan tornava a lavoro. Ruby le mise una mano sulla schiena, massaggiandola con fare amichevole e le porse un tè freddo.
“Stai bene?”, le chiese Ariel, sapendo quanto la ragazza fosse affezionata ad Archie.
Ruby le rivolse un sorriso amaro, cercando per quanto possibile di non lasciarsi prendere dallo sconforto che probabilmente la stava divorando in ogni fibra del suo essere.
Non ricevendo risposta, Ariel non disse altro, convinta del fatto che il silenzio era sempre molto meglio di parole futili e del tutto prive di senso, così si limitò a starle vicino.
Dopo qualche minuto, la ragazza si riavvicinò alla rossa con in mano un caffè e una busta da portar via, mettendoli sul bancone e rivolgendole un sorriso.
“Posso chiederti un favore?”, domandò Ruby con espressione leggermente stanca.
“Certo!”, rispose Ariel con fare tranquillo.
“Porteresti questi a Belle? Sai dove si trova la biblioteca, no?”, chiese la ragazza, ed Ariel fece un cenno di assenso con il capo, afferrando ciò che Ruby le aveva, e uscendo dal locale.
Quando Ariel arrivò in biblioteca, trovò qualcosa che lasciò decisamente sconcertata: la porta era spalancata e diversi scaffali erano per terra, con tutti i libri sparsi sul pavimento. Sembrava che fosse passato un tornado, particolare che le destò non poca preoccupazione viste le condizioni di quel luogo. Belle, da ottima bibliotecaria quale era, non si sarebbe mai sognata di lasciare quel disordine, quindi era successo sicuramente qualcosa.
Ariel notò la ragazza seduta al bancone, che si voltò subito verso di lei: aveva il viso leggermente pallido e agitato, come se qualcosa l'avesse spaventata.
“Belle!”, esclamò Ariel, mettendole una mano sul braccio. “Stai bene? Sembri preoccupata”.
La ragazza boccheggiò per qualche secondo, con un espressione che non trasudava certo tranquillità, anzi. Ariel si voltò verso il libro che la ragazza aveva preso e non capì per quale strano motivo Belle fosse interessata ad una guida nautica.
“Parti per un viaggio in mare?”, chiese la rossa con tono sarcastico.
“Non esattamente, anche se mi sarebbe sempre piaciuto viaggiare in mare”, rispose Belle con un tono che proprio non le apparteneva. Era leggermente scosso, come se fosse successo qualcosa.
“Belle?”, domandò Ariel, avvicinandosi all'amica. “Sicura di stare bene?”.
“Hook è in città”, esclamò la ragazza tutto d'un tratto, e Ariel dovette sforzarsi molto per comportarsi come se non avesse la più pallida idea di cosa Belle avesse appena detto.
“Chi?”, chiese Ariel, cercando di mantenere il tono più neutro e calmo possibile.
“Colui che vuole uccidere Tremotino”, rispose Belle con espressione corrucciata. “L'ho trovato in biblioteca. Voleva sicuramente usarmi per arrivare a lui ma sono fuggita, e ho scoperto che è venuto qui insieme alla sua nave”.
“Non c'è nessuna nave al porto”, ribatté Ariel con tono ovvio.
“L'avrà nascosta con qualche stratagemma”, esclamò Belle, riflettendoci.
In effetti, la Jolly Roger non sarebbe certo passata inosservata, motivo in più per nasconderla. Ariel continuava a ripetersi di non mostrare segno di incertezza o di qualsiasi cosa le stesse passando per la testa, mentre un tumulto di emozioni prendeva a farsi largo dentro di lei.
Felicità, paura, rabbia, malinconia. Si alternavano, aiutandola a ripercorrere tutta la sua vita sulla Jolly Roger e tutti i momenti passati insieme a Killian, che le mancava tanto...forse troppo.
Sapeva che lui non era a Storybrooke, cosa che le era stata confermata da tutto il resto della ciurma che aveva avuto modo di rivedere dopo la rottura della maledizione. Il primo a cui si era rivolta era stato Flynn, meglio conosciuto come Eugene, che l'aveva stretta così forte da toglierle il respiro.
Tutto l'equipaggio era lì. Erano tutti a Storybrooke: tutti, tranne Killian e la cosa non era certo una coincidenza. Aveva abbandonato anche la sua ciurma pur di ottenere quella vendetta che tanto desiderava? Chissà quante alleanze con persone orribili aveva stretto per ottenerla. La prima era Regina, ma era abbastanza certa che lei non era stata certo l'unica.
Per un momento, Ariel ebbe la strana sensazione che l'uomo che si trovava lì non sarebbe stato lo stesso che ricordava. Aveva tentato di aggredire Belle, una ragazza innocente, solo ed esclusivamente per ottenere la sua vendetta. Avrebbe sacrificato una vita per la sua causa?
Quante persone era disposto ad uccidere per raggiungere ciò che desiderava?
Quante vite aveva intenzione di rovinare solo per dimostrare che lui era una vittima?
Mentre Ariel era ancora persa in tutte quelle domande, venne riportata alla realtà da Belle che le disse di dover correre via e che si sarebbero viste più tardi.
La ragazza, troppo impegnata a riflettere su cosa avrebbe dovuto fare, sapendo che lui era in città, non aveva la minima idea del fatto che Belle stava per cacciarsi in un guaio bello e buono.
 
Rimase fermo per un tempo indefinito a fissare il cielo azzurro, coperto da qualche nuvola.
Sentiva il sapore del sangue nella sua bocca mentre la fronte gli pulsava ininterrottamente per il colpo che quel bastardo di Tremotino gli aveva assestato. Come se non bastasse, aveva il torace dolorante per le diverse percosse che aveva subito. Quando gli aveva dietro quale magia aveva intenzione di celarsi, non credeva che sarebbe finita in quel modo. Eppure, eccolo lì, disteso e ferito sul ponte della sua stessa nave, senza qualcosa di prezioso che potesse usare contro quel mostro.
Soffocando un gemito di dolore, Hook si rimise in piedi, poggiando l'uncino sul legno, mentre portava la mano sana lungo il fianco. Barcollò per un attimo, rischiando di stramazzare di nuovo a terra ma si impose di non farlo. Non era quello il momento per lasciarsi cadere al suolo.
Non sapeva come avrebbe ripreso il controllo della situazione. Mentre scendeva sottocoperta senza un asso nella manica, il capitano rifletteva sul fatto che non aveva più niente fra le mani, o meglio, fra la mano e l'uncino. Era stato decisamente fregato prima da quella fastidiosa ragazza, che aveva reputato come “inutile” la prima volta che l'aveva vista, ma dopo lo scherzetto che gli aveva riservato, Belle si era dimostrata anche troppo piena di risorse.
Era venuto a Storybrooke per ottenere la sua vendetta, non per farsi prendere per i fondelli da una sciocca ragazzina innamorata del coccodrillo. Come si poteva amare un uomo del genere?
Come poteva quella Belle amarlo, sapendo ciò che era stato in grado di fare?
Era innamorata o semplicemente stupida? Vedeva del buono in quell'uomo spregevole.
Era proprio come Marina, anche lei vedeva del buono in lui, nonostante tutto.
Hook scosse velocemente la testa. Era forse impazzito?
Dopo tanti anni, cosa diamine andava a pensare? Come poteva anche solo ricordare quella sirena bugiarda che si era introdotta nella sua nave con l'inganno?
Per di più, si stava quasi paragonando a Tremotino...come se la loro situazione fosse uguale, come se anche lui fosse un mostro, capace ancora di amare grazie ad una donna.
Lui era meglio di Tremotino, sì.
Lui non era un mostro. Lui non andava in giro a stringere patti che dessero vantaggio soltanto a lui e soprattutto lui non avrebbe mai abbandonato suo figlio e ucciso sua moglie, come aveva fatto lui.
Hook era stato in grado di amare, una volta. Forse quella briciola di amore che gli era rimasta, era completamente sparita dopo che aveva lasciato Neverland.
Forse sarebbe stato più corretto dire che era svanita dopo che aveva perso Marina. Scosse di nuovo la testa, ripensando a lei. Insisteva ancora nel chiamarla con il suo nome fasullo.
Si voltò mentre era nella cabina, e vide la pistola che il “vero amore” di Tremotino aveva portato sulla sua nave. Un fulmine a ciel sereno attraversò la mente di Hook: quello sarebbe stato soltanto l'inizio del suo piano. Si avvicinò all'arma, afferrandola con la mano sana e sollevandola verso l'alto per osservarla meglio. Sorrise, mentre la sua mente elaborava un altro piano.
Questa volta avrebbe agito diversamente.
Non avrebbe più usato il figlio di Tremotino per attirarlo e farlo soffrire, no.
Si sarebbe scagliato sull'unica persona attualmente presente nella sua vita e capace di annullare l'oscurità attorno al quel cuore marcio, che lo aveva portato ad uccidere Milah.
Il suo obiettivo sarebbe stato Belle.
 
 
“Flynn! Apri!”.
Ariel bussò prepotentemente alla porta dell'appartamento, desiderosa di risposte.
Il ragazzo per poco non si soffocò con l'acqua che stava bevendo, sentendo il tono agitato della ragazza, e si precipitò alla porta, aprendola.
“Ariel!”, esclamò, mentre lei entrava in casa come una furia. “Cosa succede?”.
“Dov'è Spugna?”, domandò Ariel con tono agitato.
“Non ne ho idea”, rispose il ragazzo, allargando le braccia. “Non lo vedo da stamattina. Perchè?”.
La rossa continuava a guardarsi intorno esasperata, portandosi le mani alla testa. Belle le aveva detto di essere stata nuovamente assalita da Hook sulla Jolly Roger ma era riuscita ad evitare spiacevoli conseguenze grazie a Tremotino. Le aveva anche detto del viaggio che l'uomo aveva intenzione di intraprendere per partire alla ricerca di suo figlio e che lo avrebbe accompagnato al confine della città quella sera stessa per salutarlo.
Tuttavia, Ariel aveva una brutta sensazione. Era fermamente convinta che sarebbe successo qualcosa e che Hook non sarebbe rimasto inerme sulla nave senza fare niente.
Flynn l'afferrò saldamente per le spalle, osservandola allarmato.
“Ariel, calmati”, disse guardandola negli occhi. “Dimmi cosa succede”.
“Hook è qui”, rispose lei con un filo di voce. “E' venuto a Storybrooke”.
Il ragazzo la fissò per qualche secondo senza dire niente. Il suo viso non mostrava alcun cenno di preoccupazione o di confusione per il fatto che il suo capitano fosse giunto lì da loro.
Ariel lo scrutava, in attesa di un segno, ma la tranquillità fin troppo evidente di Flynn la fece giungere ad una sola conclusione: lui ne era già a conoscenza.
Istintivamente, Ariel gli sferrò un pugno di risentimento sulla spalla.
“Lo sapevi!”, dichiarò con voce indignata. “Perché non me l'hai detto?”.
“Ahi!”, ribatté Flynn, massaggiandosi la spalla. “Non è come credi. E' stato Spugna a dirmelo. Mi ha detto che è riuscito a tornare con un fagiolo magico e che l'ha aiutato a prendere una specie di mantello dal negozio del signor Gold, nulla di più. Perchè sei così preoccupata?”.
“Perché so che il suo piano, a quanto pare, è andato a monte”, rispose lei, alzando il tono di voce. “Tremotino gli ha tolto il mantello e sappiamo bene che lui non resterà in un angolino”.
“Spugna mi ha detto che la notte scorsa Tremotino lo ha portato al confine”, cominciò Flynn, portandosi una mano al mento e fissando un punto indefinito dell'appartamento. “Voleva provare un incantesimo che gli permettesse di oltrepassare il confine”.
“Gli ha fatto da cavia”, affermò Ariel. “Doveva accertarsi che funzionasse, così stasera potrà farlo lui stesso. Hook sapeva di questo particolare?”.
“Suppongo di sì”, affermò Flynn con tono ovvio. “Altrimenti per quale motivo gli avrebbe rubato il mantello? Sapeva che senza di esso non poteva lasciare Storybrooke”.
La sensazione di angoscia di Ariel aumentava, come se stesse pian piano mettendo insieme i pezzi del puzzle, avvicinandosi a quella che sembrava essere la verità. Hook non si sarebbe arreso e lei non poteva restare lì senza fare niente. Doveva fare qualcosa.
Senza aggiungere altro, la ragazza si recò di corsa verso la porta dell'appartamento di Flynn, mentre il ragazzo le corse dietro, afferrandola per un braccio.
“Ariel!”, esclamò, facendola voltare. “Cosa hai in mente?”.
“E' tutto ok!”, rispose lei, senza indugiare troppo, lo avrebbe solo fatto allarmare. “A domani!”.
Ariel sgusciò fuori dall'appartamento, raggiungendo velocemente la macchina. Prima di mettere in moto, la ragazza scrisse un messaggio a Dylan per avvertirlo che avrebbe fatto tardi perchè era uscita insieme a Belle. Quante bugie stava accumulando?
 
Uno sparo. Il nome di Belle che veniva pronunciato in continuazione, senza ricevere risposta.
Mentre correva con ansia lungo la strada, dopo aver fermato la macchina, Ariel sentiva l'aria fresca della sera sferzarle il viso, mentre i capelli rossi erano completamente arruffati e alcune ciocche finivano davanti ai suoi occhi, offuscandole la vista già precaria, vista la leggera nebbia.
Una macchina era ferma a poca distanza dal confine, una figura era accasciata a terra con un'altra china su di essa, che Ariel riconobbe come il signor Gold, ma non erano soli.
C'era qualcun altro non molto lontano da loro, con una pistola nella mano destra, mentre al posto dell'altra vi era un uncino, la cui visione provocò ad Ariel un sussulto.
Hook aveva sparato a Belle, che ora giaceva sul ciglio della strada, ma Ariel la vedeva muoversi leggermente, segno che probabilmente era ancora viva, tuttavia si trovava oltre il confine e quello non era certo un buon segno. Intanto, la ragazza cominciò a sentire delle leggere gocce di pioggia sul viso, simbolo del fatto che il tempo stava decisamente peggiorando.
Nessuno si era accorto di lei, perchè era ancora lontana, ma la ragazza vedeva perfettamente la rabbia negli occhi di Tremotino, che si alzò, osservando con odio l'uomo che aveva appena sparato al suo vero amore, e sollevando una mano per creare una sfera di fuoco.
Il cuore di Ariel cominciò a battere all'impazzata come se stesse per uscirle fuori dal petto. Il suo corpo cominciò a non rispondere delle sue azioni e, senza nemmeno rifletterci, si precipitò velocemente verso di loro, avvicinandosi maggiormente al confine della città e urlando un “no” disperato, per cercare di evitare l'inevitabile.
Quell'urlo fece voltare Killian, che sgranò gli occhi alla vista della ragazza, come se avesse appena visto un fantasma, tornato indietro dall'oltretomba. Ariel era lì davanti a lui, a Storybrooke ed era stata evidentemente vittima del sortilegio. Come era potuto accadere?
“Marina?”, domandò con voce incredula.
Ariel avrebbe voluto davvero rispondere, ma si limitò a boccheggiare per quello strano momento: la quiete prima della tempesta. Hook aveva sparato a Belle, che era finita oltre il confine, Tremotino aveva cercato di ucciderlo. Cercò di respirare quanta più aria possibile, pensando al momento in cui tutti questi eventi sarebbero stati affrontati. Guardò il cielo nuvoloso, mentre le gocce di pioggia cadevano precipitose su di lei, inzuppandole i boccoli rossi che aveva sistemato quella stessa mattina. Aveva già visto Killian una volta, mentre la vendetta gli scivolava via, a causa di lei che aveva lasciato fuggire Bae e in quel momento lo aveva visto cadere ancora una volta.
L'unica differenza era che forse qualcosa in quel momento l'aveva ottenuta, privando Belle del suo amore per Gold. Quanto poteva essere fortunato quel pirata? Riusciva sempre a sopravvivere ogni volta, pur avvicinandosi costantemente alla morte. Forse era la vendetta la sua ancora di salvezza.
Ariel allontanò quel pensiero. Una piccola parte di lei, probabilmente quella più speranzosa e infantile, voleva credere fermamente che fosse un briciolo di amore a salvargli la vita ogni volta.
Quella sera in particolare, doveva essere stato il suo amore per lui a salvarlo da una morte certa.
Era passato tanto tempo, eppure lei era ancora lì accanto a lui, pronta a salvarlo. Doveva essere proprio stupida. Perchè continuare disperatamente a salvare qualcuno che non vuole essere salvato?
Ariel non fece nemmeno in tempo a proferire parola, che la loro attenzione venne attirata da una macchina proveniente da fuori. Quella vista portò Ariel a gettarsi su di lui, spingendolo via il più possibile. Non sapeva per quale strano motivo lo aveva fatto: le era bastato vedere la macchina che avanzava velocemente verso Killian e la mente si era semplicemente annebbiata, portandola a fare il possibile per proteggerlo. L'angoscia faceva ancora da padrona nel suo corpo mentre si lanciava su Killian, ed era stata poi sostituita da una strana sensazione di calore, come se il desiderio impellente di proteggerlo si facesse sentire sempre di più dentro lei.
Ariel venne travolta dalla macchina in corsa, ed anche Hook venne colpito. Entrambi piombarono sull'asfalto bagnato, solo che mentre Killian finì scaraventato sul ciglio della strada, il corpo della ragazza ruzzolò rovinosamente oltre il confine, segnato da un'evidente linea rossa.
Ariel si voltò un attimo verso di lui, racimolando le poche forze che le erano rimaste, e lo vide con gli occhi chiusi e il volto percorso dal sangue, mentre l'uncino era abbandonato sulla strada.
Un attimo di lucidità la fece accorgere del fatto che non si sentiva più le gambe. Portò lo sguardo verso il basso e vide che erano state sostituite da una coda, visione che la fece sussultare.
La vista di Ariel cominciò ad offuscarsi mentre delle voci lontane le giungevano alle orecchie, senza permetterle di distinguerle: erano solo un rimbombo lontano. Quel gesto intenso di protezione aveva fatto scattare qualcosa da cui sarebbe stato difficile tornare indietro (1). 


Note:

- (1) ho fatto attraversare il confine anche ad Ariel. Spero che come descrizione non risulti troppo forzata ma ho cercato di modificare le dinamiche dell'incidente, cioè Ariel si è avvicinata ad Hook e Gold, avvicinandosi quindi anche al confine; quando è arrivata la macchina da fuori, Ariel ha spinto via Hook per impedire che venisse investito ma il colpo ha fatto sì che lei finisse oltre il confine.

Eccomi con il nuovo capitolo, pubblicato con un ritardo madornale. Chiedo umilmente perdono ma l'ispirazione per questa storia è stata un pò difficile da trovare ultimamente e spero di non perderla di nuovo, visto che mi piacerebbe davvero finirla.
Allora, come avete visto ho fatto attraversare il confine ad Ariel. Spero di essere stata convincente e realistica con la descrizione dell'incidente. In caso contrario, fatemelo notare così al limite correggo qualcosa :).
Questo capitolo non mi convince nemmeno un pò e credo di aver fatto seriamente del mio peggio; prima di tutto perchè scriverlo è stato un'impresa e poi perchè non sono molto convinta di quello che ho inserito, ma lascio a voi i giudizi. Nel prossimo la figura di Dylan/Eric avrà più spazio e rivedremo anche gli adorabili Diego e Grimsby in versione "Storybrooke".
La strofa iniziale è tratta dalla canzone "Underwater" di Mika :).
Devo ringraziare infinitamente PikkyAlly MYoan SeiyryuMarti Lestrange e 
ScandalousLaRabiosa.
Mi hanno incitata tantissimo a scrivere e hanno aspettato con ansia questo capitolo, quindi spero vivamente di non averle deluse (passate da Pikky se non l'avete fatto, visto che anche lei sta scrivendo una bellissima Hook/Ariel!).
Ok, direi che questo è quanto, ho smesso di tediarvi e ringrazio tutti coloro che hanno letto/recensito/messo tra le seguite e le preferite. Lasciate una recensione se vi va, anche piccina piccina, e visto che il capitolo non mi piace per niente, accetto sempre pomodori e ortaggi vari u.u
Al prossimo capitolo, un abbraccio :)



 
   
 
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