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Autore: Ulvinne    22/08/2013    4 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XXV
Hide and Seek
 
-Odio tutto questo.- ammisi, prendendo di malavoglia la mano di Baeron che mi aiutò a scendere dal carretto -Avanti, non posso nemmeno scendere da sola!
-Dobbiamo curare la parte nei minimi dettagli, così ci ha detto Delphine.
-Io l'ammazzo, quella donna!- replicai a denti stretti, un'espressione feroce che fui costretta a placare, così come Baeron si costringeva a placare i suoi sorrisetti divertiti.
-Ricorda che hai accettato di tua spontanea volontà, sapevi a cosa andavi incontro.
-Lo so, lo so, ma sono nervosa, va bene? L'ultima volta che ho indossato una cosa del genere...d'accordo, non ho mai indossato qualcosa del genere.- ammisi.
-C'è una prima volta per tutto.
-Anche per dare fuoco ad un abito?
-Non mi pare sia il momento più adatto, mia lady.- lo guardai male.
-Non passerò mai per una lady, accidenti! La verità è che non avrei mai dovuto accettare.
-Piangere non è un comportamento adatto ad una nobile, non vorrete rovinare tutto il lavoro fatto per rendervi presentabile.- d'accordo, vedere Baeron ridersela in quel modo non mi aiutava di certo a mantenere la calma e non riuscii a trattenere un tono stizzito quando parlai.
-Beh, visto che dobbiamo entrare nel personaggio, ecco un ordine per te: sta' zitto.
-Oh, vedo che cominci ad entrare nella parte, mia lady. Potresti piacermi.
-Sono una nobile di Hammerfell e tu la mia guardia del corpo, sta' al tuo posto.
-Sai, conosco un libro interessante che iniziava con una situazione del genere...vuoi sapere come finisce?
-No.
-Peccato.- non lo avrei mai ammesso a voce alta, ma in quel momento stavo davvero invidiando il sangue freddo e l'apparente tranquillità che Baeron esibiva...me ne sarebbe occorsa davvero tanta in quella missione suicida in cui mi ero gettata, all'Ambasciata Thalmor.
 
-Sono felice che tu abbia accettato, le nostre probabilità di successo sono molte di più, ora.- dice Delphine.
Si trovano ancora nella stanza nascosta alla locanda del Gigante Addormentato.
Non è stato facile per lei prendere una decisione, ma alla fine ha accettato la proposta della Blade di indagare sugli elfi.
-Scoprire qualcosa in più su questi draghi è fondamentale...e se gli elfi centrano qualcosa mi assicurerò di ripulirli da cima a fondo.- replica lei in un tono che vuole essere sicuro, quasi impersonale, trattenendo l'ansia che già le stringe in maniera pressante la bocca dello stomaco -Il tuo piano?
-Ricordi il ricevimento di cui ti avevo accennato?- annuisce e la bretone continua -Secondo un agente che si è infiltrato nell'organizzazione, sarà pieno di gente proveniente da tutta Tamriel e basterà poco e niente per sgattaiolare via, nelle stanze interne, però...- si interruppe.
-Le stanze che ci interessano saranno sorvegliate, ovviamente.- interviene Baeron, sul viso la classica espressione indifferente, al massimo divertita, come se tutto ciò non lo riguardasse, eppure i suoi occhi sono animati da una certa fretta.
-Esattamente. Quindi non posso lasciarvi entrare disarmati. Per te, ragazzino, ho già in mente un piano che reggerà, ma per te, Iris,la cosa è diversa.- alza un sopracciglio.
-Diversa...quanto?- domanda infatti.
Delphine tace, si dirige verso un baule, lo apre e tira fuori un abito.
-Oh, no...no.
-Sì.
-Scordatelo.
-È l'unico modo, Sangue di Drago, non puoi presentarti vestita come un mercenario qualunque.
-Non ci cascheranno mai! Le vedi queste?- si indica le cicatrici sul volto, quella sulla guancia e quella sotto l'occhio -Non sono certo fatte con il carboncino, come pretendi di farmi passare per una dama quando ho queste cicatrici sulla faccia?
-Le cicatrici si possono nascondere, esattamente come le emozioni quando si è in missione.- si avvicina per studiare il suo volto, ma quando allunga una mano lei si ritrae bruscamente, guardandola storto -Per le prime non c'è problema, ma le seconde...- fa una pausa -Tutto dipenderà da quanto sarai brava a fingere.
 
-Mai stata brava a fingere...- pensai, trattenendo a stento un sospiro quando il cancello dell'Ambasciata Thalmor iniziò a farsi vedere, anticipando la costruzione scura e solenne dove stavo per entrare.
Ripassai il piano mentalmente, cercando un modo come un altro per rimanere lucida: dovevo solo entrare e confondermi tra la folla dopo aver porto i miei saluti all'Ambasciatrice, una certa Elenwen. A quel punto avrei dovuto trovare Malborn e iniziare la vera missione, ovvero trovare gli appunti della su detta ambasciatrice.
Non che Malborn mi stesse simpatico: quel bosmer aveva un carattere del cavolo, arrogante, impaziente e...
Lasciamo perdere.
 
Non è mai stata a Solitude, prima d'ora.
La città più importante di Skyrim non ha niente a che vedere con la pace di Whiterun o la desolazione di altre città come Morthal: Solitude è un cuore che pulsa, è un concentrato di suoni, colori e odori che farebbe impazzire chiunque.
Soprattutto un lupo.
Le sue narici fremono ed ogni tanto si getta la classica occhiata dietro per controllare che la coda non sia spuntata, sarebbe alquanto problematico dare spiegazioni a riguardo, ma niente, l'unica cosa che scatena quel caos è solo una brutta sensazione di trappola.
-Che ti prende?- le chiede Baeron.
-C'è troppa gente, qui.
-Non ti farai prendere da un attacco di panico, spero.
-Certo che no. Ho solo detto che non mi piacciono i luoghi affollati.- passano avanti ad una piccola folla riunita sotto un piccolo palco.
Sopra, un boia pronto a fare il suo lavoro.
-Poveraccio, quello.- mormora Baeron -Chissà cosa ha fatto...
-Non ci interessa, andiamo.- il suo tono è privo di inflessione mentre dà le spalle alla scena ed entra nella Locanda dello Skeever ammiccante.
A volte avere un udito superiore alla media rende insopportabile ogni rumore, come quello del tonfo della testa che cade nel cesto.
Si lascia alle spalle la città per concentrarsi sulla locanda, dove i suoi occhi si posano subito sulla smilza figura del Bosmer seduto in un angolo. Il suo viso è così anonimo e banale che se non avesse saputo della sua presenza e dell'importanza del suo ruolo non l'avrebbe nemmeno considerato: il viso perfetto per chi è costantemente sotto copertura.
-Malborn?- lo chiama lei, e il boccale che l'elfo intende portare alle labbra si ferma a mezz'aria, colto di sorpresa.
-Chi lo cerca?- ribatte, e sia lei che Baeron si siedono senza che lui li inviti a farlo.
-Mi manda il nostro amico comune.- i suoi occhi brillano di consapevolezza, ma la sua espressione non tradisce nulla se non...
Delusione?
-Davvero? Ha scelto te?- alza un sopracciglio, la Nord, e finalmente l'elfo si concede un sorso dal suo boccale -Spero che sappia quello che fa...
-Tieni per te i commenti. Piuttosto, il piano?- lo vede assottigliare gli occhi, uno sguardo irritato che sostiene senza problemi, e l'elfo sospira, quasi stesse parlando con una mocciosa ritardata e non con un'alleata.
E questo la fa decisamente arrabbiare.
-Allora, il piano è semplice...introdurrò di nascosto il tuo equipaggiamento all'Ambasciata Thalmor, ma non portarti dietro altro: i Thalmor non scherzano in fatto di sicurezza. Dammi quello di cui non puoi fare a meno e ti assicuro che lo avrai dal momento in cui sarai dentro, al resto dovrai pensarci tu.- dice in un sussurro così lieve che può comprendere solo grazie al sangue di Bestia.
-Pensi di poterlo fare?
-Sei sorda? Ho appena detto di sì.- stringe il pugno in un moto di rabbia che non può sfogare mordendosi il labbro e dicendosi che non è proprio il caso di litigare, non per motivi come questo.
-Molto bene, elfo: allora apri bene le tue orecchie a punta e prendi nota...
 
Il fatto di non poter avere con me le armi mi faceva sentire estremamente vulnerabile e agitata. Non mi ero portata nemmeno un pugnale, e sperai che Malborn non avesse avuto problemi a far entrare la mia roba: mi sarei sentita più al sicuro solo con un'arma in mano e non prima.
Mi imposi di ignorare tutte le catastrofiche alternative che balenarono nella mia testa se fossi stata scoperta, ma non riuscii a trattenere un sospiro ansioso che si infranse contro le mie labbra, diventando una nuvoletta di vapore.
-Calmati.- mi sussurrò Baeron, e sentii la sua mano sulla schiena -La tua paura è palese.- aumentai il passo per non sentire più quella lieve pressione.
-Sono calma.- mentii -Sarò una dama esemplare.
Beh, dal vestito sarei sicuramente passata come tale: Delphine mi aveva procurato un abito di buona fattura composto da una sottoveste di pregiata lana bianca che mi copriva persino le calzature anch'esse impeccabili e, sopra di essa, una veste di velluto verde lasciata aperta e tenuta insieme da alcuni lacci sul corpetto che mettevano in evidenza le mie curve come mai in vita mia. La pesantezza dei tessuti e le maniche larghe ma lunghe fino ai polsi mi avrebbero protetta dal freddo di Skyrim, ma avrei preferito mille volte andare in giro con la mia armatura leggera piuttosto che con quella roba pomposa.
Continuavo a ripetermi che quella che avevo visto nel riflesso di un piccolo specchio non ero io: la vecchia Iris non teneva i capelli sciolti da quando aveva quattordici anni, non aveva mai indossato niente del genere e soprattutto non avrebbe mai accettato di portare quella roba oscena sulla faccia.
Mai più.
Questo avevo stabilito una volta che la missione sarebbe terminata.
Eravamo oramai arrivati al portone, era tempo di fare il mio dovere, di fare l'ennesimo salto nel buio.
Mi avvicinai alla guardia dell'ingresso cercando di avere un'aria più sicura ed altezzosa possibile, e quella non parve insospettirsi in alcun modo.
-Vi do il benvenuto all'Ambasciata Thalmor, mia lady.- disse con tono educato ma del tutto impersonale, una frase detta e ridetta mille volte in quella serata, probabilmente -Il vostro invito, per favore.- mi porse la mano inguantata e per un attimo l'istinto di prenderla e spezzarla fu così forte che sentii un pericoloso formicolio alle mani, ricordando che erano stati gli elfi come lui ad uccidere mio padre...
Ma non lo feci.
Gli sorrisi e gli porsi la busta che Delphine mi aveva consegnato poco prima di partire, con tanto di sigillo Thalmor: non le avevo chiesto come se lo fosse procurato, ma sicuramente non potei fare a meno di pensare che quella donna era piena di risorse.
La guardia esaminò l'invito, poi mi gettò un'occhiata.
-C'è qualcosa che non va?- chiesi allora, mostrandomi esclusivamente infastidita, e non preoccupata come invece ero.
-Chi è l'uomo con voi, se posso permettermi?
-La mia guardia del corpo, che domande!- storsi appena il naso, gettando un'occhiata a Baeron che, appena dietro di me, manteneva un cipiglio indecifrabile -Non posso viaggiare senza di lui.
-L'invito è valido solo per una persona...- cominciò, ma all'improvviso vidi il suo sguardo farsi meno sospettoso e più accondiscendente, come se qualcuno l'avesse stordito.
-La mia signora non va da nessuna parte senza di me.- intervenne Baeron in un sussurro, ed abbassando lo sguardo vidi la sua mano ritrarsi sotto il mantello, circondata da una leggera aura violacea -Se dovesse succederle qualcosa l'Ambasciatrice passerebbe dei guai, e voi non lo volete, vero?
-No...certo che no.- l'elfo mi restituì l'invito e rapidamente mi affrettai a riporlo nella tasca del mantello -Passate una buona serata.
-Vi ringrazio.- replicai, e rapidamente io e Baeron ce lo lasciammo alle spalle, intento a parlare con un altro invitato.
-Sì, lo so sono in ritardo...- non sentii il resto della frase dato che ci allontanammo.
-Che cosa gli hai fatto?- sussurrai al mio compagno, che si esibì in un'alzata di spalle.
-Gli ho solo dato...una spintarella, nella direzione giusta.
-Tu ed i tuoi trucchetti non mi piacerete mai...
-Ho un serio dubbio su entrambe le cose, mia signora.- disse aprendomi la porta e facendomi segno di passare -Prego.
-Che l'Oblivion ti porti!- sussurrai entrando, e non appena la porta si chiuse fummo costretti ad indossare di nuovo le nostre maschere.
Mi guardai intorno e vidi Malborn servire bevande al bancone. Lui mi guardò e feci per raggiungerlo, ma mi fermai quando vidi l'Ambasciatrice Elenwen venirci incontro.
Trattenni il fiato quando mi accorsi che era la stessa Altmer che aveva ucciso il ladro di cavalli, a Helgen.
La donna avanzò con passo leggero, ma anche autoritario, il classico atteggiamento di chi è abituato a comandare e lo fa con piacere: il suo viso allungato e spigoloso tradiva l'avvicinarsi dell'età avanzata, eppure manteneva un bell'aspetto, con i capelli biondi, chiarissimi, che cadevano lungo le spalle e gli occhi scuri, neri, che ricordavano quelli dei predatori.
-Salute, non credo che ci conosciamo.- la sua voce era calma, ma tagliente, e per un attimo la sua faccia sparì per lasciare posto all'immagine di un serpente pronto a mordere.
Sì, rendeva proprio l'idea.
-Direi di no.- ammisi, e dovetti schiarirmi la voce per far sì che non risultasse così incerta o spaventata.
-Sono Elenwen, Ambasciatrice Thalmor presso Skyrim.- fece un piccolo gesto di saluto chinando il capo, saluto che fui costretta a ricambiare -E voi siete...?
Delphine mi aveva dato diverse indicazioni, una massa di parole di cui non ricordavo quasi niente, ma una cosa mi era rimasta impressa.
Non dare MAI il tuo vero nome. MAI.
-Sono...Asha. Di Hammerfell.- accidenti, parlare con quel tono così rigido non mi avrebbe di certo aiutata.
-Molto piacere, lady Asha. E l'uomo che è con voi?- quella puttanella curiosa...
-La mia guardia del corpo. Non posso viaggiare senza di lui.
-Capisco...beh, qui siete al sicuro, quindi lasciate pure che si goda la festa mentre facciamo quattro chiacchiere.- guardai Baeron ed annuii con un cenno del capo e lui, dopo aver fatto un piccolo inchino, si allontanò, pur non sparendo mai dalla mia visuale.
E dovetti ammettere che senza di lui mi sentii improvvisamente persa, preda delle grinfie di quella strega che avevo davanti. Ma continuai, a dispetto del mio cuore impazzito, a fare buon viso a cattivo gioco.
-Sono in imbarazzo con voi, Asha...posso chiamarvi Asha, vero?
-Ma certo...- che no!
-Bene...dicevo, sono in imbarazzo. Non conosco nulla di voi, cosa vi ha portato in questo...- fece una pausa, e la smorfietta di superiorità che le attraversò il volto mise davvero alla propria il mio falsissimo sorriso -A Skyrim?
Era ovvio che, come tutti i Thalmor, Elenwen doveva disprezzare Skyrim ed i suoi abitanti, e questo non riuscivo a tollerarlo: Skyrim era la mia terra, la terra di mio padre, una terra per cui aveva lottato e per cui era morto, e per cui stavo lottando anche io, in quel momento.
-Ecco...io...- mi imposi di scindere ciò che provavo dal resto delle mie emozioni, di rimanere lucida, ma non era facile.
La paura e la rabbia che provavo in quel momento mi rendevano poco propensa a mentire, senza contare che non sono mai stata brava a farlo...
Deglutii.
-Cosa potrebbe mai fare un'ambasciatrice a Skyrim?- ribattei con un sorriso.
-Molte cose, per questo sono curiosa di conoscervi.- mi prese sotto braccio e mi condusse tra gli invitati, e mi irrigidii nel soffocare l'istinto di scostarmi da lei e il suo odore orrendo.
Esattamente: Elenwen emanava un brutto odore, un odore di profumo pregiato, di pelle e di sangue. Il profumo serviva forse a mascherarlo ai comuni mortali, ma io non appartenevo a questa categoria, perciò l'odore del sangue e di carne bruciata, per quanto lieve, mi mise terribilmente in allarme nei confronti di quella donna, ed istintivamente voltai appena il capo verso Baeron, che mi stava ancora osservando.
L'attimo dopo lo vidi sparire tra gli invitati.
Mi affrettai a concentrarmi di nuovo su Elenwen mentre la mia mente lavorava, frenetica, nella speranza di trovare una scappatoia, maledicendo i Nove per avermi appioppato quell'elfa maledetta e sperando che smettesse di fare domande. Avevo bisogno di un diversivo, e alla svelta.
-Hammerfell è una terra in tumulto e so che la maggior parte di voi odia noi elfi...- continuò nel frattempo l'ambasciatrice ed io annuii di riflesso -Ma a quanto pare fate parte della minoranza intelligente, che ha capito chi sono i veri amici.
-G-già...
Azzannale la gola, avanti!
Ecco, ovviamente ci mancava solo la Bestia a rendere tutto più interessante.
è così piccola, non occorrerà che qualche attimo...
Inspirai profondamente.
-Qualcosa non va, Asha?
-Eh? N-no...è che sono ancora un po' stanca del viaggio.- ancora un sorriso forzato -Ma non mi sarei persa questa festa per niente al mondo.
-Sono lusingata. E ditemi...
-Signore e signori! Posso avere un attimo la vostra attenzione?- sia io che Elenwen spostammo la nostra attenzione su un tizio che, al centro della sala, barcollava palesemente ubriaco con un bicchiere tra le mani.
-Oh, no, maledetto Razelan...eppure ero stata chiara quando ho ordinato di non servirgli nulla!- l'espressione di gelido fastidio che regnò sul viso di Elenwen ebbe il potere di mettermi i brividi per un attimo, prima che tornasse a rivolgersi a me -Vogliate scusarmi, Asha. Sarò di ritorno in pochi minuti.
-Fate pure.- dissi, senza staccare gli occhi dal mio colpo di fortuna nei panni di quel Nord decisamente andato.
-Propongo un Brindisi a Elenwen, la nostra affascinante signora!
Elenwen si allontanò e subito feci altrettanto verso Malborn, ma prima che potessi raggiungerlo vidi Baeron farmi un cenno, mimando un “vai” con le labbra.
E capii che di nuovo non era stata la fortuna, ad aiutarmi.
-Ovviamente è un eufemismo! Credo sia impossibile che qualcuno la ritenga tale o comunque voglia avere un qualsivoglia coinvolgimento con lei...
Un cenno per ringraziarlo fu tutto quello che potei dedicargli prima di raggiungere Malborn al bancone. L'elfo si guardò rapidamente intorno e mi fece cenno di seguirlo verso la porta dietro il bancone, che richiuse rapidamente ma senza far rumore.
-Ma quanto ci hai messo?- mi chiese.
La sua voce tradiva la paura e l'ansia di essere scoperto, mi sarei aspettata una reazione più calma da uno che vantava tutta questa esperienza, ma non glielo dissi.
-Mi si è accollata la padrona di casa appena sono entrata, cosa dovevo fare?- replicai tra i denti, camminando a fianco a lui.
-Umph, almeno ora sei qui. Seguimi, ti porto a prendere la tua roba.- mi condusse fino alle cucine, dove trovammo una Khajiit intenta a mescolare qualcosa dentro un pentolone.
-Cosa ci fa questa donna qui, Malborn?- chiese subito, fissandomi sospettosa con i suoi occhi gialli.
-Un'ospite si sente poco bene, fatti gli affari tuoi.- l'apostrofò bruscamente l'elfo, ma quella non si lasciò intimidire.
-Non è permesso. Finiremo nei guai per questo.
-No, qualcuno finirà nei guai se per caso qualcun altro- il mio complice si preoccupò di calcare molto le ultime parole -Riferisse ad Elenwen del suo continuo masticare lo zucchero lunare...- i baffi della Khajiit fremettero e per un attimo temetti di vedere il mestolo che stringeva tra le zampe volare (non potevo nemmeno biasimarla), ma per fortuna non fu così ed abbassò gli occhi, scuotendo la testa.
-Fa' come ti pare, io non voglio averci niente a che fare con questa cosa.
-Bene.- detto questo il bosmer mi fece entrare in un'altra stanza, di cui chiuse la porta -Il tuo equipaggiamento è dentro quel baule.- aggiunse in un sussurro, indicandomi l'oggetto -C'è tutto quello che mi hai consegnato.
-Immagino che tu non verrai.- dissi con una punta di ironia, ben sapendo la risposta, e anche Malborn dovette capirlo dato che mi gettò un'occhiata ostile.
-Devo tornare al ricevimento. Buona fortuna.- fece per uscire, poi si voltò a gettarmi un'ultima occhiata -È tutto nelle tue mani.
-Sei in una botte di ferro, orecchie a punta.- replicai -O almeno spero...- aggiunsi quando la porta si chiuse alle mie spalle con tre giri di chiave.
Feci un bel respiro e rapidamente, ma con un grande senso di libertà, abbandonai il vestito per riprendere la mia corazza di cuoio e gli stivali, mi liberai della collana che indossavo e potei di nuovo legare i capelli in una coda rapida e disordinata, il minimo indispensabile perché non mi finissero avanti agli occhi, ma la parte più bella fu sicuramente trovare l'arco e le frecce, poterli toccare e maneggiare di nuovo, così come la spada.
L'acciaio che scivolava fuori dal fodero non avrebbe potuto avere un suono più dolce.
Guardai la seconda porta della stanza, quella che Malborn aveva lasciato aperta per me, poi la aprii e mi ritrovai nel cuore dell'Ambasciata: la vera missione era appena iniziata.
 
Secondo le indicazioni datemi da Delphine, lo studio di Elenwen si trovava in un edificio a parte dell'Ambasciata, quindi avrei dovuto trovare una porta che mi avrebbe permesso di accedere al cortile interno ed evitare le numerose sentinelle sparse per la struttura.
Non sarebbe stato facile, ma sperai di cavarmela grazie al passo leggero accumulato in anni di caccia. Inspirai profondamente e presi l'arco, estraendo una freccia dalla faretra pronta ad essere caricata e scoccata.
Non potevo permettermi di attirarmi addosso uno o più avversari, soprattutto se maghi come i Thalmor: Delphine era stata chiara, non sarei sopravvissuta contro di loro a viso aperto.
Iniziai ad aggirarmi, cercando di fare meno rumore possibile e cercando di cogliere ogni suono, in questo il sangue di Bestia mi avrebbe sicuramente aiutata, e infatti non ci misi molto a captare i passi di un paio di sentinelle.
Subito mi nascosi dietro una colonna, trattenendo il fiato quando li sentii avvicinarsi.
-Dici che Razelan si farà cacciare di nuovo?
-Ad ogni ricevimento è la stessa storia, non ne dubito.
-Questi Nord, sempre attaccati alla bottiglia...
-Forse è per questo che li abbiamo sconfitti in guerra.- un ringhio leggero mi uscì dalle labbra e dovetti stringere la presa sull'arco per evitare di mostrarmi e andar loro addosso, e lasciai che passassero oltre.
Non appena i loro passi si fecero più lontani mi spostai dal mio nascondiglio e mi mossi il più silenziosamente possibile per dirigermi verso un altro corridoio che sperai mi avrebbe portata alla porta in questione, e fortunatamente non incontrai altre guardie, ma poco mancò che, arrivata all'ultima stanza, uno stregone mi vedesse.
Rapidamente mi appiattii contro la parete e trattenni il fiato.
-Chi è la?- chiese.
Sentii i suoi passi farsi sempre più vicini e il mio cuore battere forte per l'ansia.
-Stai calma, devi solo prenderlo di sorpresa...l'hai già fatto.- deglutii.
Presi la spada e rapidamente la feci scivolare fuori dal fodero, riponendo la freccia ma tenendo sempre l'arco nell'altra mano mentre il Thalmor si faceva sempre più vicino.
Aspettai immobile, come mio padre mi aveva insegnato.
Io ero il cacciatore, ero una dei più grandi con il sangue animale che scorreva nelle mie vene, non c'era motivo di avere paura.
Io sono il predatore...
-Chi...?- mi sporsi quanto bastava per colpire l'elfo con l'estremità dell'arco allo stomaco, facendolo piegare per il dolore e la sorpresa.
...lui è la preda.
Quando era ancora chinato, la spada gli staccò di netto la testa dal collo. Macchiandomi l'armatura di sangue riuscii ad evitare che il corpo cadesse a terra, ma non ci riuscii per la testa, che ruzzolo a terra creando un rumore terribilmente forte.
Ma il mio avversario era morto e io no.
E sentii l'odore del sangue farmi girare la testa, tutto quel rosso davanti a me, terribilmente vicino, così tanto da poterlo sfiorare...
-No!- lasciai cadere il corpo a terra il più silenziosamente che potei, reprimendo a fatica l'impulso di addentare la pelle del collo e aspirare l'odore rugginoso del sangue.
Avevo una missione, non potevo permettere alla Bestia di comandarmi, non in quel momento. Fu con fatica che cercai la chiave della porta tra le vesti inzuppate del Thalmor, ma la trovai e mi lasciai quella visuale di morte alle spalle.
Mi ritrovai all'aria aperta e non essere più circondata dal sangue mi fece sicuramente bene, ma quel mancato assaggio aveva risvegliato la Bestia e mi feci incauta.
Due guardie mi videro.
-C'è un intruso! C'è un intrus...- una freccia trapassò senza problemi il primo elfo, ma per riprendere il secondo, che si era allontanato il cerca di aiuto, fui costretta ad usare il Thu'um.
-WULD NA!- percorsi quei metri con un respiro e gli fui addosso.
Lo feci cadere di spalle e gli spezzai il collo.
E poco mancò che andassi in frenesia, sentivo già gli occhi bruciare, probabilmente contagiati dal colore della Bestia, dall'impazienza della Bestia.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!- mi girai appena in tempo per vedere un altro stregone venirmi incontro.
Schivai il getto elettrico che mi venne incontro, scaturito dalla sua mano, e per farlo rotolai di lato. Scoccai una freccia che puntò alla testa del Thalmor, ma quest'ultimo usò una protezione che mi ricordò lo scontro con la strega di Glenmoril, qualche anno prima.
-Scocca pure tutte le tue frecce, cagna! Non ti serviranno contro la mia magia!- mi riparai dietro un muro per evitare la fiammata che mi sfiorò la testa, ma la mia reazione fu altrettanto rapida.
-FUS RO!- non aspettandoselo, lo stregone venne sbalzato all'indietro e sbatté la testa.
Raggiungerlo ed approfittarsi del suo stordimento fu facile, così come fu facile liberarsi delle ultime tre guardie che non usavano la magia.
Elenwen aveva decisamente sopravvalutato la sua sicurezza.
Frugando nella veste dello stregone trovai una chiave, ma non seppi dire a cosa servisse. Per sicurezza la presi, rimanere intrappolata in quel luogo ostile avrebbe segnato la mia fine, poi procedetti per il giardino, lasciandomi dietro impronte sulla neve rossa.
Trovai l'alloggio personale dell'ambasciatrice e vi entrai silenziosamente e per un attimo credetti di essere sola, ma...
-Ehi!- mi girai e vidi un domestico trasportare una cassa -Chi se...?- la freccia che gli arrivò in gola gli impedì di continuare a parlare e le sue urla divennero un gorgogliare indistinto.
-Mi dispiace...- sussurrai, poi presi il pugnale che gli pendeva dalla cintura e lo finii.
Non mi piaceva uccidere, ma mi accorsi che oramai mi veniva naturale come fare le cose più semplici. Stare con i Compagni mi aveva formato anche sotto quel punto di vista, e la Bestia decisamente attutiva i sensi di colpa finché non veniva soddisfatta.
Presi il pugnale e mi allontanai, ripensando che uccidere la prima volta era stato difficile, traumatico...il mio cuore si era decisamente indurito.
Raggiunsi la stanza di Elenwen e senza troppi complimenti iniziai a mettere a soqquadro la libreria, i bauli, ma fu dentro la scrivania, sotto uno scomparto segreto che trovai ciò di cui avevo bisogno.
Erano tre piccoli libricini ed una lettera: i libri in pelle erano dei Dossier con tre nomi diversi, mentre la lettera presentava il sigillo dei Thalmor, lo stesso presente sull'invito.
Scorsi rapidamente i Dossier riguardanti tre persone: un vecchio di nome Esbern, Delphine e...
-Ulfric Manto della Tempesta?- diedi una breve occhiata al fascicolo dove appresi che Ulfric era stato catturato da giovane dai Thalmor e torturato. Successivamente gli era stato fatto credere che per colpa delle informazioni da lui prese con la forza Città Imperiale fosse caduta e di come facesse comodo la guerra civile da lui scatenata.
-Detesto ammetterlo, ma Delphine aveva ragione: gli elfi vogliono la distruzione dell'Impero, non la sua resa.- pensai, poi aprii l'ultimo documento, la lettera.
Finalmente le risposte degli elfi mi avrebbero aiutato a capire cosa mai ci fosse dietro questa storia!
Scorsi rapidamente le parole, ma più leggevo, più la rabbia e l'incredulità crescevano, finché non battei un pugno sul tavolo per non gridare di rabbia.
Niente.
Gli elfi non ne sapevano niente, anzi, sembravano alla ricerca del responsabile esattamente come me e Delphine.
Rilessi rapidamente le poche pagine dei fascicoli, ma tutti e tre dicevano le stesse cose: gli elfi erano totalmente all'oscuro riguardo la faccenda e cercavano questo Esbern, che a quanto pare doveva saperne molto più di tutti noi messi insieme.
-Si fa riferimento ad un prigioniero, qui...- riflettei, mettendo tutto dentro la bisaccia -Beh, che ci pensi Delphine, devo recuperare Baeron ed andarmene.- mi chiesi se il mio compagno fosse riuscito a scappare o almeno a nascondersi, ma non potevo fare niente, avrei dovuto studiare un piano.
Uscii dalla stanza e sentii delle voci provenire dall'esterno, e capii che uscire sarebbe stato come consegnarsi alla morte.
-Merda!- pensai, guardandomi intorno.
Vidi una porta e mi ci fiondai rapidamente, ma era chiusa.
-La chiave!- pensai, frugando nella borsa che avevo appresso, cercandola -La chiave forse...- la trovai e riuscii ad aprirla -Sì!- rapidamente scivolai oltre la porta e la richiusi.
Era buio. Le scale e l'odore mi fecero capire che si trattava del sotterraneo nominato nella lettera indirizzata ad Elenwen, dove forse avrei trovato il prigioniero.
Presi l'arco e scesi le scale piano per non farmi udire, sperando di non incontrare troppi nemici e, stranamente, ebbi fortuna: c'era solo una guardia e mi dava le spalle, intenta a parlare con qualcuno in una cella.
-N-no...basta, vi prego.
-Parla e tutto questo finirà.- presi la freccia e la incoccai, ma mi accorsi che la guardia portava l'elmo e non avrei ottenuto grandi risultati colpendola. Avrei dovuto avvicinarmi di soppiatto e colpirla da vicino.
-Akatosh, me ne devi un paio, quindi mandamela buona...- pensai, poi estrassi il pugnale e mi avvicinai.
-Non ho niente da dire!- la voce del poveretto rinchiuso rasentava la disperazione, e quel tono mi spronò a continuare il mio silenzioso assalto -Ve l'ho detto, si tratta di un errore! V-voi..
-Non vorrai farmi credere di voler ingannare i Thalmor?! Piccolo sfacciato, presto o tardi parlerai.- ora!
Con uno scatto lo afferrai e gli tirai indietro la testa quanto bastava per scoprire la gola, poi gli aprii una profonda ferita che lo mise a tacere per sempre.
Il corpo cadde con un tonfo sordo, ma il poveretto chiuso nella cella non alzò nemmeno lo sguardo, doveva essere sfinito.
Trovai le chiavi della cella addosso all'aguzzino e la aprii, e quando mi sentì avvicinarmi finalmente l'uomo parlò.
-V-ve l'ho detto...non....non so altro.
-Tranquillo, non sono qui per torturarti.- dissi, riponendo la spada.
Solo allora il prigioniero alzò lo sguardo: era legato alla parete tramite delle catene che lo costringevano a restare in piedi nonostante le forze gli mancassero, il viso era magro e segnato da cicatrici e ferite fresche, che insieme alle occhiaie tradivano un mancato risposo e nutrimento forzati a causa della prigionia.
Doveva essere un Nord a giudicare dall'altezza ed i colori chiari.
-Cosa? Ma allora chi...cosa vuoi?- quando mi chinai su di lui per liberarlo notai i suoi muscoli irrigidirsi in un moto di istintiva paura.
Dovevano essere stati crudeli con lui.
-Non c'è tempo per le spiegazioni, ora ti libero.
-Io non lo farei se fossi in voi, lady Asha.- mi girai allarmata, vedendo uno stregone Thalmor tenere una fiamma puntata contro di me -Ammetto che sono sorpreso: vestita così siete totalmente irriconoscibile.
Deglutii, ma non persi il sangue freddo.
-Non basta una fiamma per uccidermi.- lo avvertii.
-Oh, immagino. Ma vedete, non intendo uccidervi. Se adesso non vi allontanate subito dal prigioniero, sarà qualcun altro a rimetterci.- si spostò in modo che Malbor e Baeron fossero bene in vista. Un alone nero intorno ai polsi faceva capire che dovevano essere sotto l'influsso di qualche magia ed entrambi erano tenuti fermi da due guardie Thalmor.
E capii di essere in trappola.
-Allora? Gettate le chiavi e le armi, mia signora. Non voglio che nessuno si faccia male.- reprimendo a stento la rabbia e la furia ubbidii. Combattere sarebbe stato solo una causa persa, anche se con il Thu'um sarei riuscita ad aprirmi una vita Baeron e Malborn sarebbero comunque morti, e il mio senso dell'onore mi impedì di sacrificarli come avrei dovuto fare per il bene della missione.
-Molto bene. Vedo che siete un tipo ragionevole con cui parlare.- si avvicinò a me, con la mano destra continuava a mantenere vivo l'incantesimo di fuoco, mentre la sinistra si avvicinò alla mia borsa -Vi consiglio di lasciarmi prendere la borsa, poi vi condurrò nella stanza accanto per fare quattro chiacchiere.- non mi mossi mentre la mano dell'Altmer si posò sulla cinghia della borsa per sfilarla, indugiando per un istante in più sulla scollatura del seno.
Mi irrigidii ma non feci nulla.
-Molto collaborativa. Prego, precedetemi.- ubbidii e guardai i miei due compagni di sventura: Baeron anche con quella specie di corde magiche continuava a mettere paura, non so come le guardie Thalmor potessero stargli accanto senza sudare freddo sotto il suo sguardo truce, mentre Malborn era pallido come uno straccio e tremava appena.
Non potei evitare di provare pena per lui, non avrebbe dovuto finire in quella situazione.
Ci condussero nella stanza accanto alle celle, una stanza con un tavolo e diversi scaffali, molto spoglia, e costrinsero me e i miei collaboratori a sederci, di forza.
-Molto bene, lady Asha, vediamo di sbrigare questa brutta situazione in fretta. L'Ambasciatrice Elenwen arriverà tra poco, ma spero che non ci sia bisogno del tuo...tocco, per giungere alla verità. A proposito, il vostro nome?
-Asha andrà benissimo per te.- ribattei pungente, sentendo la pelle formicolare dove una delle guardie Thalmor mi premeva, all'altezza della spalla.
-Per favore, siate collaborativa, vi ho già detto che non voglio che nessuno si faccia male.
-Ho agito da sola, non capisco cosa questi due ci facciano qui.
-Vorreste forse dirmi che la vostra...guardia del corpo.- indicò Baeron che si mosse appena sulla sedia, e subito un elfo lo tenne fermo -Non sapeva nulla?- si posizionò dall'altro lato della scrivania di legno, proprio davanti a me, portando il busto in avanti.
-Per chi lavorate?
-Per chi dovrei lavorare?- replicai.
Lo stregone sbatté il pugno sul tavolo e Malborn sobbalzò.
-Stupido, non tradire la tua paura!- pensai, ma non aprii bocca -Li stai facendo divertire, gli stai dando quello che vogliono...- anche io avevo una paura immensa, ci avrebbero torturati e probabilmente uccisi se non avessi fatto qualcosa per fuggire, ma mostrarlo non avrebbe fatto altro che divertire più i miei aguzzini.
E se stavo per morire non avrei mai dato soddisfazione a quei figli di puttana, poco ma sicuro.
-Non giocate con il fuoco, Asha. Vi avverto che ora sto cercando di essere gentile con voi...
-Ah, questa è la parte gentile? Credevo fossimo ancora a livello di “particolarmente sgradevole” oppure “schifosamente irritante”.- sentii Baeron sbuffare, probabilmente per una risata, e Malborn trattenere il fiato.
-Lady Asha, mi costringete ad usare le maniere forti.- si avvicinò attraversando la scrivania, arrivando vicino al bosmer, ed io non smisi mai di guardarlo, sfidandolo apertamente -Qui non scherziamo e sono stato anche troppo paziente. Ora passerò alle maniere forti.- accadde rapidamente.
Un pugnale evocato fu la sua arma, e con quella causò la morte di Malborn tagliandogli la gola. Il tempo si fermò in quell'attimo.
Ricordo che un po' di sangue mi finì sul braccio, ricordo che Baeron trattenne il fiato, ricordo l'odore pungente della ruggine ed il sapore della rabbia che mi riempì la gola, lo sterno.
Poi la Bestia uscì.
Aprii la bocca per gridare di rabbia, ma non fu un urlo a spaventare lo stregone e i suoi sottoposti: fu un ruggito, un ruggito che mi graffiò lo sterno in maniera dolorosa quanto liberatoria.
La magia che teneva Baeron in trappola venne sciolta, probabilmente con l'attacco di paura chiunque avesse lanciato l'incantesimo aveva perso la concentrazione necessaria a mantenerlo, mentre lo stregone indietreggiò, quasi inciampando sulla lunga veste nera.
-C...cosa sei?!- alle mie spalle Baeron lanciò un incantesimo che fece urlare i soldati, ma non mi curai di vedere cosa fosse, ero del tutto presa dallo stregone, da quel bastardo che aveva ucciso un mio compagno.
Ed io avrei ucciso lui.
-Guardie!- urlò, ma nessuno l'avrebbe sentito.
I miei occhi bruciavano e le labbra pizzicavano: gli occhi dovevano essere gialli e le zanne oramai lunghe, tanto da pungere il labbro inferiore. Inoltre le mani formicolavano e le estremità delle dita iniziavano a far male.
Se non l'avessi tenuta a bada, la Bestia si sarebbe mostrata del tutto.
-S-stammi lontan...- ma non ce la feci.
Con uno scatto gli fui addosso. Rotolammo un paio di volte finché non lo feci finire sotto di me e gli affondai le zanne nella gola.
L'odore del sangue e il suo sapore mi diedero alla testa. Finalmente l'appagamento dovuto al sangue era mio, tanto che mi stordì in maniera così forte, così potente da farmi dimenticare di chi fossi o cosa stessi facendo.
E l'elfo non ebbe nemmeno il tempo di urlare...
-Iris!- la voce di Baeron fu come una secchiata d'acqua gelida.
Lui era con me, lui mi aveva vista, aveva visto la Bestia.
Mi tirai su in ginocchio di scatto e lo guardai, colpevole e turbata. Sentivo ancora le labbra che sapevano di sangue e dovevo averne la bocca sporca, perché sentivo la sensazione dell'appiccicume intorno ad essa. La sete della Bestia era stata appagata, le zanne si erano ritirate e gli occhi non bruciavano più, dovevano essere tornati del loro colore normale, ma lo sguardo tradiva ancora una certa cupidigia e un appagamento a lungo atteso.
Baeron mi guardava con paura, per la prima volta da quando lo conoscevo: gli occhi castani erano spalancati e non muoveva un muscolo, il suo sguardo contrastava terribilmente con la sua figura possente e le mani sporche di sangue, esattamente come il mio viso.
Ma lui non aveva divorato uno dei suoi nemici.
Mi alzai in piedi e, cercando di essere più naturale possibile, mi pulii la bocca con la mano, reprimendo l'istinto di leccarmi le labbra per avere altro sangue, non era proprio il caso.
-Non volevo che lo scoprissi in questo modo...- mormorai -Anzi, avrei voluto che non l'avessi proprio scoperto.
-Quindi tu sei...?- cominciò, ma non terminò la frase.
Alzai lo sguardo che avevo momentaneamente abbassato.
-Un lupo mannaro, esatto. O licantropo, se preferisci.- risposi, poi mi avvicinai alla scrivania e ripresi la mia borsa e le armi, e solo allora tornai a guardarlo.
-Sei così da sempre?
-No, non si nasce Lupi mannari.- sospirai -Ma se non ti dispiace non è il momento migliore per parlarne. Anzi, non voglio parlarne proprio. Ti darò una mano ad uscire da qui, poi non mi dovrai niente, d'accordo?- e senza aspettare la sua risposta mi diressi di nuovo verso la cella, dove il prigioniero era ancora lì, attaccato alla parete.
-Cosa è successo di là?- chiese subito, agitandosi -Dove sono gli elfi?
-È tutto a posto, gli elfi sono sistemati.- risposi, trovando la chiave delle catene e liberandolo.
L'uomo si accasciò a terra per la stanchezza e Baeron venne avanti per aiutarlo.
-Coraggio amico, siamo quasi fuori.- gli disse e quello rise appena.
-Se sono sopravvissuto fino ad ora...mi rifiuto di crepare adesso.
-Molto commovente, ma da dove usciamo?- osservai.
-Quella...botola.- il Nord indicò con un cenno del capo una botola che, in un angolo, non avevo notato -Ho visto che la usano per disfarsi dei cadaveri. Deve portare da qualche parte.- oh, grandioso.
Rimanere nell'Ambasciata ad attendere altri nemici o cadere su corpi morti.
Avevo davanti decisamente due belle ipotesi, non c'è che dire.
-Va bene, allora andiamo. Presto arriveranno i rinforzi e ne ho abbastanza di elfi, per oggi.
 
La botola ci portò in salvo e ci permise di sgattaiolare lontano da quella prigione di elfi.
Non potevo credere di essere ancora in vita e per di più avendo raggiunto il mio obiettivo: avevo appena compiuto una missione pericolosa contro gli elfi e ne ero uscita vincitrice. Ora i documenti più importanti erano in mano mia, e soprattutto avevo una pista.
 
-Mi avete salvato la vita.- il Nord che hanno aiutato a fuggire sembra un'altra persona dopo le cure di Baeron, ed è pronto a riprendere il viaggio da solo.
-Perché quegli elfi ti torturavano?- chiede la Nord, scaldando le mani vicino al fuoco.
-Credo volessero delle informazioni su un tipo...un certo Esbern.- si fa attenta, lei ha sentito questo nome, è scritto nei documenti dei Thalmor.
-Sai dov'è?
-No, è questo il punto. Ho sentito dire che si nasconde da qualche parte a Riften, ma niente di più...ah, valli a capire quei maledetti elfi!- impreca, poi torna a guardare la cacciatrice -Senti, non ho niente con me, ma se mai capitassi a Riften e avessi bisogno di me, chiedi di Etienne. Etienne Rarnis, d'accordo?
-Dubito che verrò mai a Riften, ma...va bene.- dopotutto fa sempre comodo avere qualcuno che ti deve un favore.
 
-Incredibile.- mormorò Delphine, leggendo e rileggendo i Dossiers e la lettera -Non sanno niente?
Mi trovavo ancora una volta a Riverwood, nella stanzetta segreta di Delphine. Erano oramai passati parecchi giorni dal mio furto all'ambasciata Thalmor, e al mio ritorno la Bretone aveva voluto che raccontassi la mia avventura, dettaglio per dettaglio. Ubbidii informandola anche della morte di Malborn, ma tacqui su come lo avessi vendicato. La morte del Bosmer l'aveva turbata e si era capito, ma tutto ciò che aveva avuto da dire a riguardo era stato un “fa parte del nostro lavoro...” sussurrato a denti stretti.
Impersonale ed autoritaria: quella donna era un pezzo di ghiaccio. O ancora meglio di acciaio, quello di una spada.
-Niente. È tutto ciò che ho trovato.
-Hai fatto comunque un ottimo lavoro. Tuo padre sarebbe fiero di te.- non seppi dire cosa sperasse di ottenere, ma con quelle parole Delphine non mi causò altro che fastidio, non aveva diritto di parlare di mio padre quando non aveva mosso un dito per aiutarlo -Ora sappiamo che c'è qualcuno in grado di aiutarci qui a Skyrim.
-Esbern...- mormorai, e Delphine annuì.
-Esattamente. Esbern era uno dei nostri migliori eruditi. Chi meglio di lui saprebbe dirci cosa sta accadendo?- non l'avevo mai vista così entusiasta, così contenta di avere qualcosa tra le mani, un indizio concreto.
-Come pensi di contattarlo?
-Non ne ho idea. Esbern avrà preso ogni genere di precauzione, è molto cauto, oltre che un po' matto.
-Questo non mi fa sentire meglio...- replicai, poi sospirai -Potrei farlo io.- proposi alla fine -L'uomo che abbiamo salvato all'Ambasciata mi deve un favore, potrei contattare lui e vedere cosa può fare.
-Ottima idea. Prima risolviamo questo mistero, meglio è.
Poco dopo mi congedai e, dopo aver risalito le scale, cercai subito Baeron con lo sguardo.
Lo trovai seduto in un tavolo in disparte nella locanda e lo raggiunsi. Avevo bisogno di chiarire con lui riguardo la Bestia e il Nord era stato molto criptico nella sua reazione, non capivo se mi avrebbe tradita o meno.
-Devo parlarti.- dissi senza troppi giri di parole, e lui mi indicò una sedia libera con il boccale di idromele.
-Fai pure.- mi sedetti e lo guardai negli occhi.
-Quello che hai visto all'Ambasciata Thalmor.- sussurrai -Quel...piccolo incidente...
-Hai sgozzato un elfo con i denti, Iris. Questo non è un incidente.- replicò con tono gelido, e subito sentii una certa inquietudine farmi contrarre i muscoli.
-Non divoro la gente a caso, se è questo che temi.- feci una pausa -Quando posso mi nutro di animali e se uccido persone lo faccio solo con criminali o...quello stregone. E soprattutto sono in grado di mantenere il controllo.
-Hai paura che lo dica a qualcuno o che possa cercare di ucciderti?- mi chiese lui.
-Nessuna delle due. Solo non sopporto di passare per un mostro.-feci una pausa -Ma se non vorrai più seguirmi lo capirò. Quando ho scoperto dell'esistenza dei lupi ho avuto anche io i miei dubbi...
-Toglimi solo un paio di curiosità e ti prometto che non tirerò più fuori l'argomento e farò finta di non aver visto nulla.
-Stai trattando?
-Mi pare il minimo, non capita tutti i giorni di vedere un mannaro in azione.- sbuffai.
-Cosa vuoi sapere?
-Da quanto tempo sei così?- ci pensai un po'.
-Tre anni, più o meno.
-Ti sei trasformata volontariamente?
-Sì...diciamo di sì.- la vendetta che allora aveva mosso i miei passi poteva davvero considerarsi una scelta? O piuttosto un ricatto della disperazione di allora?
-Perché?
-Vendetta, ovviamente.- risposi senza esitazione all'ultima domanda di Baeron, quasi sorridendo -Un prezzo che allora ho pagato senza troppi problemi, ma vorrei non averlo mai fatto.- feci una pausa -La licantropia è una malattia, nient'altro. Il mio maestro aveva ragione.
-Il tuo maestro?- annuii -E che fine ha fatto?
-Morto. È stato proprio per vendicare lui che ho fatto tutto questo.- sospirai -Ti ho detto anche troppo. Non voglio più sentir parlare di questo, va bene?- invece di rispondere il Nord allungò una mano fino a sfiorarmi la guancia segnata dalle cicatrici.
Quel gesto mi colse così di sorpresa che non feci niente per allontanare la sua mano.
-Sangue di Drago, lupo mannaro...cos'altro nascondi, Iris?
Veleno...e rimpianto.
Non risposi, con un gesto della mano allontanai la sua e mi alzai.
-Domani parto per Riften.- dissi -Se vuoi venire fatti trovare pronto all'alba.- lo sentii sbuffare e mi girai a guardarlo -Cosa c'è di tanto divertente?
-Oh, niente di che...stavo giusto pensando a quanto tu già non possa più fare a meno di me.
-Attento Baeron, chi gioca col fuoco prima o poi si brucia.- lo avvertii.
-Vediamo chi si brucia prima, allora, Sangue di Drago.- alzò il boccale a mo' di brindisi verso di me.
Quell'uomo non aveva paura: poteva averla provata sul momento, ma nei suoi occhi non c'era più quel sentimento che avevo visto bloccare la sua figura all'Ambasciata. Lui era semplicemente incuriosito da ciò che aveva scoperto, interessato.
E, probabilmente, disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.

Note dell'Autrice
E Iris si è data alla pazza gioia a casa Thalmor, come potete vedere.
Spero che la mia versione della festa vi sia piaciuta, come potete vedere ho modificato un po' di cose: innanzitutto il vestito (per cui si ringrazia immensamente afep <3 così come per il titolo) perché quelli di Skyrim fanno pena >_>, poi ho fatto parlare un po' di più Iris e Elenwen, che anche se sul gioco è uno sgorbio venuto male ho fatto decisamente più bella, dopotutto gli elfi sono anche conosciuti per la loro bellezza, su. Ah, poi qui non è il Dovahkiin a causare il diversivo, ma il caro Baeron XD
E poi non sono mancati gli spezzoni riguardanti la Bestia con tanto di perdita del controllo e assalto finale. Insomma, ci voleva, dai. E per chiunque amasse Malborn, beh, salutatelo <3 Mi serviva una vittima e in più mi sta sulle scatole xD
E la parte finale, la reazione di Baeron spero vi abbia incuriosito e che vi sia piaciuta^^ Al prossimo capitolo.
Lady Phoenix
PS: qui il vestito di Iris
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