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Autore: Black Mariah    22/08/2013    2 recensioni
-Klaroline-
Riguardò di nuovo l’ibrido di fronte a lei. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
Klaus la stava guardando con uno sguardo strano, in attesa che lei dicesse qualcosa e fu in quel momento che lei capì, che vide una luce strana dentro gli occhi blu dell’ibrido. Come era potuto succedere?
-Sei umano…- disse a bassa voce, mentre sia i suoi occhi che quelli di Klaus si riempirono di lacrime.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Complicazioni

 
 
Damon si ritrovò infilzato tre frecce nel corpo e alzando gli occhi al cielo cercò di capire come uscire fuori da quella situazione. Si guardò intorno: le frecce erano collegate a dei cavi elettrici che terminavano con una curiosa cassettina metallica.
-Fantastico- mugolò rendendosi conto del danno –una bomba-
Lentamente prese il telefono dalla tasca, spulciò un po’ di nomi in rubrica e chiamò la dottoressa Fell.
-Damon?!-
-Meredith!- esclamò lui per celare il suo nervosismo –Ricordi che noi due abbiamo una cosa in sospeso? Beh, perché non vieni ad aiutarmi? Sono in una situazione leggermente scomoda- concluse.
Rimase immobile per più di venti minuti fino a quando poi non sentì la dottoressa parcheggiare l’auto.
-Ma che diavolo è successo?- chiese la Fell guardandosi attorno.
Damon era in un furgone, in piedi, immobile, con tre frecce conficcate nel busto.
-Sto giocando ad “Acchiappa il cacciatore”- esclamò lui con tono di ovvietà –E a quanto pare vuole giocare a farsi la guerra-
-Ma perché non hai chiamato Stefan?!- chiese Meredith confusa. Sicuramente lui avrebbe saputo gestire meglio quella situazione.
-Attualmente Stefan è un po’ occupato a fare da baby-sitter al nostro ibrido preferito- iniziò a dire mugolando leggermente. La dottoressa aveva appena estratto la prima freccia dal petto. –E poi abbiamo leggermente litigato…- aggiunse.
-Davvero?- fece sorpresa e divertita lei. -E’ per via di Elena?-
Damon arricciò le labbra e inclinò la testa, pronto al dolore che la seconda freccia estratta gli avrebbe provocato.
-Forse- disse quando Meredith gli strappò la freccia dal fianco. –Ahia- aggiunse.
-Scusa- fece la donna, accennando un sorriso. –Quindi è qui che vive il cacciatore?- chiese poi guardandosi intorno.
-A quanto pare sì, non è un tipo molto ospitale- commentò Damon guardandosi attorno e gemendo per l’ultima freccia.
-Fatto- concluse Meredith pulendosi le mani. –Mi devi una cosa da bere-
 
 
-Stefan, Damon non è venuto da me. Non lo sento da ieri sera-
-Come sarebbe che non è venuto da te? E allora dov’è?- chiese il vampiro esterrefatto. Perché diavolo suo fratello gli aveva mentito?
Il vampiro si guardò attorno alla ricerca di Klaus. Fortunatamente non era nei paraggi.
-Ma l’incantesimo come procede?- chiese poi, maledicendosi mentalmente per aver affidato un compito simile a Damon.
-Devo essere sincera? Non bene, Stefan. Non credo ci sia mai stato un caso simile in tutta la storia, o ammesso che ci sia stato, il mio grimorio non va così indietro nei secoli-
-Forse dovresti riconnetterti con gli Spiriti e chiedere una sorta di contro incantesimo- le suggerì Stefan. Il tempo imposto da Klaus sarebbe scaduto l’indomani, e lui era cosciente del fatto che l’ibrido era una bomba ad orologeria intenta a scoppiare da un momento all’altro.
-Non credo che loro mi aiuterebbero. Insomma, sono stati proprio gli Spiriti a renderlo umano in modo tale che noi compissimo il nostro piano. Non lo faranno ritornare vampiro tanto facilmente. Ma Stefan, davvero dobbiamo sottostare ai suoi capricci? In fondo noi, io, siamo la sua unica possibilità di ritornare vampiro, non può minacciarci-
-Bonnie, dovresti vederlo. Preferirebbe morire piuttosto che rimanere umano dell’altro tempo- disse Stefan. Riattaccò dopo qualche secondo. La situazione non si stava mettendo affatto bene, senza contare il fatto che erano ad un punto morto con il cacciatore.
Lui voleva curare Elena, ed era certo del fatto che anche lei volesse tornare umana, però sapeva anche che nel momento in cui la vampira sarebbe tornata indietro, sarebbe stata costantemente in pericolo a causa di Klaus e del suo folle tentativo di creare il suo esercito di ibridi con il suo sangue, e forse per quel motivo la dopplegangher aveva rinunciato alla sua possibilità di redenzione.
In tutta quella storia avrebbe potuto giocarsi solo una cosa: l’umanità di Klaus, e forse era proprio quello che volevano gli Spiriti.
Avrebbe dovuto guadagnare altro tempo per capire cosa fare, e di certo Damon non lo stava per nulla aiutando comportandosi da idiota come di suo solito.
Improvvisamente gli balenò un’idea in testa.
Tese l’udito, cercando di capire dove fosse l’ibrido e quando lo sentì nella seconda stanza degli ospiti, andò a cercare Caroline in cantina che si stava nutrendo.
L’unico modo per poter contare sui sentimenti di Klaus, era quello di risvegliare in lui qualcosa che aveva dimenticato di saper provare.
 
Le dita dell’ibrido si muovevano veloci sulla tastiera del pianoforte. Non si ricordava quanti anni fossero passati dall’ultima volta.
Sorrise ingenuamente, pensando al fatto di come per lui il tempo non avesse avuto mai importanza e una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco. Se non fosse riuscito a trovare in tempo un rimedio, il rischio di rimanere per sempre un mortale sarebbe aumentato.
Avrebbe dovuto smetterla di abbandonarsi a quei pensieri da umano o alla fine l’avrebbero distrutto.
Finalmente si sentì carico di potere, avrebbe dovuto riprendere le redini della sua “vita” in mano e smetterla di fare il recluso in quella casa. Di certo non avrebbe badato alle parole o agli ordini dei Salvatore. Al diavolo tutti. A loro faceva comodo tenerlo fuori dai giochi per un po’.
Smise di suonare e si alzò in un batter d’occhio. Avrebbe risolto da solo quella faccenda.
Avrebbe risvegliato Rebekah, o forse Elijah, e loro lo avrebbero aiutato a ritornare normale.
-Vai da qualche parte?- chiese improvvisamente Caroline, dopo essere apparsa all’improvviso sull’uscio della porta.
Klaus sussultò leggermente, ma non lo diede a vedere. Squadrò la ragazza e non curante si diresse verso l’uscita.
-Sì, ho deciso di andare a bere e di uscire da questa dannata casa- rispose stizzoso l’ibrido.
Non fece in tempo a finire la frase che Caroline lo bloccò, prendendogli un polso.
Gli occhi di Klaus si spostarono lentamente da quelli di Caroline alle sue dita attorno al suo braccio.
-Ti ho…ti ho sentito suonare- si sforzò di essere dolce lei. –Sei molto bravo- aggiunse, facendo un sorriso.
La mente di Klaus restò annebbiata per qualche secondo, poi si diede una scossa e si riprese.
-Onorato, ma adesso fammi passare- fece lui, ritornando ad essere il solito Klaus irritante e cinico.
L’ibrido fece un passo in avanti e si ritrovò di fronte Caroline. La vampira deglutì leggermente notando la sua vicinanza al biondo e cercò di rimanere concentrata. Avrebbe dovuto mettere Tyler al corrente di quella cosa o altrimenti se la sarebbe presa a morte.
Klaus rimase immobile. Quella situazione non gli andava a genio.
-Caroline…-disse con voce bassa e magnetica, per ricordarle che avrebbe dovuto farlo passare.
La vampira non sapendo che fare, provò l’impossibile.
-Perché non mi insegni a suonare il piano?- chiese istericamente e sorridendo nervosa all’ibrido.
Klaus venne spinto nella stanza e Caroline, prendendolo per un braccio, lo portò di fronte il piano forte.
L’ibrido alzò gli occhi al cielo, cercando di non innervosirsi troppo.
-Tesoro, sei bellissima, ma ormai ho capito che quando cerchi di fare la carina con me, è solo un modo per distrarmi e per far agire te e i tuoi amichetti alle mie spalle…Quindi evita- disse Klaus prendendola per le braccia e  penetrandola con le sue iridi azzurre.
Caroline si sentì un po’ mancare. Klaus la innervosiva per varie ragioni, ma la più significativa era la sua “sincerità” nei suoi confronti, e lei si sentiva terribilmente in colpa a riguardo, soprattutto perché non faceva altro che trattarlo male e cercare di imbrogliarlo.
-Io non stavo…- fece per dire la vampira.
-Sì, certo- mugolò lui avviandosi di nuovo verso la porta.
-No, dai Klaus. Fermati!- esclamò seguendolo.
-Perché dovrei farlo? Non sono un vostro prigioniero. Voglio solo uscire da questa dannatissima casa e andare un po’ a bere. Chiedo troppo? O secondo te e Stefan- disse, mettendo enfasi sul nome del vampiro per farsi sentire certo che stesse ascoltando di sotto –Io sto alle vostre dipendenze?-
Caroline si arrese. In fondo non potevano tenerlo agli arresti domiciliari per tutto il tempo che sarebbe rimasto umano.
Klaus scansò la vampira e si affacciò sul corridoio, iniziando a camminare con passi svelti e veloci.
-Oh, dai non fare l’antipatico!- fece correndogli dietro.
-L’antipatico? Io l’antipatico?- chiese Klaus –E’ colpa vostra se mi trovo in questa dannatissima situazione! E sai che vi dico? Uccidete pure il vostro cacciatore! Perderete ogni speranza di trovare la cura e così non solo io non avrò quello che voglio, ma nemmeno voi! Elena rimarrà per sempre un vampiro, addio a miei ibridi e addio a tanti marmocchi che tra qualche generazione mi ridaranno un’altra dopplegangher! E Stefan potrà dire addio alla sua tanto amata umana che cerca disperatamente di aggiustare!- Sbraitò quasi l’ibrido.
Caroline lo guardò con sguardo triste. Il suo discorso non faceva un piega. Forse tutta quella situazione era troppo persino per loro.
-Dai aspetta- disse a voce bassa, quando Klaus si girò e si incamminò.
-Perché dovrei?- le chiese calmo Klaus. –E’ evidente che perdi il tuo tempo a stare con me solo perché te l’hanno chiesto. Non sono né un’idiota, né così disperato da elemosinare la tua presenza-
Caroline alzò gli occhi al cielo. Come poteva essere così irritante e allo stesso tempo così…
carino?
-Allora lascia che ti accompagni…- azzardò lei.
L’ibridò si immobilizzò e si girò lentamente. Il suo sguardo era titubante, come se stesse cercando di capire il perché di quella richiesta.
-Oh, andiamo!- esclamò lei ritornando ad essere la solita Caroline –Bere da soli è triste quasi quanto ritornare umano dopo un millennio!-
Klaus la guardò. Era la cosa più assurda che le fosse capitata nella sua lunga e turbolenta esistenza.
-Vieni- disse solo, alzando gli occhi al cielo e celando un sorriso. Sapeva che lei si era offerta solo per controllarlo, ma la sua presenza non gli dispiaceva affatto.
-Prendo la borsa!- disse entusiasta la vampira.
 
Bonnie accese le candele attorno a sé. Era ritornata nel luogo in cui tutto era iniziato: nella vecchia casa abbandonata, in cui le streghe le avevano dato il potere di far ritornare in vita Jeremy.
Recitò la sua formula in latino e poi cadde in una sorta di trance. Sentiva l’aria pungente farle rabbrividire la pelle, e improvvisamente fu risvegliata da un tocco delicato sul suo braccio.
Aprì gli occhi e si ritrovò di fronte sua nonna. La signora Bennet la prese per mano e le sorrise dolcemente. Non riusciva a parlarle, gli Spiriti non glielo permettevano, ma avrebbe potuto far vedere a sua nipote cosa stesse cercando.
Bonnie strinse di più la mano di sua nonna e improvvisamente le sembrò di sognare.
Stava camminando velocemente ed era in un posto molto famigliare: il grande corridoio della Mistyc High School.
Non sapeva dove si stesse dirigendo, ma ogni parte del suo corpo voleva che andasse in palestra. Era quasi certa che lì avrebbe trovato quello che stava cercando.
Finalmente arrivò dinnanzi alla grande porta di’ingresso e facendo pressione sul maniglione, spalancò le ante ed entrò.
Lo spettacolo che si ritrovò di fronte era dei più raccapriccianti. Centinaia di corpi secchi e grigi, prosciugati forse dalla fame, erano di fronte al lei. L’odore di decomposizione era nauseabondo e stava quasi per vomitare.
I corpi erano centinaia, quasi un migliaio, e lei si stava aggirando senza meta tra di loro.
In mezzo a quell’ammasso di cadaveri vide qualcosa scintillare nell’ombra: un raggio di sole stava illuminando un corpo.
Erano vampiri, erano tutti vampiri.
Si avvicinò verso il corpo senza vita del vampiro e rimase sconcertata. Riconobbe l’anello: era l’anello diurno dei Salvatore.
-Damon!- urlò, riconoscendo il corpo in decomposizione. Si chinò verso di lui e vide il viso del vampiro grigio e secco. Lo scosse un po’, ma dopo qualche secondo si rese conto che era da molto tempo in quelle condizioni. Si guardò ancora attorno e poi vide altri corpi familiari: Stefan, Elena e Caroline. Erano morti anche loro. Tutti nello stesso modo.
Bonnie si diresse verso Elena, ma solo quando si fece più vicina a lei capì chi realmente fosse.
Katherine giaceva a terra, incastrata tra il corpo di Stefan e quello di Tyler. Era morto anche lui.
-Elena!- chiamò disperatamente sperando che quella sorte avesse risparmiato l’ultima amica che le rimanesse. –Elena!- urlò di nuovo più forte.
Si alzò piangendo, iniziando a vagare tra i corpi, alla ricerca di qualcuno di familiare, sperando con tutta se stessa che almeno Elena non fosse lì.
Non seppe per quanto tempo rimase in quel luogo così impregnato di morte. Sapeva solo che le lacrime avevano iniziato a scenderle piano e le stavano bagnando il viso.
-Perché?- disse tra un singhiozzo e l’altro–Che cosa è successo?- chiese ancora.
Il dolore che provava era troppo forte. La stava quasi soffocando. Scappò via, prendendo l’uscita secondaria. Aprì veloce la porta e si ritrovò davanti l’unica cosa  viva in tutto quell’ammasso di corpi.
Klaus era di fronte a lei, immobile e spaesato, con la bocca e la maglia sporche di sangue.
-Che diavolo hai fatto?- gli chiese Bonnie andandogli incontro e dandogli uno spintone.
-Io non lo so…Non ho fatto niente- rispose confuso e sincero l’ibrido.
Bonnie lo guardò meglio. Qualcuno l’aveva pugnalato, dritto al cuore.
-Chi ti ha fatto questo?- chiese ancora la strega avvicinandosi e toccandogli la ferita ancora aperta.
Klaus alzò lentamente gli occhi verso di lei, era quasi spaventato.
-Non me lo ricordo- commentò immobile, impaurito dalle sue stesse parole.
-Sono stata io- fece una voce terribilmente familiare alle sue spalle. Bonnie si sforzò di guardare oltre Klaus e rimase esterrefatta dalla figura che vide.
Per fortuna stava bene.
Elena avanzò lentamente verso di lei, con passo quasi felpato. Klaus si girò a guardarla con occhi persi nel vuoto.
-Elena- esclamò Bonnie correndo verso di lei e abbracciandola. La ragazza non ricambiò.
-Ci sono Stefan e Caroline nella palestra con Tyler e Damon. C’è anche Katherine. Loro sono tutti…-
-Morti?- l’anticipò Elena.
-Lo sai? Ma cosa diavolo è successo?- le chiese Bonnie sull’orlo di un’altra crisi di pianto.
-Sono tutti morti a causa tua Bonnie. E’ stata tutta colpa tua- disse Elena con odio, guardando dritto negli occhi la strega.
-Cosa? E’ impossibile! Io non ho fatto niente- gridò quasi la ragazza, accasciandosi a terra e prendendosi la testa tra le mani. Le lacrime avevano preso a rigargli nuovamente il viso e non riusciva a smettere di singhiozzare.
-Oh, sì che è stata tutta colpa tua- fece Elena abbassandosi. –Quello- disse a voce alta, indicando il tripudio di corpi senza vita in palestra –E’ stato il prezzo da pagare per riavermi, per riavere l’ “Elena” che tutti ridesideravate!- aggiunse con odio.
-E’ impossibile!- gridò Bonnie –E’ impossibile!- ripetè con più forza tra un singhiozzo e l’altro.
-Sì, invece- le sussurrò Elena nell’orecchio, fissandola con due occhi che invece avrebbero voluto ucciderla.
Bonnie la guardò. Avrebbe voluto vomitare, cacciare via tutta quella sofferenza, il dolore e il senso di colpa.
La strega lasciò la mano di suo nonna e improvvisamente si ritrovò nella sua solita realtà.
Si passò una mano sul viso e notò con grande tristezza che aveva pianto davvero. La sensazione di dolore per la perdita di tutti i suoi amici era ancora viva dentro di lei e sua nonna lo notò, guardandola comprensiva.
La giovane strega si sentì un attimo rassicurata da quello sguardo così dolce e sincero, ma poi prima che lei se ne accorgesse, sua nonna sparì, lasciandola nella penombra e nella flebile luce delle candele.
Quella visione aveva complicato tutto, e lei aveva capito perfettamente come interpretare quegli avvenimenti.
L’Elena incontrata nella visione aveva ragione: era tutta colpa sua.
 
-Per me un J&B on the rocks, mentre per la splendida bionda al mio fianco un…- fece Klaus girandosi verso Caroline.
-Un bicchiere di Coca cola light!- esclamò la vampira, sorridendo a Steve, il barman del Mistyc Grill.
-Una Coca cola light?!- ripetè quasi schifato Klaus, guardandola divertito. –Mi aspettavo qualcosa di più forte, amore-
-La giornata sarà lunga- fece Caroline, prendendo il suo bicchiere appena arrivato –Non posso permettermi di essere ubriaca a mezzogiorno, soprattutto con te- commentò lei, tra il divertito e l’indispettito.
Klaus arricciò un po’ le labbra e si avvicinò a lei sfidandola.
Si sporse verso il suo viso, stando attento a non toccarlo, e quando le fu così vicino da poter sentire il profumo del suo shampoo, disse –Non sarà forse perché hai paura di quello che potrebbe succedere…con me?-
Caroline rimase immobile, quasi ipnotizzata dallo sguardo dell’ibrido. La cupa luce del Mistyc Grill illuminava solo una parte del viso di Klaus, lasciando in ombra l’altra. Si accorse solo allora di quanto il viso dell’ibrido fosse chiaro e liscio, segnato da lineamenti che non appartenevano alla sua terra.
Rimase qualche istante a fissare le labbra di Klaus, sembravano disegnate e il loro colore roseo sembrava quasi innaturale. Sospirò leggermente, come se volesse reprimere quello che stava succedendo in lei.
-Il tuo J&B- fece Matt inaspettatamente alle loro spalle.
Klaus si girò lentamente, maledicendo quell’inutile umano.
-Salvata dal barista- commentò l’originale, fulminando Matt con lo sguardo e prendendo il suo bicchiere.
Caroline si sentì avvampare. Matt non doveva essere lì, lui faceva il turno serale.
Il ragazzo biondo di fronte a lei la stava fissando con uno sguardo interrogatorio, come a volerle chiedere che diavolo ci facesse in pieno giorno con Klaus, a bere nel suo locale tra l’altro.
-Matt- esclamò nervosa Caroline –Che ci fai qui?- chiese per eludere il suo sguardo.
-Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu, Caroline! Io ci lavoro!- esclamò lui quasi arrabbiato  chinandosi verso di lei.
Di fronte a quella scena Klaus scattò. Non seppe bene a cosa fosse dovuto, ma la sua istintività che tanto l’aveva caratterizzato da vampiro uscì di nuovo fuori, come se non se ne fosse mai andata.
Si sporse velocemente sul balcone e con una presa ferma e salda bloccò il braccio di Matt, prima che potesse toccare quello di Caroline.
-Bada a cosa fai, quarterback- disse Klaus con voce minacciosa e profonda.
Caroline rimase immobile davanti a quella scena. Si sbagliava o l’aveva difesa da l’imminente scenata dell’amico?
Matt lo guardò con odio, pregando con tutto se stesso di riuscire a mantenersi calmo.
La verità era che quell’essere gli faceva quasi schifo e davvero non riusciva a capire come Caroline potesse essere lì con lui.
Klaus lasciò la presa. Stavano attirando troppa attenzione. Il ragazzo si meravigliò di quanto poco male la stretta del vampiro gli facesse e per qualche secondo rimase confuso e titubante.
-Sai, mi chiedo che cosa ci trovi mia sorella di tanto interessante in te- commentò poi l’ibrido, iniziando a sorseggiare il suo J&B –Ma lei  ha sempre avuto poco buon gusto nella scelta degli uomini-
-Klaus…- si azzardò a dire Caroline per fermarlo. Non erano lì per fare a botte e la vampira non avrebbe di certo voluto che ciò accadesse, e poi Matt era suo amico e non tollerava che Klaus lo schernisse in quella maniera.
L’ibrido distolse lo sguardo dagli occhi blu del ragazzo e rimase a fissare per qualche secondo la mano di Caroline attorno al suo braccio. Si era fatta più vicino a lui per poterlo fermare nel caso avesse attaccato Matt.
Klaus guardò Caroline e il suo sguardo cambiò, diventando improvvisamente più dolce e comprensivo. Quella ragazza aveva uno strano ascendente su di lui, e quella cosa sarebbe stata la causa della sua rovina.
-Salvato dalla bionda- commentò allora l’umano, rivolgendo nuovamente a Matt lo sguardo truce di prima.
-Non preoccuparti per me- fece Caroline rivolta all’amico –Ho tutto sotto controllo-
Matt non rispose, li guardò e scuotendo la testa ritornò alle sue faccende. Se ne sarebbe stato tutto il pomeriggio nelle cucine.
-Hai tutto sotto controllo?!- ripetè scettico Klaus quando il ragazzo se ne fu andato.
Caroline ignorò quella provocazione, sapeva quanto all’ibrido piacesse punzecchiarla così cercò semplicemente di lasciar correre.
-Gradirei che d’ora in poi la smettessi di attentare alla vita dei miei amici- esordì la bionda scolandosi la sua Coca cola.
-Non ho attentato alla vita di nessuno- commentò Klaus divertito e sorridendo beffardo.
-E quello sguardo truce e minatorio che hai rivolto a Matt? Non ho bisogno della tua protezione, anche perché ora come ora sarebbe alquanto inutile- sbottò Caroline.
A quelle parole Klaus abbassò lo sguardo.
Possibile che aveva sempre da ridire? Non le stava bene mai nulla, doveva trovare sempre qualcosa che lo facesse sentire un verme.
Caroline si accorse di quel cambiamento d’espressione e un po’ se ne pentì. In fondo non si stava comportando tanto male, a parte i cambiamenti di umore, ma quelli probabilmente erano dovuti più al suo carattere che alla sua natura di vampiro, e poi doveva ammettere che quella situazione non doveva essere nemmeno tanto facile per uno come lui.
-Dammene un altro- chiese con rabbia Klaus a Steve che era passato a prendersi i bicchieri vuoti.
-Portane uno anche a me- fece Caroline, suscitando la sorpresa dell’ibrido. –Scusami- aggiunse poi con voce bassa, riferendosi alla cattiva uscita di prima.
-Non scusarti, amore- rispose Klaus con il suo tono orgoglioso –E’ quello che pensi. Apprezzo la tua sincerità. E’ per questo che mi piaci-
Caroline alzò gli occhi al cielo. I suoi flirt stavano iniziando a darle sui nervi.
Improvvisamente alcuni clienti che si trovavano nel Mistyc Grill iniziarono ad urlare. Quasi tutti si alzarono e con movimenti veloci ma scoordinati, si diressero verso le varie uscite di servizio del locale.
Klaus e Caroline si guardarono preoccupati, non capendo quale fosse la ragione di tutta quella confusione, però poi la vampira sentì odore di sangue provenire dall’ingresso e riuscì a trattenere a malapena un grido.
Sulla porta  un uomo di colore, alto, muscoloso e possente, era immobile a fissare la gente che scappava di fronte a lui.
Klaus lo guardò inorridito: il cacciatore stringeva in una mano insanguinata un cuore ancora pulsante, mentre con l’altra teneva per la giacca un corpo umano senza vita.
L’originale sgranò gli occhi.
L’uomo lasciò cadere a terra il corpo che emise un tonfo sordo: era uno dei suoi ibridi.
 
 
 

***
Scusatemi per l’immenso ritardo! Purtroppo ho avuto dei problemi con il pc ed Efp non mi faceva aggiornare!
Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito e soprattutto spero che abbiate apprezzato la mia versione alternativa della storia!
Questo e il prossimo capitolo serviranno a delineare bene i problemi che i personaggi dovranno risolvere e poi prometto di dedicarmi un po’ al nostro amato Klaroline come si deve, senza nessuna censura :P
Ringrazio tutte le 26 persone che hanno inserito la storia tra le seguite, e le 8 persone che invece l’hanno inserita tra le preferite! Siamo solo al quarto capitolo e siamo già così tanti!
Non sono sicura che riuscirò a postare prestissimo in queste settimane, purtroppo gli esami di settembre si avvicinano, ma è anche vero che sto trattando solo questa storia, quindi non dovrei avere molte difficoltà nell’aggiornarla!
Un bacio a tutti!
M.

   
 
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