Film > Labyrinth
Segui la storia  |       
Autore: Edelvais    22/08/2013    2 recensioni
But I'll be there for you
As the world falls down.


▪ I: Proprio mentre il mio respiro andò ad abbattersi contro le esili fiamme delle candele, un pensiero mi squarciò il petto in due, lasciandomi con gli occhi sbarrati e il battito del cuore a mille.
Jareth. Nonostante una parte di me fosse orgogliosa di averlo sconfitto e di non avere più nulla a che fare con il Re di Goblin, l’altra scalpitava dalla voglia di rivedere il suo bel viso marmoreo, incorniciato da quella cascata di capelli biondi e stravaganti. Non l’avevo più visto da quell’avventura nel labirinto di quattro anni fa, ma avevo pensato a lui diverse volte.
Dentro di me, sapevo che eravamo destinati a rincontrarci, ma non sospettavo minimamente che potesse accadere così presto e in quel modo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Underground'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Capitolo VI - Di racconti e confessioni

••





Hoggle, Ludo e Sir Dydimus in sella ad Ambrogio mi fissavano increduli da dietro la sfera.
Per un attimo persino io fui incapace di proferir parola.
« Ragazzi! » esclamai infine, euforica.
« Sarah? » domandò Hoggle, spaesato.
« Sì, sono io! State tutti bene? »
« Come diavolo hai fatto a trovarci? » sbottò.
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Dal suo tono furente sembrava non fosse affatto contento di rivedermi, anche solo attraverso una sfera. Cosa stava succedendo? Sembrava stessero bene… Eppure avevano delle espressioni stravolte e oscurate dal terrore.
« Hoggle, ma che ti prende? » biascicai, avvicinando gli occhi alla sfera.
Jareth intanto mi osservava a braccia conserte, studiando ogni mia reazione.
« Devi andare via, Sarah! Non dovevi contattarci, non sei al sicuro! » riprese il nano, questa volta addolcendo il tono di voce. « Come hai fatto? »
« Jareth mi ha aiutata » ammisi.
Il mago mi affiancò, rivelando il suo volto ai miei vecchi amici.
Ludo emise un lamento confuso, e Ambrogio abbaiò con enfasi.
« Re di Goblin », sibilò Hoggle additandolo « sei forse impazzito? Sai perfettamente il pericolo che sta correndo Sarah! Zephit la rintraccerà sicuramente! Cosa ci fai lì con lei? »
Prima che Jareth potesse replicare e dalla sua espressione ero certa che lo avrebbe fulminato molto volentieri  intervenni io. «Hoggle, Jareth è qui per proteggermi. Gli serve il mio aiuto per riavere il Labirinto ».
« A proteggerti? »
 La furia dirompente del nano mi sorprese non poco. Dov’era finito il timoroso Hoggle che avevo conosciuto quattro anni fa?
« Certo; rischiamo entrambi di morire per mano di suo padre », risposi con naturalezza.
Con la coda dell’occhio vidi Jareth battersi nervosamente il frustino sulla gamba, stranamente irrequieto. Ancora non riuscivo a capire che diavolo prendesse a tutti quanti.
« Milady, se permettete, non siamo totalmente d’accordo con voi » s’intromise Dydimus.
« Taci, cane! » ringhiò Jareth, facendo sussultare me e i miei amici.
Ambrogio smise di abbaiare, abbassando le orecchie, e Dydimus sfoderò la spada, con mano tremante. « Sempre al tuo servizio, mio signore, siamo stati io e i miei compagni. Nondimeno ci sentiamo in dovere di mettere la nostra beneamata Milady al corrente di ciò che realmente minaccia la sua vita ».
« Di cosa stai parlando, Dydimus? »
Tutto ciò cominciava veramente a puzzare di menzogna. Che Jareth mi avesse mentito? Pensandoci, il mago non si sarebbe fatto problemi a raccontarmi bugie; ma perché avrebbe dovuto farlo?
« Giuro che se osi anche solo aprire quella boccaccia… » sibilò Jareth, riducendo gli occhi a due fessure taglienti.
Sbuffai, irritata. « Jareth! Mi vuoi spiegare cosa diamine sta succedendo?! A cosa si riferiscono? »
Il Re di Goblin rimase in silenzio, spostando lo sguardo verso il muro davanti a noi.
Rinunciai a interpellarlo nuovamente: sarebbe stata palesemente fatica sprecata.
Vidi nel cristallo della sfera, che Hoggle aveva mosso un incerto passo avanti, tenendo le mani incrociate. « Sarah, il padre di Jareth vuole ucciderti », cominciò.
« Sì, questo lo so. Anche Jareth è in pericolo » specificai, squadrandolo con indiscrezione.
Scorsi il nano torcersi le mani in un impeto d’indecisione, chiaramente in conflitto con ciò che la sua mente suggeriva di fare, e ciò che il suo cuore cercava di imporgli.
Probabilmente stava pensando se raccontarmi la verità una volta per tutte e rischiare l’ira di Jareth, o lasciar perdere e tacere.
« Cosa c’è che non va? », domandai più dolcemente possibile.
Hoggle rimase un altro secondo a fissarsi le scarpe, poi prese coraggio.
« Jareth non ti ha detto la verità », fece una pausa, quando vide il Re di Goblin irrigidirsi mentre dalle sue iridi scaturivano fiamme di rabbia. In quel momento avrebbe potuto interrompere la comunicazione con un semplice gesto, ma non lo fece. Evidentemente una parte di lui voleva che scoprissi la verità. « Lui non rischia di essere ucciso, come te. Suo padre vuole solo la tua morte, poiché hai sconfitto suo figlio nel suo Labirinto, ma anche perché… ».
Il nano esitò, dondolandosi prima sul piede destro poi sul sinistro, e spostò lo sguardo a terra.
Cercai di reprimere quella al momento piccola dose di risentimento che stava cominciando a scorrere nelle mie vene, nei confronti di Jareth, ed esortai il mio amico a continuare.
« Va' avanti, Hoggle ». La mia voce era tremolante, un flebile sussurro.
« Ehm… Ecco, l-lui vuole che tu… », balbettò sotto il mio sguardo incoraggiante. « Vuole che diventi sua regina, e questo suo padre non può accettarlo, perché sei un’umana ».
Vomitò quelle parole come se fossero state di fuoco, come se gli stessero ardendo la gola.
Ora però le fiamme erano passate a me, incatenandomi in una stretta glaciale.
In quello stesso istante prima che potessi anche solo ringraziare i miei amici per la loro lealtà e salutarli Jareth afferrò, con uno scatto tanto rapido da sembrare puramente astratto, la sfera che mi permetteva di parlare dopo tanti anni con i miei vecchi amici, e la scagliò contro il muro, riducendola a mille scaglie di cristallo che atterrarono sul pavimento, dissolvendosi in una nube sfavillante.
Mi voltai con un furore tale da farmi sembrare fuori di testa, e le mie mani agirono prima che il mio cervello potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, afferrando bruscamente il colletto della camicia sbottonata del mago.
« Perché l’hai fatto?! Perché?! » sbraitai senza alcun contegno.
Ero accecata dalla rabbia, non vedevo altro che Hoggle e gli altri, intimoriti dall’autorità del loro sovrano, che cercavano di svelare la verità sul pericolo che stavo correndo, e ad un tratto erano tutti spariti per colpa di quell’idiota di un Fae.
Se non fosse stato indubbiamente più forte di me, l’avrei ucciso a forza di schiaffi.
Ero al limite. Tutto quell’alone di pericolo mi stava sconvolgendo, e ora Jareth si permetteva persino di mentirmi. « Perché hai rotto la sfera? Li hai spaventati a morte, brutto idiota! Non mi hai neanche lasciato il tempo di salutarli o anche solo ringraziarli per aver fatto una cosa che tu non hai avuto il coraggio di fare! »
Sapevo che Jareth non mi avrebbe più permesso di parlare con loro, poiché questo comportava il rischio di essere scoperti da suo padre. Il che non faceva altro che aumentare la mia collera.
« Calmati, Sarah », ordinò in tono glaciale e distaccato. « Non mi provocare ».
Lo ignorai, stringendo la presa sulla stoffa bianca della sua camicia.
« Mi hai mentito! » sibilai tra i denti.
« Affatto, mia preziosa ».
Con una calma tanto innaturale quanto sfrontata per i suoi standard avrebbe meritato un premio per l’autocontrollo afferrò i miei polsi e li allontanò da sé, senza però lasciarli.
« Non posso mentire all’umano che mi ha creato con i suoi sogni. Posso invece raccontare mezze verità, girare attorno ad essa, ma mai mentire totalmente ».
« Hai detto che anche tu rischiavi la vita, e non mi avevi parlato del fatto che volevi che diventassi tua regina! »
«Mio padre non si limiterà a far fuori soltanto te. Se dovessi perdere la vita io morirei con te; sono irrimediabilmente legato a te, e le nostre vite sono intrecciate come i fili di un gomitolo di lana ».
Il suo sguardo mi trafisse, e se le sue parole fossero state lame di un coltello, in quel momento sarei potuta somigliare a una carota fatta a fettine per essere buttata nel minestrone di verdura.
Deglutii, sforzandomi di fronteggiarlo con lo stesso impeto di prima; ma ormai era riuscito a sovrastarmi, placando la mia ira con una semplice occhiata.
Lo fissai per un attimo ancora, prima di darmi alla fuga filando alla porta di casa, per poi uscire.
« Sarah, fermati! », lo sentii gridare, preoccupato, ma lo ignorai.
Corsi per il vialetto e attraversai la strada senza nemmeno guardare se stessero arrivando delle macchine, e volai dritta al parco. Mi accorsi solo quando raggiunsi il ponte di pietra che lacrime amare mi stavano rigando le guance, scorrendo disubbidienti.
Mi accovacciai per terra, contro un albero, e mi strinsi le ginocchia al petto, affondando il viso su di esse.
Per tutto il tragitto non avevo avvertito i suoi passi, ma sapevo benissimo che mi stava seguendo, e sicuramente lo stava facendo in forma animale. A conferma di ciò, giunse alle mie orecchie il tintinnio di una sfera di cristallo, che si era fermata ai miei piedi, e il battito d’ali di un barbagianni che s’inoltrò nel bosco alle mie spalle.
Dopo nemmeno venti secondi, ecco avvicinarsi dei passi dannatamente familiari.
Mi rifiutai di alzare lo sguardo, terrorizzata all’idea di incontrare nuovamente quei pezzi di ghiaccio incastonati nella sua pelle marmorea.
Diventare sua regina… Cominciai a riflettere sul serio alle parole di Hoggle, e rabbrividii.
Ma allora tutta la storia della ribellione del Labirinto era una balla? Perché non mi aveva raccontato tutta la verità?
Mi sforzai di parlare. « Perché… Perché vuoi che diventi tua regina? »
Gli occhi ricominciavano a pizzicare, annunciando un’altra inondazione di lacrime.
Guardai Jareth di sottecchi e notai che mosse le labbra in un repentino cambio di espressione, questa volta più tesa e rigida.
« Sarah », sussurrò « le nostre vite sono legate in modo indissolubile, questo lo sai già. Io sono plasmato dai tuoi sogni, e se tu ti spegni, i tuoi sogni moriranno con te, e così anche io ».
Rimasi letteralmente paralizzata, mentre il mio cervello si rifiutava di metabolizzare quelle parole.
Jareth non poteva amarmi.
Jareth non avrebbe mai desiderato che un’umana – la stessa umana che lo aveva sconfitto – diventasse sua regina.
Jareth era… cambiato.
Alzai lo sguardo fino ad incontrare le sue iridi spaiate. Tremai di fronte alla sua figura regale e determinata. Certo, anche quattro anni fa mi aveva fatto una simile proposta, ma ai miei occhi sembrava solo un pretesto per sottrarmi Toby rifilandomi i miei stessi sogni da quindicenne frustrata.
Eppure c’era qualcosa di diverso in lui; qualcosa che mi aveva colpita fin dal nostro secondo incontro, quando mi aveva salvata dai demoni Nephilim.
« Sei cambiato », mormorai più a me stessa che a lui.
« I tuoi sogni sono cambiati », ribatté.
Aveva ragione. La sua personalità era legata ai miei sogni. Purtroppo però non li conoscevo nemmeno io.
« E tu li conosci, i miei sogni? ».
Vidi l’ombra di un sorriso solcare il suo viso perfetto. « Come posso dire di conoscere me stesso ».
Già, che stupida. Lui era l’essere che incarnava tutta l’essenza racchiusa nei miei sogni, e per comprenderli, doveva conoscere se stesso.
« Non hai nemmeno preso in considerazione la mia opinione », cambiai discorso, ritornando alla questione del diventare sua regina.
« Come ho detto prima, noi siamo legati », rispose serenamente. « Ma il nano ha sbagliato ».
« Come? »
« Non si tratta di re o regine, Sarah. Mio padre non vuole ucciderti perché sa che vorrei tu diventassi mia regina e ha timore di una tua risposta affermativa; lui vuole la tua morte perché sa che sei la mia Melwa ».
Aggrottai le sopracciglia. Cosa diamine aveva detto?
« Cosa significa? »
Lui spostò lo sguardo al cielo, perdendosi nell’azzurro. «Melwa significa metà nell’idioma dell’Underground. Per noi Fae è, come direste voi umani, un’anima gemella. Cambiamo a seconda dei suoi sogni e siamo destinati ad incontrarla, in qualche modo ».
Improvvisamente mi tese una mano, invitandomi ad alzarmi.
Indecisa, alla fine optai per obbedire, rizzandomi in piedi tesa come una corda di violino.
Stavo sognando? Sì. Sicuramente era tutto frutto di un sonno tormentato dal mio subconscio.
Altrimenti non avrei mai potuto credere al significato di quelle parole, e al tono rapito di Jareth.
Quest’ultimo non mi lasciò la mano e con l’altra sfiorò la mia guancia, facendomi sussultare.
« Perché Zephit non vuole che io sia la tua Melwa? In fondo, sono io che ti ho creato, anche se inconsciamente… » farneticai piantando i miei occhi sui suoi.
Jareth sorrise. « Sei un pericolo, per lui. Non può permettersi che suo figlio sia legato ad un’umana; la stessa umana che aveva osato sconfiggerlo e rivoltargli contro il Labirinto. A causa mia, ha violato il patto dell’Alleanza dei Tre Regni, rischiando di essere attaccato dai suoi stessi ex alleati».
« E soltanto uccidendomi… » cominciai, rabbrividendo.
« Potrà essere riammesso all’Alleanza » terminò lui.
Una smorfia di trepidazione solcò il mio viso.
« Non avere paura » continuò Jareth. « Non ti torceranno nemmeno un capello, te lo prometto ».
« Perché è vietato? » domandai riprendendo il controllo del mio corpo. « Insomma, da quanto ho capito una Melwa non è per forza di cose una compagna, bensì soltanto la creatrice di un Fae, anche se legata a lui in maniera così indissolubile ».
Lui sospirò, concentrando il suo sguardo sul mio. « Saresti capace di affrontare una lunga storia? Senza interrompermi? »
Annuii, sciogliendo la mano dalla sua stretta e dirigendomi verso una panchina in pietra.
L’impeto di rabbia era ormai scomparso, e l’unico pizzico di rancore che riserbavo nei suoi confronti era quello di aver distrutto la sfera senza preavviso.
Una volta accomodati entrambi, cominciò a parlare, con gli occhi fissi su un punto non definito del prato davanti a noi.
« Una volta, l’Alleanza di cui fa parte mio padre, era composta non da tre membri, bensì quattro. Vi erano: Xanthi, il regno di mio padre collocato a Nord; Isen, a Ovest; Halifax, a Sud e il quarto era Anduin, il regno a Est. Essi, dopo lunghi scontri per estendere il proprio territorio, trovarono un accordo, e firmarono un patto con il quale formavano una sacra alleanza, e tradirla significava ritrovarsi gli altri tre regni contro ».
Si fermò, scrutando il cielo all’orizzonte come se le immagini della storia che stava narrando gli scorressero davanti.
Non avrei mai pensato che nel Sottosuolo esistessero tali conflitti politici.
« Dopo alcuni anni di pace e tranquillità, il Re di Anduin incontrò la sua Melwa e se ne innamorò incondizionatamente. Il guaio fu che la ragazza era un’umana, e non un essere magico appartenente all’Underground. Il sovrano, Elberth, portò l’umana nel suo regno, e fece di tutto per accontentarla. Persino sovvertire l’ordine del tempo e mettendo sottosopra il suo regno».
Le sue parole mi rimbombarono grevi nella mente, confondendosi con quelle che aveva pronunciato quattro anni fa:ho sovvertito l’ordine del tempo, ho messo sottosopra il mondo intero e tutto questo l’ho fatto per te.
Cercai di scacciare quel pensiero, concentrandomi sul racconto.
« Elberth era talmente innamorato, che l’unica cosa che gli importava veramente era rendere felice la sua Melwa, concedendole qualsiasi cosa purché rimanesse con lui nel Sottosuolo. Rosalie - questo era il nome della ragazza - era anch’essa conquistata dal Re, e rinunciò volentieri al suo mondo reale per vivere con il Fae. Ma le azioni sconsiderate che commise Elberth furono tali da spezzare l’Alleanza ».
Non resistetti alla curiosità e lo interruppi, ignorando la sua espressione esasperata.
« Cos’aveva fatto di tanto terribile? Insomma, a parte mettere sottosopra il suo regno per lei ».
Lui sospirò. « E ti sembra poco? ».
Scrollai le spalle. « Ti ricordo che non so quasi nulla del Sottosuolo ».
« Sovvertire l’ordine del tempo e sconvolgere le fattezze del proprio regno solo per soddisfare le esigenze di un’umana è un reato gravissimo, per l’Alleanza. A causa di questo persino gli altri tre regni cambiarono, poiché erano strettamente legati da un patto sacro. Così gli altri regni non tollerarono oltre, e decisero di annientare Anduin, poiché aveva infranto un’importante legge del patto. Dopo essersi organizzati, gli eserciti magici dei tre regni marciarono sulle terre di Elberth, distruggendo e sterminando. Elberth conosceva la sua fine, e sapeva che lui sarebbe dovuto cadere insieme al suo regno. Ma non voleva che la stessa sorte toccasse a sua moglie. Perciò, sperando di non essere visto, durante l’assedio cercò di portare in salvo la ragazza, posandola su una piccola barca in legno − che disgraziatamente poteva reggere non più di una persona − nel fiume che faceva da confine tra il suo regno e quello di suo padre. Elberth sapeva che una volta sulla riva opposta sarebbe stata al sicuro. Tuttavia non fece in tempo a sciogliere gli ormeggi che una lancia lo trapassò, mentre Rosalie assisteva impotente alla fine del marito, sconvolta. Le ultime parole di Elberth furono rivolte alla ragazza, e si narra che furono proprio: “Ti amo, mia dolce Melwa”. Per sua fortuna morì prima di poter assistere a sua volta all’ultimo respiro di Rosalie, la quale venne spinta in acqua da uno dei soldati di mio padre, annegando tra i flutti. Dopo questa vicenda, l’Alleanza dei Quattro diventò dei Tre Regni ».
Mentre parlava, inconsciamente m’immedesimai nei panni di Rosalie, immaginando me e Jareth al posto suo e di Elberth. Quando mi accorsi quale fosse la meta dei miei pensieri divaganti, trasalii, rabbrividendo.
Noi eravamo molto diversi dai due della leggenda: per prima cosa, non eravamo innamorati l’uno dell’altro. E anche se effettivamente il mago aveva ammesso che fossi la sua Melwa, non doveva per forza essere attratto da me, e viceversa.
In secondo luogo, il regno di Jareth non era compreso nei tre dell’Alleanza. Quindi perché perseguitarci? Che senso aveva tutto ciò?
« Wow » mormorai, ancora in ostaggio dell’atmosfera del racconto. « Una storia commovente ».
Lui annuì, spostando lo sguardo su di me. « È per questo che voglio proteggerti ».
« Ma tu non hai commesso gli errori di Elberth, e anche se fosse, il tuo regno non è compreso nell’Alleanza… Quindi perché vogliono punirti come avevano fatto con Elberth? ».
« Sarah, io mio regno è contenuto in quello di mio padre. A dirla tutta, io non possiedo un vero e proprio regno. Io governo su un Labirinto e su una città, ma queste sono all’interno di Xanthi, il regno vero e proprio, che appartiene a Zephit », disse, studiando la mia espressione confusa. In effetti, se dovevo essere sincera, non ci stavo capendo quasi nulla.
Jareth proseguì, ignorando la confusione che si leggeva nei miei occhi. « E poi, mia cara, io ho commesso esattamente gli stessi errori di Elberth. Quindi, oltre a modificare le fattezze del regno di mio padre a seconda dei tuoi sogni, anche gli altri tre sono cambiati. Per questo vogliono ucciderti: per far ritornare tutto com’era. Solo stroncando la fonte dei sogni che continuano a plasmare i loro regni, riusciranno a riaverli come un tempo ».
« Per quanto ne so, tu non hai affatto commesso gli stessi suoi errori, Jareth. Tu non sei innamorato di me come Elberth lo era di Rosalie! » insistei, convinta della mia tesi.
Improvvisamente, vidi l’espressione di Jareth diventare fredda come un pezzo di ghiaccio e le iridi due fiamme ardenti di rabbia. Sussultai, spaventata da quell’improvviso cambio d’umore.
Si alzò e chiuse violentemente gli occhi, dandomi le spalle. Forse stava ponderando il metodo più cruento per farmi rimangiare ciò che avevo detto. Anche se ancora non sapevo cosa diavolo avessi detto di sbagliato.
« Sarah » cominciò con voce nervosa, cercando palesemente di controllarsi. «Non hai ancora ripensato alle parole iniziali della tua storia? Le hai forse dimenticate?».
« N-no, me le ricordo benissimo » farfugliai alzandomi a mia volta.
« Allora a quanto pare non hai ancora capito » bisbigliò fra sé con amarezza.
Invece avevo inteso benissimo. Quelle maledette parole mi martellavano ancora nella testa, ansiose di vederla scoppiare: ma quello che nessuno sapeva era che il Re di Goblin era innamorato di lei, e le aveva donato certi poteri…
Il mio cuore accelerò il battito di colpo, e avvertii le guance avvampare, come se stessi andando a fuoco. Non poteva essere vero… Quella mattina non avevo creduto che il Re potesse veramente essere innamorato di me, ma ora era l’unica soluzione possibile. L’ultimo tassello di un puzzle.
La chiave di tutto.
« Tu sei… » sussurrai dando involontariamente voce ai miei pensieri.
Jareth si voltò verso di me. Il suo viso scultorio era solcato da un lieve sorriso.
« Sì ».
In quel momento mi resi conto di aver parlato a voce alta, e la sua risposta affermativa mi sotterrò definitivamente. Aveva detto sì. Aveva appena confessato di essere innamorato di me.
Rimasi a bocca aperta, aspettando di vedere un sorriso beffardo dipinto sul volto del Fae che mi rivelasse che in realtà era tutto uno scherzo per prendersi gioco di me.
Invece quel sorriso non giunse mai. Il suo sguardo indagatore continuava a scavare nelle mie iridi verdi alla ricerca di qualche segno di vita. Ma non riuscivo nemmeno a muovere impercettibilmente gli arti, da quanto ero paralizzata.
Avvertivo il mio cervello masticare quelle parole, combinando i miei pensieri alle sue confessioni.
Combaciavano alla perfezione. Ora era tutto chiaro.
Eppure, nonostante fossi letteralmente sconvolta della verità appena messa alla luce, uno strano senso di compiacimento misto a sollievo lottò contro il turbamento. Confusa e scombussolata com’ero, tutto ciò mi appariva semplicemente insensato.
Con un’espressione che non tradiva alcuna emozione, posò la sua mano guantata sulla mia guancia, e senza alcun preavviso avvicinò il suo viso al mio, fino a colmare la distanza di pochi centimetri.
Sentivo il suo respiro pungente lambirmi la pelle, e nonostante avessi intuito subito cos’avesse intenzione di fare, non mi mossi di un millimetro, paralizzata dalle sue iridi.
Sembrava che i miei piedi fossero incollati al suolo e i miei occhi a quelli di Jareth.
Quando finalmente le sue labbra si appoggiarono dolcemente sulle mie, una scossa di elettricità percorse la mia spina dorsale. Approfondii il bacio, insinuando istintivamente le mie mani nei suoi soffici capelli biondi ed inarcai leggermente il mio corpo contro il suo, mentre avvertivo la sua mano cingermi la vita e l’altra ancora appoggiata delicatamente sulla mia guancia scivolare sulla mia schiena, stringendomi al suo torace.
In quel momento non ragionavo più. La razionalità che aveva combattuto fino allo stremo delle forze contro il desiderio incalzante di avventarmi su di lui era stata sconfitta miseramente.
Sarah, cercò di richiamarmi alla realtà quel poco di ragione che mi rimaneva. Sarah, basta.
Ignorai la voce della mia coscienza, concentrandomi sulle labbra morbide e accoglienti di Jareth.
Non illuderlo, non potresti mai diventare sua regina. Lo sai.
La veridicità di quel pensiero mi travolse, costringendomi ad allontanarmi dal mago, che mi osservava perplesso, con il fiato corto.
Deglutii a vuoto, portandomi una mano alla tempia.
Stavano accadendo così tante cose in così poco tempo… Solo ripensandoci la mia testa minacciava di esplodere.
Jareth fece un passo verso di me, preoccupato. « Cosa c’è? Stai male? »
La sua improvvisa premura mi ferì più di quanto avrebbe fatto un’acida considerazione sul mio scarso autocontrollo. Avevo capito di ricambiare i suoi sentimenti, ma non volevo deluderlo di nuovo in caso mi avesse riposto la fatidica domanda. Conoscevo la risposta, e non gli sarebbe certo piaciuta.
« N-niente, i-io devo solo… » balbettai in un sussurro.
Il cuore mi martellava nel petto, mentre la testa pulsava così tanto che se non avessi messo a tacere i miei assillanti pensieri sicuramente sarebbe scoppiata.
Un’inaspettata debolezza mi pervase, la vista cominciò ad annebbiarsi e davanti a me comparvero diverse macchioline scure, che cambiavano forma continuamente, espandendosi fino ad accecarmi.
Strizzai gli occhi e nello stesso momento persi sensibilità alle gambe, ritrovandomi costretta ad aggrapparmi a sostegni invisibili. Prima di toccare terra, avvertii due braccia circondarmi prontamente la vita e il suono ovattato della voce di Jareth chiamarmi.
Poi mi arresi al buio, che mi avvolse completamente.

 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Labyrinth / Vai alla pagina dell'autore: Edelvais