Vuoi davvero sapere se il gatto nella scatola è vivo o morto?
Ti basterebbe alzare il coperchio per scoprirlo.
Ma è più semplice vivere nel dubbio, delle volte.

“Sei vivo?”
Una mano mi accarezza il pelo, fissandomi con uno sguardo che esprime curiosità. Mi trattengo dal graffiarlo solo perché gli sono debitore.
Rimango immobile, lasciandomi lisciare il mio nero mantello con dei gesti calmi e rilassati. Sembra quasi che io sia il suo amante o il suo più prezioso tesoro. E dire che sono solo un gatto nero, abbandonato a se stesso e in un mondo che nulla ha da offrire a chi non ha le armi per ottenere qualcosa.
Rivaille mi ha chiamato e io prendo questo nome con le pinze, perché non so quanto durerà. Potrei decidere un giorno di tornare alla libertà e svanire esattamente come sono apparso, dal nulla. Ma qui c'è la pulizia di un universo chiuso e del cibo assicurato e io non sono nessuno per rifiutare per partito preso.
Le sue dita scoprono punti della mia pelliccia impeccabilmente pulita, la studiano, si soffermano per poi tornare a muoversi ritmicamente, in una carezza gentile, come le precedenti.
Di lui so solo che si chiama Erwin. Basta, non mi serve sapere altro.
Mi fissa incuriosito, sorridendo piano. Io sono solo un gatto, noi esprimiamo i sentimenti con il nostro corpo. Quindi posso affidarmi ad esso per capire i suoi. Anche se non è facile, perché spesso inganna.
Ingannano tutti, pure loro stessi.
“Sei morto?”
 

Non lo so, Erwin, ma basterebbe solo che aprissi la scatola.
Aprila e lo scoprirai.
Se ne avrai il coraggio.

Gli anni sono passati, così come le stagioni e il cielo.
Io ho smesso di chiamarmi Rivaille, ho smesso di essere un gatto legato a un nome che non mi rappresenta.
Ora sono un gatto legato a qualcos'altro. Anzi, neanche sono più un gatto. O forse non lo sono mai stato e tutto è solo un sogno che si ripete.
Io e Erwin, solo io e lui, come se fossimo gli ultimi abitanti di questo mondo senza regole.
E lui adesso non c'è e io lo osservo, sussurrando qualcosa che solo io sento.
“Sei vivo?”
Accarezzo con lo sguardo la scatola che contiene Erwin. Non capisco, non posso capire le strane usanze degli esseri umani. Magari è ancora vivo e sta dormendo.
“Sei morto?”
Oppure riposa per sempre, troppa stanchezza sulle spalle e nelle ossa, troppo da sopportare da solo.
Basterebbe solo aprire la scatola per scoprirlo.

Sei vivo?
Sei morto?
Basterebbe solo alzare il coperchio.
Ma come tu non hai avuto il coraggio di farlo con me allora neanch'io lo farò con te.
Viviamo nel paradosso.
Almeno ci divertiremmo ad ingannare il mondo.