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Autore: orientexpressify    22/08/2013    3 recensioni
[STORIA IN REVISIONE 2024]
Questa è la storia di Laila , una studentessa alle superiori che incontra Justin un ragazzo misterioso e gentile, nonostante le avversità, i due si innamorano e iniziano una relazione romantica.. Tuttavia, la loro felicità verrà messa alla prova da una serie di eventi tragici e difficoltà che devono affrontare insieme come la perdita e la resilienza.
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❀trailer coming soon❀
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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6.

 

 

Il giorno dopo, mentre camminavo per il corridoio della scuola, potevo sentire il brusio delle conversazioni degli studenti intorno a me, mescolato con il tintinnio delle serrature delle aule e il suono dei passi che risuonavano sul pavimento lucido. Il mio cuore batteva forte nel petto, carico di anticipazione e nervosismo per la missione da portare a termine che mi ero imposta la scorsa notte. La responsabilità pesava sulle mie spalle come un macigno. Quando finalmente raggiunsi la porta dell'aula, presi una profonda inspirazione per calmare i nervi e varcai la soglia. Lo sguardo di Kate mi cercò tra i banchi, e le lanciai un cenno di saluto. Mi sedetti al mio posto abituale, a fianco a lei, cercando di concentrarmi sui compiti della giornata. Ma il pensiero della probabilità di incontrare Justin durante l'intervallo continuava a balenarmi nella mente, facendomi sentire una strana miscela di eccitazione e ansia. Nonostante le mie preoccupazioni, sapevo che dovevo restare forte e determinata nel mio intento di aiutare Kate. Feci un respiro profondo quando la campanella suonò, e il professor Harding entrò in aula con la sua solita aria seria e professionale. Si fermò davanti alla cattedra, battendo i fogli per allinearli con precisione prima di riporli con cura di fianco al registro.

-Allora, ragazzi- iniziò, rivolgendosi alla classe con un tono autoritario -Avete portato gli scritti che vi avevo chiesto? –

Io avevo preparato il mio compito con cura il giorno prima, determinata a sfruttare ogni momento libero per dedicarmi a Kate e alle altre. Le continue discussioni di lavoro dei miei genitori mi avevano fatto girare la testa, ma sapevo che dovevo restare concentrata se volevo ottenere i risultati che desideravo. Il professor Harding passò tra i banchi raccogliendo i compiti, e quando arrivò il mio turno si fermò davanti a me con uno sguardo scrutatore.

-Ottimo lavoro, Sordino- disse, con un ghigno che gli scomparve dietro i baffi -Lei è molto migliorata- si girò per passare al prossimo studente. Risposi con un cenno d'assenso, ma non potevo sopportare l'idea che il mio impegno fosse frainteso come un tentativo di compiacere il professore. Quello che facevo, lo facevo per me stessa non per ottenere l'approvazione di nessun altro.

-Non lo faccio per lei...- dissi, interrompendolo bruscamente. Il professor Harding mi guardò confuso.

-Come? - chiese, incerto, mentre lo sguardo della classe si posava su di me, curioso e sorpreso.

-Ho detto che non lo faccio per lei. Ma per mio padre- ribattei, fissandolo dritto negli occhi. Il professor Harding sembrò sorpreso dalla mia risposta, ma non si lasciò intimorire.

-Beh, spero che tuo padre sia molto fiero di avere una figlia come lei, Sordino- replicò con un tono altezzoso che mi irritò profondamente.

-Lo è- risposi con sicurezza, sentendo gli sguardi curiosi della classe posarsi su di me. Era insolito per me, la studentessa modello, rispondere in quel modo al professoreKate si girò verso di me, lo sguardo pieno di preoccupazione e confusione. Era evidente che la mia reazione insolita aveva colta di sorpresa anche lei.

-Laila, ma che ti prende? – chiese con tono sommesso. Mi limitai a guardarla alzando le spalle. Il professor Harding si riprese rapidamente e cercò di riportare la situazione sotto controllo, ma io sapevo di aver dato voce alla mia frustrazione e al mio senso di inadeguatezza. Era stato uno sfogo dettato dallo stress accumulato.

A lezioni finite, durante la pausa, io e le altre ragazze ci dirigemmo verso il cortile della scuola. Kate notò qualcuno e annunciò con entusiasmo: -Guardate chi c’è! - disse puntando il dito verso una certa bionda. Seguendo il suo sguardo, vidi Becky, circondata dal suo solito cerchio di ammiratori, mentre si trovava vicino alle macchinette, mostrandosi con la sua solita sicurezza. Anche se non la conoscevo personalmente, avevo sentito parlare di lei e delle sue abilità manipolative. Apparentemente, sembrava una delle solite ragazze superficiali, ma sapevo che dietro quella facciata c'era molto di più. Era furba, e questo mi preoccupava.

-Lasciala perdere- le dissi, afferrandola per un braccio e accelerando il passo per distoglierla dall'attrazione verso Becky. Trovammo un posticino isolato e tranquillo nel cortile, lontano dalle cattive influenze. Era un luogo dove potevamo essere noi stesse, lontano dalle maschere che gli altri indossavano. Sapevo che lì avremmo potuto parlare senza essere disturbate e affrontare i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Kate, Julie e Alyssa mi guardarono con espressioni confuse, Kate fu la prima a parlare.

-Laila, vuoi dirci cosa ti sta succedendo? - chiese, con un'espressione preoccupata. -Hai risposto al professor Harding in modo così brusco. È tutto ok? - Julie annuì con vigore, aggiungendo: -Sì, davvero. Non sembravi proprio te stessa-

Anche Alyssa si unì al coro, preoccupata per il mio insolito comportamento. -Sì, hai detto proprio tutto d'un tratto che non facevi il compito per il professore, ma per tuo padre. Cos'è successo? –

Ero consapevole di aver reagito in modo inusuale, ma non sapevo come spiegare loro il mio stato d'animo frustrato. 

-Scusate- iniziai, cercando di trovare le parole giuste. -È solo... lo stress, credo. Ho avuto un po' di tensione ultimamente e forse ho reagito in modo eccessivo- Kate, Julie e Alyssa sembravano comprendere, ma continuavano a guardarmi con curiosità.

-Ma c'è qualcosa di specifico che ti sta preoccupando? - chiese Kate, con gentilezza -Se c'è qualcosa che vuoi condividere, siamo qui per te-

Sentii un nodo formarsi nella gola, non volevo dire loro di Justin, perché avrei presto dimenticato quella storia. Ma ero grata per il loro sostegno. Dovevo trovare il coraggio di aprirmi con loro, di condividere i miei pensieri e le mie preoccupazioni. Quantomeno a Kate.

-È complicato- risposi, con voce incerta -Ma apprezzo davvero il vostro supporto. Forse... possiamo parlarne un’altra volta- Kate, Julie e Alyssa annuirono. 

-Ah! - esclamò Kate, rompendo il silenzio che si era formato nel cortile della scuola.

-Cosa succede? - chiesero Julie e Alyssa in coro, mentre io mi voltai di scatto per guardare Kate che teneva le braccia sopra la testa con il cellulare in mano, un sorriso radioso dipinto sul viso.

-C'è campo, qui finalmente! - annunciò con gioia contagiosa. Guardandola, capii che stava aspettando qualcosa con ansia. Era così felice che era contagiosa.

-A cosa ti riferisci? - chiesi, incuriosita dal suo entusiasmo. -Arriverà presto, me lo sento- rispose Kate misteriosamente.

Colsi l'attimo per puntare gli occhi al cielo, ricordandomi di un'importante comunicazione che dovevo fare.

Aaron, dovevo parlargli. Era arrivato il momento.

-Non sentite fame? - ci chiese Alyssa, interrompendo il mio momento di contemplazione delle nuvole.

-Si, andiamo a mangiare da Alfredo's- suggerì Julie con entusiasmo.

Ma il suo sogno si infranse quando Kate intervenne: -Stai scherzando? Sono nel bel mezzo di una dieta- 

Mentre si rendevano conto che il loro piano di un pranzo goloso era stato annullato dissi improvvisamente: -Io vado in biblioteca- cercando una scusa valida per allontanarmi.

Fortunatamente, essendo un luogo che frequentavo spesso, le mie amiche non sospettarono nulla.

-Va bene, ci vediamo dopo- disse Alyssa, mentre le altre si incamminarono chissà dove, alla ricerca di qualcosa che potesse deliziare il palato di Kate, mentre io mi allontanavo in direzione della biblioteca.

Aspettai che le mie amiche girassero l'angolo, continuando a salutarle ripetutamente con la mano e un grosso sorriso stampato sulla faccia. Poi, una volta che furono fuori dalla vista, mi diressi verso le aule del secondo anno, dirigendomi verso il mio corso, A. Arrivata al mio banco, notai il blocchetto in bianco che avevo lasciato lì. Lo presi e lo posai sul banco, poi tirai fuori dall'astuccio una penna e mi misi a scrivere quello che mi veniva in mente. Era la cosa migliore da fare per Kate.


"Ad Aaron McFly,

Sono un'amica di Kate Summers,

potresti mandarle un DM?

il suo profilo dovresti già averlo,

sono sicura che le renderai molto felice :) "


 

Concludendo la breve nota, la ripiegai con cura e la posi vicino al blocchetto, decisa più che mai, uscii dall'aula e mi diressi verso un altro corso, uno che non era il mio. Non c'erano molti studenti in giro, quasi nessuno. Sapevo che Aaron avrebbe avuto un'importante partita di basket quel giorno.

Eccolo là.

In alto alla porta, l'insegna indicava l'aula del "corso D". Il corridoio della nostra scuola era illuminato dalle vetrate che si estendevano lungo la parete, e il sole calante proiettava un bellissimo tramonto, filtrando una luce rosa e delicata mentre attraversavo il corridoio. La mia attenzione fu catturata da un dolce suono provenire dalla classe di Aaron, anche se era ormai deserta. Mi affacciai alla porta e vidi che la classe era vuota, tranne per un ragazzo che stava seduto di fronte alla finestra aperta. Strimpellava dolci note su una chitarra, con il suo corpo girato di schiena verso di me, rivolto verso la finestra. La leggera brezza entrava nell'aula, facendo ondeggiare le tende in sintonia con la musica. Non sapevo chi fosse, poiché la sua posizione in controluce rendeva difficile distinguere i suoi tratti distintivi. Tuttavia, mi sentii attratta dalla sua melodia e mi avvicinai piano, senza fare rumore, sperando di non disturbare il suo momento di tranquillità. 

-Scusami- chiamai il ragazzo, sperando che mi sentisse. Tuttavia, sembrava concentrato totalmente sulla sua musica, continuando a suonare senza interruzioni. Mi appoggiai allo stipite della porta, osservandolo mentre si lasciava trasportare dalla melodia. Non era affatto male a suonare, pensai, lasciandomi rapire dalla sua abilità. Decisi di interrompere il suo momento di concentrazione e mi presi un respiro profondo. Varcai la soglia dell'aula e mi avvicinai alla cattedra. Il sole mi batteva in faccia, rendendo difficile distinguere i dettagli del ragazzo, ne vedevo solo la sagoma.

-Scusami! lo chiamai ancora, questa volta alzando leggermente la voce. A quel punto, mi resi conto che il silenzio era tornato, poiché la musica si era fermata. 

Colsi il momento per chiedergli: Inizio modulo-È questa la classe di Aaron? - sperando di riuscire a ottenere una risposta da lui. Rimase fermo immobile per un momento, poi girò a tre quarti il capo, ma ancora non riuscii a vedere il suo viso completamente. Prese la chitarra e, mantenendo la sua posizione, la ripose a terra. Poi si alzò in piedi, avvicinandosi lentamente alla cattedra. Io cercavo di spostare la testa in un punto dove non batteva il sole, per poterlo vedere chiaramente. Lentamente, la luce sparì dietro di lui. Solo ora lo riconobbi. Era Justin.

Anche lui mi riconobbe all’istante. Ed eccoci di nuovo nella stessa situazione. Di fronte al suo sguardo fisso, dritto su di me. Di fronte alla persona che avrei preferito evitare di non rivedere. Lui non parlò. Era arrabbiato per come lo avevo trattato? La tensione nell'aria era palpabile mentre ci fissavamo l'un l'altro, entrambi incapaci di rompere il silenzio che si era instaurato tra noi.

Così, con un po' di nervosismo, schiarì la voce e iniziai: -Ehm... Non ti ho ancora ringraziato per avermi trovato il telefono- Il suo sguardo inespressivo mi causava disagio mentre parlavo. 

-Posso chiedere, dove lo hai trovato? - formulai, evitando accuratamente il contatto visivo diretto con lui.

-L'ultimo giorno di scuola, quando ci siamo imbattuti e poi sei fuggita, ti è caduto- rispose lui, i suoi occhi continuavano a cercare i miei, nonostante la mia esitazione nel guardarlo. 

-Come sapevi il mio nome? - chiesi sospettosa, interrogandolo sul motivo della sua conoscenza.

-L'ho letto sul tuo telefono. Dovresti mettere un codice blocco, sai? - rispose lui, con un tono leggermente scherzoso, ma allo stesso tempo informato.

Come ho fatto a non pensarci prima? Che idiota. Mi ricordò del vero motivo per cui ero lì, dicendo: -Che cosa vuoi da Aaron? - annuii leggermente, sentendo di nuovo il disagio crescere dentro di me. 

-Ah- fu tutto ciò che riuscii a dire, mentre cercavo di tirare fuori la lettera indirizzata ad Aaron. Lui avanzò verso di me, eravamo uno di fronte all'altro, vicini, forse troppo. Mostrai il foglio che avevo chiuso accuratamente, proprio sotto il suo viso. Il suo sguardo cambiò, prima su di me, poi sulla lettera e di nuovo su di me.

-Puoi dargliela a lui? - quasi lo pregai, sperando che non si rifiutasse.

Poi me lo mostrò guardandomi dritto negli occhi con aria critica.

-Una lettera d'amore oggigiorno? – disse con voce diretta mentre mi strappava il foglio dalla mano e lo osservava criticamente.

-Hai una cotta per lui? - Mi colse di sorpresa con quella domanda. Ero presa alla sprovvista, ma cercavo di mantenere la compostezza.

-No, questa è.…- scossi la testa difensivamente. Poi, con sorpresa, lo vidi avvicinarsi al mio volto.

In un istante, mi accorsi del calore della sua mano che delicatamente mi posò sulla guancia, e con una dolce carezza sollevò il mio mento. Le sue labbra trovarono le mie, e il contatto della sua pelle con la mia scatenò un formicolio che si diffuse in ogni parte del mio corpo. Il mio cuore batteva velocemente, facendomi perdere il senso dell'orientamento e del tempo, immergendomi in una realtà in cui esistevamo solo noi due. Ma poi, improvvisamente, i miei occhi si spalancarono e il senso di distacco mi travolse, spingendo le mie mani a respingere il suo petto. Lui si ritrasse, abbassando la testa e passandosi una mano fra i capelli, come se il gesto potesse scacciare l'imbarazzo che avvolgeva la scena.

Timidamente, volsi lo sguardo altrove, cercando rifugio in un angolo di quella stanza carica di disagio. 

-Può essere... che questo sia stato il tuo primo bacio?"- mi chiese, sorpreso, rompendo il silenzio con parole cariche di significato.

Si. Lo era.

Il mio volto tradiva il turbamento che sentivo dentro, e risposi solo con uno sguardo, sospeso tra il rimpianto e il desiderio di lasciare quel momento alle spalle.

Ancora una volta, corsi via con vergogna senza guardarmi indietro, lasciandolo con l’ennesimo rifiuto.

Mi sentivo confusa e sopraffatta. Cosa era successo? Perché aveva fatto quello? Si stava prendendo gioco di me? Era solo un gioco per lui, come con le altre ragazze? Il suo comportamento sembrava confermarlo: uno di quei ragazzi circondato sempre da ragazze, specialmente se frequentava qualcuno come McFly. Ma cosa mi ero messa in testa? Volevo solo aiutare Kate. Anche se al telefono con me era gentile, era tutto pensato per arrivare a questo. E io ero solo un'altra pedina nel suo gioco.

Avevo mille pensieri che mi frullavano in testa, come foglie impazzite in una tempesta. Arrivai alle scale infondo al corridoio e mi appoggiai con la schiena al muro, lasciando che le mie gambe cedessero fino a sedermi sul pavimento freddo, immobile, a fissare il vuoto. Portai le dita alle labbra ancora umide, cercando di cogliere qualche indizio, qualche spiegazione, ma trovai solo più domande senza risposta.



 

 

 
 Tornai a casa con un groppo allo stomaco, a cena mangiai poco, incapace di trovare appetito con la confusione che dominava la mia mente. I miei genitori sembravano più tranquilli del solito, ignari del mio turbamento interiore. Libbie, mia sorella, era a cena dalla sua amica. La quiete della serata mi avvolse, ma dentro di me brulicavano ancora le emozioni di quel momento. Non riuscivo a liberarmi dal peso di quella confusa situazione. Mia madre posò il piatto di pasta davanti a me, guardandomi con occhi preoccupati -Come va a scuola, cara? - chiese, cercando di rompere il ghiaccio.

-Va tutto bene, mamma- risposi con un sorriso forzato, cercando di non far trasparire la mia agitazione. Mio padre, seduto di fronte a me, annuì distrattamente, immergendo la forchetta nella sua porzione di lasagne. 

-Cosa avete fatto oggi? - chiese con un tono distante -Oh, niente di particolare- risposi, cercando di tenere a bada l'ansia che montava dentro di me.

Mia madre mi guardò di nuovo, notando la mia scarsa voglia di mangiare -Sei sicura che va tutto bene, tesoro? - chiese, posando una mano sulla mia. Abbassai lo sguardo sul piatto di pasta, cercando di nascondere il mio turbamento. 

-Sì, mamma, sono solo un po' stanca- mentii, sperando di non destare ulteriori preoccupazioni.

Mio padre alzò lo sguardo dal suo piatto -Forse dovresti riposarti un po' dopo cena, ti sei impegnata già abbastanza- suggerì, con un'espressione di comprensione. 

-È una buona idea- intervenne mia madre, sorridendomi con dolcezza -Se hai bisogno di parlare di qualcosa, siamo qui per te- Annuii, sentendomi un po' sollevata dal loro sostegno. -Grazie, mamma, papà- dissi sinceramente. Ripresi il mio piatto di pasta, cercando di assaporare qualche boccone, mentre i miei genitori scambiavano uno sguardo pieno di preoccupazione ma anche di amore. Dopo cena, ringraziai i miei genitori e salii le scale verso la mia camera. Arrivata nella mia stanza, afferrai il telefono e cominciai a digitare il numero di Kate con movimenti frenetici. Kate, finalmente decisa, rispose con prontezza alla mia chiamata.

-Kate, devi sentire cosa mi è appena successo! - esclamai, la voce carica di emozione. 

-Laila? Che c'è? Che è successo? - chiese, il tono pieno di preoccupazione.

-Vieni subito qui, ho bisogno di parlarti- implorai, mentre spostavo le boccette di profumo sul comodino per fare spazio.

-Dammi due minuti e sono lì- rispose Kate, il tono impaziente. Sentivo un gran trambusto dall'altra parte della linea, ma sapevo che sarebbe arrivata. -Si, però non farti vedere dai miei, passa dal retro- le raccomandai, sapendo quanto fosse importante mantenere la nostra confidenza lontana dagli occhi indiscreti dei miei genitori.
 Con il cuore che batteva forte nel petto, mi assicurai che nessuno dei miei genitori si accorgesse del mio incontro con Kate. Pochi minuti dopo, mentre mi scrutavo allo specchio, sentii un leggero bussare alla finestra. La nostra casa aveva una grata di legno, arricchita dall'edera che cresceva intorno e si estendeva fino al mio balcone. Kate abitava solo a pochi passi da casa mia, il che rendeva più facile per lei arrivare senza destare sospetti. Era una delle fortunate coincidenze che ci permettevano di condividere più tempo insieme, anche nei momenti più impensati. Aprì la finestra con attenzione, facendo piano per non fare rumore, aiutando Kate ad entrare di nascosto, appena varcò la finestra, un sorriso di sollievo e conforto si dipinse sul mio volto.

-Allora? - sussurrò Kate con un sorriso che illuminava la stanza, facendo una leggera giravolta per mostrare il suo abito rosso che danzava con il vento invisibile della felicità. 

-Come mi trovi? - i suoi capelli, morbidi come seta, si erano avvolti dolcemente intorno al suo viso, mentre gli occhi, resi più profondi da un leggero tocco di eyeliner nero, brillavano come stelle in una notte d'estate.

Perché si era preparata così con tanto impegno? pensai, ammirando la sua bellezza incantevole.

-Aaron mi ha scritto! - esclamò, i suoi occhi scintillanti di gioia, mentre il cuore batteva all'unisono con il ritmo del suo respiro -Ci siamo visti poco fa, sono così felice che potrei morire! - e la sua felicità era così palpabile.

-Davvero?!- balbettai, la meraviglia dipingendo il mio volto con una palette di emozioni -Sono così contenta per te! - Il mio sorriso non poteva essere contenuto, mentre le nostre mani si intrecciavano, danzando insieme in un balletto di pura gioia, mentre il nostro entusiasmo traboccava, riempiendo la stanza di energia positiva. Solo allora, in mezzo a quel vortice di felicità, mi ricordai...

-L'ha passata ad Aaron, per me... - balbettai, incredula fissando il muro. Lei si girò verso di me rapidamente sorpresa dicendo -Cosa? - per un attimo mi ero dimenticata della lettera che avevo scritto ad Aaron, delle emozioni che avevo provato nel rivedere Justin, prima di... quel bacio. Così, dissi semplicemente -Niente, niente! – non volevo rivelarle questo piccolo particolare. Poi mi alzai e mi incamminai verso il letto, cercando di nascondere la confusione che provavo. -Gli affari tuoi sono anche affari miei - dissi, sedendomi. Kate si avvicinò, appoggiando le sue mani sulle mie ginocchia e stringendo i miei polsi. Con un sorriso radioso, mi ringraziò -Lo so, grazie-. Il nostro reciproco sorriso si spense all'improvviso, e io fissai il vuoto, persa nei miei pensieri. Gli occhi di Kate, sentendosi meno al centro dell'attenzione, cercarono i miei. Si inginocchiò e abbassò il capo per raggiungere il mio sguardo. -Laila, cosa c'è? Come mai mi hai chiamata? - chiese, con le sopracciglia leggermente aggrottate. 

-C'è qualcosa che devo dirti - aggiunsi con un sospiro.


  
Intanto i genitori di Laila



Nel frattempo, i miei genitori, ignari di ciò che mi stava succedendo, discutevano nella loro camera da letto. Mia madre, seduta sul bordo del letto, guardava fuori dalla finestra con un'espressione preoccupata. I suoi lunghi capelli castani cascavano delicatamente sulle spalle mentre le sue mani si intrecciavano nervosamente sulle ginocchia. Ogni tanto, gettava uno sguardo verso suo marito, che era seduto accanto a lei su una poltrona accanto al letto.

-Hai sentito di Libbie? È ancora fuori a cena con la sua amica? - chiese mio padre.

-Sì, mi ha mandato un messaggio dicendo che si sarebbe fermata un po'. Tornerà tardi stasera- rispose mia madre, il suo tono calmo e rassicurante.

-Spero che si sia divertita. È una ragazza responsabile, ma ogni tanto si dà un po' troppo da fare- con il volto increspato dalla preoccupazione, ascoltava attentamente le parole di sua moglie. Ogni tanto, annuiva in segno di comprensione.

-Sì, lo so. Ma sono sicura che si sta divertendo. È bello vederla così allegra- sorrise mia madre, dopo un po', si voltò verso suo marito, poggiando una mano sulla sua, cercando sostegno nei suoi occhi.  

In risposta mio padre disse: -Be', almeno qualcuno di noi riesce a godersi la serata. Laila sembra piuttosto preoccupata per qualcosa- posando la sua mano sopra quella di sua moglie, mostrando il suo impegno nel trovare una soluzione per aiutare la figlia. Mentre stavano seduti sul letto, improvvisamente, tra i rumori di fondo della casa, udirono un leggero fruscio provenire dall’altra stanza, la mia camera. Mio padre si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra per dare un'occhiata. 

-Nellie, vieni a vedere. Credo che Kate sia appena entrata dalla finestra di Laila di nuovo- disse, il suo tono di voce lievemente contrariato. Mia madre, incuriosita, si avvicinò alla finestra, spostando leggermente le tende per vedere meglio. 

-Maledizione, quella ragazza non imparerà mai a usare la porta d'ingresso come tutti gli altri? – esclamò mio padre con un sorriso malizioso, osservando Kate.

Mia madre scosse la testa con un sospiro, ma non riuscì a trattenere un sorriso divertito -Sempre così impulsiva, ma almeno dimostra quanto sia devota all'amicizia con Laila- commentò.

Il padre, con un sorriso che giocava sulle labbra, osservò la scena con divertimento -Quella ragazza non smetterà mai di stupirci, vero? - commentò, con un tocco di affetto nella voce.

-Lei probabilmente è qui, perché vuole consigli d'amore- sorrise mia madre con un'aria comprensiva. Mio padre, con un sorriso malizioso, scherzò: -Intendi Kate? - Ma quell'umore giocoso svanì all'istante quando mia madre confermò: 

-Sto parlando di Laila- il tono di mio padre divenne più serio mentre ascoltava attentamente le parole di mia madre. -Non aveva appetito a cena- disse mia madre, rivelando una preoccupazione appena accennata. -Mmh, forse aveva mal di stomaco- ribatté mio padre, ma nel suo sguardo c'era una nota di preoccupazione più profonda, come se sentisse che qualcosa di più importante stesse accadendo. Era come se intuisse che il mio cambiamento stava arrivando, e che forse stava per perdere la sua piccola. Mia madre si avvicinò a lui con affetto, passandogli una mano tra i capelli con dolcezza. 

-Tesoro- sussurrò con gentilezza -Se continuerai a trattare Laila come una bambina, sarai tu quello che si farà male un giorno- le sue parole erano piene di amore, e nel gesto delicato si poteva percepire tutto il loro affetto reciproco. 

-Cosa intendi per 'bambina'? - chiese mio padre, sistemando gli occhiali sul naso con fare pensieroso. -Lei lo è! ... Diventerà adulta quando avrà ventun anni- ribatté, con fermezza, confermando la sua posizione da padre iperprotettivo. Ma mia madre, con un'aria più saggia, contraddisse subito il suo punto di vista: -Nel momento in cui ci si innamora, si è già automaticamente ‘adulti’- disse, volgendosi verso di lui con un'espressione che rifletteva la sua fiducia nelle mie capacità di fare scelte mature e consapevoli.  Si avvicinò a mio padre, quasi irritandolo. 

-Ripensando... anche noi non eravamo uguali in passato? -  sorrise con le sopracciglia alzate, punzecchiando suo marito. 

-Anche io mi sono innamorata di te quando avevo sedici anni- disse, ricordando quei momenti con tenerezza. Mio padre sembrò non darle importanza, ma mia madre continuò. 

-E poi noi due...- ammiccò un sorriso, ma venne interrotta da mio padre che le tappò la bocca di scatto. Guardò verso la stanza accanto per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando. 

-Non tirare fuori questa storia proprio ora! - la sgridò mio padre, con tono severo. -E perché no? - chiese incredula lei. Mio padre non rispose verbalmente, ma indicò il muro con un dito e fece il gesto di stare in silenzio portandoselo sulle labbra, segnando l'importanza della discrezione. Questo divertì mia madre, che scoppiò a ridere. Eravamo noi il motivo. Era quasi surreale scoprire che i miei genitori avevano avuto un passato da giovani innamorati, come se non sapessi che un tempo avevano avuto una relazione.



Camera di Laila


  
 -Cos'è successo? - chiese lei, preoccupata, mentre il sorriso sul suo volto si attenuava leggermente.

-È successa una cosa strana oggi a scuola- iniziai, cercando di trovare le parole giuste per spiegare tutto.

-Parleremo di Aaron dopo, ora raccontami cosa è successo - mi incoraggiò, piantando uno sguardo attento su di me.

-È stato incredibile e terribile allo stesso tempo. Non so nemmeno da dove cominciare- dissi.

 

Era il momento giusto...
  

-Mi ha baciato, Kate- confessai, sentendo il cuore battere all'impazzata nel petto -Era il mio primo bacio, e non so nemmeno cosa pensare. È stato tutto così veloce- Mentre parlavo, cercavo di esprimere le mie sensazioni più profonde riguardo all'incontro con Justin e il bacio inaspettato. 

-Che cosa??? - strillò Kate, facendomi sobbalzare. Le feci segno di non gridare, sperando che i miei non sentissero la sua voce dall'altra stanza. -Sì- emisi timidamente, guardando fisso il materasso sotto di noi.
 -Seriamente? - continuò lei, calmandosi leggermente. Io continuai a giocare nervosamente con i lacci delle mie scarpe. L'insistenza di Kate nel fissarmi scioccata mi terrorizzava, tanto che interruppi il nostro contatto visivo e guardai altrove. E così, con Kate come mia confidente, mi lasciai andare a un flusso inarrestabile di parole, condividendo ogni dettaglio del mio incontro con Justin e le turbolente emozioni che ne seguirono. In quel momento, sapevo di poter contare su di lei per darmi il supporto di cui avevo bisogno. 

-Mi ha detto qualcosa Aaron su questo Justin Bieber. E non penso che ti piacerà- disse Kate, il tono della sua voce rivelava preoccupazione mentre cercava i miei occhi, sperando di aiutarmi a comprendere.

-Justin Bieber... -sussurrai, sentendo un brivido di ansia correre lungo la mia pelle.

-Ha una ragazza- disse Kate, il suo tono confuso, mentre cercava di leggere nei miei occhi una risposta alle sue stesse perplessità. La notizia fece un nodo nel mio stomaco, stringendolo leggermente. 

-Più grande di noi, e molto bella- continuò, le sue parole come piccoli spilli che pungevano la mia coscienza. -Mi ha detto che è... - fece una pausa, la tensione nell'aria palpabile.
 -Chi è? Cosa ti ha detto?"- chiesi, la mia mano si mosse verso il suo polpaccio, incitandola a parlare, a rivelare l'intera verità.

-Sono certa che si tratta di Becky- concluse Kate.

"Becky?" La mia mente ribolliva di confusione. "Becky Woosbore? Quella biondina insopportabile?" Le mie convinzioni vacillavano, incapaci di accettare una realtà così sconvolgente. Eppure, perché mi sentivo così confusa? Era solo una notizia su una celebrità, ma dentro di me qualcosa si agitava, come se un frammento di verità nascosta stesse finalmente emergendo dall'ombra.

-Secondo Aaron, sono molto affiatati quando sono insieme- disse Kate, il suo tono era mortificato.

Perché ero l'unica a non saperlo? Perché non me ne aveva parlato prima? Mi limitai a rispondere freddamente: -Ho capito- ma Kate, sensibile come sempre, intuì che qualcosa non andava.

Mi disse con preoccupazione: -Laila, Mi dispiace…-

-Sono stata ingannata di nuovo- risposi con un risolino amaro, ma era solo una maschera per nascondere il dolore che mi stava divorando dall'interno. Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra, desiderando ardentemente di poter scappare da tutto, di poter volare via come un uccello libero nel cielo. Gli occhi di Kate mi seguirono silenziosi.

-Quello era il mio primo bacio, però- confessai, il mio sguardo si perdette nella notte stellata. Più ci pensavo e più la rabbia cresceva dentro di me, come un fuoco che divorava tutto ciò che toccava.

 

Il mio primo bacio non sarebbe dovuto andare così, è come se ne fossi stata derubata.
  
 

-Laila? - mi chiamò Kate. Prima di voltarmi, asciugai rapidamente una lacrima caduta, rifiutandomi di mostrare qualsiasi segno di debolezza. 
 -Sto bene- risposi con un sorriso quasi convinto, cercando di dissimulare il dolore dietro una maschera di coraggio. Mi avvicinai a Kate, prendendo le sue mani tra le mie. Lei mi guardò con occhi pieni di premura, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa avessi da dire. Così, decisi di aprirmi. -Cè un’altra cosa che non ti ho detto...- iniziai, stringendo i denti prima di mordermi il labbro.
 Kate era tutta orecchi, pronta ad accogliere ogni parola che avrei pronunciato. 

-Da dove comincio? Beh, ecco, ti ricordi l'ultimo giorno di scuola, quando avevo perso il cellulare? - iniziai a raccontare, cercando di essere il più sincera possibile. -Sì, che poi l'avevi lasciato in biblioteca- mi interruppe Kate.

-Non esattamente- confessai, guardando il pavimento. L'espressione di Kate divenne confusa. -In realtà, è stato un ragazzo a trovarlo e lo ha nascosto tra i libri in biblioteca affinché io lo trovassi- spiegai, cercando di trovare il coraggio di raccontare tutto. -Quel ragazzo è Justin, giusto? - indovinò Kate.

-Aspetta- la interruppi. -Per tutta l'estate, mi ha chiamato continuamente, senza mai rivelarmi la sua identità. Mi aveva persino cancellato l'intera rubrica, lasciando solo il suo numero telefonico- dissi, descrivendo le mie esperienze con Justin. -E non sai perché lo ha fatto? - mi chiese Kate, incuriosita.

-Non ne ho idea. Pensavo che ci tenesse a me, o che per qualche strana ragione fosse interessato. Abbiamo continuato a sentirci, parlando di cose normali, cose che fanno gli amici. Scherzavamo, e finivamo sempre per chiacchierare fino a tarda notte. E mi faceva sentire felice- confessai, con una pausa di respiro.

-E hai aspettato così tanto per raccontarmelo? Stronzetta…- scherzò Kate. 

-Ma non sapevo fosse Justin, fino a quando non ha deciso di rivelarmi chi fosse, e ci siamo incontrati il primo giorno di scuola- conclusi.

-Ecco perché eri così nervosa, non ti aspettavi che fosse lui? - chiese Kate, cercando di capire -No, infatti, ci sono rimasta malissimo che una persona come lui provasse interesse per me. E ora, dopo il bacio e questa notizia... lo vorrei strozzare- confessai.

-Ma a te lui un po' piace vero? - la sua domanda mi sorprese.

-Se prima provavo qualcosa, ora non più- risposi bruscamente. Dopo quel bacio, le cose erano cambiate per me.

-Ti ha ingannata sin dall'inizio- osservò Kate, con dispiacere nella voce.

-Già- sbottai, sentendomi sempre più confusa. Kate si avvicinò a me e mi abbracciò forte, passando le sue mani su e giù per la mia schiena, cercando di confortarmi.

-Rimani a dormire da me? - chiesi a Kate, cercando un po' di conforto nella sua presenza.

-Va bene- rispose Kate con gentilezza.


 
Infondo, in questo mondo ci sarà un ragazzo che saprà amarmi...
  
 
 

 

 

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Justin...

Justin è sempre stato una persona spontanea.
Lui 
sempre...
d'improvviso mi catturava
 lasciandomi una strana sensazione
 di agitazione nel mio 
cuore  


 




Chiedo scusa per la mia troppa assenza, causa esami.
 
Per favore lasciami una piccola recensione di incoraggiamento 

ԅ༼ * ◕ ∧ ◕ * ༽ノ
 


 


per info: †youdeserveastorybookending

 

[REVISIONATA APRILE 2024]

ⓢⓚⓨ ⓞⓕ ⓛⓞⓥⓔ

  
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