E
adesso siamo occhi negli occhi
e non serve a niente parlare,
ho la mappa di tutti i tuoi nei
io la potrei disegnare.
Jovanotti
- Io ti cercherò
Nei
rari momenti di silenzio che si
presentavano nella sua vita da quando Simon Cowell aveva dato vita ai
One Direction,
Louis Tomlinson amava soffermarsi sui particolari che lo colpivano di
Harry
Styles.
Per lui, quel corpo era un tempio da venerare, baciandolo,
carezzandolo,
marcandolo coi segni rossi della sua passione.
Ne aveva memorizzato ogni particolare.
Nella solitudine di quelle sale colme di adolescenti in preda agli
sbalzi
ormonali, nella lontananza dei loro cuori così vicini e nel
tacito ma
assordante monito delle telecamere che riprendevano ogni sua singola
mossa,
Louis si soffermava sbalordito su quel profilo così
familiare e gli luccicavano
gli occhi per quanto bramava il momento in cui sarebbero rimasti soli.
Solo
allora, quando finalmente colmavano lo spazio tra le loro labbra, Louis
poteva
sfamarsi di quel corpo tanto di Harry quanto suo e, per
un’ora, due o anche
ventiquattro, si sentiva libero. Poi, inevitabilmente, ogni macigno
ritornava
al proprio posto, togliendogli il respiro.
“Non
sedetevi vicino!”
“Siete
una coppia stupenda. Puoi parlarci della tua relazione con
Eleonour?”
“Non
sono gay, che schifo, solo amici.”
“Perdereste l’80% dei vostri fan.”
“Non interagite.”
“Hai mai pensato di sposarla?”
Ogni
parola era una
pietra, e quella frana lo sotterrava tra
le sue parole e l’odio per tutto ciò che gli
impediva perfino di sfiorare la mano
al proprio fidanzato. Puntualmente dopo ogni evento, l’uno o
l’altro venivano
ripresi per una parola o uno sguardo di troppo.
E allora ecco che servivano nuove foto, nuove interviste, nuovi tweets.
Serviva
dire che la Larry Stylinson era la più grande stronzata che
lui avesse mai
sentito. E lui, loro,
l’avevano
fatto. L’avevano fatto per il bene della band, anche se le
lacrime bagnavano lo
schermo dello smartphone mentre scriveva, generando un effetto
‘‘lente
d’ingrandimento’’ sulle parole
‘Larry’ ‘is’
‘bullshit’, quasi come se ogni
fibra del suo corpo avesse voluto cancellarle.
Era stato allora che aveva escogitato quello stratagemma: se non poteva
accarezzare quei ricci o baciare quelle labbra in pubblico, allora
avrebbe
portato sempre con sé quei particolari, non pensando ad
altro che ad essi.
Perché non poteva fotografare il carattere di Harry, ma
poteva portare con se
il ricordo del suo corpo, ed ogni parte di quello rievocava istantanee
di
amore. Da allora ogni volta che rivedeva Harry nudo, si premurava di
fotografare mentalmente ogni centimetro di pelle, per non
dimenticarsene mai.
Sotto sotto, anche se non l’avrebbe mai ammesso, sperava che
a lungo andare
tutte quelle attenzioni verso il suo fidanzato l’avrebbero
stufato, come quando
ascoltiamo una canzone così tanto da cominciare ad odiarla. Allora sarebbe stato
più semplice reggere
un’intervista senza doversi soffermare ogni due secondi su
cosa faceva o diceva,
perché l’avrebbe amato meno. Ma Louis non si
stancava mai di Harry e per nulla
al mondo si sarebbe perso la melodia dei loro cuori che battevano
all’unisono.