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Autore: Andy Grim    27/02/2008    2 recensioni
E se i personaggi di Candy Candy fossero vissuti 30 anni più tardi? E se la guerra che incombeva sullo sfondo non fosse stata la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale?
E se la collega di Candy - Flanny Hamilton - avesse incontrato una persona speciale mentre faceva la crocerossina?
E se questo capitolo incontrasse il vostro favore e ne seguissero altri, cronologicamente successivi?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Chi non muore si rivede

Capitolo 12: Sorprese di Guerra

 

UCPFH 12

 

 

“C

e ne hai messo, di tempo!” disse un’infermiera bruna a una collega bionda che stava scendendo le scale verso l’atrio dell’ospedale St.Mary, di Newhaven.[1]

“Hai ragione, scusami… avevo dimenticato i referti sul tavolo e sono tornata indietro per consegnarli al dottor Waxman.”

“La signorina sbadatella non si smentisce, eh...?”

“Dai, ti prego…!” la bionda arrossì vistosamente.

Tempo addietro la compagna le avrebbe rivolto uno sguardo severo; stavolta le mostrò invece un affettuoso sorriso e le mise una mano sulla spalla mentre l’accompagnava fuori. Le due ragazze avevano percorso pochi passi sul marciapiede, quando avvertirono un rauco suono di claxon; non fecero in tempo a voltarsi che una jeep dell’esercito si fermò bruscamente vicino a loro.

“Tutte sole, bamboline?” domandò un ufficiale americano d’aviazione che indossava due occhiali da sole sotto il berretto d’ordinanza.

La bionda lo squadrò con sufficienza: “Meglio sole che male accompagnate, ragazzo!” gli rispose poi in tono asciutto.

“Verissimo, pupa” la rimbeccò lo yankee sfoderando un sorriso abbagliante “ma scarrozzate è ancora meglio che appiedate. Dai, saltate su…”

“Sta’ a sentire, pappagallo” sbottò la mora sferzando l’aria con la coda di cavallo “vedi d’ingranare subito la marcia di quel trabiccolo, se non vuoi ritrovarti gli attributi nel palato! Rendo l’idea?”

“Ma Flanny” esclamò scandalizzata la sua amica, col grazioso faccino diventato rubicondo. Ancora non poteva abituarsi a quello slang da periferia (certamente acquisito in famiglia) che la collega sapeva sfoderare nelle occasioni strettamente indispensabili “ti sembrano cose da dire?!”

“A certi individui sì!” confermò la prima, con le mani sui fianchi, per poi tornare all’importuno che la fissava beffardo colle braccia appoggiate sul volante “Sei ancora qui, cocco? Ti avverto che porto sempre un bisturi, nella borsetta!”

L’altro non si scompose: “E da quando? Credevo lo tenessi nella giarrettiera.”

La donna impallidì, sgranando i bellissimi occhi verdi. La sua compagna, più inquieta per l’incauto zerbinotto che non per lei, la vide spalancare la bocca e poi chiuderla lentamente per sussurrare: “Pezzo di farabutto…!”

“Fisionomista, eh?” commentò l’intraprendente aviatore sfilandosi gli occhiali scuri. Come lo riconobbe, anche l’infermiera bionda alzò gli occhi turchini verso il cielo, coprendosi con la mano il volto lentigginoso.

“Questo scherzetto ti costerà caro, sai?” gli prospettò la mora, con la voce più acida che poteva, mentre si accomodava sul sedile davanti.

“Sono davvero esterrefatta, Andy” commentò la sua collega, con un più rassicurante tono semiserio, mentre saliva su quello di dietro “una cosa del genere me la potevo aspettare dal mio Terry…. ma da te…!”

“Non penserai che mi faccia batttere da un inglese” le rimpallò l’amico, facendo ripartire la vettura “e poi stavo scherzando, che diamine!”

“Certo, come no…!” commentò sarcastica Flanny, mentre si aggiustava i capelli mossi dal vento della corsa.

“E dai, amore” replicò il marito, con la voce già un po’ più agitata “guarda che vi avevo riconosciute da lontano. Non crederai davvero che uno come me si metta a rimorchiare?”

“È la prima cosa che hai fatto quando ti ho conosciuto, se non ricordo male!” rispose la consorte, tenendo le braccia conserte.

“E poi l’uomo è sempre cacciatore, no? Specialmente un pilota da caccia” aggiunse scherzosa la bionda “farai bene a tenerlo d’occhio, Flanny!”

“Lo penso anch’io” convenne quest’ultima, lanciando all’amica un’occhiata eloquente “e ogni infrazione sarà sanzionata… cominciando da stasera!”

“Bada che volo anche domani: se mi cala il rendimento, potrebbero accusarti di collaborazione col nemico!”

“L’hai presa a rovescio, furbone” lo corresse la moglie, con un sorrisetto maligno “il tuo rendimento può stare tranquillo, perché ti aspettano tre giorni d’astinenza!”

“COSA…??!” sobbalzò l’altro, mentre la jeep sbandava con violenza, provocando un singultone alla povera Candy “Non fai sul serio…!!”

“Hai ragione: facciamo una settimana!”

L’espressione sgomenta del pilota fu ben presto sostituita da un ghignò di ottimistica incredulità: “Ahh…! Di che mi preoccupo? Non potresti mai resist…”

“Scusa, Andy, ma dove ci stai portando…?” domandò all’improvviso la bionda, accorgendosi che stavano uscendo di città, anziché dirigere verso il quartiere dove avevano i loro alloggi (e anche per interrompere quell’imbarazzante conversazione fra i due coniugi).

“Facciamo un salto alla base del 22° Gruppo. Devo riferire a Richardson alcuni dettagli sulla prossima missione.”

“E non potevi mandare qualcuno?” gli chiese Flanny “Di solito te le sbriga Stone, queste faccende!”

“Hai ragione, ma c’è un altro motivo…”

“Sarebbe?”

“Proprio stamani arriva il nuovo equipaggio della 44a Squadriglia di Buck Lang.”

“E tu cosa centri, se il Gruppo lo comanda Richardson e Sanders comanda lo Stormo? Sono così importanti da essere accolti direttamente dal comandante della Forza Aerea?”

“Lo sai che ci tengo a conoscere di persona tutti i componenti della mia organizzazione.”

“Sì, lo so!” rispose lei guardando davanti a sé con un lieve sorriso di compiacimento. Dopotutto il suo uomo non era cambiato, dai tempi della Cina, a dispetto di quelle stellette da generale che ora gli spuntavano dalle spalline della giacca. Anche se le sue responsabilità erano cresciute vertiginosamente in quei tre anni di guerra, Andrew Steve Greason continuava a sentirsi vicino anche all’ultimo dei suoi sottufficiali. Superfluo aggiungere che Flanny era fiera di questo fatto e anche Candy lo stimava notevolmente, quantunque il rapporto col marito della collega continuasse a non essere del tutto sereno.

La continua vista dei feriti negli ospedali, la disperazione dei congiunti di coloro che morivano e di quanti cadevano prigionieri, le notizie sui terribili bombardamenti eseguiti sull’Europa occupata (ai quali la stessa Forza Aerea di Andy prendeva parte), la cronica repulsione insomma di tutto quanto sapeva di guerra impediva a quella ragazza coraggiosa e generosa di provare tutto l’affetto che pure avrebbe voluto sentire per il compagno della sua ritrovata amica. E di questo ci soffriva, perché le sembrava di fare un torto a Flanny, mentre questa le dimostrava ormai quotidianamente quell’amicizia che una volta era stata soltanto fredda stima.

Ma c’era anche dell’altro. Forse la figlia adottiva degli Andrew provava addirittura un sottilissimo rancore per ciò che quell’uomo, altrimenti straordinario, faceva passare alla sua dolce metà. Perché Candy lo vedeva quel leggero tremore alle mani che Flanny avvertiva spesso, quando non era in sala operatoria. Si accorgeva di quei brevi sussulti che agitavano le sue membra quando squillava all’improvviso il telefono. Le notava quelle lacrime furtive che l’amica si tergeva con rapidità quando apprendeva di un collega del marito con la vita stroncata a 20000 piedi[2] dalle spietate raffiche di un Messerschmitt o di un Focke Wulf. Oh, lei li conosceva bene, tutti quei sintomi… non erano solo gli occhiali a rendere Flanny Greason sinistramente simile a Patricia O’Brian, prima che il suo fidanzato cadesse in azione!

Una sera il nostro pilota era venuto a prendere la mogliettina all’ospedale, presentandosi con un vistoso cerotto sulla fronte e la garza ancora rossa di sangue. Flanny, dopo essere impallidita davanti a quella “specie di orrore” (la perizia dei sanitari delle basi lasciava spesso a desiderare, visto che molti di loro entravano in servizio dopo un frettoloso corso superficiale) l’aveva trascinato di peso in ambulatorio, dove gli aveva suturato la ferita come si deve. Poi, prima di rincasare, la signora Greason si era ritirata in bagno e, siccome tardava, Candy era tornata indietro a cercarla… trovandola appoggiata a una parete, con le spalle scosse dai tremiti e dai singhiozzi.

“Due pollici, Candy…” le aveva sussurrato, dopo che lei l’aveva stretta fra le braccia “…s’è salvato per soli due pollici…!!”[3]

Quella era stata l’ultima goccia e più tardi, in un momento in cui erano soli, la biondina aveva affrontato di petto l’amico: “Per quanto tempo la farai soffrire così?” gli gridò, scuotendolo fortemente “per quanto tempo, ancora?!”

“Candy, ti prego… lo sai che non è colpa mia!”

“Sì che lo è, invece: ormai sei un ufficiale superiore, non dovresti nemmeno volare più! E invece continui a rischiare la pelle… si può sapere perché lo fai?”

Lui chiuse gli occhi e sospirò, cercando la migliore risposta che potesse trovare. Quando credette di esserci riuscito, le disse: “Perché se no mi sentirei un verme, nei confronti dei miei compagni!”

“Capisco” rispose l’altra, fissandolo con due occhi di giaccio “e nei suoi confronti come ti senti, invece?”

Andy strinse la mascella. Quella benedetta ragazza era davvero un osso duro.

“Malissimo” le rispose, dopo alcuni attimi spiacevoli “ma è proprio la sua presenza, la forza del suo sentimento… che non mi abbandona nemmeno lassù… a permettermi di dare sempre il massimo, in modo da poter ritornare da lei!”

“Non c’è mai nulla di scontato, Andy” ribatté l’amica, cogli occhi lucidi “io l’ho dovuto imparare più volte, sulla mia stessa pelle! Se un giorno tu…”

“Credi che non l’abbia messo in conto?”

“Ma Signore Iddio!! E credi che questo cambierebbe le cose?!”

“No, non le cambierebbe” l’uomo tornò a sospirare, assumendo un’espressione cupa “e nemmeno noi possiamo cambiarle, Candy… è la guerra, purtroppo!”

A sentire ciò, la donna strinse i denti e suo malgrado gli lanciò uno sguardo di puro astio, non tanto suscitato da lui, quanto dall’uniforme che indossava.

“Se tanti… come te… non scegliessero il mestiere delle armi, forse la guerra non scoppierebbe mai!”

Andy accolse quel severo giudizio con un sorrisetto amaro: “Non basta essere pacifici, per vivere tranquilli, amica mia” le rispose bonariamente “leggiti un libro di storia: Si vic pacem para bellum, dicevano i Romani!”[4]

“Una bestemmia, nient’altro…!” ribatté Candy, con tono duro.

“Non pretendo di poterti smentire” rispose lui, pacatamente “ma credo che, se le democrazie europee si fossero armate più adeguatamente, soprattutto in campo aereo, non ci saremmo ritrovati coi nazisti fino ai Pirenei… e se lo stato maggiore sovietico non fosse stato composto da un branco d’incompetenti, purché di provata fede, i crauti non sarebbero arrivati fino al Volga… e se la Cina avesse avuto un esercito efficiente, i giapponesi non avrebbero potuto colonizzarla in buona parte, per poi sentirsi in grado di attaccare anche noi occidentali!”

La ragazza sospirò, riacquistando un po’ di calma. Il discorso del suo amico non faceva molte grinze, ma lei lo trovava un po’ troppo teorico: “E se anche i rapporti di forza fossero stati invertiti, chi te lo dice che la guerra non sarebbe scoppiata lo stesso?”

Ma se Candy sperava di pungerlo sul vivo venne delusa, perché Andrew Steve Greason alzò fieramente il petto: “Me lo dicono i principi di libertà e di giustizia su cui poggiano gli ordinamenti degli stati liberi… in primis, la nostra Costituzione!” il tono dell’aviatore era colmo di rispetto, considerando che il suo trisavolo, Jonathan Mc Geen, aveva partecipato alla Guerra d’Indipendenza, rimanendo ferito a Saratoga. Ma l’interlocutrice del suo discendente poteva mostrargli anche lei di non essere affatto digiuna, in materia di storia…

“Davvero?” gli rispose, incrociando le braccia “Si vede allora che questi principi erano stati messi in cantina, quando confiscammo la terra ai Pellirosse… o quando togliemmo il Sud-Ovest al Messico… o dichiarammo guerra alla Spagna…”[5]

Maledicendo la biblioteca della Saint Paul School Andy deglutì nervosamente: “Beh… nessun Paese perpetua indefinitamente nel tempo i politici migliori. Non puoi negare che, nell’epoca presente, i peggiori si trovano tutti dall’altra parte… perlomeno in senso relativo!”

Candy fu costretta ad annuire: “Questo te lo concedo… ma anche tu non puoi negare che, ancora una volta, si sia lasciata troppo facilmente la parola ai cannoni!”

“Io non sono di questa opinione: ci hanno provato, a trattare con quel pazzo. Ricordi la conferenza di Monaco? Non è servito a niente: la Cecoslovacchia è stata occupata lo stesso, anche se aveva ceduto i Sudeti. Poi i tedeschi hanno attaccato e occupato la Polonia, poi la Danimarca e la Norvegia, poi l’Olanda, il Belgio e la Francia… l’Inghilterra si è salvata soltanto perché è un’isola e grazie al valore dei miei colleghi della RAF! Poi hanno attaccato la Russia e infine istigato il Giappone ad aggredirci. Tu lo sapevi, cara Candy, che i nipponici ci hanno attaccato proprio durante i colloqui di pace?”

“Sì, lo so… ma è proprio ciò che ti stavo dicendo prima: se quei pazzi di Hitler, Mussolini e Hiroito non avessero potuto contare su tanti volontari disposti a…”

“Non è una questione di volontari” lo interruppe lui “in quelle dittature ti comandano di partire e tu vai. Non è consentito il dissenso, pena la vita!”

“Oh, senti… non verrai a dirmi che laggiù non esistono volontari…!”

“Certo che esistono, ma la maggior parte sono dei fanatici… persone indottrinate dal regime fino a convincersi che la prosperità del proprio Paese si ottenga con la sottomissione di quelli altrui, che ritengono abitati da popoli inferiori!”

Sospirando, Candy guardò l’amico con uno sguardo obliquo, intriso di materna benevolenza: “Andy, tesoro… perdonami, se te lo dico… ma sei proprio sicuro che non abbiano indottrinato un po’ anche te…?”

“No davvero” il suo quasi omonimo scosse la testa, mantenendo un’espressione molto seria “vedi, Candy, io ci sono stato, in Germania… e ho visto!”

“Che cosa hai visto?”

“Ho visto le adunate dei militi che marciavano al passo dell’oca. Ho visto gli occhi dei giovani e degli anziani… e ancor peggio delle donne” lei sussultò leggermente “fissare il loro fuhrer in piena adorazione! Ma soprattutto ho visto le ordinanze contro gli ebrei e quei disgraziati che circolavano con la stella gialla sul pastrano e gli occhi velati dalla paura. E poi, quella volta, in quel parco di Berlino…”

“Cos’è successo…?” lo incalzò Candy, con la massima attenzione.

“Ho visto due ragazzi della Hitlerjugend[6] pestare a sangue un povero vecchio, con sua moglie che urlava supplicando verso due poliziotti di ronda… mentre quelli assistevano alla scena, sghignazzando!”

L’amica rimase senza fiato. Poi sussurrò, timorosa della risposta: “E tu… che cos’hai fatto…?”

“Beh… naturalmente ho visto rosso e sono scattato, a dispetto dei richiami del mio superiore, che era con me… ho afferrato per la collottola uno di quei mascalzoni e l’ho steso con un uppercut ben piazzato! Naturalmente quei dannati sbirri stavano per avventarsi su di me, quando il nostro addetto aeronautico ha mostrato al più anziano le sue credenziali diplomatiche… così si sono limitati a dividerci e a riaccompagnarci in ambasciata.”

“E com’è finita?” chiese ancora Candy, ansiosamente.

Andy alzò le spalle: “È finita che ho dovuto sorbirmi una filippica interminabile dal nostro ambasciatore… e il giorno dopo stavo già volando verso la Svizzera, espulso dal Paese! Non ti nascondo che quell’incidente ha avuto un certo strascico sulla mia carriera… ma avevo imparato una cosa…”

“Quale?”

“…che purtroppo il diritto ha bisogno della forza, per essere applicato” sospirò lui, stancamente “e che certe ideologie perverse non si sconfiggono col dialogo e la diplomazia, ma solo neutralizzando la potenza militare che le sostiene. Vedi, Candy… io ero entrato in aviazione soltanto per acquisire in modo rapido le competenze che mi permettessero, una volta congedato, di guadagnarmi la vita come pilota civile…”

“Ma se sei entrato in Accademia…!” lo interruppe lei, con una nota di scetticismo.

Lui voltò le mani in su: “Soltanto perché i miei genitori pretendevano da me un’istruzione superiore. Ti assicuro che sono stati i quattro anni più lunghi della mia vita e se sono riuscito a superarli è stato solo per il desiderio di passare successivamente alla Scuola di Volo!”

“E ora…?”

“Che cosa?”

“Sei contento di essere un soldato?”

Andy la guardò per un lasso di tempo abbastanza lungo, poi rispose serenamente: “Diciamo che sono contento di poter dare il mio contributo per abbattere le tirannie del nostro tempo… e per far sì che mia moglie e mio figlio vivano domani in un mondo migliore di quello attuale!”

Dalla voce ferma e dalla limpidezza del suo sguardo, la dolce Candy non ebbe più nessun dubbio sulla sua buona fede. Avvicinatasi a lui, alzò la mano destra per accarezzarlo sulla guancia: “Promettimi solo una cosa…” mormorò.

“Quale…?”

“…fa’ in modo di esserci anche tu, insieme con loro!”

Andy ebbe un guizzo, ma poi annuì, con un pallido sorriso: “Farò del mio meglio…!”

La biondina gli scoccò un tenero bacetto sulla guancia e se ne andò. Camminando lungo il corridoio per tornare alla sua corsia si rese conto di capire meglio l’eroico stoicismo di Flanny nel sopportare tutta quella tensione. Qualche tempo prima, quando le aveva raccontato della sua povera amica Patty, rammaricandosi di come quest’ultima non avesse cercato di dissuadere il suo ragazzo dal partire per la Cina, la signora Greason aveva pronunciato una frase che adesso Candy ricordava chiaramente: “Quando un uomo mette in gioco la propria  vita per quello in cui crede, la sua donna tiene la bocca chiusa!

***

Dopo avere attraversato il posto di controllo della base di Lafayette Field, ubicata poche miglia a nord della cittadina portuale di Newhaven, Andy Greason arrestò la jeep davanti alla palazzina del comando, varcò l’ingresso e si recò immediatamente nell’ufficio del Servizio Informazioni, seguito dalle due donne. Al suo avvicinarsi un aitante capitano si alzò di scatto dalla scrivania: “Buon pomeriggio, signor generale!”

“Salve, Ferguson… dov’é il colonnello Richardson?”

“Su alla torre, assieme al maggiore Lang e al capitano Swanson. Stanno aspettando il contatto del nuovo equipaggio, in arrivo dall’Irlanda del Nord.”

“Allora vado là. Ragazze” le due interruppero la loro sporadica conversazione per voltarsi verso di lui “se volete, potete aspettarmi qui: il gabbiotto della torre non è un luogo particolarmente confortevole!”

“Staranno più comode nell’ufficio del colonnello, signore” intervenne l’ufficiale dell’Air Intelligence “le accompagno io!”

“Non importa: sono così stanca che mi basterà quella poltroncina!” rispose Flanny, stoica come sempre.

“Per me va bene anche questa sedia” aggiunse Candy, servendosene “tu va’ pure, Andy: noi restiamo qui. Sempre se non la disturbiamo!” concluse, diretta a Ferguson.

“Niente affatto” rispose questi con un largo sorriso “il piacere sarà tutto mio…!”

“Bene” approvò il generale, con un sommesso borbottio “allora ci vediamo più tardi.”

Greason si richiuse la porta alle spalle, mentre le due amiche si guardavano ammiccando, coprendosi la bocca per trattenere un risolino.

“Gradite un caffè, signore?” chiese il capitano avvicinandosi ad un bricco posto sopra un tavolinetto.

“Sarebbe proprio quel che ci vuole!” approvò Flanny.

Anche Candy assentì: “Sono d’accordo.”

Dopo avere versato il bricco nella tazza che aveva porto alla moglie del generale, Ferguson passò a servire la sua collega: “Ecco a lei, signora!”

Candy arrossì: “Signorina, prego!” lo corresse poi, con lieve moto di disappunto.

“Ah, mi perdoni…” si scusò il capitano, con leggero imbarazzo “…ma è la prima volta che la vedo capitare da queste parti. Anzi, se permette” riallargò il sorriso e si portò scherzosamente la mano alla fronte “capitano Lionel Ferguson!”

“Molto piacere” le rispose la giovane, mantenendo però un sorriso distaccato “Candice White!”

“Incantato, miss Candice… posso chiamarla Candy, vero?”

“Se proprio ci tiene…”

*Già… ad andare in cerca di guai!* commentò Flanny, fra sé e sé, assistendo divertita a quel vano corteggiamento. Aveva ancora ben impresso nella mente il primo incontro fra il marito e un affermato attore di Broadway, terminato - a causa di un malinteso - col ricovero precauzionale di entrambi gli interessati (l’incidente aveva quasi messo a repentaglio la saldezza dell’alleanza anglo-americana)!

“Ma lo sa che è davvero curioso?” disse ancora l’ufficiale “Avevo già sentito il suo nome, di recente!”

“Davvero?” Candy pensò bene di sgonfiarlo un po’ “Sarà stato durante una libera uscita…!” disse strizzando l’occhio all’ex condiscepola, che le sorrise compiaciuta, pensando: *Finalmente sei cresciuta, ragazza!*

“No, no… niente del genere” obiettò Ferguson, arrossendo a sua volta “l’avevo solo letto sopra uno dei miei moduli… dov’é che l’ho messo? Ah, eccolo qui…”

Le due infermiere stavano fissandosi nuovamente con aria interrogativa, prima di tornare a guardare il capitano: “Eh, volevo ben dire: è proprio il B-17 che stiamo aspettando… numero di matricola 229815, identificativo Delta-Fox-Fox[7]… nome di battesimo Candy Candy… ufficiale pilota…”

“Senti senti” saltò su Flanny, sorridendo maliziosa all’amica, ma avendo più che altro lo scopo di scoraggiare ancor di più l’intraprendente giovanotto “non è che a bordo ci sarà qualche altro tuo spasimante?”

“Tsk… temo proprio di sì…!” rispose Ferguson per lei, visibilmente contrariato.

Notando che il bel viso della compagna manteneva un’espressione più sgomenta che stupita, la buona Flanny pensò bene di dare un taglio all’umorismo: “Via, cara: stavo scherzando. Non avertene a male, ma in America sono milioni le ragazze che si chiamano come te…!”

L’interessata si riscosse e parve ripetersi ciò che aveva sentito, sebbene ci fosse un particolare che non la tranquillizzava nemmeno un po’…

“Col nome doppio…?” chiese poi, con voce un po’ tremula.

Colpita da questa osservazione, la mora si accigliò e si rivolse a Ferguson, che era rimasto immobile col modulo in mano e la faccia ormai priva d’ogni residua baldanza: “Capitano, sarebbe così gentile da leggerci la lista di quell’equipaggio?”

L’ufficiale fece una smorfia: “Sono dolente, signora Greason… ma il regolamento non mi permette di passare un’informazione riservata a delle civili!”

Dopo avere inspirato una copiosa boccata d’aria, la moglie del generale cominciò a numerare con le dita: “Primo, noi due non siamo civili qualunque, ma infermiere assegnate all’assistenza delle forze armate. Secondo, lei sta parlando con la moglie del comandante in capo dell’intera Forza Aerea. Terzo, stava per passarci lei stesso quest’informazione riservata solo pochi istanti fa, prima che io la interrompessi. Quarto…” qui schiarì la sua tipica grinta, facendo gli occhi dolci a quel ganimede gallonato “…suvvia, sia gentile e faccia uno strappo. La mia collega è persona fidatissima: garantisce mio marito, per lei. E poi non lo vede com’è turbata? Non potrebbe certo, nelle sue condizioni, assistere ancora con efficienza i nostri ragazzi!”

Lionel Ferguson spostò lo sguardo dalla coduta infermiera bruna alla collega dagli stuzzicanti codini biondi e alla vista di quegli imploranti occhi celesti si rassegnò a rischiare la carriera. Riabbassato il viso, sciorinò allora meccanicamente e con voce atona i dieci nominativi che avevano dattilografato su quel maledettissimo pezzo di carta.

 

***

“Torre di Lafayette a Fox Otto-Uno-Cinque[8]… siete autorizzati a scendere sulla pista 1: vento di 4 nodi a favore. La squadra antincendio è già in posizione. Benvenuti a Newhaven, ragazzi!” annunciò il sergente Johnson, marconista della torre di controllo.

Delta-Fox ricevuto… salute a voi. Teneteci pronto qualcosa di caldo!” rispose una giovane voce dal marcato accento campagnolo.

“Nessun problema, Delta-Fox” rispose il marconista “dopo il rapporto sul trasferimento, potrete scolarvi tutto il caffè che volete!”

“Ci occorrono anche dei letti decenti, se non è chiedere troppo!” aggiunse una voce più matura, dal tono decisamente più snob.

“Faremo il possibile, comandante” disse ancora il sergente Johnson “per ora vogliate procedere con l’atterraggio. Passo e chiudo!”

Il colonnello John Bart Richardson, comandante del 22° Gruppo da Bombardamento, si girò verso il generale Greason, suo vecchio compagno d’Accademia: “Esigenti, i nuovi acquisti, non è vero?”

“Già… soprattutto il capo-equipaggio. Speriamo bene!” rispose costui.

“Dopotutto, lo hai scelto tu…!”

“Sì, ma non è che avessi molte alternative. L’Ottava e la Quindicesima possono permettersi di pretendere il meglio, in quanto a equipaggi, ma noi…”

“Simpatici, Eaker e Doolittle,[9] a lasciarci gli scarti di magazzino…!”

“Che ci vuoi fare?” Andy allargò le braccia “Con la scusa che la nostra è una forza jolly per impegnare i crucchi nella Francia settentrionale, in vista del futuro sbarco e che noi, del suo Stato Maggiore, siamo speciali nell’estrarre il meglio da tutti i complementi, perché mai dovrebbero mandarci il personale uscente dalle migliori selezioni?”

“Un ragionamento davvero calzante” grugnì ancora Richardson “anche se potevano almeno evitare di scaricarci elementi con trascorsi disciplinari…!”

“In guerra non si può scartare nulla” sospirò ancora il generale “in fondo, tutto l’equipaggiamento che ritenevamo necessario per svolgere il nostro compito, ce l’hanno concesso: volevamo i razzi aria-terra per distruggere i convogli tedeschi nelle retrovie e ce li hanno mandati; volevamo le Fortezze Volanti per spianare gli scali ferroviari e i depositi logistici e le abbiamo avute. Non potevo fare il difficile con Arnold e Spaatz,[10] anche sugli equipaggi!”

“Non si preoccupi, signore” intervenne un ufficiale dalla corporatura robusta e i lineamenti marcatamente teutonici “se occorre dare loro una raddrizzata, provvederò io!”

Il comandante della Decima FA si voltò verso il comandante della 66a Squadriglia, che avrebbe preso in consegna il nuovo equipaggio, sorridendogli con fiducia: “Conto su di lei, Buck… so che ne farà dei veri uomini!”

“Ci può scommettere” confermò il maggiore dalla capigliatura biondiccia “quel signorino imparerà alla svelta che qui non siamo nell’alta società!”

“Hai poi deciso di metterlo in pattuglia con Swanson?” domandò il comandante di gruppo.

“Sì, colonnello. Mi sembra la soluzione migliore: Nat è un capo-pattuglia di polso e Askey, il suo gregario destro, è un ottimo elemento, soprattutto nel rispetto delle procedure. Compenserà le deficienze dell’altro, finché dureranno.”

“Beh, mi pare azzeccato” approvò Andy “d’altra parte, Buck, lei ha già il suo daffare nel controllare uno come Morrison!” concluse con un ghigno.

“Non me lo dica, signore” sbuffò Lang “per fortuna il problema riguarda soltanto la libera uscita, perché in volo è un gran bravo pilota!”

“Ehi… che diavolo succede, là fuori…?!” esclamò improvvisamente Richardson.

Anche gli altri notarono l’agitazione apparsa di colpo sul terrazzo della torre e si affrettarono ad uscire dal casotto. Andy si avvicinò ad un ufficiale munito di binocolo, affacciato alla ringhiera che dava sul piazzale.

“Che succede, capitano?”

“Non capisco, signore… guardi laggiù!”

Puntando l’occhio nella direzione indicata il generale si accorse di un gruppo di avieri che stava rincorrendo freneticamente una jeep, sopra la cui parte posteriore un vistoso pannello giallo riportava la scritta nera Follow Me.[11] Era la vettura segnalatrice che veniva mandata incontro agli aerei che atterravano sulla base per la prima volta, in modo da guidarli verso le piazzole di parcheggio. La sua presenza nell’attesa del nuovo B-17 era quindi del tutto normale, ad eccezione di quel misterioso inseguimento.

“Santo Cielo… sarà mica un sabotaggio?!” esclamò il capitano Nathan Swanson, temendo si trattasse di un agente nemico che si fosse impadronito del veicolo per impattarsi contro la Fortezza e farla saltare in aria! Ma il cervello di Andy Greason, allenatissimo a elaborare tutte le situazioni in maniera pressoché istantanea, realizzò che un sabotaggio simile non era molto pratico, perché i serbatoi del velivolo dovevano essere ormai quasi vuoti, dopo le ultime 355 miglia da Belfast (dove veniva eseguito un rifornimento appena sufficiente) e le probabilità di distruggere completamente il bombardiere sarebbero state troppo basse per pagarle con la “bruciatura” di una spia.

“Mi dia quel binocolo, Dumfryes…!” ordinò al responsabile del controllo aereo.

Andy puntò le lenti verso il segnalatore, sempre inseguito da tre componenti del personale di terra, mentre dalle baracche del presidio aeroportuale stavano sopraggiungendo altre quattro jeep gremite di soldati e munite di mitragliatrici Browning da mezzo pollice. Subito dopo fu costretto a deglutire per combattere lo sconcerto, mentre scuoteva incredulo la testa. Poi si affrettò a rientrare nel casotto, dov’era piazzato un microfono collegato all’impianto per le comunicazioni. Pochi secondi più tardi la sua chiara voce si diffondeva attraverso gli altoparlanti per tutta la base: “Messaggio per le squadre della sicurezza: ordine tassativo di non aprire il fuoco. Ripeto: non aprite assolutamente il fuoco…!!”

Quindi uscì di nuovo per dirigersi alla scala esterna che collegava il terrazzo col piano inferiore: “Andiamo giù, presto!” disse ai suoi subordinati, che lo guardavano cogli occhi fuori dalle orbite.

“Ma chi diavolo sta portando quel seguimi...?!” chiese Richardson, al colmo dello stupore.

“Soltanto la sanità… ma non è quella di questa base….!” rispose asciutto il generale mentre scendeva le scale precipitosamente.

 

***

Per quanto Flanny Greason potesse ormai asserire di conoscere piuttosto bene la sua collega di lavoro e passata compagna di studi alla Scuola Mary Jane, doveva pure ammettere che la sua capacità di stupire rimaneva sempre abbastanza efficace.

Nell’udire il primo nome contenuto nella lista di Ferguson, la nostra amica aveva sbarrato gli occhi; al secondo aveva sussultato e al terzo aveva stretto i pugni… all’ultimo s’era infine alzata con un’aura talmente nera da indurre il non più esuberante ufficiale a nascondere parzialmente la sua faccia dietro al modulo che teneva in mano. La stessa Flanny - ed era tutto dire - s’era leggermente spaventata  davanti a quello sguardo che avrebbe potuto incenerire anche un blocco di cemento armato!

Senza pronunciare nemmeno mezza sillaba, la fiera Candice White Andrew girò repentinamente su sé stessa e si fiondò fuori dal comando, dirigendosi verso le piste di volo. Ai bordi della numero 1, un nutrito gruppo di aviatori stava osservando la discesa finale di un Boeing B-17 F dipinto nella mimetica da guerra,[12] sulla quale spiccavano le vistose insegne gialle di reparto.

“Eccolo là” commentò un ufficiale pilota dall’aspetto un po’ imberbe, ma dal deciso sguardo d’acciaio “finalmente è arrivato il rampollo di buona famiglia…!”

“Già, ho sentito parlare di lui” rispose un suo collega coi gradi di tenente “cognome altolocato e curriculum censurato” poi ridacchiò, divertito dalla sua stessa battuta “perlomeno dal punto di vista disciplinare!”

“Il fatto curioso” aggiunse un terzo ufficiale dai capelli ricci “è che i suoi compagni non sono affatto altolocati: pare che alcuni di loro provengano addirittura da un orfanotrofio!”

“Beh, mi sembra logico” commentò un altro tenente, dai capelli a spazzola “tutte le mele marce in un paniere…!”

“C’è poco da ridere, Irwing” lo riprese il suo comandante, passandosi una mano sui capelli corvini “ci dovremo volare noi, in pattuglia con quelli!”

“Oh, non temere, Al” ribatté l’interpellato, con noncuranza “ci penserà la Luftwaffe a drizzargli la schiena, se non lo ha già fatto il riformatorio!”

“MA COME SI PERMETTE…??!!”

Il gruppetto di ufficiali, appartenente al bombardiere che sarebbe diventato il compagno d’ala di quello che stava arrivando, girarono la testa per trovarsi di fronte a “un gran bel pezzo di figliola” (questo fu il giudizio mentale del tenente Sergio Mantano, co-pilota del Saint Tail), la cui avvenenza rimaneva purtroppo parzialmente offuscata da una collera davvero notevole. Discretamente imbarazzato, il tenente Irwing Seaton l’apostrofò con un timido sorrisetto che illuminò timidamente la sua faccia da moccioso: “Mi scusi, signorina… ho forse detto qualcosa che non va?”

“Per sua regola, quello non è affatto un riformatorio, bensì un orfanotrofio! E quelli non sono dei poco di buono… non tutti, almeno” iniziò a tremarle la voce “sono solo… dei disgraziati…!”

 “Se è per quello, sorella “intervenne amaramente il capitano Alan Askey “quaggiù siamo tutti dei disgraziati!”

L’infermiera lo guardò duramente, per poi annuire: “Ha ragione… ma quelli lo sono di più!”

“E perché?” chiese l’ufficiale da capelli ricci, che rispondeva al nome di Rory McChuck “Hanno solo staccato un biglietto per venticinque missioni di guerra, esattamente come noi. Cos’hanno di speciale?”

La dolce Candy squadrò severamente anche quel ragazzo, mentre sentiva la collera trasformarsi fatalmente in malinconia.

“È inutile” gli rispose, con gli occhi leggermente umidi “tanto lei non potrebbe capire!”

“Via, non si disperi” intervenne il tenente Mantano, con un sorriso ammiccante (proveniva dalla scuola di Ferguson) “ho sentito che fra non molto i nostri caccia disporranno dei nuovi serbatoi di riserva per poterci scortare fin sopra Berlino… e se riusciremo a  ridurre le perdite delle incursioni al di sotto del 4%, avremo finalmente la speranza di tornare tutti a casa!”

L’infermiera impallidì: “Co… come dice?” balbettò “Sol… solamente col quattro per cento…?!”

“Eh, sì” le rispose il capitano Askey, gran patito della matematica “lei capisce: anche al rateo del 4%, con venticinque missioni da compiere, ciascuno di noi è già teoricamente morto…!”[13]

A quella crudissima osservazione la giovane donna s’impietrì, per portare poi le mani a comprimere le sue dorate chiome ricciolute, mormorando: “Non può essere…!! Anche loro, no…!! Mio Dio…!!”

“Candy…” la chiamò piano la sua collega, che l’aveva raggiunta silenziosamente.

“Ma perché…? PERCHÉ, SANTODDIO…??!! PERCHÈÈÈ…???!!!” urlò quell’altra, disperata, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi. Quando li riaprì poté rivedere tutti i presenti che le stavano sempre intorno, guardandola con muta e sincera comprensione, congiunta ad una viva quanto grata simpatia. I suoi occhi si posarono poi su quel bombardiere che aveva già appoggiato le ruote principali sulla pista, a circa mezzo miglio da loro e adesso abbassava dolcemente la coda per posare anche il ruotino. Una coppia di avieri si stava nel frattempo avvicinando ad una jeep, sulla quale era montato un traliccio reggente un cartello con la scritta seguimi, sormontato da due fanalini di segnalazione.

“Dai, Jeff… andiamo a prendere i nuovi polli!” disse uno di loro.

A sentire quell’ultima “spiritosaggine” la povera Candy non poté più dominarsi. Scattò verso la vettura, scansò bruscamente l’aviere più vicino e si piazzò al volante. Prima che i due specialisti potessero riaversi dalla sorpresa, videro il seguimi dirigersi a tutta birra verso la Fortezza, facendo lampeggiare le sue luci arancioni.

Quando fu in grado di connettere, l’aviere scelto Jeff Bowman parlò lentamente al collega: “Sai… quand’è scoppiata la guerra mio cognato faceva il tassista a Honolulu. T’ho mai raccontato cosa gli è successo?”[14]

***

“Porca vacca” esclamò sbadigliando il giovane co-pilota che aveva dialogato con la torre, mentre si stiracchiava con voluttà “sono pieno di crampi dappertutto… scambierei volentieri il purosangue che mi ha donato l’anno scorso il mio vecchio per un morbido materasso di piume…!”

“Bel cow-boy degenerato, che sei” ribatté alle sue spalle il motorista, un ragazzo dall’aspetto decisamente più maturo “hai pronunciato una vera bestemmia!”

“Lo spirito è forte, Tom, ma la carnaccia è debole! Da quante ore siamo volo? Dodici o quindici…?”

“Tolte le soste, dal decollo al Mitchell sono esattamente tredici ore e ventitre minuti!” lo informò il navigatore, dal comparto di prua.

“Ouch…! Facevi meglio a non rispondermi, Cookie” gemette il co-pilota, grattandosi la schiena “come va il tuo mal d’aria, piuttosto?”

“Mi ha piantato in mezzo all’Atlantico, Jimmy… e spero che rimanga laggiù!”

“Ancora non capisco che ci fa in aviazione uno come te” intervenne il puntatore,[15] seduto vicino a lui “col tuo curriculum nel servizio mercantile, se ti fossi arruolato nella Navy, a quest’ora saresti già vice-ammiraglio!”

“Può darsi, Charlie. Ma quando la Seagull è stata colata a picco da quell’U-Boat e mio suocero è tornato a casa più morto che vivo, Sandra me l’ha proibito tassativamente!”

“E tu, da bravo marinaio, hai eseguito in silenzio.” commentò il marconista, con ironia.

“Esattamente, Gil!”

“Dolce tirannia, il tuo nome è femmina” decantò nuovamente il secondo pilota, voltando poi la testa verso il posto di sinistra “vero, capo?”

“Falso, Jimmy” rispose secco il comandante, muovendo le manette per togliere potenza “per quel che riguarda me, era piuttosto amara!”

“Scusami, Neal… dimenticavo!” mormorò allora il compagno, con un guizzo.

“Lascia perdere e abbassa quelle ruote!”

Il co-pilota azionò allora l’interruttore per la discesa del carrello, controllando che la successiva accensione della spia verde confermasse l’avvenuto bloccaggio. Tenendo quindi d’occhio l’indicatore di velocità, il tenente Curtright iniziò a scandirne i valori per dar modo al capitano Legan di regolarsi sulla manovra: “220 nodi… 200… 180…”[16]

“Giù i flaps!” ordinò il comandante.

“Fatto! 150 nodi… 120… 90…”

Due colpi ovattati, uniti a un leggero stridore, annunciarono che le ruote anteriori avevano toccato il cemento della pista. Neal richiamò dolcemente la cloche per consentire alla coda di abbassarsi e quando toccò terra anche il ruotino, Jimmy lo sbloccò per lasciarlo libero di sterzare. Il Candy Candy si era finalmente posato sul suolo britannico.

Premendo entrambi i propri pedali, i due piloti agirono sui freni, in modo che la velocità del bombardiere si riducesse a quella normale di rullaggio.

“Sta arrivando il seguimi!” annunciò il tenente Charlie Boyle, osservando l’esterno dall’estremità del muso di plexiglas.

“Vedo” confermò il navigatore Cookie Laffey “ma che diamine fanno? Dovrebbero girarsi col cartello verso di noi!”

Stranamente il veicolo segnalatore, invece di eseguire l’approccio regolamentare, mantenne il muso puntato verso la Fortezza, fino ad arrestarsi in mezzo alla pista, più o meno a una trentina di metri…

“Che mi venga… ferma, lassù…!!!” gridò Charlie, piuttosto allarmato.

Legan e Curtright spinsero i pedali a fondo e il primo pilota tolse completamente il gas: “Che cazzo succede??” domandò, abbastanza alterato.

“Non lo so, ma qualcosa non va” convenne il suo secondo, slacciando la cintura e togliendosi la cuffia della radio “tieni i motori accesi, Neal, scendo a vedere!”

“Bene…!” grugnì quest’ultimo.

Il piccolo Jimmy girò attorno al suo sedile e s’infilò nella botola che metteva in comunicazione la cabina di pilotaggio col comparto inferiore. Raggiunto quindi il portello di uscita, si affrettò a spalancarlo…

***

Qualche attimo prima la jeep con a bordo Andy Greason, John Bart Richardson, Buck Lang e Nathan Swanson raggiungeva il bordo della pista n°1, dove gli altri equipaggi della 66a Squadriglia stavano commentando animatamente l’accaduto. Mentre arrestava la vettura il generale sentì la moglie che diceva al comandante Askey: “Le sue spiegazioni sono state precisissime, capitano. La ringrazio di cuore, soprattutto da parte della mia collega…!”

“Mi spiace molto di averla impressionata, signora. Ma d’altra parte…”

“Flanny, presto: monta su…!” le gridò suo marito.

Mentre tutti scattavano sull’attenti salutando militarmente il comandante in capo, l’infermiera si affrettò a montare sulla vettura, dopo che il colonnello Richardson le aveva ceduto il posto. Con la sua abituale prontezza di riflessi, il generale aveva compreso immediatamente come prepararsi ad affrontare meglio quella bizzarra situazione.[17]

La jeep ripartì di scatto verso il punto della pista dove la loro amica aveva arrestato il seguimi, per avvicinarsi poi al rullante bombardiere e bloccarsi di fronte ad esso con le mani sui fianchi e i codini piegati in avanti dal risucchio delle eliche. Ciò che l’aveva fermata era stata la vista della figura che decorava il muso dell’aereo: una ragazza dalla bizzarra acconciatura bionda ornata da due fiocchetti rossi, “austeramente” ricoperta da una spartana salopette di jeans e da una camicetta a righe.[18] Alla sua destra compariva, in caratteri gialli semicubitali, un nome uguale a quello che aveva sentito dal capitano Lionel Ferguson.

“Ma… ma quell’aereo…!!” esclamò Andy Greason a bocca aperta, non appena la sua vista acuta gli permise di discernere a sua volta le fattezze di quella personalissima “pin-up”. Anche Flanny riconobbe la figura, senza che la cosa provocasse la minima incrinatura nella sua proverbiale compostezza.

“Ahimè, non era una coincidenza…!” mormorò soltanto fra i denti.

Risoluto a capirci qualcosa il suo consorte accelerò la marcia, ma prima che potessero giungere sul posto, avvenne un radicale mutamento di scena…

Si vide il portello di prua richiudersi con violenza dopo che un membro dell’equipaggio si era già affacciato. Si videro le quattro eliche riprendere a girare vorticosamente, mentre il timone di coda piegava tutto a destra in compagnia del sottostante ruotino, in modo da permettere al velivolo d’infilare repentinamente un provvidenziale taxi-way[19]… si vide insomma il Boeing B-17 Flying Fortess modello F numero di matricola 229815, sigla identificativa DF-F, battezzato col nome di Candy Candy uscire dalla pista numero 1, percorrere il raccordo suddetto, raggiungere il piazzale di parcheggio centrale, attraversarlo, infilare un secondo raccordo, prendere la pista numero 3 e ridare tutta potenza ai quattro motori Wright Cyclone per ridecollare in pochissimi istanti fra lo sbigottimento generale dell’intera base di Lafayette Field e a dispetto degli isterici messaggi lanciati dal marconista Curly Johnson: “Torre a Delta-Fox…!! Torre a Delta-Fox…!! Che diavolo di cacchio fate…?? Tornate giù immediatamente…!!!”

Ma il sergente Gilbert Evans, ex distributore di giornali nella solatia Florida, non rispose alle chiamate della torre. Aveva i suoi buoni motivi per questo, anche se meno “tangibili” rispetto ad altri suoi compagni di equipaggio!

***

Andy Greason, fermata bruscamente la sua jeep accanto a quella del seguimi, era disceso dirigendosi verso la collega di sua moglie, ben deciso a ottenere una spiegazione plausibile per il suo comportamento eterodosso (frammenti di conversazioni avute con Flanny e coi coniugi Cornwell facevano diabolicamente capolino nella sua mente). Quando prese però coscienza di ciò che stavano facendo i nuovi complementi li rincorse istintivamente per una manciata di metri, dopodiché allargò le braccia sconsolato per farsele ricadere sulle cosce. Si portò la mano alla fronte, scosse ancora la sua povera testa intronata e guardò in viso il maggiore Lang, che lo aveva rapidamente raggiunto.

“S’incomincia proprio bene…!” commentò il comandante di squadriglia.

“Ma che succede, qui…?!” sibilò il generale, rifiutandosi di credere a ciò che aveva visto.

“Non capisco neanch’io, signore” osservò pacatamente il capitano Swanson “a quanto pare sono ripartiti…!”

“MA COSA SONO, SCEMI…??!! Avranno si è no carburante per dieci minuti! E per andare dove…? Cosa diavolo gli ha preso?!”

“Lo sa soltanto il diavolo” replicò il maggiore Lang, grattandosi il mento irsuto “sembra che qualcosa li abbia spaventati!” 

“E SI PUÒ SAPERE COSA CACCHIO POTREBBE AVERLI…” mentre urlava, ormai fuori di sé, Andy incrociò lo sguardo della sua “quasi omonima”, la cui cupezza, tutt’altro che comprensiva, bastò a dissipare le sue restanti perplessità. Prese allora un respiro profondo, raddrizzò le spalle quasi a rischio di cascare all’indietro e si piantò a mezzo metro da lei, fissandola con decisione nei suoi bellissimi occhi azzurri.

“Candy… credo tu mi debba delle spiegazioni!” esclamò, con le mani sui fianchi.

Lei scosse leggermente la testolina dorata: “Ti sbagli, caro: sei tu che le devi a me!!” rispose con tono glaciale tenendo le braccia conserte.

“Okay, vedo che dobbiamo parlare. Maggiore…”

“Comandi!” sospirò il leader della 66a Squadriglia.

“Tornate alla torre e fate rientrare quei disgraziati. Dite loro che, qualunque cosa abbiano visto, non la ritroveranno qui nuovamente. Chiaro?”

“Affermativo. Andiamo, Swanson!”

“Signorsì…!” rispose il capitano.

I due ufficiali montarono sul seguimi e ripartirono alla volta della torre di controllo, mentre il comandante della Decima Forza Aerea risaliva sull’altra jeep assieme alla donna che aveva ispirato il nome all’aeroplano dei fuggiaschi. La vettura si mise quindi in marcia verso l’uscita della base e la signora Greason, che era sempre rimasta a bordo senza spiccicare una parola, guardò preoccupata il marito sedere al volante, scuro e taciturno. Osservando poi di sfuggita anche il viso della collega, se possibile ancora più nero, le venne una stretta al cuore: *Mi dispiace, tesoro… temo proprio che tu sia nei guai!*

E mentre lo pensava gli stringeva affettuosamente la spalla destra.



[1] Piccolo centro portuale sulla costa della Manica, più o meno a metà strada fra la città di Brighton e la punta di Beachy Head. Flanny ed il suo staff vi si erano fatte trasferire dopo la costituzione della Decima Forza Aerea, stanziata nelle due nuove basi vicine.

[2] Più di 6000 m di quota.

[3] Poco più di 5 cm.

[4] Se vuoi la pace prepara la guerra.

[5] A seguito della strage di Forte Alamo (1845) il governo del Presidente James F. Polk dichiarò guerra a quello messicano del generale Fernando Lopez de Santa Anna, che si concluse con l’annessione del Texas, del Nuovo Messico, dell’Arizona e della California. Nel 1898, invece, le forze spagnole che cercavano di domare la rivolta dei ribelli cubani, colpirono per errore la cannoniera americana Maine, provocando l’intervento del governo Mc Kinley. In seguito alla sconfitta, la Spagna perse il possesso di Cuba e delle isole Filippine.

[6] L’organizzazione paramilitare del partito nazista, nella quale venivano iscritti i giovani tedeschi.

[7] La sigla identificativa di un aeromobile viene espressa ancora oggi mediante il cosiddetto alfabeto fonetico: A come Alpha, B come Bravo, C come Charlie, eccetera. È analogo al sistema che usiamo quasi tutti in Italia per non confondere le lettere, utilizzando i nomi delle città: A come Ancona, B come Bologna, C come Catania…

[8] Per semplicità si usava contattare i velivoli facendo riferimento alla lettera finale della sigla (che identificava direttamente l’aeroplano, mentre le prime due si riferivano all’unità di appartenenza) seguita dalle ultime tre cifre del numero di serie.

[9] Ira Eaker e James Doolittle, rispettivamente comandanti dell’Ottava e della Quindicesima Forza Aerea (schierata quest’ultima nell’Italia del sud).

[10] Carl Spaatz, comandante delle Forze Aeree Statunitensi in Europa.

[11] Seguimi.

[12] Verde oliva nelle parti superiori e grigio chiaro in quelle inferiori. Ben presto quella opaca livrea sarebbe stata abbandonata lasciando risplendere gli aerei nel loro alluminio naturale.

[13] Le maggiori perdite subite dall’aviazione americana nelle sue incursioni diurne sull’Europa occupata dai nazisti si ebbero nell’attacco alle fabbriche di cuscinetti a sfera vicino a Schweinfurt , eseguite il 17 Agosto e il 14 Ottobre 1943 (rispettivamente col 19 e il 26% di perdite fra i velivoli impiegati).  

[14] Vedi capitolo 6.

[15] Addetto allo sgancio delle bombe sul bersaglio.

[16] Un nodo (o miglio marino orario) equivale a 1,82 Km/h; il B-17 aveva una velocità di stallo di 113 Km/h, corrispondenti a 62 nodi.

[17] Della serie: “Mi porto dietro la mamma, ‘ché non si sa mai…!”

[18] In genere, quelle “figurine” erano decisamente più discinte…!

[19] Raccordo di congiunzione fra le piste dell’aeroporto.

  
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