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Autore: Zonzi_Kuchiki    23/08/2013    3 recensioni
Una ragazza e il suo sogno. Una fine, o forse un inizio? Non è facile combattere con la morte, non ci è concesso, ma forse lei avrà una possibilità per cambiare la sua vita, e non solo.
Un nuovo paese, nuove emozioni, nuove scelte. Quale sarà la sua?
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Violenza
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All'asterisco * potete leggere ascoltando questa traccia audio:
http://www.youtube.com/watch?v=nhtLFE8akZY

Gli infermieri arrivarono immediatamente con una barella, l’ambulanza era fuori con i portelloni aperti e dentro i paramedici preparavano tutto il necessario, pronti a partire per una corsa verso l’ospedale più vicino.
In due presero Bill e lo caricarono sul lettino, Tom continuava a tenergli la mano.
Fey era rimasta in piedi nel punto in cui Bill era caduto a terra, colpito dalla pallottola di Dan. Si guardava le mani e vedeva che piano perdevano consistenza, doveva prendere una decisione il prima possibile.
Simone era stata avvertita subito e si stava già dirigendo all’ospedale.
L’ambulanza partì senza che Tom riuscisse a salire, a muoversi. Un paramedico rimase qualche secondo in più con lui, chiedendogli se avesse bisogno di un aiuto, di un calmante.
Ma Tom continuava a scuotere la testa, a dire che non aveva bisogno di niente, chiedeva soltanto che Bill venisse salvato.
Dan era stato arrestato, due pattuglie di polizia erano ferme davanti a casa Kaulitz, in quel momento stavano interrogando Georg e Gustav.
La padrona del cagnolino ferito era arrivata e aveva portato l’animale dal veterinario. 
Tutti erano indaffarati in qualcosa. Fare domande, salvare vite.

*Tom e Fey erano immobili, si guardarono. Mossero pochi passi l’uno verso l’altra, pochi ma giusti per sfiorarsi la mano.
Fey si gettò tra le braccia di Tom, che la strinse a sé e pianse.
Le alzò poi il mento, tirando su col naso.
-Com’è possibile tutto questo, Fey? Il tuo Dio ce l’ha con me?
Le lacrime scendevano gravi sulle sue guance arrossate e Fey era intrappolata in un dolore mai provato.
-Posso salvare Bill, lo posso fare, Tom.
Il ragazzo si staccò per un attimo e si premette le mani nella testa, facendo qualche passo intorno a sé.
-E come puoi fare? Hai salvato me, hai dato le tue ali! Come puoi salvare anche Bill?
Fey lo guardò, lo penetrò con lo sguardo, rendendogli più semplice comprendere l’unica soluzione che le rimaneva.
Tom ingigantì gli occhi e scosse la testa più volte.
-No, no, no… Non se ne parla. Ci dev'essere un modo.
Sembrava un pazzo.
Anche Fey iniziò a piangere e si aggrappò alla camicia del ragazzo.
-E’ l’unica cosa che posso fare, Tom. Non voglio sparire per te, non voglio che tu pensi che io ti abbia abbandonato. Non voglio che tu non mi veda più, che tu non mi possa più toccare o percepire. Non voglio vivere quest’agonia. Non voglio che tu e Bill dobbiate vivere in questo modo, non voglio che pensiate che tutto quello che è successo sia stato una bugia o un sogno.
Piangeva forte mentre Tom continuava a scuotere la testa e tenerla stretta a sé.
-L’unica cosa che posso fare è tornare indietro. Cancellare il dolore che ti ho provocato, che ho provocato anche a Bill.
-Io non voglio perderti, non voglio dimenticarmi di te, non posso lo capisci? Io ti amo Fey, sei tutto quello che mi rimane adesso. Ho aspettato tanto per incontrarti, e non possono dividerci! Se potessi tornare indietro, ti giuro, che passerei per la strada del parco ogni giorno, ad ogni ora, solo per avere la possibilità di incontrarti prima, di conoscerti, di vedere questi meravigliosi occhi…
-Forse sarà più facile per entrambi…
-Io non voglio che sia facile! Io voglio che sia difficile, la cosa più difficile della mia vita, ma voglio sopportarlo e superarlo con te! Ti prego, non abbandonarmi…
Fey continuava a stringerlo e ad accarezzargli le treccine, non aveva più tempo, gliene avevano concesso fin troppo e le avevano dato un ultimatum. Doveva salutarlo, ma gli addii erano duri e non aveva le forze necessarie per farlo. Doveva trovarle però, no? 
Prese aria e si staccò leggermente da Tom, gli diede un bacio e continuò a tenerlo per mano mentre veniva inondata dalle lacrime degli occhi ambrati dell’unico uomo che avrebbe amato fino alla fine dei suoi giorni.
Quando un angelo ama, lo fa per sempre.
Tom le raccolse una lacrima dalla guancia e si posò la mano sul cuore.
-Ti prego, un ultimo giorno, un’ultima notte accanto a te. C’eri tu quando sopraggiungevano gli incubi, come posso fare se il mio lato del letto sarà gelido e duro senza di te? Dormire con te un’ultima volta, prima di… di perderti. Ti prego…
La sua voce era spezzata dai singhiozzi.
Fey inghiottì quelle parole come un boccone amaro e le conservò dentro di se.
-Non dimenticarti di me, promettimelo Tom.
Il ragazzo pianse ancora e annuì con la testa, singhiozzando.
-Io non ti dimentico Fey, non lo farò. Mai. Mai, per niente al mondo. Non mi dimenticherò della tua voce, dei tuoi occhi, della tua pelle. –con un dito le accarezzò uno zigomo, dove aveva una piccola cicatrice - Non mi dimenticherò delle tue mani e delle tue carezze. Della tua risata, del tuo profumo, dei tuoi capelli. Ti amo, e ti amerò per sempre, te lo giuro.
Fey si avvicinò e le loro labbra si toccarono di nuovo, come sempre, per l’ultima volta.
Entrambi avevano appena scoperto che sapore aveva un bacio d’addio. Il loro era stato intenso, quasi duro. Volevano che quel contatto non venisse mai scordato, volevano che i loro respiri rimanessero rinchiusi e al sicuro nell’altro, volevano che le loro labbra mantenessero ancora quel sapore, finché sarebbe durato.

Quando si allontanarono i loro occhi erano spenti e si riflettevano l’un l’altro. Continuarono a stringersi le mani e a guardarsi, come per mantenere impressa nella loro mente, come un tatuaggio, l’immagine dell’altro.
“Ricordati di me” fu l’ultima cosa che Fey gli disse, prima di sparire, lasciando Tom con le mani vuote nel nulla.

Il ragazzo si guardò attorno, stordito come se tutto fosse sottosopra e lui se ne fosse appena accorto. Quella casa era diventata d’improvviso inaspettatamente fredda. 
Salì le scale di fretta e spalancò la porta di camera sua.
Le cose di Fey erano sparite. Tom si avvicinò al letto e annusò il cuscino sul quale dormiva la ragazza, era rimasto un leggero profumo di shampoo. Si sedette sul letto e strinse il cuscino, cercando di inalare il più possibile l’unica aria che gli dava sollievo.
Poco dopo si avvicinò un agente di polizia, bussò due volte alla porta prima di mettere un piede nella stanza.
-Signor Kaulitz, dovremmo farle alcune domande, dopodiché l’accompagneremo in ospedale. Sta bene?
Tom poggiò delicatamente il cuscino sul letto, sperando che il profumo rimanesse lì per sempre. Si alzò, si asciugò gli occhi e seguì quell’uomo vestito di blu.

Per Tom il mondo si era fermato, dentro di lui tutto era immobile mentre fuori tutti si muovevano così velocemente, anche troppo.
L’uomo in divisa continuava a fargli domande, semplici domande a cui lui doveva semplicemente rispondere ‘Sì’ o ‘No’.
-Chi c’era durante l’incidente? Nella stanza?
-Io, mio fratello Bill, Dan, Georg, Gustav e…
-E… ?
Tom lo guardò stranito, come se non riuscisse a ricordare qualcosa, come se ci fosse un pezzo mancante del puzzle.
-Signor Kaulitz, deve collaborare, deve dirci tutto quello che sa e che si ricorda.
Tom annuì e inspirò forte, passandosi una mano sugli occhi stanchi. Poi lo guardò di nuovo con lo sguardo di chi si è appena svegliato e non sa cosa sia successo durante il suo sonno.
-C’eravamo solo noi, sì…

 
Il mondo correva fuori dal finestrino di quell’auto e Tom sentiva come se si stesse perdendo qualcosa, come se ci fosse un pensiero irraggiungibile in qualche parte del suo cervello. Eppure qualcosa la ricordava, ricordava degli occhi. Due grandi occhi color ghiaccio con una luce insolita, una luce che gli ricordava casa.
L’ospedale era stranamente calmo, bianco, fin troppo luminoso e con il solito puzzo di igienizzato.
L’agente si avvicinò a un’infermiera di guardia e le chiese di Bill.
-Secondo piano, cardiochirurgia. Adesso è in sala operatoria.
Salirono in ascensore e un silenzio imbarazzante riempiva quella scatola quadrata.
-Vedrà che lo salveranno, Tom.
Il moro annuì, non gli importava delle parole di quell’uomo. Era un estraneo per lui, non era tenuto a dimostrare nessun tipo di compassione o pena.
Tom era arrabbiato, e pian piano mancavano sempre più pezzi in quella storia.
Il respiratore dava aria ai polmoni di Bill. La pallottola era passata a due centimetri dal cuore.
I medici stavano facendo tutto il possibile per estrarla senza complicazioni.
Il rumorino della macchina attaccata al suo corpo contava i secondi che allontanavano Bill dalla vita, o dalla morte. Era questo il pensiero costante di Tom.
E se mio fratello morisse?
Cos’avrebbe fatto? Non ne aveva idea. Sarebbe stato come perdere la casa e non avere un posto dove andare, anche peggio. In quel caso si sarebbe potuto riparare sotto un ponte, sotto un portone di una vecchia casa. Se Bill fosse morto, non ci sarebbe stato nessun altro in grado di proteggerlo.
Gli eventi nella sua mente sfumavano, venivano offuscati da un alone nero, come se stesse perdendo gradualmente la memoria.

Dopo tre ore Bill uscì dalla sala operatoria e lo sistemarono in una camera privata che dava al giardino dell’ospedale.
Tom era rimasto accanto al fratello senza mai spostarsi, neppure per andare al bagno.
Rimase così, ad asciugargli il sudore se avesse avuto caldo, a coprirlo un po’ di più se avesse avuto freddo. A stringergli la mano sperando che potesse sentirlo.
Si addormentò così, con la mano del fratello stretta alla sua.

 
Simone entrò nella stanza e svegliò piano Tom con un bacio sulla guancia. Il ragazzo si svegliò più frastornato del solito. Si alzò per sgranchirsi le gambe e lasciare la sedia alla madre che aggiustò un sopracciglio a Bill che dormiva sul letto.
-Come ti senti?
Tom non rispose ma annuì stanco.
-E Fey dov’è?
Tom la guardò perplesso.
-Chi è Fey?
Prima che Simone potesse ribattere entrò il chirurgo che aveva operato Bill e spiegò ai familiari le condizioni del ragazzo, i rischi a cui era andato incontro e tra quanto si sarebbe potuto svegliare.
Dopodiché guardò Tom; era visibilmente provato, bianco e aveva delle occhiaie enormi.
-Lei sta bene?
-E’ possibile che mio figlio abbia perso la memoria?
La voce di Simone precedette la risposta di Tom, il quale la guardò senza capire.
Il medico rispose un po’ titubante, ma dato lo shock che Tom aveva provato, visto che suo fratello gemello si trovava in quella situazione, era possibile.
Simone annuì e capì il perché Tom non si ricordasse di Fey, anche se le sembrava strano, pensava che l’indomani si sarebbe ricordato e che l’avrebbe vista di nuovo.
In realtà non sapeva che Tom non si sarebbe più ricordato della ragazza e lei stessa, in poche ore, avrebbe dimenticato l’angelo, come tutti gli altri.
Come se non fosse successo niente, come se il tempo fosse trascorso, gli eventi si fossero succeduti, senza la presenza di Fey Parker nelle loro vite.

Bill si svegliò un’ora più tardi e allungò la sua mano verso quella di Tom, regalandogli uno dei suoi splendidi e stanchi sorrisi.
Nemmeno Bill fece domande su Fey, nessuno se ne ricordava più. Bill stava bene, parlava e respirava autonomamente. Era tutto tornato alla normalità, era tutto apposto.
Nonostante questo, però, Tom sentiva un peso sul cuore, una mancanza difficile da colmare e non sapeva spiegarsi il perché.

  
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