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Autore: Hastatus    23/08/2013    2 recensioni
Amarantopoli - città densa di tradizione, di mito, di storia - prosegue pacificamente la sua tranquilla esistenza. Un giovane e intraprendente allenatore e un antico mistero modificheranno per sempre il corso degli avvenimenti...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Kiyo venne trascinata fino a un ampio portone d’acciaio. Uno degli uomini dell’Enclave posò una mano su un pannello alla destra dell’entrata, che si aprì di scatto. Pochi passi, e si trovarono all’interno di quello che sembrava un grande ufficio, completo di scrivanie e tappeti preziosi. Sulla scrivania più grande trovava posto un uomo non basso ma nemmeno prestante, gli occhiali spessi e i capelli pettinati all’indietro, infilato all’interno di un completo classico di giacca e cravatta. Nonostante paresse inoffensivo, Kiyo ne ebbe istantaneamente timore. Non appena si girò, i due uomini che l’avevano trascinata la lasciarono andare e si spostarono ai suoi lati.

 

“Quindi, finalmente, ci incontriamo”

 

“Chi è lei?”

 

“A tempo debito. Non sai quanto ho desiderato conoscerti”

 

“Cosa vuole da me?”

 

L’uomo si voltò, dandole le spalle. Solo allora la ragazza si rese conto della presenza di un Houndoom accucciato elegantemente a lato della scrivania, il che la fece tremare ancor più di terrore.

 

“Voglio solo sapere come poter controllare il motore del mondo. Ti pare molto? Beh, vieni con me. Ti farò vedere”

 

*

 

“Dannazione!”

 

Vergil sbatté il pugno forte sulla parete metallica, mentre Adam sedeva tenendosi la testa come se avesse un mal di testa insopportabile. Erano stati sbattuti senza tanti complimenti dentro una cella sotterranea, apparentemente inespugnabile perché interamente ricoperta di metallo. Non bastasse, una volta chiusa la porta non si scorgeva più alcuna fessura che indicasse dove fosse. Tuttavia, sapevano che le guardie – che avevano sequestrato loro zaini, cinture e cappelli – si trovavano lì fuori, a pochi centimetri da loro.

 

“Dobbiamo uscire di qui, Adam. Dobbiamo. Potrebbero farle del male!”

 

“Ti pare facile?” – disse Adam da sotto le mani.

 

“No, ma dobbiamo tentare”

 

“Non è possibile”

 

A parlare non era stato Adam, ma un’altra voce che proveniva da un angolo buio della cella. Aguzzando lo sguardo, videro che si trattava di un uomo. Non era anziano, ma era provato dalla prigionia e il suo volto era un’ombra di quello che doveva essere un tempo. La lunga barba ispida rendeva invisibili le sue labbra.

 

“Come non è possibile?”

“Non si può uscire di qua. Io stesso ci ho provato per mesi, senza ottenere alcun risultato”

 

Vergil ringhiò per l’esasperazione, e sferrò un calcio al muro metallico.

 

“Se solo toccheranno Kiyo, io…

 

“Chi?”

 

L’uomo era balzato in piedi al nome della ragazza. Aveva gli occhi spalancati, e sembrava sul punto di svenire.

Cosa che fece pochi istanti dopo.

 

*

 

“Vedi, ragazza?”

 

Ciò che Kiyo vedeva la rendeva ogni secondo più sconvolta. Era stata guidata a strattoni verso un altro ascensore, che era disceso ancora più in basso, lungo un tubo di vetro. Attraverso quel tubo, la ragazza poteva osservare un’immensa caverna di pietra, con un piedistallo al centro, sopra il quale sembrava trovarsi una massiccia e pesante sfera di pietra, delle dimensioni di un uomo. Eppure continuava a non capire.

 

“Quello è il nostro mezzo, Kiyo, la nostra arma” – disse l’uomo, tenendo le braccia dietro la schiena e dandole sempre le spalle, guardando fuori – “L’arma che dobbiamo risvegliare, se vogliamo imporre il nostro dominio politico sulla regione. L’Enclave non può permettere che le politiche economiche e sociali di Johto proseguano incontrollate come oggi, eliminando il privilegio di carica, dando piena libertà decisionale a ogni individuo. È uno spreco di risorse e di capacità. Dobbiamo impedirlo” – si voltò verso di lei – “E per impedirlo è necessario eliminare l’attuale ossatura politica attraverso una rivoluzione armata. E per fare questo … ci serve quello”

 

E indicò la sfera in pietra. Kiyo non aveva idea di cosa volesse che facesse.

 

“Io non so nulla” – disse, aggressiva – “Non so chi lei sia e non so che cosa lei voglia da me. Io sono solo una delle Ragazze del Kimono di Amarantopoli

 

“Certamente, lo sei. Tuttavia i miei uomini hanno buoni metodi persuasivi, e il precettore Akahito non ha tardato a raccontarci qualcosa in più sul tuo conto”

 

Kiyo sentì il cuore sprofondarle nel petto. “Cosa gli avete fatto? Cosa avete fatto ad Akahito?”

 

“Niente che a te debba dare pensiero. Piuttosto … credo che sia il momento di dirmi come risvegliare quella creatura”

 

La fissò con il suo sguardo appannato ma penetrante. Kiyo disse la verità.

 

“Non lo so. Ho scoperto ieri di avere un legame con Sanako. Non ho idea di dove si trovino le sue pergamene, non so preparare pozioni, non so fare nulla!”

 

“Questo non può essere vero. Vedi, pare che tu sia l’unica che possa risvegliare quella creatura. Ah, e ancora nessun problema per le pergamene … le abbiamo trovate noi”.

*

 

“Io sono il padre di Kiyo

 

Vergil e Adam si sentivano come storditi. Dopo aver rianimato l’uomo, quell’affermazione poteva sembrare il sintomo di una non totalmente riconquistata lucidità mentale. Eppure adesso era perfettamente sveglio e, per quanto addolorato, sembrava perfettamente in grado di intendere e di volere.

 

“Come … come?” – balbettò Adam.

 

“Sapevo tutto della natura di Kiyo, l’ho sempre saputo … ovviamente, visto che Sanako fu mia nonna materna. Quando la bambina nacque, avemmo paura. Come fare per proteggerla, per nasconderla?

Riuscimmo ad accudirla solo per qualche mese, ma l’Enclave cominciava a farsi sempre più vicina a noi, risalendo lentamente il mio albero genealogico e accumulando informazioni per estorsione o tortura. Poi prendemmo la drammatica decisione, e la affidammo in modo anonimo all’Accademia delle Ragazze del Kimono, cercando di far capire al Direttore chi fosse nostra figlia. Filò tutto liscio, e nessuno scoprì dove fosse Kiyo

 

“Ma di lei, signore, cosa ne fu? E cosa vuole questa … Enclave?” – chiese Adam.

 

“L’Enclave è l’organizzazione che cede la sua sede in quest’isola. È un ente criminale, inserito nel governo politico della regione come una piovra, il cui scopo è rovesciarlo con la forza e controllare tutta Johto a livello geopolitico. Per farlo, vogliono risvegliare la Creatura Leggendaria che dimora, addormentata da secoli, proprio qui sotto quest’isola.

Per quanto riguarda me e mia moglie, non potemmo certo rimanere nella nostra abitazione. Fuggimmo, entrammo in latitanza. Ogni giorno in cui ci svegliavamo cambiavamo luogo dove sostare, e ogni giorno era dominato dall’angoscia che ci scoprissero. Finché, una maledetta notte, ci trovarono. Cercammo di scappare, ma … lei fu colpita”

 

Vi fu un momento di silenzio.

 

“Mia moglie fu colpita. Niente da fare, morì sul colpo. Lo vidi: un uomo gracile, dallo sguardo incavato ma penetrante, quasi ingobbito, le aveva sparato. Non provai mai così tanto odio come in quel momento, e in cuor mio giurai che l’avrei ritrovato e mi sarei vendicato.

Ma al momento che potevo fare? Disperato, corsi a perdifiato e riuscii a mettermi in salvo. Fino a quattro mesi fa, quando fui catturato. Non mi hanno eliminato solo per ottenere informazioni: da quando sono qui, non è passato giorno senza che io abbia subito delle torture. Ma ho sempre resistito … e non è servito. Alla fine sono arrivati a Kiyo

 

Si chiuse in un silenzio disperato. Adam gli posò una mano sulla spalla; Vergil, invece, s’infuriò.

 

“E cosa crede che dobbiamo fare, rassegnarci al peggio? Non possiamo lasciare sua figlia lì fuori, in balìa di quei criminali!”

 

“E come pensi di fare, ragazzo?” – gridò l’uomo di rimando, offeso nell’orgoglio di padre – “Qui siamo in tre, io sono troppo debole e voi due troppo giovani. Non bastasse, non abbiamo nemmeno un Pokemon e mi pare che i vostri siano stati tutti sequestrati dalle guardie.

 

“Questo” – disse Vergil, fissandolo intensamente – “E’ quello che credono loro”. Poi frugò nella tasca posteriore dei pantaloni.

 

*

Kiyo non credeva ai suoi occhi. L’ascensore si era fermato in una posizione dalla quale potevano osservare dall’alto tutta la caverna, in corrispondenza di una porta a vetri molto imponente. La attraversarono, e si trovarono all’interno di una stanza che ella immediatamente associò a un reliquiario. Tuttavia, era molto più sterile rispetto ai reliquiari di legno e odorosi d’incenso dell’Accademia: era uno stanzone metallico come gli altri, ma con una grande teca di vetro all’estremità opposta rispetto alla quale erano entrati.

 

L’uomo si avvicinò alla teca, un cilindro di vetro alto quasi quanto lui, e aprì uno sportello incavato in essa. Ne estrasse il contenuto, visibile già da prima. Era un fascio di rotoli di pergamena consumati dal tempo e ingialliti tanto che alcuni segni risultavano illeggibili. L’uomo si avvicinò e parlo a Kiyo.

 

“Queste sono le pergamente perdute … o meglio, erano le pergamene perdute di Sanako. Le abbiamo ritrovate. È abbastanza semplice porre il segreto militare su di un’area – in modo che nessuno possa mettervi il naso – quando si hanno ottimi collaboratori al Ministero della Difesa, che ho l’onore di servire come viceministro.

Ecco, purtroppo però non riusciamo a decifrarle. L’idioma in cui sono state scritte è sconosciuto, probabilmente invenzione della stessa Sanako. Sono rune piuttosto elaborate ma, come credo, qualcuno deve pur averti insegnato a leggerle”

 

Kiyo era disperata.

 

“No, non è così! Nessuno mi ha mai insegnato a leggere una lingua sconosciuta, lo giuro! Akahito non l’ha mai fatto!”

 

“In tutta franchezza, ne dubito” – l’uomo fece un cenno verso la porta, e due guardie armate di fucile lo raggiunsero – “Ti propongo un baratto. Se tu leggerai seduta stante il contenuto di quelle pergamene, io non ti farò sparare. Chiaro?”

 

Kiyo tremò come una foglia al vento, e per un momento temé di farsela addosso, ma resistette. Il terrore della morte superò la consapevolezza di non conoscere lingua antiche, e la ragazza afferrò i rotoli che le venivano porti. Li srotolò con mani tremanti, e osservò il loro contenuto.

 

alashir kuwaz oté …”

 

Sì bloccò, se possibile ancor più terrorizzata di prima. Quello che si trovava su quei fogli arrotolati non era una ignota accozzaglia di simboli misteriosi, ma lei riusciva a leggerli. E quel che più la stupiva era il fatto che capisse anche cosa significavano.

 

“Visto? Non c’era motivo di mentire. Ora, se vuoi essere così gentile da tradurre per noi …”

 

Kiyo non poté che obbedire, nonostante l’assurdità della situazione.

 

La vita dalla pietra si può generare

Forzando gli elementi per compiere il miracolo,

infuocando l’antico spirito.

 

No, pellegrino, non pensar che sia impossibile,

è semplice anzi, ma presta attenzione:

un minimo error può portarti all’inferno.

 

Ligneo mortaio per addensare il potere,

aiuterà il processo venturo.

 

Rossa bacca di foresta per accoglier degnamente,

una soltanto, ché più non abbisogna;

 

Rosso capello per ricordar la piuma

Che, ardente, infuocò il primigenio.

 

Rossa fiamma per suggello, rossa fiamma bruciante,

per chiuder la miscela,

per aprire nuova èra”.

 

L’uomo aveva assunto un’espressione quasi indignata; Kiyo invece era ancora più stupita. Quei versi erano di una semplicità disarmante, una volta che potevano essere letti. Sarebbe stato sufficiente miscelare quegli ingredienti, e tutto sarebbe avvenuto.

 

Kiyo, il tuo aiuto è stato prezioso. Dovrò però abusare della tua pazienza ancora per un po’. Devi preparare questa mistura e risvegliare l’antico essere. La mia offerta è sempre valida, ricordi?”

 

Lo scattare delle sicure dei fucili delle due guardie faceva in modo che Kiyo non potesse dimenticare quella minaccia. L’uomo ordinò che fossero portati gli ingredienti citati nella pergamena, mentre le guardie tenevano ben salde le braccia di Kiyo e la guidavano ancora all’ascensore. Poco dopo, si trovavano proprio nella caverna, e l’uomo la accompagnò fino al piedistallo in pietra. Le furono porti mortaio e ingredienti, e cominciò.

 

La bacca era una bacca fragola. Kiyo ebbe dei dubbi: esistevano altre bacche rosse? Avrebbe funzionato? Scacciò il pensiero, e la tritò nel mortaio. Non dovette faticare per trovare il capello rosso: i suoi andavano benissimo, ed era stata strattonata talmente tanto che ormai ne aveva attaccati un sacco lungo la tunica. Miscelò di nuovo. Ora aveva bisogno di una fiamma.

 

“Ecco. Direi che il tuo amico potrà esserti utile. Attenta: sei ancora sotto tiro. Un passo falso, e verrai falciata”

 

L’uomo le stava porgendo una pokeball, che riconobbe come quella di Flareon. La ragazza chiamò il Pokemon. Per un istante pensò di farlo attaccare e fuggire, ma l’uomo non mentiva: le guardie la puntavano ancora. Ordinò a Flareon di usare le sue fiamme per scaldare la mistura, e poco dopo era giunta ad ebollizione.

 

“Il momento è arrivato”

 

Preso da un’incontrollabile follia che contrastava con i suoi modi precedenti, l’uomo strappò dalle mani di Kiyo il mortaio, lo alzò sopra la testa e cominciò a gridare.

 

“Creatura! Il momento del tuo risveglio è giunto! Incendia questo mondo con la tua irruenza e con la tua potenza!”

 

Un boato, una nuvola di polvere, detriti ovunque. Kiyo crollò a terra, e la sua lucidità fu solo sufficiente per capire che una parte della parete della caverna era esplosa. L’uomo era caduto carponi, ma era riuscito a salvare la preziosa miscela.

Non appena la sabbia e la polvere si diradarono, sulla parete fu visibile una profonda crepa. Da questa uscirono – per la gioia e lo stupore della ragazza – Adam, Vergil e un uomo sconosciuto. Ma la sua attenzione fu catturata dal Pokemon che li precedeva, quello che probabilmente aveva aperto quel varco.

Era un Golduck. Alta e imponente, la sua figura si stagliava di fronte al foro nella roccia, e avrebbe ricordato quasi la statua di un eroe classico se non fosse stato per la sua espressione, scontrosa e diffidente.

 

Vergil…

 

Anche l’uomo era rimasto sconcertato. Stava guardando anche lui nella loro direzione, ma verso l’altro uomo che accompagnava i due ragazzi. I due si scambiarono uno sguardo di puro odio. Poi, l’uomo che si trovava con Vergil e Adam emise un grido da far accapponare la pelle e si gettò improvvisamente contro l’alto dirigente dell’Enclave.

 

“No!” – urlò questi – “Non potrai impedirmi di farlo!”

 

Ed ecco, con un gesto solenne e allo stesso tempo maniacale, egli versò la mistura sopra l’enorme sfera di granito, con un urlo di trionfo: questo fu però immediatamente smorzato da un potente colpo all’addome dell’altro uomo, che lo aveva raggiunto. I due ingaggiarono una lotta furibonda, rotolando per la caverna; Adam e Vergil corsero verso Kiyo per ricongiungersi a lei. Tuttavia, un altro evento inatteso li costrinse a voltarsi.

La sfera di granito era divenuta completamente rossa e luminescente, sembrava fosse fatta di lava ed emanava un calore intenso. La luminosità continuò a crescere, fino a quando fu impossibile sostenerla con la vista. La sfera si fuse davvero e – come una secchiata d’acqua – si infranse sulla base del piedistallo, mentre un’esplosione di fiamme si accendeva sulla sua sommità e un grido simile a quello di un uccello rapace, ma molto più assordante, rimbombò in tutta la caverna. Da quelle fiamme, quasi fossero state un enorme uovo ardente, si alzò un’alta colonna di fuoco che immediatamente si allargò prendendo forma e consistenza, e nacque un’enorme creatura maestosa e imponente, che salutò il mondo che già una volta aveva visto con un altro acuto grido: Ho-oh era risorto.

 

La possente creatura si librò in volo all’interno della grotta, ma si comprese subito che la sua volontà era quella di uscire dal luogo ove aveva dormito per secoli. Con un altro grido, l’uccello leggendario lanciò un attacco Fuoco Sacro contro la parete superiore della grotta, facendola in parte esplodere: massi e detriti caddero al suolo, colpendo i due uomini che continuavano a lottare avvinghiati l’uno con l’altro. Vergil fece scudo a Kiyo con il proprio corpo.

 

“Dobbiamo cercare di uscire da qui!” – urlò Adam, in mezzo al frastuono.

 

“Lo so, ma come?” – rispose Kiyo.

 

Ho- oh lanciò un altro attacco contro le pareti della caverna, che cominciò a tremare paurosamente. Kiyo si voltò verso i due uomini: il criminale stava serrando le mani alla gola dell’altro uomo, che sembrava più debilitato e sanguinava dal naso e dalla bocca. All’improvviso, in uno slancio di energia, questi sferrò un pugno alla mascella del rivale, che cadde all’indietro e sbatté violentemente il capo contro le rocce che si trovavano a terra, svenendo sul colpo. Sicuramente gli si sarebbe nuovamente avventato contro, se solo Vergil non fosse scattato e l’avesse bloccato per un braccio.

 

“Non ce n’è il tempo, dobbiamo scappare subito!”

 

“Mi basta un momento, non …”

 

“Non può farlo davanti a sua figlia!”

 

Nonostante Ho-oh stesse per far crollare la caverna dove si trovavano, nonostante fosse stanca e provata dagli avvenimenti, nonostante non sapesse quasi più chi fosse, Kiyo sentì una potente emozione. Quell’uomo era suo padre. Cercò di fissarlo, ma altri massi precipitarono al suolo e dovette alzarsi di scatto e spostarsi.

 

Vergil decise che era il momento di agire.

 

“Presto, Golduck: Pioggiadanza!”

 

La gemma incastonata sulla fronte del Pokemon si illuminò, e Golduck cominciò a oscillare le sue zampe anteriori verso l’alto: l’umidità dell’aria si addensò e cominciò a cadere una fitta pioggia, che però non bastò a placare le fiamme di Ho – oh, che parve ancor più fuori di sé e lanciò altri gridi acuti.

 

“Questo ci proteggerà dalle fiamme. Venite tutti qui!”

 

Adam e Kiyo, sorreggendo l’uomo ferito, corsero da Vergil, che si trovava all’estremità della crepa che Golduck aveva aperto in precedenza. Correndo come mai avevano corso in vita loro, attraversarono il lungo corridoio che prima avevano scavato lungo la roccia, scossa dai tremiti delle esplosioni che continuamente provenivano dalla caverna. Improvvisamente, un tremito più forte degli altri fece saltare parte della volta del corridoio, e un masso precipitò tra loro: Adam e Kiyo dovettero lasciare l’uomo ferito per evitare il masso. Pochi secondi dopo, Kiyo si rese conto con un tonfo al cuore che l’uomo che aveva appena scoperto essere suo padre era rimasto al di là del masso, separato da loro.

 

“Aspetti! Arriviamo a salvarla!” – urlò in lacrime, in mezzo a boati, polvere e frantumi di roccia.

 

“No”

 

La risposta la gelò. Era flebile, e veniva dall’altra parte del masso.

 

“Ma … papà …”

 

“No, Kiyo, qua sta’ per crollare tutto e dovete mettervi in salvo … no, non interrompermi! Dovete uscire subito, adesso, o rimarrete intrappolati anche voi qui!”

 

“Ma …”

 

“Non far sì che per causa mia perdiate anche voi la vostra vita! Scappate!”

 

Kiyo era in ginocchio davanti al masso, e le lacrime le rigavano il volto sporco di polvere. Una mano toccò la sua. Vergil l’aveva afferrata e la guardò con intensità. Dovevano uscire.

Un nuovo boato. La parte iniziale del corridoio, quella da dove erano entrati, iniziò a crollare. Vergil non poté aspettare: alzò Kiyo di peso e ripresero a correre a perdifiato. Si iniziò a intravedere una luce, in fondo alla galleria, e accelerarono ancora. Varcarono l’uscita, e si trovarono sul bordo di un precipizio che dava sul mare, da cui prima avevano dovuto arrampicarsi.

 

“Presto, afferrate Golduck!”

 

Adam, Vergil e Kiyo si aggrapparono al dorso del Pokemon. Un istante dopo si tuffò e, giunto in acqua, iniziò a nuotare a una velocità sorprendente per il carico che trasportava. Si erano allontanati forse di qualche centinaio di metri quando un’esplosione più potente delle altre squassò l’intera isola: un enorme pilastro di fuoco uscì dalla sua superficie, bruciando gli edifici del quartier generale dell’Enclave, e Ho-oh apparve, finalmente libero, in mezzo a tutta quella devastazione. Si guardò intorno con i suoi occhi gialli e iniettati di sangue; poi, con un imponente colpo d’ali, si alzò nel cielo, scomparendo pian piano all’orizzonte.

 

 

  
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