You're not from here
Ino, ti ricordi della nostra promessa suggellata quel
giorno al
chiaro di luna?
Ti ricordi come eravamo buffe ed ingenue?
Così
piccole e fiduciose.
Nessuna delle due sapeva ancora cosa la vita
ci avrebbe regalato, e non ci importava.
Bastavamo io, tu e
l'amore che ci legava l'una all'altra.
Il resto non contava.
Io non so cosa mi spinge a farlo, ma non riesco ad impedirlo.
Non
so perché dopo due anni, io sia ancora qui a
pensare a
te, quando invece non dovrei. Non così,
almeno.
Tu
ne soffriresti moltissimo, lo so.
Ma come posso metterti fuori,
proprio quando ho più bisogno di te?
Me lo dici?
Io ho
come la sensazione di... io credo di stare per tradirti...
Ho
paura.
Ti promisi che sarei andata avanti, che non mi sarei lasciata
intimidire da niente e da nessuno, che sarei stata forte e che sarei
riuscita a vivere... anche per te, ma invece...
Mentivo. Io
mentivo.
E ti dissi una bugia.
Sì, sono colpevole, Vostro Onore, e mi
inginocchio
davanti a voi, a capo chino, affinché possiate capire e non
giudicarmi.
L'accusata ha mentito sul letto di morte solo per
poter assaporare ancora una volta quel sorriso.
E sono egoista, lo so. Ho sempre preteso
qualcosa da te,
anche quando non ne avevo alcun diritto.
Ho sempre chiesto
qualcosa e spesso senza ricambiare; eppure, ne avevo un disperato
bisogno, sì, era come se ogni mio desiderio o richiesta, mi
facesse sentire vicina e viva per te.
Tu mi hai rovinato, lo
sai?
Mi hai sempre fatta sentire come una di quelle che non
riescono a vivere senza prendere ciò che gli spetta.
Sei
come la droga; dal momento in cui ti si assimila,
poi non ci
si può più sottrarre.
Non si può più
tornare indietro.
Basta solo anche una piccola dose, per cadere
dentro il luogo della perdizione.
E crei quella maledetta
dipendenza. Quella voglia di cercarti e di fare di
tutto pur
di averti, di assimilarti, di sentire che ci sei e vivi dentro di me,
circolando tra le mie fibra, intossicandomi, annebbiando la mia
razionalità.
Era questa una delle caratteristiche che ci distingueva:
sapevi
perfettamente quando la tua presenza contasse per me; perché
oggi, se sono dove sono, è tutto merito tuo.
Non
sarei diventata quella che sono senza un tuo sguardo vigile.
Ed
io?
Quante volte mi sono fermata a chiedermi se anche tu volessi
essere incoraggiata?
Troppe poche volte, perché... lo so, è
colpa mia ma... tu, tra le due, eri quella che spiccava di
più,
non avevi bisogno di raccomandazioni, no, tu sapevi cosa volessi
dalla tua vita e l'avresti ottenuto.
Nessuno ti avrebbe mai
ostacolato, nessuno si sarebbe mai permesso di mettersi contro la
grande Ino.
Eri il mio modello, io volevo essere come te.
E
mai avrei visto la mia Ino cedere, debole e indifesa, perché
lei era quel cuscino che avrebbe attutito le mie cadute.
Troppo
importante per me.
Io ero quella che doveva spiccare, io ero
quella che doveva sbocciare.
Io ero un bocciolo quando tu eri già
una bellissima cosmea.
Ti ho sempre ammirata, sai?
Non hai mai chiesto per un
solo istante di guardare oltre me stessa e le mie richieste. Te ne
stavi lì, con aria sbarazzina e quel ghigno che tanto amavo
e
temevo, a raccogliere i miei semi e speranze. E mi hai insegnato a
lottare, a raccogliere dalla mie lacrime i frutti dei miei progressi,
perché anche una come me può essere qualcuno se
solo lo
desidera.
I can't get used to missing you
If this is how it's gotta
be
I need an angel to watch over me
No one can hold the hands
of time
But I can hold you in my mind
Over and over like a
melody
For now
I'll stand still
For now
I'll be filled by
the memory of your skin
Anche quel giorno non potei far altro che chiederti
qualcosa. E tu, nonostante tutto, mi accontentasti.
Sapevi
quanto fosse importante per me e cosa rappresentasse un solo singolo
sorriso, che effetto avrebbe avuto sul mio essere.
Tu stavi per
volare via da me ed io volevo che ci lasciassimo con quel sorriso che
suggellasse la promessa di vivere per entrambe, sempre, qualunque
cosa fosse accaduta.
Perché era così che volevo che andassi
via, serena.
Volevo che non ti preoccupassi per me,
perché se ti avessi detto della disperata voglia di non
lasciarti andare, se ti avessi detto che non avrei retto una vita
senza di te, senza insultarci, senza litigare per le minime cavolate,
senza i tuoi rimproveri o abbracci... ti avrei reso triste.
E non
volevo. Non l'avrei permesso.
Ebbi solo la forza di annuire alla tua richiesta.
Non lasciare che niente ti spenga.
Non fuggire mai più.
Mi perdonerai, amica mia?
Fa male, sai?
E' come se sentissi
mille aghi penetrarmi la pelle, affondare nella carne, lasciando che
mi uccidano lentamente dall'interno.
Sento che questa ferita non
potrà mai rimarginarsi, oh no, non posso e non potrei mai
farlo; perché ci sarà sempre quella lacrima che,
ossessiva, scivolando via dai miei occhi, si andrà ad
adagiare
su quello squarcio; e non proverò sollievo o pace, ma solo
dolore e bruciore.
Ed io non potrò far altro che inchinarmi
sconfitta, marchiata a fuoco da quella menzogna che mi ha condannato
per l'eternità.
Ma tu lo sapevi, non è vero?
Perché tu sapevi
esattamente come io fossi.
Guardarti significava specchiarmi
dentro la mia stessa anima, perché nessuno mi conosceva
quanto
te.
E se uno specchio normale può celare anche il più
insignificante dei difetti, quello dei tuoi occhi mi schiaffeggiava
senza ritegno la realtà del mio essere, togliendo quel velo
che opprimeva e nascondeva ciò che non doveva essere
nascosto.
E mi sentivo nuda dinnanzi a te; ero me stessa.
Eppure è tutto così buffo, non trovi
anche tu?
Non
ti viene da ridere a pensarci, Ino?
Il nostro è sempre
stato un rapporto strano, non siamo mai state esempio di "amiche
perfette".
Se io ti amavo, tu mi odiavi; se io ti odiavo, tu
mi amavi.
Se io ero il nero, tu eri il bianco.
Dove per me
doveva esserci il sole, per te andava bene la luna.
Non c'è
stato giorno che non ci ha viste litigare come matte anche per una
sciocchezza, che fossero caramelle o ragazzi.
E quante volte
tornavamo a casa piene di lividi, dopo essere venute alle mani?
Eh
sì, non abbiamo mai rappresentato la perfezione
dell'amicizia,
ma noi rappresentavamo la verità di essa.
Ti invidiavo, sai?
Perché non avevi bisogno di lottare
per avere quello che volevi.
Bastava solo che schioccassi le dita
e tutto il mondo ti sarebbe caduto ai piedi.
Tutti i bambini ti
adoravano, le bambine facevano a gara per diventare le tue migliori
amiche, le sensei ti ammiravano e ti premiavano per la tua
intelligenza, le mamme vedevano in te la figlia modello.
Io ero
gelosa, perché tu, troppo bella e irreale, guardavi tutti
dall'alto del tuo reame, senza timore di mostrarti al mondo per
quella che eri.
Non nascondevi nemmeno i tuoi difetti, oh no...
li sbandieravi orgogliosa, come se anche loro ti rendessero forte e
unica.
Sai, narcisista come te non ce n'è al mondo!
Eri
capace di usare il kunai come uno specchietto per riflettere la tua
immagine.
"Le donne devono mostrarsi sempre perfette ed
eleganti in ogni momento, sia in battaglia che nella vita."
Ed
eri così spendacciona, non te ne fregava un tubo se quel
capo
sarebbe costato tantissimo, l'importante per te era apparire ed
essere, a costo di rimanere senza soldi per tutto il
mese.
Perché tu eri la principessa di un reame che ti
acclamava, ed io non ero altro che un'inutile suddita, sporca e
timida, che guardava ai tuoi occhi come a qualcosa di grande ed
immenso... irraggiungibile.
Ma tu sei orgogliosa di me?
Mi siedo ai piedi di uno di quegli alberi di ciliegio che
tanto
amavamo contemplare.
Chiudo gli occhi, ascoltando la voce del
vento che riporta alle mie narici il profumo di questi petali. Il
nostro profumo.
Dicevi che immergerti in una vasca da bagno
ricolma di essenze di petalo di ciliegie era come sprofondare in un
mio abbraccio, invitante e rilassante, ed io ne ero così
felice. Era bello sentire quelle parole dette da te. Mi facevano
sentire importante, sai?
Però io, non posso far altro che
chiedermi, cosa ti spinse quel giorno a raccogliermi con te?
Perché
volesti che un essere così inutile diventasse la tua
migliore
amica?
Io me lo sono sempre chiesto, ma... non ho mai saputo la
risposta.
Non ebbi mai il coraggio di domandartelo, perché
la parte codarda di me aveva paura che tu aprissi gli occhi e che mi
rigettassi, non considerandomi alla tua altezza.
Io ero inutile.
Ed avevo paura.
L‘hai sempre saputo sin dalla prima volta, vero?
Tu hai
sempre saputo quale fosse la mia paura più grande: quella di
restare sola.
Tu lo sapevi che l’unica battaglia che mi avrebbe
vista cedere e cadere, affranta, umiliata e sconfitta, era proprio
quella contro la solitudine.
Ma tu invece, mio dolce angelo, non facesti altro che
prendermi
tra le tue braccia, avvolgendomi tra le tue ali, abbracciandomi e
cullandomi, lasciando che diventassi parte di te.
E fu da allora
che cominciai, finalmente, a vivere.
Se vivere avrebbe significato restare per sempre ancorata
dietro
la tua ombra, questo, per quanto mi avrebbe pesato, mi avrebbe reso
orgogliosa e felice.
Vivevo nella tua ombra, ma splendevo della
tua luce.
Eppure, una parte di me non ha retto a tutto questo, doveva
per
forza staccarsi da te.
E fu proprio quando mi resi conto che
restando ancorata a te non avrei fatto altro che essere la tua brutta
copia, che presi quella decisione.
Dovevo allontanarmi da te,
a qualunque costo.
Diventammo rivali.
Ma tu sapevi i motivi
che mi spinsero a farlo. Lo sapevi, eppure non hai detto nulla, non
hai contestato la mia decisione, sapevi che niente me lo avrebbe
impedito.
E so che hai pianto, ed è la cosa che più
mi uccide, sapere di essere la causa delle tue lacrime.
Una parte
di me è morta quel giorno, su quella panchina, quando ti
dichiarai guerra.
Ma dovevo farlo, Ino.
Non potevo continuare a
vivere dietro qualcuno. Non sarei mai cresciuta, non sarei mai
sbocciata, e tu sapevi quanto per me contasse.
Dovevo dimostrare
anche a te che tutti i tuoi sforzi non erano vani.
Io volevo solo
vedere nei tuoi occhi riflessa la luce dell'orgoglio.
Ma sarei sempre vissuta nella tua ombra.
Rabbrividisco, mi avvolgo.
Forse è la sensazione di
solitudine che mi sta circondando come un alone invisibile,
perforandomi, infilandosi dentro, spargendosi pericolosamente, a
spingermi ad aggrapparmi a qualcosa.
Io lo so che è
sbagliato e che non dovrei nemmeno lontanamente pensarci, ma non
riesco a non farlo.
Tu non ci sei, ed io sono sola.
Di
nuovo.
E sento che sto per tradirti.
Ti odio, perché non hai mantenuto quella promessa.
Mi
avevi promesso che saremmo rimaste per sempre insieme, che qualunque
cosa sarebbe accaduta, tu ci saresti stata...
Ed invece mi trovo
qui, sola, a pensare a te che ormai non ci sei più,
perché
ho bisogno di te, adesso più che mai.
Mi odio, perché nonostante sia acclamata come una
grande
Kunoichi medico, io non sono riuscita a salvare la vita della mia
migliore amica.
Oh no.
"Dobbiamo sbrigarci!" disse Shikamaru mentre, vigile,
teneva a bada uno dei ninja con il quale si stava scontrando.
"Tenete
duro... ancora poco e Choji ritornerà come nuovo." Aveva
risposto Sakura mentre, con le mani cariche di chakra, stava cercando
di curare le ferite del compagno di squadra di Ino e
Shika.
Cominciava a sentirsi stanca: Choji non era il solo ad
essere stato curato; prima di lui anche Shino e Kiba, ma non avrebbe
ceduto. Non poteva cedere, tutti dipendevano da lei e lei non doveva
minimamente farsi trovare impreparata.
Ma continuando di questo
passo sarebbe rimasta senza energie, perché oltre a
difendersi
e a guardare le spalle agli altri, doveva proteggere se stessa, e la
cosa non era così semplice.
Maledizione a quell'attacco
improvviso da parte degli emissari di Orochimaru.
Maledizione a
lui e alle sue spie.
Quando anche Choji era stato rimesso in
sesto, aveva approfittato della calma apparente per curare anche le
sue di ferite, ma questo l'aveva distratta.
Tutto si svolse troppo
velocemente.
Aveva sentito qualcuno urlare.
Ino!
Poi, si era
voltata lentamente, ed aveva osservato la scena come se ci fosse
qualcuno che, sadicamente, avesse rallentato il tempo.
E fu così
che vide tutto.
Ino che correva nella sua direzione.
La mano
protesa verso di lei.
Kabuto che si avvicina sempre di più.
Lei che sgrana i suoi occhi.
La mano del maledetto che trapassa da una
parte all'altra lo stomaco di Ino.
E il sangue, tanto sangue, che
schizza sino ad arrivarle sul viso.
Il corpo di Ino che cade sopra
il suo.
Kabuto che sorrideva diabolicamente.
Orochimaru che,
dopo aver guardato Naruto negli occhi, svanisce.
Poi, silenzio.
Dovevi farlo per forza, eh?
Dovevi per forza fare l'eroina e
metterti in mezzo tra me e Kabuto, non è vero?
IO sarei
riuscita a difendermi anche senza il tuo aiuto, idiota!
Se non
avessi fatto di testa tua, se solo avessi pensato più a te
che
a me...
Se solo... Tu saresti qui con me, ci saresti tu al
mio posto.
E so quanto per te fosse importante.
Ed invece no...
la signorina doveva per forza intervenire.
A che serve adesso
piangere, me lo dici?
Le lacrime non ti riporteranno indietro, ed
io non riuscirò mai a liberarmi da questo di colpa.
Dio...
mi faccio schifo.
Non ho saputo evitare che accadesse questo.
Sento come se la mia vita scivolasse via da me, senza che io sia
capace di riacciuffarla.
Doveva essere la tua vita, non la mia.
Lo
sai.
Appoggio affranta la testa sulle ginocchia mentre le
abbraccio.
Non servo a nulla.
"Ino!" urlò disperata Sakura mentre
delicatamente
la voltava, in modo da osservarle il viso.
Strappò un lembo
di stoffa della sua tenuta e lo usò come fazzoletto per
pulirle il bel volto stravolto e pallido, così in contrasto
con il rosso di quel sangue che, uscendole dalle labbra, scivolava
indisturbato sino a terra.
Appoggiò le mani sullo stomaco di Ino.
"Sta' calma, ora ci penso io!" Disse mentre la
sentiva tremare tra le braccia.
Cercò
con tutte le sue forze di concentrarsi e di dirigere tutto il chakra
rimasto nella zona ferita.
"Forza... forza... non mollare!"
"Sto...
more-n-do..."
"Zitta! Non dire stronzate, tu non
morirai, mi hai capito?" disse mentre enfatizzava le ultime
parole. "Stupida, sei una stupida. Non avresti dovuto
farlo!" urlò arrabbiata Sakura.
"Te l'ho sempre
detto, no?" rispose Ino con voce roca e fioca "Non
sarei mai più..." tossiva "rimasta inerme a... "
sputava sangue "Dovevo... proteggerti..."
Ma Sakura non
l'ascoltava, piangendo, cercando disperatamente di guarirla.
"Fa
così... freddo..."
Sakura si sdraiò su di
lei.
"Ti ricordi quando da piccole... tu tremavi dal freddo
ed io ti..." respirava affannosamente "proteggevo con il
mio corpo?"
Sorrideva, nonostante tutto, continuava ad
avere la forza di sorriderle.
Se Ino sorrideva, voleva dire che
tutto sarebbe andato per il meglio, lo sapeva. Sakura annui,
addolcendo lo sguardo contratto dall'ansia e dalla preoccupazione, ma
non mollava la presa. Continuava a curarla. "Ora... tocca a te!"
si osservò la mano "Sangue... terra... che schifo...
sarò
impresentabile..."
Se Ino ironizzava, tutto sarebbe andato
per il meglio e lei la stava guarendo. Doveva essere così.
"Morirà... i suoi organi interni sono
troppo
danneggiati, nemmeno lei può fare qualcosa." diceva Neji
dopo aver disattivato il Byakugan.
Shikamaru si lasciò
cadere a terra, con gli occhi spalancati.
Choji non sapeva cosa
dire o fare.
Tutti osservarono Hinata, come a voler trovare in lei
una risposta diversa da quella del cugino, ma lei non poté
far
altro che abbassare affranta la testa e dare ragione all'altro.
"Avrei voluto... fare ancora tante cose..."
"Non
parlare scema, devi riposare, altrimenti mi distrai e non
posso..."
"Inutile..." scosse la testa prendendo tra
le sue le mani di Sakura "Non
puoi fare più nulla per me."
"Ma..."
ma le parole le morirono in gola. Chiuse per un attimo gli occhi,
strizzandoli così forte da farsi male, come in un gesto
disperato, come a voler così cancellare quella visione
straziante. Li riaprì non appena sentì un dito
premere
sulle sue labbra.
"Non lasciare che niente ti spenga... Non
fuggire mai più."
"Ino..."
"Promettimelo!"
La
fissò intensamente, perdendosi nella profondità
di
quegli occhi così carichi di vita, ora così
fuggevoli.
Gli occhi di Sakura chiedevano di essere letti.
Ed
era egoista, lo sapeva. Ma doveva farlo.
Ino sorrise.
Lei
aveva capito.
"Prenditi cura di te..." un'ultima carezza
lieve e tremolante sfiorò la sua guancia rigata di lacrime,
poi... vide quella mano scivolare lenta, fino a posarsi inerme sul
suo addome.
E vide quegli occhi chiudersi.
Un urlo ruppe
prepotente e disperato quel silenzio sceso pesantemente. Inutile
chiamarla per nome, inutile scuoterla o schiaffeggiarla: lei era
morta.
I suoi occhi non avrebbero mai più visto la luce.
Non avrebbe mai più udito quella sua voce
isterica.
Non
avrebbe mai più litigato con lei.
Non avrebbe mai più
avuto una rivale, né un'amica.
Non avrebbe mai più
dimostrato chi delle due era la migliore.
Lei non c'era più.
Restò tutta la notte così,
dondolandosi avanti e
indietro, tenendo tra le braccia il corpo privo di vita di Ino,
cullandola come se fosse una bimba bisognosa di cure ed
attenzioni.
Toccava a lei ora, prendersi cura di Ino.
Ed era
troppo tardi.
Maledizione!
Mi fisso le mani e le vedo tremanti.
Stupida
ragazzina.
Tzè... che cavolo volevi dimostrare, poi?
"Che sono migliore di te?"
Balzo in piedi come se mi
fossi ritrovata improvvisamente seduta sui carboni ardenti.
E...
capelli lunghi color del grano legati in una coda alta, occhi
azzurri, labbra sollevate in un ghigno, un lungo abito bianco, mani
posate all'altezza dei fianchi, volteggiava leggiadra, danzando sui
piedi scalzi.
Allarga le braccia nella mia direzione ed io, mossa
dall'istinto irrefrenabile di azzerare le nostre distanze, mi
precipito verso di lei.
Ma, non appena sto per abbracciarla, sento il mio corpo
attraversala... e freddo... è come se stessi passando delle
acque gelide; e mi ritrovo per terra, sorpresa e confusa.
Tutto
questo non può essere reale.
"Sì, non dovrebbe essere reale in effetti... ma
nella
tua realtà, questo è
possibile."
"Che
vuoi... dire?" domando perplessa. Non è reale? Allora
perché la vedo davanti a me? Che sia...
"Pazza?"
ride. Quanto mi è mancata la sua risata. Un suono
così
bello, dolce e contagioso. "Oh, non sei più pazza del
dovuto, tranquilla!" E si piega dinanzi a me.
Io vedo il suo
volto, ma... vedo anche ciò che vi sta oltre. Sollevo la mia
mano e, tremanti, le mie dita si accostano al suo viso.. non lo
toccano, non sentono il calore o il candore della sua pelle... freddo,
la mia mano attraversa il suo viso.
La ritiro spaventata mentre
un brivido mi percorre la colonna vertebrale.
"Però...
devo essere spaventosa se ti incuto tutto questo stupore, paura e
confusione..." prima ancora che io dica qualcosa aggiunge
"Riesco a
percepire ogni tuo pensiero, ogni tua singola emozione, ecco
perché
so cosa pensi ancora prima che tu apra bocca... accidenti, è
divertente però! Così ho nelle mani il modo di
chiuderti le labbra, fronte spaziosa!"
Mi sento tanto stupida
in questo momento, lo ammetto. Sbuffa.
"Ma non l'hai ancora
capito?"
Istintivamente scuoto la testa in senso di
diniego.
"E sì che eri la cervellona so tutto
io!"
Passa la sua mano tra i capelli, incatenando tra il
pollice e l'indice una delle sue ciocche, torturandole con no
chalance.
"Cercherò di farla breve. Diciamo che sono
una specie di proiezione, se così si può dire,
sono
quello che la tua mente ha elaborato; vivo ma non esisto,
ecco!"
Oh sì, adesso mi è tutto così
chiaro!
"Sono
il frutto dei tuoi ricordi, nasco dalle tue più profonde
paura
ed ossessioni."
"Le mie paure ed ossessioni?"
"Beh
se il modo in cui mi stavi ricordando non è ossessivo e
spaventoso..."
"Perché sei qui?"
"Perché
l'hai voluto tu!"
"Io?"
"Ma sì, ma
sì" muoveva la sua mano semitrasparente davanti al suo
bel viso, con quella sua aria annoiata "Nemmeno da morta posso
restare in pace, eh?"
Alla parola morta, io sussulto. Abbasso
il viso.
"Ecco dove sta il tuo problema" non rispondo.
La sento sospirare "Io sono
morta."
Scuoto la
testa animatamente, mi copro le orecchie, non voglio sentire.
"Sì!
Sakura guardami... è inutile che ti copri, mi sentirai lo
stesso... ho detto di guardarmi!"
Riluttante la fisso, e, per
la prima volta in vita mia, guardarla negli occhi mi fa paura.
"Non
esisto, mi hai capito? E' inutile che continui a pensare a me come se
io fossi qui con te, non ci sono più... finché tu
non
ti metterai nella tua testa che io sono morta, non mi lascerai mai in
pace, ed io non potrò andare dove devo e mi spetta!
Confinerai
me e te in un mondo senza pace... e tu lo vuoi? Avanti... sii sincera
per una volta, vuoi davvero questo?"
Apro la bocca per
replicare, ma tutto ciò che esce, è soltanto un
suono
strozzato.
"Maledizione Sakura, cresci per una buona volta!
Finché penserai che io possa tornare, non ti libererai mai
delle tue paure ed angosce... io non vivo più,
punto!"
"Ma..."
"Io sono morta, morta, M O
R T A!"
"No... no... ti prego non farmi questo..."
Gli occhi mi bruciano, mi copro il viso con le mani, mentre le prime
lacrime scivolano lente.
"Dannazione, ed io che credevo fossi
cresciuta nel tempo, ma tutto quello che vedo è soltanto
una
ragazzina piagnucolona, incapace di andare oltre. Mi hai
profondamente deluso."
Le tremavano le mani e sento come se
fosse arrabbiata. Non so come ma... lo percepisco.
"Perché
mi fai questo?"
"Perché voglio che mi lasci in
pace, ecco perché!"
Abbasso affranta il capo.
E' normale, dopotutto non potevo tenerla per sempre con me. Lei vuoi essere lasciata in pace, è stufa di avere tra i piedi una come me. Sorrido amaramente.
"Avrei voluto non arrivare a questo punto, ma l'hai voluto tu, non io..." la sua voce si addolcisce, e sento come se fosse miele dolce che scivola lento dentro di me "Non voglio che mi cacci perché non ti sento alla mia altezza o perché sono stufa di te; Sakura, voglio che ti liberi di questo peso. Tu credi che se io vivessi ancora, ci sarei io al tuo posto, non è vero?" Sgrano gli occhi "E credi che mi stai tradendo, mhm?" annuisco "Lasciatelo dire, sei un'idiota!"
"Ma è la verità!"
"Ma la verità di cosa?" non mi dà nemmeno il tempo di risponderle "E' la tua verità! La T U A! Non potrei mai pensare ad un tradimento... è andata così Sakura, io non ci sono e tu invece sì, e questo non significa che, se Shikamaru e tu vi siete avvicinati, io possa pensare ad un tradimento nei miei confronti!"
La guardo come se fosse la prima volta che la stessi vedendo.
"E non fare quella faccia, se pur fantasma, sono matura,
eh... sono persino splendida! Guarda il lato positivo della cosa,
almeno non avrò più il
problema
della linea o del mantenimento della mia bellezza, e poi si sta un
incanto, sono meravigliosa!"
Per la prima volta sorrido, mi
sento un po' più leggera adesso che lei sa e che mi
capisce.
"Non sei cambiata minimamente, sai mailina?"
"Non
chiamarmi maialino, Fronte spaziosa!"
"Ehi!"
Ci
guardiamo per un attimo e poi ridiamo. Era da tanto tempo che non
ridevo così, ed è così piacevole
farlo; ho come
la sensazione che tutto possa svanire e che l'attimo dopo sia pronta
per ripartire, più fiduciosa e sollevata che mai. Solo lei
riesce a tirare fuori il mio carattere.
Grazie
Però non voglio che te ne vada...
"Devi volerlo!"
"Non possiamo rimanere così?
Che male ci sarebbe, dimmelo!"
"Tu vorresti che
continuassimo a vivere così?"
"Sì!"
"Quanto
sei stupida!"
"Vacci piano con le offese, ok?"
"Perché
sennò che mi fai?"
"Oh qualcosa farei, non so
cosa... ma lo farei!"
E mi sorride, ed io le rispondo, ma...
non appena scuote la testa il sorriso muore.
"Non ce l'hai
con me per Shikamaru?" domando mentre mi tormento le dita delle
mani.
"Certo che no. Insomma, sono passati due anni dalla mia
scomparsa, è normale se voi due abbiate deciso di... beh...
sì... di stare assieme."
"Ma è come se ti
stessi tradendo!"
La vedo sospirare.
"Poi dici che
devo andarci piano con le offese, ma sei una cretina. Ti ho
già
detto che non la vedo come un tradimento! E' vero, ho amato
Shikamaru ed una parte di me continua a farlo, ma..." chiude gli
occhi "...non è la mia vita, non è con me che lui
deve stare, non è con me che sarà felice. Io
sono
solo un fantasma e tu rappresenti il suo futuro..." si siede
vicino a me e riapre gli occhi.
"Però... una parte di
me ti odia, Sakura" il mio cuore perde un battito "Non è
giusto... non è affatto giusto che tu prenda
così, il
mio posto... che sia tu a vivere con Shikamaru e che io sia morta...
ero così giovane... avrei avuto tutta una vita davanti... ma
che cosa posso farci io?"
Sorride amaramente e il mio cuore
viene stretto da una morsa "Va bene così... non posso
farci nulla, non conta più, e sai?" Mi fissa "Per
quanto possa odiare questa situazione, non posso colpevolizzarti di
nulla. Hai fatto tutto il possibile per salvarmi e sono stata io a
volerlo..." sospira "Sono contenta che sia tu e non qualcun'altra."
Restiamo in
silenzio per molto tempo, non so quanto in verità, ma
è
così piacevole restare così.
Non lo temo, perché non mi spaventa se accanto a me ci sta
lei.
Tutto questo mi ricorda come da bambina ce ne stavamo racchiuse nei
nostri pensieri, ma unite e vicine fisicamente.
E mi sento
bene.
Non ho bisogno di altro.
“Devo andare adesso!” mi sussurri
dolcemente.
Così
presto?
Annuisce.
"Resta con me... per favore!"
"Sai
benissimo che non posso."
"Ma io non ci riesco... non
voglio che te ne vada... non voglio rimanere... sola!"
"Ma
tu non sei sola. Anche se io non ci sono fisicamente, posso
continuare a vivere lo stesso in te... basta solo che mi conservi
qui" allunga la mani verso di me, e il suo dito mi sfiora il
petto. Un brivido mi percuote e sento tanto calore. Mi ha toccata?
La
fisso, anche lei sembra confusa, ma... non mi importa, devo farlo.
Non posso lasciarla andare così, non senza...
Sento le
sue braccia che lente e tremanti mi circondano. Appoggio la mia testa
sul seno, all'altezza di quel cuore che non batte più, e
sento
queste lacrime scivolare ribelli.
Il mio cuore batte
all'impazzata. Lo senti, Ino? Batte per te... ed è furioso,
perché stai per andartene di nuovo; ed io, per la seconda
volta, non posso fare nulla per impedirlo... solo assistere.
Oh,
come vorrei averti stretta di più in passato!
Lo
rimpiangerò per sempre. Perché non sono mai stata
in
grado di dimostrarlo come avrei invece voluto.
Ho ricevuto molto,
ma non ho dato abbastanza.
Mi stringo sempre di più a
te.
Voglio conservare ogni singolo momento di questo nostro
bizzarro incontro.
Non importa di nulla, solo di te e me.
Perché
ti voglio bene più della mia stessa vita. Sei la mia
sorellina, e nessuno mi impedirà di amarti e di
dimostrarlo.
Sento le tue labbra ghiacciate sfiorarmi la
fronte.
"Ho ricevuto più di quando tu possa
immaginare" mi sussurri accarezzandomi lentamente la guancia.
Cerchi di frenare il flusso delle mie lacrime, ma sai che non potrai
farlo.
"Sarai sempre la mia piagnucolona preferita!"
Dici prima di cominciare a svanire.
Ed io scuoto il capo... no...
non mi sento ancora pronta per lasciarti andare via. Resta con me...
resta... "Addio e ricorda che ti voglio bene, ora e sempre!"
la tua voce mi culla, ed io sono qui, con gli occhi sbarrati,
piangendo silenziosamente, guardando quelle mani che ti hanno stretta
per così poco tempo.
I know you
You're not from here
I've waited for you to
appear
To take my breath away
And make me weep
You're not
from here
Not from this here and now
Just a touch of yours
And
I fly... and I fly... and I fly
Tra le lacrime io sorrido.
Mi alzo, tremante, muovendomi dapprima come se fossi sotto l'effetto di qualche bevanda alcolica; poi comincio a correre, e correre, sempre di più... non mi importa se sento che le mie gambe non reggono, se il respiro diventa irregolare, se il cuore mi batte così forte da esplodere... io...
Mi lancio verso di lui che sorpreso mi fissa stranito.
Mi
chiede se va tutto bene, mi vede sconvolta ed io lo riassicuro.
Ho
solo visto la mia migliore amica.
Ma a lui non lo dico, sarà
il nostro segreto, vero Maialina?
Poi lo bacio, stringendomi a lui
come se potessi fondermi in una cosa sola.
E rido, gli prendo le
mani e rido.
Lui mi guarda come se fossi un alieno venuto da
chissà quale pianeta, ma sorride... se io sono felice, lo
è
anche lui.
So quanta pena io gli abbia dato in questi giorni.
Sono pronta.
Grazie a te.
"Sì... io desidero
diventare la moglie del signor Nara!"
Non scapperò
mai più.
Lui sgrana quei suoi bellissimi occhi,
sbattendo le palpebre più volte prima di richiedere quello
che
ho detto, non ci crede ancora...
"Sì!"
Sai, Ino, se un giorno mi avessero detto che non
avrei mai più
seguito la luce,
avrei riso come una
matta.
Questo sarebbe stato semplicemente impossibile:
niente sarebbe stato in grado di spegnere la fiamma che ardeva dentro
l'immensità dei tuoi occhi.
Io ci credevo.
Camminavo
retta dalle ali di un angelo. Non avevo paura di restare appesa sul
filo di un rasoio, perché io non sarei mai caduta.
Mi
fidavo.
Oh no, nessuno... era semplicemente impossibile.
Nessuno
avrebbe mai strappato dal mio corpo il candore di quelle piume.
Come
avrei fatto io senza seguire la luce?
Come avrei fatto io senza
quelle ali?
Mi sarei soltanto ritrovata di nuovo dentro quel
labirinto oscuro e tetro; e sarei mai riuscita ad emergere?
Ora lo so.
Sì.
Perché vivrai sempre con
me.
Grazie.
The end.
Note dell'autore:
Credits:
Il
titolo della fanfic, così come i pezzi di canzone che vi
sono
dentro, viene da
You're
Not From Here canzone
appartenente a
Lara Fabian,
che ne detiene tutti i diritti.
I personaggi di Naruto non mi appartengono, ma sono di proprietà esclusiva del suo creatore, Masashi Kishimoto. La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per il piacere di farlo.
Cavoli,
e chi se lo aspettava di arrivare terza.
Sono felicissima*_*
E'
stato un piacere partecipare a questo contest. Mi ha permesso di
mettermi in gioco e di uscire un po' dal mio letargo. Non so se
qualcuno si sia accorto della mia assenza dal fandom, ma è
da
circa...*me controlla date* un anno che non pubblicavo su questa
sezione. Mamma mia, non mi ero accorta che fosse passato
così
tanto tempo O_O
Non che sia sparita, e che mi son dedicata ad
altri fandomXD
OddeoXD
Comunque. Passiamo all'angolo dei
ringraziamenti.
Volevo ringraziare Kagome_chan88 per la
disponibilità a indirre questo contest e Coco Lee
per
averle dato una mano. *Me piega il capo*
Ringrazio tutti coloro
che hanno preso parte al contest (HarryHerm,
Scintilla e Kaho_chan)e che mi hanno permesso di dare il
massimo.
Bene.
Con questo ho chiuso, ma non temete
*risata sadica* molto presto, riapparirò con una nuova
oneshot. Posso solo anticiparvi che sarà una Neji/Hinata.
Grazie a tutti.
Solarial.