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Autore: Beads and Flowers    23/08/2013    1 recensioni
Una voce chiama Myrlene sulla montagna, durante le giornate di pioggia. A casa, sua sorella Jehanne l'aspetta in silenzio, pregando Dio di essere perdonata per un peccato che ha segnato la sua nascita.
Le due gemelle, tanto belle quanto odiate, passano le loro giornate ignorando il dolore, i colpi che il padre infligge a Jehanne, la violenza e la paura impressa nei sogni di Myrlene. Ignorano. Ignorano le innumerevoli ingiustizie che sconvolgono la loro vita, i segni che sembrano preannunciare una disgrazia, le terribili visioni che riporteranno alla luce antichi segreti.
Ignorano. Promettono. Pregano.
Ma la segreta volontà dell'Ondina le incatena ad un promessa dimenticata.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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5. L'errore

And when will ye return again?
When will we get married?
When broken shells make Christmas bells
We might well get married.


"As I Roved Out", canzone popolore d'Irlanda.



 “Che cosa è successo, Myrlene?”
 La ragazza lo guardò meravigliata. Estienne era in piedi di fronte a lei, lo sguardo vigile che osservava la foresta attorno a loro. Era illuminato dal Sole, che filtrava attraverso i rami degli alberi, e la sua voce era dolce come lo scorrere del ruscello. Sembrava un bimbo chinato premurosamente sulla sorella minore. Impugnava il suo coltello con aria quasi innocente.
 “Non dovresti andartene in giro per la foresta, sola e senza un’arma per proteggerti. Conosci quanto me i pericoli che si nascondono tra gli alberi. E’ pericoloso.”
 Non riuscì neanche a rispondere. Era ancora inginocchiata accanto a lui, la mano che stringeva quella del giovane con la forza di un bimbo spaventato, lo sguardo perso nei ricordi della sua infanzia. Una mela raccolta per lei da mani baciate dal vento, un sorriso fresco come le acque dei ruscelli. La presenza serena e fedele di un amico. Un vero amico, che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Myrlene ricordava ancora quel timido sorriso, incontrato all’ombra di un albero autunnale, quando i funghi si nascondevano tra le risate di fate morenti. Quel sorriso poteva salvarla.
 “Estienne… sono così felice di vederti.”
 Il ragazzo si voltò verso di lei, lo sguardo acceso da tenero affetto. Si slacciò il mantello che gli copriva le spalle e vi avvolse il gracile corpo di Myrlene. Le sue mani forti si muovevano con delicatezza e premura, come se cogliessero il più fragile dei fiori.
 Tu gli piaci.
 Così bello, affascinante e gentile?
 Ti mariteranno, un giorno. Ed io resterò sola.
 Non sposerei mai un uomo che mi conduca via da te, sorella mia.
 Si erano scambiate quelle parole solo il giorno prima. Come potevano sapere che avrebbero segnato per sempre il loro destino? Eppure, la risposta era di fronte a lei. Semplice, chiara e perfetta. Non sarebbe più dovuta ricorrere all’alchimista. Sua sorella Jehanne non avrebbe più guardato con orrore al giorno del matrimonio, perché questo non l’avrebbe separata dalla gemella, dal suo villaggio, da Dio.
 Era perfetto. Sembrava il piano di un angelo celeste. Un angelo dai capelli biondi, dal viso ingenuo e sottile.
 “Ti prego, Estienne. Portami a casa.”
 “Va bene, amica mia.”
 Myrlene evitò accuratamente d’incamminarsi lungo la via da cui era venuta. Il suo passo era veloce, agitato. Non poteva permettersi di incontrare Tyerns Izvor. Doveva restare il più a lungo possibile con il suo amico d’infanzia, da sola. Ogni sua mossa doveva essere studiata e precisa. Doveva essere certa che il suo piano avrebbe funzionato anche in questo modo. Ogni tanto riusciva a catturare lo sguardo del giovane, attenta che i suoi occhi scuri riflettessero la luce del Sole, dipingendo l’espressione del suo volto con tinte tenere e seducenti. Liberava una risata per qualcosa che il suo compagno le diceva, stringeva con affetto la sua mano. Una volta fece finta di inciampare, e si aggrappò al suo petto per non cadere. Lui la strinse con le braccia. Non faceva altro che seguire un istinto, ma bastò per confermare i pensieri di Myrlene. Ora non aveva davvero più dubbi. Aveva capito che aveva il ragazzo era davvero suo.
 Suo. Lo era sempre stato, dall’inizio.
 Non doveva far altro che prenderlo.
 Quando arrivarono in prossimità dei possedimenti del Vecchio Amis, Myrlene chiese ad Estienne di lasciarla andare avanti da sola. Non occorreva che lui la seguisse. Scorse subito il dispiacere nel suo sguardo, e questa fu un’altra prova della sua sincera fedeltà. Premette con dolcezza le esili dita attorno alla mano del giovane, sorridendo. Era un ringraziamento più che sufficiente per averla aiutata, se ne accorse dal leggero rossore che colorò le guance di Estienne, in quella fredda mattina di Autunno.
 “Allora, ti lascio qui. Ma tu sei sicura che starai bene?”
 “Certo. La mia casa si trova appena oltre questi alberi, non ricordi?”
 Il ragazzo annuì, senza distogliere lo sguardo da lei. Myrlene si sottopose a quell’esame tanto tedioso quanto voluto, tenendo bene a mente la meta ormai vicina. Estienne non sospettava nulla. Forse non sapeva neanche della presenza dell’alchimista. Questo non poteva che andare a suo favore.
 “Volevo chiederti, amico mio, se per caso ti piacerebbe vedermi ancora. Così, noi due da soli. Sono felice di averti incontrato questa mattina. Sono felice che tu sia stato al mio fianco quando ero sola e spaventata.”
 Notò come il rossore sul suo viso si accentuava. Era troppo facile.
 “Mi… mi farebbe molto piacere. Tu non… non me l’hai… mai chiesto prima d’ora.”
 “Ci conosciamo da tanti anni. Ma non puoi farmi di questo una colpa. Fino all’anno scorso non ero che una bimba, non provavo alcun interesse se non per le mie bambole, per i miei giochi. Spero che tu riesca a perdonare una bambina, Estienne.”
 Erano parole pronunciate con ironico rimprovero, ma il ragazzo annuì con la solennità di un giuramento. Prese le mani di Myrlene tra le sue e le strinse con gioia. Poi si voltò, e corse via tra gli alberi, verso la strada che conduceva al villaggio. La giovane udì il rumore dei suoi passi farsi sempre più distante, soffocato dal soffice tappeto di terra e foglie. Chiuse gli occhi per conservare quel suono nel cuore. Era il suono di una decisione. Avrebbe udito di nuovo quei passi, era pronta a tutto pur di conquistare quei piedi, quel corpo, quella persona. Lei e Jehanne sarebbero state finalmente insieme, al sicuro da tutto ciò che le aveva oppresse in quegli anni. Estienne avrebbe pensato a questo.
 
 Quando arrivò a casa, trovò Tyerns Izvor sull’uscio della stalla, intento a parlare con il Vecchio Amis. L’alchimista guardava il terreno ai suoi piedi con aria avvilita. Sembrava ricevere in silenzio un rimprovero di qualche sorta. Solo dopo essersi avvicinata Myrlene capì che suo padre stava urlando. Era rosso in volto, le mani strette attorno agli stipiti della porta, come se stesse soffocando due esili omini di legno. Myrlene si chiese dove fosse Jehanne. Non sembrava essere nella stalla, la gracile figura del padre non poteva nasconderla. Non era nel giardino.
 Solo dopo qualche istante scorse un movimento impercettibile alle finestre del piano superiore. Un’ombra tra le ombre, un volto pallido ed una lunga treccia rossa. Jehanne non si sporse per salutarla, ma Myrlene vide una mano agitarsi nella stanza, come una colomba spaventata nella sua gabbia di ferro. A volte Jehanne danzava quando era triste.
 “Se le è capitato qualcosa, giuro che ti ammazzo!” stava urlando il Vecchio Amis “Come hai pensato di lasciarla da sola nel bosco, nelle ore più pericolose del giorno? E chi mi garantisce che sia stata davvero lei a seguirti di sua iniziativa? Bastardo, se hai osato anche solo toccarla ti ammazzo. Hai capito? Ti ammazzo!”
 “Vi giuro che quanto ho detto è la verità. L’ho aiutata a liberarsi dai rovi, lei mi ha confessato di volermi assistere nei miei esperimenti ed io le ho chiesto di guidarmi fino alle zone fiorite di sua conoscenza. Quando le ho chiesto che cosa l’avesse spinta a nascondersi proprio tra le spine di quel cespuglio, si è agitata ed è scappata via. Ho provato a cercarla, ma non sono riuscito a rintracciarla. Ho chiamato a gran voce il suo nome fino a che la gola non mi fece troppo male per continuare. Non ho potuto fare più di questo da solo, e così ho pensato di venire a cercarvi e di chiedere aiuto.”
 “Dice la verità, padre.”
 Solo in quel momento i due uomini notarono Myrlene, che a occhi bassi si dirigeva verso lo sguardo severo di suo padre. Tyerns Izvor parve sorpreso nel vedere la ragazza sostenere la sua versione dei fatti. Aveva mentito. Myrlene era scappata quando l’alchimista le aveva afferrato la mano, quando l’aveva stretta a tal punto da farle male. Le aveva posto quelle strane domande. Erano domande da rivolgere ad un’amante persa molti anni prima, a lungo cercata e mai ritrovata. Ad una sorella tradita ed abbandonata in un attimo di follia. L’avevano terrorizzata, il modo in cui erano state pronunciate era carico di angoscia e d’impazienza, come un padre che picchia il figlio per avere delle risposte. Myrlene aveva tremato, allora, ma adesso non aveva più nulla da temere. Non aveva niente da spartire con quell’uomo, la sua presenza non rientrava più nei suoi piani. Era solo un povero uomo in terra straniera. Non aveva bisogno di affrontarlo. Non doveva far altro che lasciarlo andare, come il personaggio di una favola tanto amata, che aveva abbandonato nelle notti della sua infanzia. Che pensasse quello che voleva su di lei, che la guardasse o la desiderasse per i suoi rituali, lei non l’avrebbe più guardato in viso. Doveva solo concentrarsi sul suo compito, sulla meta che ora non aveva più il volto di quell’uomo.
 “Ho seguito Tyerns Izvor perché ero semplicemente incuriosita dai suoi esperimenti. Sono inciampata nel cespuglio di rovi e il nostro ospite mi ha cortesemente aiutato a rialzarmi. Dopo averlo guidato ad una zona della foresta che conoscevo per essere particolarmente fiorita, l’ho lasciato perché mi sono ricordata solo in quell’istante di avere delle faccende che mi attendevano qui. Ma nel tornare mi sono persa nel bosco, ed è stato allora che ho incontrato Estienne, il figlio maggiore del nostro vicino. Lui mi ha aiutato a tornare a casa, e poi è ritornato dai suoi genitori. Mi dispiace, padre, mi dispiace davvero. Ti prometto che non mi allontanerò più senza il tuo permesso.”
 L’espressione del Vecchio Amis era contrariata, ed insieme rassegnata. Scosse debolmente la testa, agitando una mano verso i due giovani come per allontanarli da sé.
 “Non sono le tue passeggiate a farmi paura, Myrlene. Ti sei sempre diretta nella foresta durante le giornate di pioggia. Non mi hai mai chiesto il permesso. A volte mi chiedo se la natura di queste voci un giorno ti porterà via da me, e per sempre. Ma sei libera di andare, se lo desideri. Non posso costringerti in questa casa. Sei la benedizione che Dio mi ha inviato, lo sai anche tu. Non voglio obbligare un dono divino a restare per sempre al mio fianco.”
 Myrlene cercò il suo sguardo, senza rispondere. Un tempo quegli occhi tristi e velati l’avrebbero impietosita. In loro avrebbe visto l’immagine di un padre amato, del suo stesso riflesso immerso nella vecchiaia, della morte. Un tempo avrebbe venerato quella figura. L’avrebbe rispettata nel nome di un timore atroce, di quella malinconia per i giorni passati che le annebbiava la mente.
 Ora guardava, e non vedeva altro che fango e polvere.
 “Allora vi lascio. Ho delle faccende che mi attendono. Jehanne è nella sua stanza, vero?”
 “Sì, vai pure, Myrlene…” mormorò il Vecchio Amis.
 Mentre suo padre ritornava nella stalla, Myrlene si voltò per incamminarsi verso casa, cercando di ignorare lo sguardo dell’alchimista posato con discrezione su di lei. In quel momento maledì Alexiane e tutti i suoi consigli. Fino a che quest’uomo non se ne fosse andato, oppure fino al giorno della sua unione ufficiale con Estienne, Myrlene sarebbe stata costretta a vedere ogni giorno quel volto, a ricordare la paura provata nella foresta quando lui l’aveva guardata con quegli occhi, quando le loro mani si erano strette con la passione della follia, quando lui le aveva detto di averla sempre cercata, di averla trovata solo dopo tanto tempo.
 “Che strano” disse ad alta voce la ragazza “In questi due giorni ho tanto desiderato la vostra attenzione. Ma solo quando l’ho ottenuta, ho capito che esisteva una via più semplice per raggiungere la felicità. Ho capito che non ho più bisogno di voi, straniero.”
 L’uomo non si fermò. Continuò a camminare in silenzio.
 “Oh, potrete certamente continuare ad alloggiare qui. Sarete il benvenuto. Ma vi prego di non avvicinarvi mai più a me, non sarebbe giusto. Sono stata una sciocca a sorridervi, oggi, quando mi avete liberato dai rovi. Sono stata una sciocca, è tutta colpa mia. Vi prego di perdonarmi, in fondo sono stata io a rivolgervi il primo sguardo d’intesa. Ma ho sbagliato. Sappiate che cercherò di non rivolgervi più la parola, da oggi in poi. Mi auguro che riusciate a trovare quello che state cercando.”
 “Posso sapere che cosa avete provato?”
 Myrlene si sforzò di procedere, di non voltarsi nella sua direzione.
 “Quando mi avete presa per mano e stretta a voi?”
 “Sì.”
 “Paura.”
 “Non è vero. Non solo quella. Ero lì, ho visto i vostri occhi.”
 “Vi consiglio di prestare più attenzione a quello che vedete, Signore. Potreste trarvi in inganno e confondere le idee dei vostri ascoltatori. Non voglio più pensare a quello che è accaduto oggi. Voglio dimenticare. Non voglio pensare allo sbaglio che ho commesso quando vedo il vostro volto.”
 “Quale sbaglio, signorina?”
 “Non sono tenuta a parlarvi ancora. Lasciatemi in pace.”
 “Quale sbaglio?”
 “Andatevene.”
 “Myrlene? Quale sbaglio?”
 La ragazza si morse un labbro. Le lacrime trattenute le bruciavano nella gola. Non voleva parlare, non poteva rispondere, altrimenti lui se ne sarebbe accorto.
 “Ditemi quale errore avete commesso. Io capirò. Sono nato per capire.”
 “Lo sapete benissimo. Mi sono lasciata incantare da voi. Dai vostri occhi, dalla vostra magia oscura che mi ha annebbiato il cuore. Per un attimo mi ha distolto da ciò che è veramente importante.”
 “Io vi avrei incantata con della magia?”
 “Non appena avete catturato il mio sguardo.”
 “Dite davvero?”
 “Sì.”
 Myrlene ricordava ancora come il suo cuore battesse forte nel petto. Di paura, di stupore, di gioia. Di gioia, come la più pazza tra le innocenti. Aveva amato il tocco di quelle dita, aveva desiderato il sospiro che nascondeva negli occhi dell’alchimista. Chi cercava veramente? Un fiore, a suo dire, raro come un angelo. L’aveva trovato?
 “Ma non siete stato abbastanza abile. E’ questo che mi fa paura. Non posso fare nulla, perché non vi amo abbastanza. Non posso rinunciare a ciò che è mio, per voi. Non ne siete ancora degno. Ed io non voglio che lo siate. Lasciatemi in pace, ve ne prego.”
 “Non potete rinunciare a ciò che è vostro?”
 “No.”
 “Neanche se il mio amore per voi fosse profondo quanto il vostro verso Dio?”
 “Neanche allora.”
 “Amate a tal punto vostra sorella?”
 “… Voi sapevate dell’affetto che ci lega? Per tutto questo tempo, voi sapevate?”
 “Per questo che mi avete ospitato, non è vero? La volevate portare via da qui tramite una nostra unione. Un piano ingegnoso. E’ stato escogitato quando avete scoperto del figlio di vostra sorella?”
 “Anche questo? Ma come avete fatto a capirlo?”
 “Le mie scienze sono vaste e complesse. Devo intendermi anche di medicina per esaminare le mie piante e compiere i miei esperimenti. Sono pur sempre l’uomo più colto del mio regno. Sarebbe un disonore per non capire al primo sguardo quando una donna è incinta.”
 “Ma voi non l’avete mai vista” mormorò la ragazza, sconvolta.
 “L’ho intravista quando uscivo dalla stalla. Era affacciata alla sua finestra. Mi guardava in maniera piuttosto strana. Non aveva esattamente un’espressione cordiale sul volto.”
 Myrlene era arrivata alla porta dell’edificio. Stringeva le mani attorno agli stipiti e guardava il pavimento di terra ai suoi piedi. Voleva scappare, andare al piano superiore per  ritrovare Jehanne, vederla, toccarla, stringerla a sé e trovare finalmente conforto. Doveva ignorare le parole di un uomo che voleva solo ingannarla con battute ironiche e promesse che non voleva mantenere.
 “Bene, allora sapete che volevo solo ingannarla. Ma ora ho capito che c’è un altro modo per evadere, e voi non dovete farne parte. Con permesso.”
 “Andate pure. Ma sappiate che io avrei acconsentito al vostro piano, anche se nel frattempo voi non vi foste innamorata di me. Non vi avrei mai lasciata al vostro destino. Anche io vi amo, Myrlene. Voglio che voi siate felice.”
 Si avvicinò a lei, lentamente. Myrlene ebbe l’impulso di scappare, di urlare il nome della gemella, ma la grande mano di Tyerns Izvor si posò su di lei. Era forte ed ampia sulla sua spalla. Era calda, e lei non poteva ignorarla.
 “Se volete, potete venire via con me, adesso. Vi prometto che Jehanne starà bene. Venite via con me.”
 “No. Non posso, non posso.”
 “Voi non amate quel vostro amico. Estienne, non è questo il suo nome? Non potete amarlo più di me.”
 “Se vengo con voi, Jehanne sarà infelice fino alla fine. Non potrà mai perdonarmi per averla condotta via dalla sua casa, dalla sua gente e dal suo credo. Si toglierà la vita per il dolore. Lo farebbe, ne sono certa. Avrebbe solo bisogno della certezza che io stia bene.”
 “Ma voi starete bene con me, Myrlene.”
 “No, non senza lei. Ascoltatemi, ve ne prego. La vostra influenza è stata forte, tanto potente da spaventarmi, e voi avete lanciato il vostro incantesimo in pochi istanti. Sarebbe semplicissimo per me amarvi. Fuggire via con voi, in terre ricche e generose, succube di vizi e lussi dalle morbide catene, sarebbe la massima aspirazione di ogni ragazza in questo villaggio. Se solo potessi, vi amerei fino al giorno della mia fine. Ma per Jehanne sarei disposta anche a morire. E Jehanne è diversa da qualsiasi donna a questo mondo. Pur di riscattare la sua immagine di fronte a Dio, sarebbe disposta a vivere nel fango. Non potrebbe mai venire con noi. Ora lo so. Si ucciderà prima che io possa muovere un dito per salvarla.  Non potrei sopportarlo. Ciò che voglio veramente è vederla felice, e con voi non lo sarebbe, mio Signore.”
 “Potrebbe imparare ad accettarmi. Potrebbe farlo per voi.”
 “No, voi non potete capire. Ma sono sicura che Estienne invece potrà. Mi ama da anni, ci conosciamo da quando siamo molto piccoli, e sono certa che sarebbe disposto a fare questo per me. Non è crudele e non abbandonerebbe Jehanne al suo destino. Non dovremo cambiare nulla. Il villaggio continuerà ad essere il nostro, potremo conservare le nostre abitudini e il nostro credo. Forse potremo persino di tenere il bambino. Potrei far finta che sia mio, farlo vedere agli abitanti del villaggio solo dopo il matrimonio. Il gregge di Estienne è abbastanza grande per sostenere sei persone. Sì. Deve essere così. Per noi quel ragazzo è la soluzione migliore.”
 Avvertì la mano dell’uomo stringersi attorno alla sua spalla, come per imprimere il ricordo di quella stoffa ruvida sulla pelle. Scivolò lentamente sulla schiena, lungo le curve del suo vestito, sfiorando appena i capelli di Myrlene. Conservava una delicatezza irreale anche quando il desiderio lo pervadeva. Si chinò su di lei, avvicinando le labbra all’orecchio della ragazza, sospirando come l’Inverno sui fiori.
 “Tu verrai con me. E’ scritto nel sangue versato alla tua nascita, Myrlene. Il tuo destino non si può cambiare. Non basterà l’amore che provi per tua sorella a cancellare le ferite nell’acqua.”
 Sussurrò quelle parole, carezzando la mente della giovane, sfiorando appena la sua memoria.
 Poi, senza aggiungere altro, l’alchimista svanì.
 
  Non appena Myrlene entrò nella sua stanza, trovò Jehanne ad aspettarla, seduta sul letto. Si stava districando i nodi dei capelli con le dita, raccogliendoli abilmente nella lunga treccia che usava portare. Stava guardando il Sole. che dalla finestra le illuminava il pallido volto. In quei momenti la ragazza appariva tanto serena da ricordare gli angeli dipinti nel Vangelo. Non appena si accorse della presenza della gemella, si alzò subito in piedi con un sorriso e l’abbracciò.
 “Ho sentito tutto, Myrlene!” mormorò dolcemente “Ho sentito quello che hai detto all’alchimista. Davvero non lo seguirai? Davvero mi renderai felice?”
 “Sì. Sì, Jehanne, te lo prometto. Ma se hai sentito il nostro discorso, saprai anche che non ho abbandonato totalmente il mio piano. Mi mariterò nonostante tutto.”
 “Con Estienne, non è vero? Ascoltami, so bene che non potrai essere solo mia per sempre. Un giorno o l’altro nostro padre ci donerà a uomini diversi, e non voglio neanche immaginare a chi potrebbe darti. Vuole solo il meglio per te, ma non mi fido del suo metro. Tra tutti quelli che ti vogliono Estienne è il migliore. Hai scelto bene.”
 “Lui mi ama dal profondamente, sono certa che sarà disposto ad ospitarti. Pensavo che se  ci avrebbe dato il consenso potremo addirittura tenere il bambino, nascondendoci in casa fino alla sua nascita e mostrarlo al mondo come mio figlio. Siamo sorelle, l’aspetto del bimbo non dovrebbe creare problemi. Che ne pensi?”
 “Penso che non potrò mai ringraziarti abbastanza. Sei la sorella migliore della Terra, Myrlene. Dio ti ha creata con il cuore di un angelo, e nelle mie preghiere mi sono sempre rivolta a te.”
 Le baciò la fronte con tenerezza perduta, posandole la mano tra i capelli biondi. Com’era bella Myrlene quando la guardava con quegli occhi, simili all’ossidiana delle collane che le loro padroncine portavano durante le Santi Messe estive. La sua pelle abbronzata profumava di fiori. Era sua, la ragazza più buona e bella del mondo era sua, e lei poteva abbandonarsi tra le sue braccia e toccare la sua pelle e sentire il suo odore. Myrlene le apparteneva come il più splendente tra i gioielli.
 “Voglio farti vedere una cosa!” le disse la gemella separandosi da lei. Corse nella stanza accanto, dove anni prima Myrlene aveva nascosto il suo tesoro più prezioso. Aprì il tessuto del suo materasso e rovistò tra l’imbottitura di muschio e paglia all’interno. Non appena trovò ciò che stava cercando lo portò in fretta a Jehanne.
 “Chiudi gli occhi” le disse ridendo, e non appena la sorella ebbe obbedito, le prese la mano tra le sue e le consegnò quel piccolo segreto. Permise a Jehanne di guardare, e subito gli occhi della gemellasi sgranarono per la sorpresa. Teneva in mano una piccola scatola di legno. I bordi erano stati decorati con goffi intagli di fiori e foglie, era chiaramente un lavoro eseguito con poca maestria. Già i primi segni del tempo erano visibili sul legno scheggiato. Jehanne sorrise.
 “Ricordo ancora il giorno in cui Estienne te la diede. Eravamo sedute accanto al pozzo, vero? Intrecciavamo collanine di erba e margherite. Lui arrivò così velocemente da farci urlare per la sorpresa. Non l’avevamo visto perché si era nascosto dietro un albero.”
 “Già, ma non appena ci fu di fronte perse all’istante tutto il suo coraggio, Ricordi come ci guardava, senza parlare, la bocca spalancata per la paura? Era così timido! Sembrava un cagnolino sperduto. Ci sono volute le urla del papà per spaventarlo del tutto e farlo scappare via. Non prima di aver lanciato questa ai miei piedi, però.”
 “Che ragazzo romantico!”
 Le due gemelle scoppiarono a ridere, tenendosi per mano come due bambine. Da quanto non erano così spontanee l’una con l’altra? Così felici? Erano passati solo pochi giorni da quando avevano riso insieme, ma sembravano anni.
  “Aprila!” disse Myrlene con un sorriso.
 Jehanne ubbidì. All’interno c’era un piccolo frammento di carta colorata. La ragazza lo sollevò delicatamente, fissandolo con un sorriso malinconico. Quel ricordo era diverso, distante, il più dolce tra i riflessi di uno specchio dimenticato. Il colore sulla carta era di un blu sbiadito, che un tempo doveva essere stato il più intenso e brillante di un libro.
 “Questo è… il vestito della Principessa.”
 “Sì, dal libro di fiabe di Mademoiselle Litanie.”
 Era stato un Carnevale particolarmente noioso per le loro padroncine, costrette a visitare i loro futuri possedimenti accompagnate dai loro genitori. Costrette ad abbandonare i balli gloriosi ed i lussi regali della capitale, erano finite in mezzo a contadine cenciose e pastorelle senza cultura. La più giovane delle due, Annette, aveva portato con sé un costoso libro di fiabe illustrate. Lo sfoggiava come un vestito dal tessuto prezioso, mostrando alle altre bambine la rilegatura elaborata, i colori brillanti dei disegni, i gioielli delle fate e le zanne argentate dei lupi. Ma, a detta di tutti, la figura più incredibile del libro era la Principessa delle Nuvole, dal viso roseo come l’alba e con l’oro del Sole tra i capelli.
 Ma ciò che rendeva veramente speciale la Principessa era il suo vestito. Splendeva della luce delle stelle, ed il blu che impreziosiva quel cielo era il colore di una corona divina. Dio doveva aver sfiorato con un dito quell’immagine, rendendo il tessuto reale, la seta morbida sulla superficie di carta, le decorazioni di vero argento ed oro. Tutte le bambine del villaggio avrebbero voluto poter vedere quel vestito, e restavano incantate dai racconti della padroncina, che diceva di averne uno uguale alla sua casa di Parigi e di averlo addirittura indossato numerose volte. Loro, invece, dovevano accontentarsi di guardare quell’illustrazione, che Annette non permetteva neanche di toccare. Non appena se ne sarebbe andata, il sogno di quel libro sarebbe partito con lei.
 Ma Jehanne aveva fatto l’impossibile. Sapeva di avere un vantaggio sulle altre bambine, perché Annette era tanto divertita dal suo strano braccino da lasciarla sedere proprio accanto a sé, per toccarlo quando ne aveva voglia e coccolare quella povera, piccola bimba. In genere Jehanne cercava di evitare le attenzioni della padroncina, ma quando aveva vista il desiderio negli occhi di Myrlene si era decisa a fare un piccolo sacrificio. Aveva sorriso ad Annette e, con fare divertito, le aveva chiesto se per caso volesse vedere come riusciva a voltare le pagine di un libro con una mano sola.
 Annette era stata tanto emozionata dall’idea che aveva deciso di fare uno strappo alla sua rigida regola e le aveva dato subito il libro. E, mentre Jehanne voltava le pagine con grande velocità, scatenando le risate delle bambine, aveva strappato quel frammento dall’immagine della Principessa, in un gesto così rapido che nessuno se ne accorse. L’aveva nascosto in tasca all’istante, per darlo solo in seguito alla sorella. Quel giorno le risate della padroncina non le avevano fatto male al cuore. Non appena aveva visto la sorpresa deliziata sul volto di Myrlene, Jehanne aveva dimenticato all’istante il dito puntato sul suo braccio, le parole maledette che la rincorrevano sin dalla nascita. Nessuno aveva mai osato quanto lei per la propria amata. Nello squallore in cui abitavano, quel frammento era stato un brandello di sogno, uno specchio sugli abiti eleganti delle damigelle di corte e le maschere dei cavalieri. Per questo quel regalo era stato una prova di affetto senza limiti, il dono del vento ai suoi fiori più amati.
 “Myrlene, tu… hai conservato questo frammento per tutti questi anni… l’hai sempre tenuto con te…”
 “Come avrei potuto fare altrimenti? Sei stata così coraggiosa nel prenderlo per me, è il mio tesoro più grande.”
 Glielo prese dalle dita e lo depose con delicatezza nella scatola.
 “Ora sarà Estienne a contenere il nostro futuro. Ma il vero tesoro della mia felicità sarai sempre e solo tu, Jehanne.”
  “E l’alchimista?”
  “Non può far parte di questo. Stai tranquilla, lo dimenticheremo. Dimenticheremo insieme il mio errore. Io voglio essere felice, tesoro mio, con te al mio fianco. Vedrai che ce la faremo. Alla fine ce la faremo.”




Angolo dell'Autrice

Diciamo che il ritardo dovuto a... *tira il pulsante delle scuse-a-random-generator per nascondere il fatto di essere una pigrona insuperabile"... mancanza d'ispirazione. Comunque, avrete notato che ho spostato la storia nella sezione 'Romantico'. Il motivo è piuttosto ovvio, questa storia era partita come un fantasy apocalittico e si sta rivelando una soap opera di prima categoria. Vabbe', speriamo di migliorare con il tempo.
Nel frattempo, ecco a voi il link della canzone citata:


http://www.youtube.com/watch?v=z0MyeeigtZ8

Per lo meno, questa è la mia versione preferita. Ma Loreena Mckennitt e The High Kings sono stati bravissimi nell'eseguirla a modo loro.
Detto questo, vi saluto e vi auguro di sentirvi anche al prossimo capitolo!
A presto,
Beads.

 

   
 
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