RANDOM WALK
Da leggere necessariamente
con Lux Aeterna
di
Clint Mansell + The Kronos Quartet
( ovvero già colonna sonora
del film ‘Requiem For A Dream’ )
* * *
Capitolo 1
L’ INVESTITURA DI DRACO
Lo
schianto del portone buttato giù infranse il silenzio della notte e stormi di uccelli terrorizzati si levarono in volo dai cipressi del
parco. Draco si svegliò di soprassalto e tese l’orecchio ai rumori provenienti
dai piani inferiori del maniero e alle voci indistinte che gridavano
incantesimi. Pochi minuti dopo due individui vestiti di nero vennero a
strapparlo dal suo comodo letto.
Lo
trascinarono come un sacco di patate, ancora in pigiama, giù per lo scalone.
Sentiva
le grida di rabbia e di supplica di sua madre.
“
Come osate entrare così in casa mia?!NO! Non lui, non ha fatto niente! CANI! “
All’
inizio , oltraggiato da quell’intrusione, aveva
provato invano a dibattersi dalla stretta dei due uomini che lo scortavano,
disarmato e bendato. Riconobbe le loro voci, erano stati ospiti di suo padre
molte volte nel grande studio al pianterreno.
Quello
con la gigantesca poltrona di pelle marrone, su cui da piccolo di divertiva a girare in tondo e facendo finta di essere suo
padre di ricevere persone che lo temevano e lo rispettavano, con i piedi sulla
scrivania di quercia e un sigaro spento in bocca.
Chissà
cosa avrebbe detto suo padre in quel momento. Avrebbe protestato? Dato
battaglia invano come sua madre? O, più probabilmente,
avrebbe approvato?
Ma certo che avrebbe approvato. D'altronde era quello che
aveva sempre sperato per lui, il suo erede.
Si.
Draco sapeva perché erano li, quei vecchi compari di
suo padre. Sapeva dove lo stavano portando. Perché sua
madre si era opposta con tanta ferocia, l’ aveva sentita anche litigare con
Bellatrix più e più volte in quella settimana.
“
Non lo permetterò mai! Mi hai sentito Bella? Mai “ aveva ringhiato alla
sua misconosciuta zietta non più tardi di quella sera
stessa “ Dovrà passare sul mio cadavere prima di riuscire a mettere le mani su mio
figlio! “
Aveva
temuto e aspettato questo giorno.
Sua
madre lo credeva ancora un bambino e questo non faceva che irritarlo e
instillare in lui la scintilla della ribellione. Poteva dimostrare, adesso, di
non esserlo più. Di poter essere di aiuto a suo padre
e conquistare il rispetto e l’onore andato perduto in quei mesi.
Si
fece portar via a testa alta, come un re diretto alla sua incoronazione, anche
se dentro si sentiva un agnello pronto per essere scannato.
***
Lo
portarono con la Materializzazione Congiunta, il posto
era umido e l’aria era densa come se ci si trovasse sottoterra. Il freddo che
vi regnava era sovrannaturale,
batteva i denti nel suo leggero pigiama di cotone.
Sotto
i piedi nudi sentiva la terra compatta e avvallata, poteva essere un tunnel,
era ancora bendato.
Camminarono
in silenzio per un bel pezzo, quando si fermarono, poi, comprese di trovarsi in
un ambiente più grande e gremito di persone. Sentiva il loro brusio al suo
passaggio.
Lo
fecero fermare e lo costrinsero ad inginocchiarsi.
Si
ritrovò le mani libere e subito si sciolse la benda.
A
pochi metri da dove era inginocchiato c’erano le gambe di una poltrona dallo
schienale alto, all’apparenza molto antica e molto tarlata. Ne comprese subito
la funzione di trono e cominciò a sudare freddo. Si guardò intorno, tutti i Mangiamorte avevano il viso coperto da una maschera
d’argento, gli unici a viso scoperto erano davanti a lui ai due lati del trono.
Bellatrix Lestrange che gli sorrideva melliflua snudando una grande
quantità di denti giallastri e Severus Snape con il cappuccio del mantello da viaggio calato sulla
fronte e la solita espressione imperscrutabile.
Draco
cercò di comunicare con lo sguardo con lui, ponendogli una muta domanda, e
sperando di trovare un alleato nel suo caro professore di Pozioni. Snape si limitò a fare un impercettibile cenno dietro di
lui. Infatti quasi subito sentì un sibilo provenire da
un secondo tunnel che si apriva subito dietro il trono, nella nuda terra.
E lui arrivò. Preceduto da quel suo serpente infernale che
fece oscillare pericolosamente la sua brutta testa triangolare in direzione di
Draco per poi correre ad avvolgersi intorno ai piedi del suo padrone.
Tutti
i Mangiamorte si erano inginocchiati e lui mantenne
fisso lo sguardo per terra.
Aveva
paura adesso. Come non ne aveva mai avuta in vita sua.
“
Draco…” esordì Lord Voldemort, con la voce ridotta ad un sibilo terrificante
“…ragazzo mio non essere timido. Alzati e guarda il tuo Signore ”
Draco
sentì di toccare il picco del terrore sopportabile, scattò in piedi all’istante
ma ci mise molto più tempo a trovare il coraggio di guardarlo finalmente.
Cominciò a pensare che forse non era stata una idea
tanto buona lasciarsi portare lì e aver creduto di poter sistemare tutto da
solo. Voleva andarsene ma sapeva che se solo ci avesse provato avrebbe
significato un Avada in mezzo alle scapole come
minimo.
Ora
più che mai non riuscì a credere alle tante storie su Potter
che affronta il Signore Oscuro a testa alta armato
solo del suo splendente coraggio.
Lo
sguardo di quegli occhi rossi era insostenibile, i lineamenti serpentini e incisi
così a fondo da sembrare una maschera, quando ricominciò a parlare fu grato di
poter spostare la sua attenzione sulle sue labbra ( più un taglio che si apriva
sul viso tra le fessure delle narici e il mento appuntito che una vera bocca ).
Voldemort
fece un cenno pigro con la mano che teneva la bacchetta e tutti i presenti si
dileguarono lasciandoli soli.
“
Immagino che tu sia curioso ” esordì “ Vorrai sapere la ragione di un colloquio
così inaspettato e segreto. Ma tua madre, con le sue inutili
e puerili proteste, non mi ha lasciato altra scelta. Ti ho fatto chiamare
perché ritengo che tu sia abbastanza adulto e degno di fiducia da meritare un
incarico di grande prestigio ”
Fece
una pausa, Draco capì che si aspettava una risposta.
“
Io…cosa…di cosa si tratta mio Signore? ” domandò trepidante
Voldemort
si prese tutto il tempo per rispondere, rigirandosi la bacchetta tra le lunghe
pallide dita.
“
Voglio che tu elimini Albus Dumbledore
”
Draco
si sentì come schiantato all’improvviso, invaso dal panico, ma sapeva che non
era saggio obiettare.
“
Il mio vecchio insegnante sta diventando un problema parecchio fastidioso.
Liberami di lui. Non mi importa come ci riuscirai, hai
tempo fino alla fine di questo tuo anno a Hogwarts
”
Draco
tremava da capo a piedi, era stordito e ogni centimetro del suo corpo gli
doleva per la tensione accumulata ma capì il suo discorso perfettamente.
Registrò automaticamente le poche istruzioni che gli diede.
Non ce l’avrebbe mai fatta, lo sapeva lui come
lo sapeva Voldemort, ma doveva tentare.
“
Vedi Draco, se tu riuscirai in questo incarico, verrai
onorato sopra ogni altro prenderai il posto di quello sventato di Lucius e
sarai tu, come unico erede, a mandare avanti la casata dei Malfoy e dei Black
d’ora in poi ” sghignazzò con evidente ironia il Signore Oscuro “ Ma se
fallirai…”
Draco
cercò di non deglutire troppo rumorosamente, le orecchie facevano male tanto
erano tese.
“…Se
fallirai morte e
rovina si scateneranno sulla tua famiglia e i tuoi beni. Questa è la
possibilità che ti do di dimostrarmi fedeltà e capacità superiori a quelle di
tuo padre ” il suo sorriso parve allargarsi
“
Ora figliolo, se vuoi porgermi il tuo braccio…”
Tornò
a casa alle prime luci dell’alba. Lo depositarono nell’ingresso, o meglio i suoi
accompagnatori lo gettarono malamente sul marmo freddo
del pavimento, esausto e provato, si smaterializzarono malcelando risatine
maligne.
Lentamente
Draco si rimise in piedi asciugandosi la fronte imperlata di sudore con la
manica, già lurida di terra, della casacca. Entrò nel salotto dove trovò sua
madre ad aspettarlo. Scarmigliata e pallidissima. Non gli corse in contro come
si sarebbe aspettato.
Gli
guardò la manica sinistra bruciata all’altezza dell’ avambraccio
pulsante di dolore e sospirò forte.
Narcissa
Malfoy si lasciò cadere sul sofà senza forze e scoppiò a piangere.
Draco
che era entrato con passo sicuro rimase scioccato e
sentì il poco di spavalderia acquistato svanire nelle grosse e copiose lacrime
che bagnavano le guance di sua madre. Decise di tornare nella sua stanza per
darsi una sistemata e cercare di tornare a dormire.
Narcissa
si concesse solo pochi minuti di sfogo, poi si alzò con uno sguardo febbrile,
parve prendere una decisione.
Richiamò
a se un mantello da viaggio e si avviò rapidamente verso l’ingresso. In quel
momento Bellatrix si materializzò con un sonoro schioccò proprio davanti la sua
traiettoria.
“
So cosa vuoi fare Cissy “ sibilò sospettosa “ Non
puoi fidarti di lui, non puoi disobbedire al Signore
Oscuro. Verrai punita e potrai dire addio al tuo prezioso
figlio ”
“
Non t’azzardare a metterti ancora in mezzo sorella ”
la minacciò Narcissa con la bacchetta tesa e gli occhi spiritati.
Senza
aggiungere altro si smaterializzò all’istante e Bella la seguì.
La
residenza Malfoy tornò silenziosa.
Draco
non riuscì a riaddormentarsi. Si era cacciato in un guaio immane. Non aveva
scelta, doveva portare a termine quel compito a qualunque costo o ci avrebbero rimesso i suoi genitori.
Uccidere
Dumbledore.
Per
quanto lo disprezzasse, Draco sapeva che era il mago più abile in circolazione,
l’unico che teneva testa al Signore Oscuro. E non che
fosse comunque molto esaltato all’idea di diventare un
assassino.
I
sudori freddi tornarono.
Cazzo
non l’aveva mai visto sotto questo aspetto.
Anche suo padre era un assassino?
Come,
come avrebbe potuto fare per salvare la sua famiglia…
Con
un pizzico del suo humour nero rifletté che questo era un pensiero molto più da eroe altruista Griffyndor che da vigliacco
opportunista Slytherin.
Magnifico,
pensò scoppiando in una risatina isterica, mi sto Potterizzando.