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Autore: PandaPlaysFlute    24/08/2013    3 recensioni
Mikoto convinta ad usare la sua anima nuova, e consumarla, raggiungerà Gaya.
Vivrà la sua avventura.
La sua vita si intreccerà con quella di Kuja, di Gidan e del resto del gruppo.
"Loro sono solo dei recipienti. Io parlo di te e di me." (Mikoto, Final Fantasy IX, CD 3)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kuja, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Violenza
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*Ripetizione nota aggiunta al primo capitolo, per chi accedesse direttamente a quest'ultimo.
Ho pensato che sarebbe stato carino avere una specie di “Mikoto's theme”, una canzone per Mikoto per questa fanfic, la canzone che ho scelto ricorrerà altre volte nei capitoli futuri, ed è quella che intonerà Mikoto a  fine capitolo.
 
La canzone in questione non mi appartiene, e la potete trovare ai seguenti link, pubblicata dai compositori rispettivi di musica e testo:
Mi piace la voce della ragazza come possibile voce di Mikoto. E poi alle ragazze di FF piace cantare, si sa. ;)
Spero che apprezziate anche voi ^_^



-Mikoto a Toleno-

 
Mikoto avrebbe voluto restare sul ponte dell'idrovolante e vedere i cieli di Gaya, invece che nascosta scomodamente vicino al motore, ma era ugualmente entusiasta di avercela fatta. Il segnale della fine del viaggio fu lo spegnersi del motore dell'Invincible. Appena si sentì sicura del fatto che Kuja si fosse allontanato abbastanza dall'invincible, uscì dal suo nascondiglio e cercò la via per scendere dall'idrovolante.
Il cielo era nero, poteva vedere delle piccole luci, nel viso inespressivo di Mikoto si illuminarono gli occhi.
Si sdraiò nell'erba fitta, cercando di sentirne l'odore.
 
E così... questa è Gaya!
 
Vicino all'Invincibile poteva scorgere delle costruzioni enormi, si chiese se fosse qualcosa di simile alle antiche città di Tera, quando il pianeta era al massimo del suo splendore.
Camminò brevemente nella nebbia e arrivò alle porte della città.
Osservò le guardie che vegliavano immobili la porta, poi si avvicinò ad un uomo elegante.
-Siamo su Gaya qui?- Provò timidamente.
L'uomo la guardò con sufficienza.
-Pvego? Mi pvendete in givo? Deve esseve figlia dei malviventi... Non lascevò che ci distuvbino ancova, cava- Disse prima rivolto a lei, poi alla giovane donna che gli stava vicino.
La jenoma si allontanò perplessa e si infilò nella via più vicina.
Si trovò di fronte ad una ragazza con dei lunghi capelli scuri, vestita di arancione; appena i loro sguardi si incorciarono, la ragazza assunse un espressione di puro stupore e mormorò qualcosa -Tu... qui?- Mikoto rimase inespressiva, pur osservando quell'espressione per poterla imparare e ripetere. Agitò nervosamente la coda e fu sicura che la ragazza gliela fissò per un istante, poi questa abbassò lo sguardo sul suo corpo.
-Oh cielo, perdonatem... Scusa!- disse la ragazza vestita di arancione imbarazzata. Fece un leggero inchino, poi si guardò nervosamente alle spalle e scappò via, girando velocemente l'angolo.
Mikoto rimase attonita ad osservare l'uomo di metallo che stava arrivando di corsa, rumorosamente, urlando -PRINCIPESSA, DOVE ANDATE? E' PERICOLOSO!- Girò nella stessa strada dove aveva visto svoltare la ragazza poco prima.
 
Pericoloso?
 
La jenoma si ritrovò a pensare se per caso ci fossero degli Okulum anche da quelle parti.
 
Riprese a camminare, decise di seguire anche lei quella stessa strada, passando sotto un portico, invece che incontrare un mostro con tanti occhi, le si avvicinò un uomo con quattro braccia.
-Cosa ci fai tutta sola per questa città, ragazzina?-
Mikoto lo guardò imitando la faccia stupita che aveva visto poco prima sulla faccia di quella ragazza.
-Siamo su Gaya?-
Lui le mise una  delle sue quattro mani sulla spalla e abbassando la voce, per farsi udire solo da lei disse -Facciamo un gioco, ragazzina, io ti rispondo e tu mi dai mille guil- Intanto aveva infilato una delle sue altre mani nella tasca della ragazza, constatando che lei non aveva nemmeno un guil con sé.
-Guil?-
Lui la guardò scocciato, quando si accorse che si trovavano davanti al Caffè Caldo Carta, un luogo non adatto a un brigante come lui, scappò prima che qualcuno dei nobili a cui aveva rubato lo riconoscesse. -Al diavolo, non hai niente!- Lo sentì dire Mikoto, e raccolse l'oggetto caduto all'uomo. 
 
Ottenne un cinturone. Lo indossò.
 
La ragazzina si avvicinò incuriosita ai tavoli del Caffè.
I nobili stavano gustando quella bevanda dall'odore intenso insieme a dei dolci decisamente invitanti. Mikoto non aveva mai mangiato, su Tera non esisteva il tempo, ma da quando era su Gaya sentiva il flusso del tempo sul suo corpo, e le aveva fatto venire fame.
Si mise compostamente seduta ad un tavolo del Caffè.
Il cameriere la guardò diffidente -Non sembri una figlia dei nobili, puoi davvero permetterti qualcosa qui?- Mikoto indicò timidamente i dolci presenti sul tavolo di fronte al suo.
-Costano millecinquecento guil quelli.- Affermò il cameriere.
-Dove posso trovare dei guil?- Chiese la jenoma innocentemente.
Lui la guardò con disprezzo, davvero nei quartieri malfamati di Toleno i giovani non sapevano cosa fossero i guil? Era forse una strategia per rubare qualcosa ai ricchi clienti del Caffè Caldo Carta?
Mikoto venne invitata ad andarsene.
-Se hai del fegato puoi battere il mostro nel negozio di armi, per ottenere dei guil.- Disse il cameriere, ma mentre osservava la ragazzina allontanarsi si pentì di aver dato un simile consiglio ad una tale sprovveduta. Poco importava, non era una figlia dei nobili, quindi non era una futura cliente del Caffè.
 
Mikoto era abbattuta, nessuno su Gaya sembrava darle ascolto, e sembrava che per fare qualsiasi cosa fossero necessari i guil.
Vide un uomo che guardava il canale e cantava da solo, avrebbe preferito non passargli vicino, ma in una piazza poco lontana dietro di lui, Mikoto poteva vedere qualcosa che conosceva già.
Sorrise, come aveva visto fare ad una bambina della città, e poi corse verso quella piazza, ignorando l'uomo ubriaco.
 
-Morokku! Sei venuto anche tu! Fermati!- Mikoto rincorse il moguri e allontanò il piccolo mostriciattolo che gli correva dietro.
Il moguri si trovò stretto in un abbraccio stritolante da parte della ragazzina. Non che Mikoto volesse esprimere affetto, era un gesto funzionale al fine di farlo smettere di svolazzare in giro.
-Non sono Morokku, mi chiamo Mogurigli, kupò...-
Mikoto lo lasciò andare, assumendo di nuovo l'espressione stupita.
 
I fratellini moguri di Gaya, kupò... Ripensò alle parole di Morokku.
 
-Sei suo fratello?-
-Noi moguri siamo tutti fratelli, Kupò...- Disse allegro il moguri, poi si incupì -Ma Morokku è scomparso da molto tempo...- Aggiunse.
Mikoto gli porse la lettera, che il moguri cominciò a leggere.
-Risucchiato da un vortice, kupò? L'Isola splendente? Mmh... menomale che io sono un moguri tranquillo e non esco mai dalla mia città- Commentò, frugando nella sua tasca di pelo.
-Questo è per ringraziarti della consegna, Kupò!-
 
Ottenne i semi di kupò.
 
La jenoma pensò che più tardi li avrebbe mangiati, e si sentì grata di aver incontrato un moguri.
Riprese il suo giro per la città, entrando nel negozio con il portone su quella piazza.
Percorse un pavimento sotto al quale si sentiva il respiro pesante di un mostro, doveva essere quello il posto dove poteva guadagnare dei guil... Guardò le armi in vendita, ovviamente non poteva permettersi niente.
-Riceverò dei guil se sconfiggerò il mostro?- 
La vecchia alla cassa soffocò una risata. -E con quale arma?-
Mikoto guardò quell'enorme Gryfon affamato là sotto, deglutì.
La conversazione venne interrotta da un rumore metallico, l'uomo con l'armatura che aveva visto poco prima era entrato rumorosamente nel negozio.
-Oh, un cavaliere! Siete qui per sconfiggere il mostro? Vi conviene prima comprare delle armi!- Disse la vecchia, abbandonando la cassa e Mikoto, per dirigersi verso il cavaliere.
Mikoto con un gesto fulmineo rubò un piccolo pacco di guil dal bancone della vecchia poi uscì di corsa, come ultima cosa sentì la voce alta del cavaliere affermare che stava cercando una ragazza, non un mostro.
 
Ottenne centocinquanta guil.
 
Appena fuori dal negozio entrò nell'edificio accanto: si stava tenendo un'asta.
Rivide la ragazza vestita di arancione che sembrò intristirsi dopo averla anche stavolta guardata a lungo.
Mikoto intravide nella parte superiore dell'edificio, su un balcone, la figura di Kuja, era il caso di girare lontano da quell'edificio, prima che la scoprisse.
Si diresse dove ricordava di non essere ancora stata, passò per il canale e guardò per la prima volta l'acqua scorrere, poi si infilò in un vicolo.
Camminò per una strada scalcinata, due bambini la urtarono mentre giocavano a rincorrersi.
 
Gli abitanti di Gaya sono così pieni di vita...
 
Davanti a una locanda incrociò un tipo con una bandana, uno dall'aria poco rassicurante.
 
Ma anche così imprevedibili.
 
-Sei fenuto a cercare la principessen?- Disse il tizio.
Mikoto rimase inespressiva, era stata scambiata per qualcun'altro.
Il ragazzo la squadrò, lei fece lo stesso.
Lui si corresse con un -Scusa pensafo fosse un mio amico-.
-Posso avere quella spada per centocinquanta guil?- Azzardò la jenoma, vedendo la piccola spada in vita al tizio dall'accento strano.
Con la spada avrebbe potuto ammazzare il mostro e guadagnare qualche guil in più...
-Nein. E non  dofresti nemmeno stare qui.- Poi una voce lo chiamò da dentro la locanda.
 
Mikoto giunse di nuovo alla porta della città,  si sentiva un po' confusa, non aveva mai visto così tante cose, ma era anche stata un'esperienza fantastica.
E la sua nuova anima era certamente affamata di nuove esperienze.
 
Lanciò una monetina da dieci guil nella fontana, come aveva appena visto fare a un bambino.
Poi uscì dalla città con i centoquaranta guil rimasti, controllò di avere ancora con sé i semi di kupò.
L'Invincible era ancora lì spento come lo aveva lasciato Kuja, segno che il jenoma fosse ancora a Toleno.
Mikoto respirò l'aria fresca della sera, guardando le montagne. I capelli biondi le facevano solletico sul viso, ed era una sensazione bellissima, su Tera, invece, perfino l'aria era statica.
 
Guardò il cielo nero, si accorse che fissando le stelle le sembrava che svanissero. E intonò unò una canzone che sapeva da sempre, evidentemente doveva appartenere alla sua anima.
 
A world so dark.        
I cannot see...              
what is there                
waiting for me?”          
 



Quindi, come avrete capito la storia di Mikoto si intreccia finalmente con quella ufficiale del Gioco, precisamente nel momento in cui Garnet, Steiner e Marcus sono a Toleno in cerca dell'Ago di Platino. Ricordate?
Grazie per avere letto!
  
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