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Autore: GhostFace    24/08/2013    3 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era pieno pomeriggio: tra un combattimento e l’altro, tra vari drammi e alcune tragedie, il tempo era proprio volato. L’unico elemento che alterava l’innaturale silenzio della regione era, come solitamente accade in questi casi, un leggero vento tiepido.
«Non riesco a crederci… è davvero finito tutto…» disse Crilin agli altri, che insieme a lui avevano formato sulla terreno aspro una sorta di cerchio.
«Cosa più importante… a parte una serie di danni che possiamo definire superficiali, il pianeta non è stato distrutto.» aggiunse Tenshinhan, con Jiaozi che annuiva allegro dietro di lui: «Sì, il rischio è stato grosso… basta pensare a quello che è accaduto al pianeta Namecc!»
«Si direbbe che per una volta abbiamo fatto meglio di Goku!» commentò Yamcha, per il quale la rievocazione dei precedenti dell’eroico Saiyan appariva quasi ovvia.
Vegeta incrociò le braccia. «Basta parlare di Kakaroth, idioti! Nessuno qui ha bisogno di lui!» mentì il Principe dei Saiyan, sapendo bene che l’ambizione di sfidarlo – e l’impossibilità di farlo – sarebbero stati i più grandi rimpianti della sua esistenza.
«Tieni a freno la lingua, Vegeta!» si stizzì Piccolo sull’onda dell’impulso. Tra i due esisteva ancora una sorta di ostilità non sanata, alimentata per Piccolo dalla propria conscia inferiorità.
«Altrimenti…?» replicò il Principe, con un ghigno sornione. Piccolo ringhiò, furioso. Gohan, desideroso di stemperare gli animi, si parò al centro della coppia litigiosa, quasi a volerli separare: «Dai, cercate di andare d’accordo! Non c’è motivo per litigare… oggi, poi, è un giorno che merita di essere ricordato e festeggiato.»
Senza dubbio il figlio di Goku aveva ragione: la morte di Cooler era un evento epocale. I quattro terrestri e
Kodinya, però, ora che la bufera era passata, ripensavano alla morte brutale a cui i loro prediletti erano andati incontro.
«Se non altro» rifletté Kodinya «stavolta non ci sarà nessuno verso cui attivare il fottuto protocollo di emergenza.»
«Il fot… ehm… cioè, il protocollo di emergenza?» ripeté Crilin interrogativo, con un filo di imbarazzo.
«Non lo sapete? Quando una truppa dell’impero è in crisi, invia un protocollo d’emergenza per chiedere i rinforzi. Quando Freezer e Cold furono sconfitti, alcuni soldati superstiti inviarono dalla Terra direttamente a Cooler il protocollo… ma stavolta non c’è più nessuno in grado di intervenire, perché quella famiglia del cazzo si è estinta!» spiegò Kodinya. «Chi minchia vorrebbe mai venire qui a rompere i coglioni al Super Saiyan che ha sconfitto Cooler?» Il ragionamento, parolacce incluse, non faceva una grinza.
«Ah, quindi sono state quelle canaglie dei soldati di Freezer a provocare l’arrivo di Cooler e della sua spedizione punitiva!» sghignazzò Vegeta. «Dopo, se ben ricordo, quei farabutti hanno pure recitato la sceneggiata della sottomissione al Super Saiyan… e dire che quell’idiota voleva lasciarli vivere qua! Questo era il vostro amato Kakaroth! Meno male che li ho uccisi tutti, dal primo all’ultimo…»
Nel silenzio dell’arida distesa grigio-nerastra sulla quale non cresceva ormai nemmeno un filo di sterpaglia, si sentì a distanza il motore di un jet in avvicinamento, il che sorprese i componenti del gruppetto.
«Chi sarà adesso? Un nuovo nemico?» chiese Jiaozi.
“Purtroppo ricordo bene la sua aura… che rompipalle…” considerò mentalmente Yamcha.
Un aereo rosso piccolo e leggero con una cupola di vetro verde-acqua trasparente atterrò sollevando una scia di polvere grigia. Apertosi lo sportello del guidatore, dal veicolo scese goffamente una donna oltremodo familiare a tutti gli amici di Goku, anzi – si potrebbe dire – l’unica componente femminile del gruppo, Bulma, col suo pancione da avanzato stato di gravidanza. Era seguita subito da Pual, il gattino blu volante e trasformista; l’amichetto d’infanzia di Yamcha, spaventato all’idea di perderlo nuovamente, si era fatto dare un passaggio da Bulma per raggiungerlo. Subito si avvicinò al giovane uomo con le cicatrici. «Perché sei venuto qui con lei?» chiese Yamcha, irritato.
«M-ma… io non ho litigato con Bulma!» balbettò il piccolo animaletto.
Yamcha e Bulma non si erano mai riappacificati: dopo la rottura burrascosa che gli era stata addebitata, una pacificazione mai raggiunta e mesi di totale assenza di comunicazioni, ora - per una pura casualità - veniva a sapere che la sua ex fidanzata si era ampiamente rifatta con qualcun altro. Il pancione non lasciava adito a dubbi di sorta: era vero che non avevano più nessun legame… ma i fatti bruciavano, eccome se bruciavano. Del resto, il ragazzo non aveva più avuto relazioni serie da allora: da bravo dongiovanni, aveva deciso di godersi la vita svolazzando di fiore in fiore prima di mettere la testa a posto ed impegnarsi di nuovo con una donna. Tuttavia, il ricordo degli anni che lui e Bulma si erano dedicati a vicenda gli lasciava l’amaro in bocca, ogni volta che riaffiorava.
«Buongiorno a tutti!» li salutò la ragazza con la sua voce squillante. «Ci siete proprio tutti, allora! Avevo visto bene!» A quelle parole, la perplessità dei presenti aumentò.
«Dalle vostre facce, direi che non sapete niente!» La ragazza allora iniziò a spiegare che, in seguito agli strani scossoni e fenomeni sismici che avevano l’epicentro nella zona di Zambookah, furono inviati ricercatori e telecamere che – tra molte difficoltà - avevano iniziato a trasmettere in tutto il mondo le immagini dei combattimenti che stavano devastando il pianeta. Ad un certo punto, qualche colpo o contraccolpo d’aria aveva inavvertitamente messo fuori gioco le troupe televisive, per cui il segnale televisivo appariva oscurato. A quel punto Bulma era partita con un suo mezzo maneggevole ma potente, spinta dalla curiosità femminile e dal suo famigerato spirito d’avventura, desiderosa di conoscere la sorte dei malcapitati ma soprattutto di vedere più da vicino gli extraterrestri, sapendo di poter contare su un pool di guardie del corpo ben allenate che l’avrebbero salvata in caso di bisogno! Arrivata in prossimità del luogo dell’incidente della troupe televisiva, scoprì che l’aereo su cui gli operatori viaggiavano si era schiantato. Inorridita ed impressionata dagli avvenimenti, scelse allora di collocarsi in uno spiazzo aperto aspettando che i terremoti si placassero. Tuttavia, preoccupata per i suoi amici, volle comunque presentarsi sul posto, quando le acque si calmarono. «Non penserete mica che tutte quelle scosse sismiche e quei rimbombi potessero passare inosservati!! Mica siamo su Namecc, dove abitavano in quattro gatti… Vi siete fatti la fama degli eroi, lo sapete? Vi avranno visto tutti, in tv! Beh… ma mi ascoltate??» chiese la donna con voce istericamente stridula. «Perché continuate a fissarmi in quel modo come un branco di baccalà??»
Tutti la guardavano con occhi strabuzzati, eccetto Vegeta e Kodinya, la seconda con un’espressione di inedito candore sul suo viso. Erano passati molti mesi da quando Bulma si era distaccata, poco per volta, dagli altri membri del gruppo, per cui ciascuno di loro apprendeva in quel momento del fatto che Bulma era incinta.
Crilin le chiese, insicuro: «Ma sei matta a venire qua in queste condizioni?»
«Perché pensi che mi sia fatta viva solo adesso? Cessato il pericolo... ero curiosa di vedere gli alieni! Se non fossi stata incinta, sarei venuta prima!»
«Sembra che la gravidanza ti abbia reso una donna più giudiziosa! O almeno, meno spericolata del solito.» ribatté Crilin. In fin dei conti, non aveva ripetuto il gesto avventato  di due anni e mezzo prima, quando si era presentata nel luogo di atterraggio di Freezer e Re Cold.
«Stai zitto, cretino!!» strillò Bulma esibendo due file di dentacci affilati da pescecane.
«Ma come, tu e Yamcha vi siete sposati e non ci avete detto nulla?» osservò il piccolo Gohan con dispiacere, mostrando ancora una volta la sua beata ingenuità. «Ci siamo sentiti davvero troppo poco, ultimamente…»
Yamcha, sempre più risentito, replicò: «Io non conosco quella donna...»
«Eh? Vuoi dire che vi siete lasciati? Ma allora chi è il papà del bambino che sta per nascere?» domandò il figlio di Goku.
«A questa domanda penso di saper rispondere io…» rispose Vegeta con un odioso ghigno tronfio.
Silenzio e stupore generale. Kodinya sul momento mostrò – come tutti - un paio d'occhi delle dimensioni di due palle da tennis, poi scoppiò a ridere. La sua risata durò alcuni minuti finché Bulma, sempre più innervosita, poi irritata, poi infuriata per quel suo ridere sganasciato, le sbraitò con la bocca irta di denti da pescecane: «Si può sapere che diavolo hai da ridere, spilungona???? Vuoi prenderle, oggi??» minacciandola col pugno. Il pancione la costringeva a compiere sforzi e fatica doppi rispetto al movimento normale; ma tutto ciò, invece di fiaccarle l’animo, la rendeva ancora più inviperita e suscettibile di quanto non fosse normalmente.
Crilin bloccò Bulma con la forza: «Calmati, Bulma... è un’amica di Vegeta, ma soprattutto è un'alleata il cui contributo ci è stato prezioso per sconfiggere gli uomini di Cooler... se non ci fosse stata lei, saremmo tutti morti! Ti racconteremo tutto!»
«Confermo... sono un'amica piuttosto intima del Principe dei Saiyan» asserì, ma nessuno colse il doppio senso malizioso, vista la loro totale ignoranza delle abitudini sessuali di Vegeta. Poi, assumendo un tono di voce grave, cambiò discorso: «Ad ogni modo, da adesso assumerò il comando dell’astronave, quindi non dovrete temere tutti gli altri miei sottoposti. Vi ricordo i nostri patti: se vi ho aiutato, è perché ho un tornaconto. Cercate di tenerlo a mente, altrimenti vi apro il culo.»
«Già, e noi onoreremo la nostra parte del patto... sei stata un'alleata leale e davvero coraggiosa.» disse il pelato. Poi rivolgendosi a Bulma: «Bulma, ci servirebbe ancora una volta il Dragon Radar: domani inizieremo una nuova ricerca delle Sfere...» spiegò infine, sintetizzando il programma da completare.
«Aspetta un attimo, bel pelatino!» obiettò l’alta guerriera. «Quando abbiamo stretto l’accordo, l’unica morta sul campo era la mia amica. Solo dopo si sono aggiunti alla lista delle vittime tutti quei vostri ragazzini… chi mi garantisce che non userete le Sfere per riportare in vita solo qualcuno dei vostri??» domandò Kodinya. Dal suo accento diffidente, era chiaro che sospettava un possibile raggiro.
Yamcha sbuffò: «Ma davvero continui a non fidarti di noi??»
Piccolo, neutrale rispetto all’accordo e alle parti in causa, spiegò: «Con un unico desiderio è possibile riportare in vita più persone, purché abbiano qualcosa che le accomuna… basterà chiedere di far tornare fra i vivi tutte le persone uccise oggi da Cooler e dai suoi sgherri.»
«Io vi ho avvertiti! Se vi azzarderete a commettere qualche cazzata, la mia potenza l’avete già vista sul campo: non vorrei che vi trovaste a sperimentarla sulla vostra pelle, terroni…»
«Si dice “terrestri”.» spiegò Jiaozi con voce da dottorino.
«Quello che è! Non è un problema se non abbiamo i corpi dei defunti? I vostri amici sono andati in cenere, la mia sarà stata maciullata dagli sconvolgimenti causati da Cooler sul territorio…»
«Anche questo non è un problema: il Dio Drago ha sempre riportato in vita tutti in perfette condizioni fisiche, senza danni né segni di decomposizione!» spiegò Crilin.
«Bel pelato, avvicinati un attimo…» lo invitò Kodinya con voce finto seducente; abbassandosi all’altezza del suo orecchio, disse calma: «Sai che ti faccio, se mi imbrogli?» per poi aggiungere a voce ancora più bassa qualcosa che solo Crilin poté udire… il che gli causò un subitaneo arrossimento di tutto il volto. Persino la pelata gli era diventata bordeaux! Paonazzo per l’abnorme imbarazzo suscitato dalla minaccia della guerriera, riuscì a balbettare: «O-o-ok… non preoccuparti…»
«Sono capace di farlo, credimi…» concluse con un agghiacciante sorriso e un occhiolino di femminile malizia.
«Bene, direi che possiamo concederci una dormita, per oggi.» dichiarò Tenshinhan sbrigativo, ponendo fine alle discussioni e alle pianificazioni. «In ogni caso, penso che la giornata di domani ci sarà sufficiente per raccogliere le Sfere. Per cui già domani nel tardo pomeriggio potremo evocare il Dio Drago ed esprimere il desiderio…» I quattro super guerrieri terrestri, maggiormente coinvolti nel compimento della missione, si diedero appuntamento per l’indomani. Evitarono di coinvolgere Gohan, che ci sarebbe andato volentieri… se non avesse temuto di aggravare la lavata di capo che lo aspettava da parte di Chichi. Kodinya avrebbe avviato i preparativi per la prossima partenza, mentre Bulma avrebbe fornito il Dragon Radar. Piccolo e Vegeta, non essendo interessati, non ebbero nulla da aggiungere. Detto ciò, ciascuno prese la propria strada.
 
Mentre volava affiancato a Crilin, prima che le strade di ritorno verso le proprie case si dividessero, Yamcha domandò all’amico: «Ma che cosa ti ha detto Kodinya all’orecchio poco fa?»
«Niente che si possa dire davanti ad un pubblico di minorenni… ti dico solo questo…» accennò Crilin, accigliandosi e arrossendo vistosamente ancora una volta. Qualche centinaio di metri dopo, Yamcha chiese di nuovo: «Crilin…?»
« Hm…?»
«Ma stamattina io e te non gestivamo una palestra? »
«Cavolo, è vero! La palestra! Oddiomio! E se avessero rubato tutto?? E se qualcuno avesse fatto qualche danno??» Il pelato si agitò: la morte di Soya lo aveva stravolto e, ora che la tempesta di era placata, la malinconia per l’accaduto cominciava a salire.
«Senti, tu sei distrutto. Facciamo così… tu torna alla Kame House, io andrò a chiudere la palestra… se vedo che qualcosa non va, ti telefono.» Senza ammettere un no come risposta, Yamcha accelerò e salutò l’amico.
Arrivato in palestra, trovò la pace degli angeli. Non un bilanciere o un guscio di tartaruga fuori posto. C’erano varie persone, fra cui una specie di culturista che stava facendo un po’ di flessioni indossando un guscio da 30 kg sulle spalle. «Ehi, Blitz! Buonasera.» lo salutò Yamcha.
«Hola, capo!» salutò l’atleta mettendosi in piedi e asciugandosi il sudore col dorso della mano. «Sa che l’ho vista in tv?»
«Anche tu? Ma allora siamo davvero famosi…» osservò Yamcha. «In realtà ero venuto per vedere in che condizioni fosse la palestra dopo che l’avevamo lasciata tutto il giorno incustodita.»
«Ahahah, sia serio! Chi diavolo potrebbe venire a rubare anche solo una matita dalla palestra degli eroi del mondo?»
Una conversazione analoga di svolse nella sede della Nuova Scuola della Gru, tra i maestri Tenshinhan e Jiaozi e lo smilzo e rasato allievo Sashimi.
 
Quella notte, Vegeta – che si era svestito dell’ormai quasi distrutta undersuit blu per indossare una maglia e dei pantaloni di tuta – si presentò all’astronave del defunto Cooler. Trascinando con sé le enormi spoglie di un dinosauro ucciso da lui stesso poco prima, chiese di Kodinya. In quel modo, si accingeva a mantenere la promessa scambiata l’ultima volta che si erano incontrati: semmai lei fosse venuta sulla Terra, lui le avrebbe offerto un qualche bestione da mangiare. «Mi dispiace, ma qua blatte giganti non ce ne sono...» disse Vegeta con un sogghigno, memore dei gusti gastronomici della sua ex collega; a sua volta, la donna volle omaggiare l’amico, donandogli una delle battle suit di ricambio di Cooler, bianca con due spalline dorate, e un’undersuit blu. Anche se privo di quella perfezione che Cooler vantava orgogliosamente nel ritenersi degno delle due spalline, nessuno più del Saiyan meritava di indossare quegli indumenti.
I due mangiarono di gusto nello spiazzo antistante la navicella, illuminati dalla luce dei fari del veicolo. La donna non poteva certo tenere testa ai ritmi forsennati del suo goloso amico Saiyan, che peraltro doveva ancora recuperare appieno molta parte delle forze investite nello scontro. La cena si svolse in silenzio, perché le loro mascelle erano troppo impegnate a macinare per potersi dedicare a chiacchiere dilettevoli. Un sonoro ruttone di Kodinya concluse la cena e diede inizio alla conversazione. Vegeta scoppiò a ridere: «Noto che in materia di finezza ed eleganza hai fatto passi da gigante! Ahahah!»
«Che cazzo vuoi farci? Non sono io, quella che può “vantare nobili natali”… Grazie per la cena, mister Principe!»
«Humpf! Era una specie di promessa che ti avevo fatto, a quanto ricordo…»
«Grazie anche per avermi salvato la vita, bastardo… questo, non ti obbligava nessuno a farlo…» sorrise lei, arrossendo leggermente. Vegeta la fissò senza dire una parola.
«…e complimenti per la tua nuova forza! Sei diventato proprio una bella cazzo di belva! E poi hai stretto amicizia con quegli umani… gentaglia interessante, in fin dei conti non sono male.»
«Sono dei tipi inutili! Più volte sono stato sul punto di ucciderli.»
«Intanto conoscono un modo per restituirmi la mia amica, se permetti! E comunque, se avessi saputo che tu e il bel pelatino vi conoscevate, mi sarei messa in contatto con te fin dall’inizio… le cose avrebbero preso una piega diversa…»
«Alla fine non è stata una brutta giornata… Cooler era proprio il nemico ideale che aspettavo da tempo.»
«E allora, signor Super Saiyan, che cosa si prova ad essere il più forte dell'universo?? Come ti senti?»
«Come mi sento? Ma come mi sono sempre sentito, ovviamente... »
«E cioè?»
«Il numero uno della galassia!» ghignò Vegeta, pieno di sé come non mai.
«Ma ci pensi? Hai riscattato anni e anni di umiliazioni che abbiamo dovuto subire in un clima di rancore costante... Non ci credo ancora! Sei diventato più forte di tutta la famiglia, di Freezer, di Cooler e tutto il troiaio... non ho parole! Niente più despoti, niente più figli di puttana!»
«Ah, sì? E quell’esserino che avete ricoverato come me lo chiami? Io lo chiamerei “nuovo re”, ma ad ogni cosa c'è un rimedio...»
«Non ti sfugge niente, eh?» chiese Kodinya di rimando. «Te lo chiamo “marmocchio”, ecco come te lo chiamo! È in pessime condizioni, sarà tanto se sopravvivrà!» Il Saiyan, infatti, aveva indovinato che la debole aura che riusciva ancora a percepire era quella di Kreezer, che era stato ritrovato – vivo, malconcio e semincosciente - mediante una fortuita rilevazione, e subito sottoposto a cure mediche in un’apposita medical machine dell’infermeria dell’astronave.
«Tsk! Non vuoi che lo uccida?» domandò Vegeta contrariato.
«Ma che uccidi? Lascia che me lo porti io...» disse lei con un gesto di leggerezza.
«Perché? Ultimamente raccatti tutto ciò che ti capita a tiro e lo usi per i tuoi scopi... prima la bambolina coi capelli ricci, ora persino questo moccioso. Cos'è, una nuova moda? O stai solo diventando sempre più calcolatrice col passare degli anni?»
«Ma no, caro il mio Principe testone! Semplicemente credo che quel marmocchietto possa ancora raddrizzarsi, se educato in un certo modo... a cominciare dalla consapevolezza che esiste qualcuno più forte di lui in grado di aprirgli il culo in tutte le maniere! I suoi parenti più prossimi ne hanno fatto le spese sulla loro pelle; lui è ancora in tempo per cambiare e diventare un regnante... beh, come dire? diverso dai suoi antenati.»
Vegeta non credeva che la sua amica potesse arrivare a formulare pensieri di quel genere; non si aspettava proprio un’uscita del genere, alimentata da speranza e compassione. Cresciuta nel sangue di migliaia di battaglie, da sempre amante della lotta, quella che era stata la sua più cara confidente di sempre stava cominciando a fantasticare di una vita futura nella quale la guerra e il combattimento non fossero tutto, nella quale - in un gigantesco impero - potrebbero non trovare posto la violenza e il capriccio egoistico del monarca. Kodinya era cambiata, e la cosa lo stomacava. Egli, che ignorava la compassione, le chiese cupo: «Ma dici sul serio?»
«Certo. Mai stata più seria!» sorrise Kodinya di rimando. «Vieni con noi, Vegeta.»
«Cosa?!» replicò il Saiyan sbalordito.
«Vieni con noi. Ci saresti d’aiuto nel pacificare la galassia. Kreezer non potrà sempre essere ovunque, per sistemare a dovere ogni testa di cazzo che deciderà di alzare la cresta. Il Super Saiyan sarebbe un ottimo deterrente per tenere a bada guerre ed insurrezioni.»
«Mai! Non esiste proprio che io mi metta al servizio di un altro membro di questa famiglia. Non mi interessa se è uguale o diverso, meglio o peggio degli altri. Ed inoltre, anche Kreezer non farebbe una bella figura ad aver bisogno dell’appoggio dell’assassino di suo zio per mantenere la pace. Senza contare che mi allenerò costantemente per diventare sempre più forte. Il tuo nuovo re non sarà mai il più forte dell’universo, finchè ci sarò io; ed essere noto come il secondo più forte dell’universo non mi sembra un buon biglietto da visita, per lui. Io non voglio saperne.»
«Perché no? È la mia scommessa per il futuro... credo possa diventare il re migliore che mi capiterà di vedere nella mia vita…»
«Non è che ci voglia tanto ad essere migliore di quei bastardi! Quindi smetterai di combattere e farai la baby sitter?» chiese Vegeta con tono sdegnato.
«Beh... di fatto i primi tempi sarà così, almeno finché lo stronzetto non cresce... e comunque attualmente, dopo Kreezer, sono io la persona più potente, visto che non esiste più nemmeno una squadra di combattenti d'élite. Chissà... un domani potrei diventare la sua anima nera, come lo era il figlio di puttana di Sauzer per Cooler, o Ginew per Freezer. Ad ogni modo, la mia ambizione è stata appagata, e forse è questo che mi fa propendere verso un avvenire di pace. Anche perché sono sì una soldatessa, ma non una maniaca della guerra come voi Saiyan... si cambia, col tempo. Le persone cambiano…»
«Balle! Non è ancora nato chi mi farà cambiare!» esclamò il Saiyan.
Quel rimbrotto offrì a Kodinya il fianco per porre una domanda piuttosto delicata: «…e se stesse per nascere?» L’allusione a Bulma e al suo nascituro era chiara come la luce del sole.
Vegeta reagì male. Alzandò la voce, tuonò: «Non mi importa un fico secco di… donne terrestri, di bambini mezzosangue e di altra immondizia simile!! Per me possono morire tutti… in questa vita resterò sempre Vegeta, lo spietato Principe dei Saiyan. I miei unici interessi li conosci, e non ci sarà mai verso di farmi ascoltare una musica diversa!»
«Minchia oh! Come vuoi…! Vorrà dire che mi starò rammollendo io, che vuoi che ti dica?!» sbottò lei nervosa. Entrambi, furenti, distolsero lo sguardo l’uno dall’altra, fissando punti imprecisati dell’area circostante, immersi in un surreale e paradossale silenzio. La verità - benché entrambi non se ne rendessero conto consciamente, ma che inconsciamente pendeva sulle loro anime - era una: ormai le rispettive filosofie di vita, le loro visioni del mondo stavano iniziando a divergere in modo irrimediabile. Il clima di violenza e la miseria interiore che avevano fatto da scenario al loro legame, sul cui sfondo il loro rapporto era venuto rinsaldandosi anno dopo anno nel periodo della primissima giovinezza, ormai non esistevano più, dissolti da un ultimo impeto della stessa violenza che li aveva generati. Prima Freezer e Re Cold, poi Re Cooler erano morti e sepolti, e con loro si sarebbe sciolta poco per volta quella cupa oppressione su cui la famiglia tirannica aveva scelto di fondare il proprio potere. La donna apprezzava e quasi vagheggiava la possibilità di un futuro di pace, nel quale la lotta per la sopraffazione non sarebbe dovuta essere il principio base della vita d’ogni giorno. Al Saiyan, invece, la pace non interessava: nel suo sangue scorrevano il retaggio e la fierezza di un popolo che della lotta aveva fatto la propria ragione di vita, e nei suoi geni era scritto il desiderio di sfogare la propria potenza nella guerra. C’era di più: il raggiungimento dell’agognato traguardo del Super Saiyan non aveva soddisfatto e sedato la sua brama di supremazia; piuttosto, aveva riacceso uno spirito mai del tutto sopito, nemmeno nei momenti di più aspra e malinconica angoscia ed afflizione. Di quel popolo lui era l’ultimo vero esponente, ma prima ancora ne era il Principe, quindi doveva esserne il rappresentante migliore sotto tutti gli aspetti; essere diventato un guerriero leggendario lo rendeva ancora più accesamente orgoglioso di quanto non fosse mai stato. Vegeta e Kodinya si apprestavano ad intraprendere sentieri di vita antitetici, dato che per la prima volta dopo anni erano arrivati a costruirsi due modi diversi di volere il proprio mondo e la propria vita; la frattura sarebbe stata irreparabile perché, se c’era una nota caratteriale che li accomunava, era l’intransigenza, l’incapacità di scendere a compromessi rinunciando almeno in parte alle proprie idee. Erano troppo simili per trovarsi d’accordo, dato che nessuno - se non loro stessi  - avrebbe potuto persuaderli o forzarli ad ammorbidire le reciproche posizioni. Kodinya poi, una testarda non da poco, era la più malleabile dei due… figurarsi l’altro.
Per questo, dopo alcuni minuti di silenzioso rimuginare, Vegeta si alzò e squadrò l’ex soldatessa di Cooler. Anche Kodinya si mise in piedi. «Bene…» disse la donna. «È giunto il momento dei saluti, allora.»
«Stavolta è definitivo… non ci vedremo mai più.» Era un modo secco e sibillino per dire: “Può anche darsi che ci si riveda in futuro. Del resto questa tua visita sulla Terra non era preventivata, l’ultima volta che ci siamo incontrati; ma io non ho più alcun interesse a rivederti.”
«Lo credo anch’io» replicò ella, muovendo qualche passo incontro al Principe, sollevando il suo unico braccio, quello sinistro, per stringergli la mano: sarebbe stata l’unica manifestazione “affettuosa” di contatto fisico tollerabile per entrambi. Vegeta era ostinatamente deciso a non concedere alcun tipo di apertura sentimentale nei confronti di quella donna, nella quale ormai non riconosceva più l’amica di tanti anni prima, l’unica sulla quale era ricaduta la sua stima, in tempi andati, ormai troppo lontani. Per tale motivo, si voltò quasi a darle la schiena; guardandola da sopra la spalla destra, con una freddezza disarmante disse solo: «Addio, Kodinya.» Poi prese il volo e sparì nel cielo inscurito dalla sera.
Kodinya lo guardò allontanarsi definitivamente, scuotendo la testa. «Non c’è verso… È e resterà sempre il Principe dei Saiyan… purtroppo.»
 
Qualche ora dopo la battaglia finale contro Cooler, Re Kaioh si accingeva a prestare una confessione nei confronti del suo pupillo. «Ragazzo mio, ormai posso rivelarti una cosa…»
«Cioè?» chiese Goku inarcando un sopracciglio.
«In effetti una possibilità di tornare sulla Terra l’avresti avuta…» mormorò imbarazzato a testa bassa, con le braccia dietro la schiena, disegnando cerchietti immaginari sul terreno con la punta del piede destro.
«COOME???» Spalancando occhi e bocca in un’espressione sbigottita. «E lei non mi ha detto niente???»
«Sì… è possibile chiedere un permesso a Re Enma per tornare sulla Terra per sole 24 ore…»
Goku a momenti cascò a terra sbalordito. Si riscosse e ripensò alla sua infanzia. «È vero… come fece mio nonno anni e anni fa! L’avevo dimenticato! Ma perché non mi ha detto nulla a riguardo?? La vittoria sarebbe potuta essere meno sofferta!»
«Principalmente perché sei maledettamente testardo, quando ti ci metti… e mi avresti fatto litigare con Re Enma! Devi sapere che c’è tutta una serie di moduli da compilare e documenti vari da ottenere. Su questo il Re dell’Inferno non transige… ma scommetto che tu non avresti voluto aspettare che la pratica burocratica fosse completa!»
Goku gonfiò le guance, incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia, offeso.
«Dai dai, non fare così… Sai come si chiama la strada che piace ai serpenti?? Il rettili-neo!!» volle sdrammatizzare la divinità azzurra, esplodendo in una risata.
«Posso chiederle una cosa, re Kaioh?»
«Certo…» rispose il dio, sfogando le ultime risate.
«…Ma perché da tutta la giornata non fa altro che continuare a tempestarmi di battute??»
«Perché non c’è niente come una bella battuta per attutire lo stress di una battaglia! Devi imparare ad apprezzare i sani piaceri della vita, Goku! Lo faccio per il tuo bene… dunque se vuoi capirlo lo capisci, se non vuoi capirlo io vado a farmi un bel giro con la mia splendida cabriolet! Ci vediamo!» e così lo salutò, balzando in macchina, avviando il motore e lasciando il discepolo con un palmo di naso.
 
***************************
L’ANGOLO DELL’AUTORE.
Il titolo del capitolo è una citazione di una canzone dei Club Dogo, “All’ultimo respiro”. Mi pare che la frase rispecchi abbastanza bene l’idea della rottura tra Vegeta e Kodinya; fra l’altro la metafora del “vaccino contro l’amore” era stata accennata nel cap. 5 (quello dove esordisce la nostra linguacciuta guerriera) rievocando i ricordi giovanili del nostro Principino. :-)
Questo punto era il nucleo del capitolo; ma di importante c’è da sottolineare che ho spiegato anche come mai in questo universo Cooler è arrivato e nel manga originale no (il protocollo di emergenza); e poi perché Goku non ha potuto farsi teletrasportare sulla Terra dalla vecchia Baba (ok, è una spiegazione cretina, ma alla fin fine è compatibile con il modo di ragionare di Re Kaioh e di re Enma). Poi – ammesso che non si voglia prendere per buono il film - volendo possiamo anche immaginare che pure nell’universo “principale” Cooler prima o poi sia venuto a vendicare la sua famiglia e abbia sfidato Goku ancora vivo, ma questa sarebbe un’altra “storia mai raccontata”. :-D
Al prossimo capitolo, che sarà  l’ultimo di questa specie di “saga di Cooler”. :-) 
  
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