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Autore: Aout    24/08/2013    4 recensioni
Ehm, sì il tema è quello, ci siamo capiti.
Pepper e Tony, Tony e Pepper. Facile, no?
Tante diverse salse per tanti momenti diversi. Armature luccicanti, battute sarcastiche, retroscena succosi che non aspettano altro che essere letti.
Fatevi avanti e venite ad esplorare un po’ le gioie e i dolori dell'avere un fidanzato genio, miliardario, playboy, filantropo. Non è certo una cosa da tutti i giorni, no?
(Sono presenti anche one-shot Pre-Pepperony)
“Perché, ovviamente, se non fossero implicati ufficiali governativi infuriati, il gioco non sarebbe sufficientemente interessante, divertente. Non sarebbe sufficientemente alla Tony Stark.”
(Saltuariamente Fluff a palate, siete avvertiti)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nda. Capitolo ambientato nella prima parte di Iron Man 2. Diciamo che ho tentato di immaginarmi un premessa interessante alla promozione di Pepper ad Amministrazione Delegato delle Stak Indutries... la cosa non vi parrà aver molto senso, ma spero che non vi dispiacerà eccessivamente ;)



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L'irrazionalità del fattore Stanley


- Signore, ho appena ultimato la formattazione. Comincio la procedura di riscrittura dei dischi.
La voce risuonò nella stanza chiara e metallica. Quella solita, odiosa voce.
Una macchina, Virginia, è una macchina. Smettila di fare la stupida. Sussurrò indignata la voce della sua coscienza. Avrebbe anche potuto sentirla, se non fosse stata così soffocata dalle urla isteriche del suo rancore represso.
Mi prenderei a schiaffi.
- Ottimo lavoro, J. Finisci il processo e poi ricontrolla le fasi di progettazione.
O potrei prendere a schiaffi lui. Perderei il lavoro, ma almeno otterrei una certa soddisfazione personale...
Strinse involontariamente il pugno e la matita che aveva in mano prese una brutta angolazione.
- Signorina Potts? - Zitto, zitto, zitto. Stia zitto, per l’amor del cielo. – Sa, non è colpa sua. Insomma può capitare a tutti di sbagliare, per una volta...
Tony avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, qualunque altra cosa, ed era incredibilmente riuscito a dire quella più sbagliata di tutte.
Pepper si girò verso di lui, i denti stretti, le sopracciglia contratte e gli occhi in fiamme.
 
Forse non se n’era accorta, ma Tony aveva istintivamente fatto un passo indietro.
- Davvero, insomma, lei non poteva sapere che il congresso era stato posticipato. Posso anche non andarci, non è che fosse così...– aveva iniziato quella frase velocemente, con il suo solito tono sicuro. Poi, piano piano, le parole si era fatte più deboli e, quella che voleva essere un’affermazione, si era incredibilmente trasformata in una domanda. L’ultima parola fu un sussurro. - importante?
Pepper continuò ancora ad incenerirlo con lo sguardo per almeno un altro paio di secondi, poi sospirò ed abbassò gli occhi, limitandosi ad occhieggiare il pavimento come se l’avesse profondamente delusa.
- No, non potevo saperlo. – sussurrò.
Prendi un respiro, piantala di morderti il labbro e, per l’amor del cielo, smettila di fare la stupida!  Cercò di dire a sé stessa, ma ascoltarsi non era mai stato così difficile.
Tony - che la maggior parte delle volte era convinto fermamente di avere ragione, che si trattasse dell’ultima scoperta sulla velocità dei neutrini in sospensione, oppure della giusta cottura delle frittelle - pensava, a quel punto, di essere perfettamente riuscito a calmare le acque. Con grande maestria, pure. Perciò, con sicurezza, continuò la sua filippica e, in modo davvero sorprendente, riuscì addirittura a dire una cosa ancora più sbagliata: - Non si preoccupi, Signorina Potts, può prenotare Jarvis il volo e tutto il resto, lei può anche prendersi un giorno di riposo, se vuole. – Forse fu proprio quando pronunciò quelle ultime parole che si rese conto che probabilmente sarebbe stato meglio tenere la bocca chiusa, serrata, magari con dei catenacci o con la fiamma ossidrica.
Quegli occhi fiammeggianti erano nuovamente fissi nei suoi.
- No. – tuonò Pepper, con una rudezza che, in verità, non aveva coscientemente deciso di utilizzare, – Mi occuperò io di tutto, lei arriverà in tempo al prossimo summit. – lo accusò, - Mi assumo tutta la responsabilità del mio sbaglio, Signor Stark, ma, si fidi di me, posso rimediare.
Tony deglutì, lievemente dubbioso: - Oook?
In risposta, Pepper annuì solennemente, per poi uscire a passo di marcia dalla stanza.
 
Non sono gelosa di una macchina, è una cavolo di questione di orgoglio, porca vacca.
Pepper riprese in mano il cellulare e, con piglio severo, compose per la millesima volta un numero di telefono.
Nell’ultima ora era stata insultata, in ordine, da quattro impiegate, due interpreti, tre funzionari e quello che pareva proprio essere il Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Se sarà necessario, mi farò passare il Presidente in persona, non importa di quale paese del mondo.
Non era mai stata così arrabbiata e irrazionale.
Irrazionale? Se lei era veramente diventata irrazionale, quale speranze c’erano per Tony Stark, lui che, da solo, era una delle persone meno razionali al mondo? Beh, dal punto di vista delle relazioni umane, se non altro...
È una questione di orgoglio. Prima la finiamo, prima torno la persona normale ed equilibrata che sono sempre stata.
Se lo sono mai stata. A questo punto ho i miei dubbi...
Pepper scosse la testa e sospirò.
Non è colpa tua, non è colpa tua. Si ripeté, di nuovo, come aveva fatto incessantemente nelle ultime ore.
Non è colpa tua, non è colpa tua.
No, in fondo, era tutta colpa di quello stronzo di Stanley.
 
Chi è Stanley? Beh, Stanley è... Stanley.
Tutti hanno uno Stanley nella loro vita ed è inutile cercare di negarlo.
Cos’è uno Stanley? Nemico mortale, nemesi, piccolo e odioso doppiogiochista che è più bravo di te in tutto e per tutto e non manca di fartelo notare continuamente, chiamatelo un po’ come vi pare.
Joseph Stanley, brutto, cattivo e antipatico, giusto per ribadirlo, era stato suo compagno di facoltà. Pepper non amava particolarmente darsi delle arie – forse era il suo carattere o forse la lievissima superbia del Signor Stark bastava per tutti e due – ma dire che a scuola lei fosse sempre stata nella media, sarebbe stato falso. Lei era brava, molto brava (si ripeté, sperando a quel punto che Stark non fosse contagioso), e, forse, avrebbe persino potuto essere la più brava... se non fosse esistito Stanley.
Ma - i “ma” ci sono sempre - lui esisteva e non mancava affatto di rimarcarlo. Continuamente.
Era infantile e stupido e idiota il fatto che tra di loro si fosse instaurata questa sottospecie di rivalità, eppure quella c’era e si faceva sentire.
Per esempio, Stanley aveva ottenuto uno stage in quell’enorme multinazionale per cui lei aveva versato appena qualche litro di lacrime e sangue, era riuscito a laurearsi in anticipo, cosa per lei quantomeno inimmaginabile, e, ohibò, era anche stato in grado di ottenere la lode. 
Il fatto che lei, dopo tutti quegli anni, fosse ancora una semplice segretaria, non sarebbe nemmeno stato un grosso problema. Il fatto che Stanley avesse scalato la vetta e fosse diventato uno dei principali dirigenti di quella stessa stramaledettissima multinazionale, non l’avrebbe minimamente toccata. Pepper non era mai stata quella tipologia di squalo assetato di sangue che tutti si aspetterebbero da chi vuole entrare a far parte del mondo dell’economia e quindi tutto ciò certamente non le sarebbe importato se - se non ci sono i “ma” ci sono sempre i “se” - non ci avesse più dovuto aver a che fare. Ma lei ci aveva dovuto aver a che fare.
Che odio!
E la cosa peggiore era che ci aveva dovuto aver a che fare come una semplice segretaria.
- Arrgh!
Con un ringhio degno di un pirata orbo e con la gamba di legno, Pepper aprì la portiera della macchina e si infilò dentro, sbattendosela alle spalle.
- Pep...?
- Oggi guido io, Happy.
Forse fu il tono a suggerire all’uomo di non controbattere.
Pepper spinse sull’acceleratore perché non voleva pensarci. Eppure, la conversazione di quella mattina le si infiltrò nel cervello, peggio di un tarlo nel legno.
- Virginia Potts. Possibile?  
Quella voce stridula risuonò nella sua testa, indesiderata. Era cominciata così, quella conversazione, con un tono sottile e sorpreso. Tanto velatamente sarcastico che Pepper per un momento credette che quella loro “disputa” doveva essersi conclusa quando gli ormoni adolescenziali avevano fatto posto ad un po’ di materia grigia. Ma solo per un momento.
- E così, sei la segretaria di Stark, vero? – Appunto.
E non era stata tanto la frase in sé. Ma il tono.
Quel “segretaria” sussurrato con tutta la malizia che possono contenere quattro misere sillabe, il tutto ben condito da malcelato compiacimento a palate, le aveva fatto ribollire il sangue nelle vene e, contemporaneamente, fatto dimenticare tutto il resto.
Il resto e l’appuntamento di Tony.
Non sono nemmeno in grado di fare la segretaria, dannazione! Pensò, mentre un’irrazionale e assolutamente inappropriata lacrima le rigava la guancia.
A quel punto, piuttosto stanca di non riuscire a controllarsi, si decise a prendere un respiro e riuscì a ritrovare il controllo di sé. Poi, lentamente, tornò indietro, certa di essere perfettamente in grado di mettere le cose nel loro giusto ordine.
 
- La collezione d’arte moderna? Come...  TUTTA?
Urlò, sempre meno fiduciosa nelle proprie capacità, alla povera malcapitata di turno che le aveva appena riferito dell’ultima generosa donazione che Tony aveva appena fatto ai... ai Boyscout d’America? I Boyscout d’America... seriamente?!
Fantastico. Tony era finalmente riuscito a trascendere la sua solita proverbiale pazzia, raggiungendo nuovi fantomatici livelli di irrazionalità. Tra tutte e due, il fatto che il tutto sarebbe andato meravigliosamente a rotoli, non era nemmeno da sottolineare.
Prese un altro respiro e mosse un passo verso la porta. Quando l’aprì sorrideva, mostrando i denti molto più del necessario.
 
Molto, molto più del necessario, visto cosa la aspettava dietro la porta.

♦♦♦

 
- E’ sicuro?
- Certo.
- Io... cercherò di fare del mio meglio.
- Lo so.
- Ma proprio sicuro, sicuro...
- Pepper, sarei sinceramente felice di continuare a ripeterle che le scelte che compio sono solitamente dettate da un qualche tipo di razionalità. Beh, la maggior parte se non altro. Non che sia poi così evidente a tutti quanti, ma...
- D’accordo, la ringrazio per la fiducia e... sarò un ottimo Amministratore Delegato.
- Lo so. Ora, se non le dispiace, ho una magnifica sbobba alla clorofilla che mi aspetta.

 
 
 
  
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