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Autore: AriCalipso    24/08/2013    5 recensioni
Tu tornerai, lo so. Te ne sei andata solo perché vuoi scordarti di me, ma sai che sarà impossibile, non servirà a nulla starmi lontano, anzi ti farà ancora più male non sentirmi lì accanto a te … lo so perché sto vivendo la stessa cosa anche io.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono le 10 del mattino.

Dicembre.

È il primo Dicembre che passo in tua assenza e ancora, nonostante siano passati già parecchi mesi, ti cerco tra i vicoli della città, sperando che tu ti sia momentaneamente nascosta, perché non te ne sei andata, vero? Dimmi che è così, non posso pensare che tu sia distante non so quanto da me.

Forse te ne stai dentro quella scuola, chiusa in quella stanza dove, se ben ricordo, vi è un enorme specchio dove tu hai l’abitudine di controllarti continuamente, per vedere se le tue ginocchia sono stese, se hai ruotato bene i piedi in … com’è che si dice? Ah sì … in EN DEHORS (vedi mi ricordo ancora), se la linea delle tue braccia forma un …. Un …. Arabesque? Può essere? Lo sai che non sono bravo con i nomi dei passi di danza, ci hai sempre provato ad insegnarmeli e spiegarmeli mentre eseguivi una coreografia, ma io puntualmente non ti davo ascolto, perché mi perdevo nel vederti ballare, così bella e leggera, sembravi una piccola fata, data la tua statura e tuoi piedi così piccoli e graziosi. Ricordo che, prima di cominciare un pezzo, avevi l’abitudine di scioglierti i capelli, perché adoravi sentire quei ricci lunghi e rossicci seguire i tuoi movimenti, carezzandoti le spalle sempre scoperte, andando poi a coprire quel viso scavato e scarno, troppo magro, perfino più del mio, ma se qualcuno si azzardava a dirti che stavi dimagrendo troppo, tu andavi subito sulla difensiva, dicendo che dovevi raggiungere i canoni fisici di una ballerina.

Non ci ho mai capito niente io, le ho sempre viste come regole futili per distruggere le persone, anche perché tu eri perfetta così, non avevi bisogno di somigliare a chissà quale etoile … tu eri la mia etoile. Sì lo so, non è da me scrivere cose così sdolcinate, infatti spero che non lo legga nessuno che conosca, altrimenti ne va della mia reputazione da duro e saccente, è solo che … mi manchi così tanto, non puoi nemmeno immaginare quanto, non c’è giorno che mi alzi da quel dannato letto e speri di trovarti in cucina, a mangiare un cornetto caldo, con la bocca sporca di cioccolata ed io, poggiato alla parete intento a fumare la prima delle mie tante sigarette, a prenderti in giro, dandoti della bambina impacciata. Mangiavi sempre cose super dietetiche, ma non hai mai rinunciato alla cioccolata, la adoravi, me lo ricordo bene. In testa ho ancora quella smorfia che mi rifilavi, rispondendo alle mie provocazioni … com’è che era? Il naso aggricciato, la bocca leggermente portata in avanti, gli occhi semi chiusi e le sopracciglia aggrottate … beh non eri proprio un bel vedere, ma solo pensare che quella smorfia non è più in quella cucina e non è più per me, mi fa male, tanto.

Dove sei? Perché ti nascondi ancora?

Me ne sto qui in casa, seduto sul divano in pelle bianca, con la chitarra in mano, a cercare di buttar giù qualcosa di orecchiabile e sensato, eppure l’unico risultato che ho ottenuto è stata una montagna di palline di carta, accumulate vicino al tavolinetto di vetro, insieme agli infiniti mozziconi di sigaretta che ho depositato nel posacenere blu corallo che mi avevi regalato per il compleanno. Dicono che quando si è giù di morale si componga pezzi strepitosi … vorrei tanto incontrare l’idiota che ha enunciato questa stronzata, così da spaccargli la bocca. Da quado tu sei sparita, non riesco più a trovare una melodia giusta, un accordo che non stoni, una frase musicale che non faccia a cazzotti con l’altra … ora nemmeno più il mio lavoro so fare?

Ho davvero bisogno di te, di stringerti tra le braccia, di carezzare quei ricci ribelli e morbidi, di toccare con il dorso della mano quelle gote rosse, di marcarti con le mie labbra gelide. Perché tu sei mia e mai nessun altro potrà portarti via da me. Tu tornerai, me lo sento nelle ossa, nelle viscere più profonde. Qualcosa ci unisce, un qualcosa che non sono ancora in grado di poter decifrare, ma so che difficilmente potrà essere scisso oppure rotto. È come se una catena rigida e infrangibile unisca le nostre due anime, anche se ormai lontane … so che mi stai pensando, che ti stai chiedendo che cosa io faccia … ti prego dimmi che è così, non posso credere che tu mi abbia già dimenticato, non puoi farlo, ti supplico. Sei dentro la mia testa, giorno e notte, sento la tua voce risuonare ripetutamente dentro di me, le tue mani sfiorarmi il viso, le tue dita intrecciarsi tra i miei capelli, giocherellando con le ciocche, come un gatto agguanta il filo di un gomitolo di lana. Sì lo so, sto facendo paragoni assurdi, non mi riconosco nemmeno io nei miei pensieri … vedi come mi riduce la tua assenza?

 

 

 

Sta nevicando.

Ricordi quanto ti piaceva andare al parco e fare foto agli alberi sommersi da questa meraviglia così soffice ed innocente? Ti fermavi ad osservare gli scoiattoli che si rincorrevano sui tronchi, affrettandosi a racimolare qualche provvista, prima che fosse calata la notte, guardavi il laghetto ghiacciato, dove sarebbero apparsi i cigni in seguito, una volta sciolto il gelo.

Per non parlare poi di quanto ti divertivi a torturami lanciandomi palle di neve, colpendomi gambe e fianchi … sì ammettilo, non saresti mai riuscita a prendermi in volto, sono troppo chilometrico per la tua portata!

Ed io te la facevo pagare, prendendoti di peso, affondandoti nella neve, spingendoti in fondo, fino a che non ti avevo completamente immobilizzata. Eravamo bagnati fradici, le punte dei capelli mi si appiccicavano in viso e tu iniziavi a tremare per il gelo, ma a nessuno dei tue importava poi così tanto. Con l’indice iniziavo a toccarti il naso, le labbra screpolate dal freddo, scendevo fino al mento, passavo poi al collo, fino a posare l’interna mano all’altezza del cuore, il quale accelerava i suoi battiti, in totale fermento, emozionato per la mia vicinanza. Avevo questo effetto su di lei, innamorata di me alla follia, desiderosa di avermi accanto.

Ci scambiavamo un sorriso che lasciava intendere tutto. Di corsa tornavamo a casa e, senza neppure spendere due minuti per asciugarci le scarpe, evitando di macchiare il parquet, eravamo già in camera da letto, avvinghiati l’uno all’altro, pronti a soddisfare un desiderio incontenibile, che aveva bisogno di dar sfogo alla sua essenza, guidando i nostri corpi, maneggiandoli con cura, come fossero degli oggetti preziosi e fragili.

Era davvero incredibile come tu ti emozionassi ogni volta, sentivo tremare il tuo gracile corpo sotto il mio, longilineo e possente, eri un misto tra paura ed emozione e la cosa mi faceva sorridere. Ti sussurravo all’orecchio di stare tranquilla, di non temere perché non ti avrei mai fatto male, mentre con il pollice ti carezzavo la fronte sudata e con l’altra mano ti scostavo gli slip. Adoravo il modo in cui ti mordevi il labbro, come il tuo respiro diventava sempre più affannoso, il modo in cui affondavi le tue cortissime unghie sulla mia carne, non appena entravo in te, lasciando che il fuoco incandescente della passione mi guidasse, fino a raggiungere l’appagamento dei miei piaceri.

È passato troppo tempo ormai dall’ultima volta che abbiamo fatto l’amore ed io mi sento così debole, senza te qui, vicino a me. Tu non lo sai, ma anche il mio cuore è innamorato di te, completamente accecato dal desiderio di volerti accanto, di possederti, di amarti … sì, stupisce te quanto me, eppure è così … non avrei mai pensato di potermi innamorare così e che l’amore potesse rendermi così fragile, così solo.

Divento ogni giorno sempre più misero, non ho più la forza di far nulla, non ho più voglia di vivere da quando hai deciso di nasconderti … perché tu ti sei solo nascosta, io lo so, non puoi essere andata lontano, non potrei sopportarlo, anche se ormai credo che sia così.

Chissà se ora ti trovi in un bel paese tropicale, con il sole che bacia la tua pelle pallida, l’acqua dell’oceano che culla le tue gambe stanche, troppo affaticate per la danza, ma non smettere di ballare ti prego, sei così bella, starei a fissarti per ore.

Oppure chissà, magari stai guardando la neve come sto facendo io e, nel frattempo, stai stringendo la tua felpa rossa bordeaux per scaldarti … ti prego, immagina che siano le mie mani a scaldarti, massaggiandoti le spalle, poi le braccia, fino a cingerti la vita, attirandoti al mio corpo magro e scarno.

 

 

 

Sono già le 11.

Non mi sono mosso da questa scrivania, la penna si muove ormai per forza di inerzia sul foglio bianco, marcandolo di nero, disegnando parole e pensieri che il mio animo stanco detta.

Non so nemmeno perché io stia scrivendo, non avrei mai modo di spedirti nulla. Sei scappata senza lasciare un indizio su dove ti avrei potuta cercare … ma forse l’unico a non conoscere i luoghi che stai visitando sono io e nemmeno con i miei giochi di parole riesco a convincere qualcuno a parlare, neppure Lauri che è così facile da far cedere.

Sono convinto però che il destino sistemerà ogni cosa … sì perché le nostri sorti sono state già segnate e i nostri animi non potranno resistere ancora così lontani. Tu sei mia quanto io sono tuo … credimi è così. Sento proprio la necessità di proteggerti, di vegliare su di te, di accompagnarti nel tortuoso cammino della vita, tenendoti la mano, accompagnandoti in qualsiasi vicenda.

Più ti allontani e più ho il timore che il fato mi abbia revocato da questo compito, assegnandolo ad un altro uomo … spero non sia così perché davvero non potrei sopportarlo, il solo pensiero di un altro che stringe quel fragile corpo, che carezza quella pelle candida, che … no, non riesco proprio a concepire una situazione del genere, mi fa troppo male.

Tu tornerai, lo so. Te ne sei andata solo perché vuoi scordarti di me, ma sai che sarà impossibile, non servirà a nulla starmi lontano, anzi ti farà ancora più male non sentirmi lì accanto a te … lo so perché sto vivendo la stessa cosa anche io.

Vieni qui, ti supplico, il battito del mio cuore diventa sempre più lento e stentato, respiro a fatica e non è per via delle infinite sigarette … è la tua assenza che mi uccide pian piano, sento delle lame taglienti ed affilate lacerarmi la carne, entrarmi dentro, spingendo sempre più a fondo, comprimendomi le viscere, perforando gli organi vitali. Sono uno straccio, un vegetale in cerca del nettare che lo riporti in vita, che lo faccia rinascere … ti prego torna.

Forse però mi merito tutto questo, il fato vuole che io stia così, mi sta punendo per tutto quello che ho fatto.

Avevo giurato a me stesso che non ti avrei mai fatto del male … ho mentito, ferendoti, segnando il tuo animo con delle ferite che, a stento, si rimargineranno … troppo profonde, troppo indelebili.

Spero solo che un giorno tu capirai del perché io lo abbia fatto, era l’unico modo per non lacerarti ulteriormente, lasciandoti in fin di vita.

Magari ora mi stai odiando, anche se lo trovo quasi impossibile … non potrai mai cambiare l’amore che provi per me, è troppo forte e puro perché si trasformi in squallido e putrido odio. Sì, sto facendo di nuovo il presuntuoso, ma non posso farci niente, ti conosco troppo bene e so che mi ami, dovunque tu sia e so che vuoi tornare, per stringermi di nuovo, per sentire le mie labbra sulla tua pelle, perché anche tu hai bisogno dello stesso ossigeno di cui ho bisogno io.

Li senti i miei occhi? Sappi che non ti daranno un minuto di tregua, cercheranno di persuaderti, di entrare nei tuoi sogni, di vegliare su di te, accompagnandoti in questa tua fuga, che spero finirà prima o poi. Il tuo posto è accanto a me … il destino ha voluto così e gli ubbidirai, la ragione ignorante dovrà sottomettersi alle sorti che le sono state imposte, si accorgerà di quanto impotente sia davanti ad un essenza così grande e maestosa. Solo il tuo cuore conosce il suo compito e se continui a stare così lontano, gli sarà sempre più difficile poter adempire agli obblighi che gli sono stati assegnati, divenendo sempre più debole, riuscendo a battere a fatica … divenendo flebile … come il mio.

 

 

Mezzogiorno.

Anche oggi non sono riuscito a combinare nulla.

Invece di scrivere qualche verso o un semplice accordo, ho preferito lasciar parlare i miei pensieri, le mie sensazioni che, come puoi ben vedere, mi riconducono a te … sempre.

E tu cosa stai facendo?

Sicuramente avrai addosso il tuo body rosso bordeaux, pantaloni neri comodi di una tuta e calzetti di spugna ai piedi. I capelli raccolti in coda alta, tirati indietro con un po’ di gel per evitare che qualche ciuffo ribelle ricadesse sul viso mentre esegui  una … pirouette? Si dice così vero?

Spero solo che nessuno osi ballare insieme a te, non potrei sopportare l’idea che altri mani tocchino il tuo corpo, odorino il tuo profumo, sfiorino quei ricci … perché sono mie prerogative ed il destino vuole che sia solo io ad avere il privilegio di poterle assaporare.

Mi pensi? Forse sì, durante la notte, quando nessuno ti può vedere, mentre affondi quel viso sul cuscino, soffocando il pianto straziante … ti manco anche io, lo sento. Puoi allontanarti finché vuoi, evitarmi fino allo stremo, ma sarà impossibile sfuggire ai miei occhi, ribellarsi alla volontà del destino … Ary, casa tua è tra le mie braccia, sia nelle gioia che nel dolore e so che dietro a tutto quel finto odio, a quella sofferenza infernale, c’è la voglia di ritornare da me, perché solo stando uniti abbiamo l’energia necessaria per muovere i passi giusti in questa vita … in questo presente così sfuggevole e veloce.

Tornerai presto, è quasi una certezza ormai, anche se nulla potrà colmare questa tua assenza che mi strugge dentro, nemmeno la musica mi sta aiutando … lei che è sempre stata pronta a risollevarmi il morale, ad accompagnarmi nei sentieri bui del mio cammino, sembra ora non avere più alcun effetto.

Non smettere di suonare Ville, promettimelo! Sei così bello quando passi quelle dita sulla chitarra, pizzicando le sue corde, componendo melodie meravigliose. Ho sempre sognato poter preparare una coreografia sulle tue note, credi sia possibile?”

Te lo prometto Ary, anche se sto come un cane, non smetterò mai di comporre, ideerò la melodia più consona e perfetta che accompagni il tuo movimento leggiadro e poetico … perché tu hai ancora voglia di ballare sulle mie note vero? Lo spero davvero, perché non desidero altro.

La chitarra è ancora appoggiata al bracciolo del divano da stamattina, mi ero ripromesso di stuzzicarla, ma poi mi sono lasciato trasportare dalla malinconia e mi sono ritrovato con questo foglio bianco ed una penna in mano. Chissà forse dopo questo sfogo riuscirò a buttar giù qualcosa di sensato e melodico, magari la melodia perfetta per una coreografia, che dici?

Avrei ancora tante cose da dirti, ma il pensiero di non riuscire a farti avere questo foglio di carta mi strugge e mi innervosisce allo stesso tempo, mi sento davvero impotente e il non sapere dove tu sia mi strazia ancora di più, perciò credo che fermerò la mia mano agitata e concentrata, anche se lei ha ancora molte cose da volerti rivelare, ma sarebbe tutto inutile.

Sappi però che non resisterai a lungo lontano da me e quando tornerai, potrò davvero verificare se questa tua assenza sia servita o meno a dimenticarti di me … anche se sappiamo entrambi la risposta.

Ti aspetto baby, ricordalo.”

 

 

 

 

Ville poggiò la penna stilografica sul tavolo, rilesse per circa due volte il foglio marchiato dai suoi pensieri e posò le labbra sul nome inciso della ragazza. Le mancava molto … mai si era innamorato così di una donna, lui il ragazzo ribelle e saccente, egoista e presuntuoso, non avrebbe mai pensato che una creatura femminile potesse ridurlo così, misero ed impotente. Stava vivendo la parte peggiore dell’amore, la faccia della medaglia più aspra e tortuosa, ma in cuor suo sentiva che quella ragazza sarebbe tornata, perché era fermamente convinto che il destino avesse posto nelle sue mani l’anima di lei, raccomandandogli di proteggerla, sperando che mai lo sollevasse da quell’incarico, non l’avrebbe sopportato.

Si alzò dalla sedia, prese il foglio con sé e si diresse in sala. Posò la lettera sopra il tavolo, dove c’era ancora la tazzina del caffè che aveva bevuto quando si era svegliato. Dal piccolo tavolinetto in vetro posto davanti al divano, prese il posacenere blu corallo, vuotò i mozziconi dentro il cesto della spazzatura. Lo sciacquò sotto il getto dell’acqua tiepida, pulendolo accuratamente, aiutandosi con l’indice della mano destra, per scrostare bene i residui di cenere depositata da parecchi giorni. Prese da sopra il lavello un canovaccio, utilizzato per asciugare le stoviglie, e lo passò sopra il posacenere, tamponandolo con cura. Si diresse poi verso il divano, riprendendo il foglio di carta da sopra il tavolo. Si mise comodo, poggiò il posacenere al suo posto e vi mise dentro la raccolta dei suoi pensieri. Frugò tra le tasche dei jeans in cerca di un accendino, finché non lo trovò. Dopo svariati tentativi, venne fuori una piccola e flebile fiamma, la portò agli angoli del foglio, che subito iniziò ad ardere, distruggendo tutte quelle parole. Avvicinò il pollice destro all’occhio sinistro, facendolo passare delicatamente sopra di esso …. Bagnato. Stava piangendo senza neppure rendersene conto. Il suo animo si sentiva proprio come quel foglio di carta …. Cenere. Disintegrato dall’amore, atterrato dalla lontananza che pesava su di lui giorno dopo giorno, completamente fiacco e abbattuto.

Riprese il posacenere e vuotò i resti della “lettera” sulla sua mano. Si alzò dal divano ed andò vicino alla porta finestra. Fece pressione sulla maniglia per aprirla e si ritrovò nel suo giardino ricoperto di neve fresca. Avvicinò la mano che stringeva la cenere alla bocca.

-Ti amo –sibilò piano, per paura che qualcuno potesse sentirlo e scoprire la sua debolezza.

Aprì le dita lentamente e soffiò su quei resti, lasciando che la fuliggine volasse via, trasportata da una leggera e gelida brezza, alzatasi in quel momento. Sperava con tutto se stesso che quei piccoli frammenti di emozioni giungessero a lei, sussurrandole di tornare da lui, perché aveva bisogno di svolgere quel compito assegnatogli …. Aveva bisogno di amarla.

Eccomi qui cari lettori!
Visto che tutti stanno guardando un po' di mal occhio il Ville della storia, ho voluto estrapolare in questa One Shot i suoi pensieri, ciò che ha provato in questi due anni.
Sì, fa ancora il super saccentone presuntoso del *bip*, ma come potete vedere, ha un cuore anche lui (ogni tantoXD)
Beh che dire,
ringrazio come sempre tutti quelli che hanno deciso di seguirmi in questa avventura, spero di non deludervi!
A presto :)
  
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