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Autore: FuyuShounen    24/08/2013    3 recensioni
Partecipante al - NaruHina Contest V° Edizione: “La nostra Leggenda” - indetto da Mokochan, Yume_no_Namida e ValeHina su EFP. Fanfiction vincitrice del premio “Best Raiting Green” e del “Premio Vale”.
Si dice che l’antichità e il mondo classico siano ormai morti, relegati in un passato il cui confine temporale è ormai invalicabile. Noi siamo i moderni, il nostro universo è completamente diverso. Mah… e se non fosse vero?
Questa è la storia di un amore che unisce che unisce un passato mitico, sebbene vivo e vegeto, e la realtà dei nostri giorni. E’ la storia di una ragazza giapponese, ma greca in linea paterna, e di un “giovane”, millenario, dio alla ricerca del vero amore. Infine, è anche la storia di antiche invidie e vendette, che serpeggiano nel mondo per avvelenare tutto ciò che incontrano, finché non avranno raggiunto il loro scopo…
E' la storia di Amore e Psiche.
Attenzione: accenni SasuHina/SasuSaku
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Mei Terumi, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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first chapter

“Per sempre” non è una bugia



 

Un grazie speciale a SunliteGirl, e ai miei amici D. e F., che hanno avuto la pazienza di sopportarmi mentre li costringevo a leggere questa fic. Siete grandi!

Capitolo 1

   Il ritorno di Sabaku no Zefiro 


<< Vieni qui, sottospecie di pennuto! >> tuonava una voce maschile arrabbiata, per nulla affaticata dallo sforzo della corsa.

<< Ah! Prendimi, se ci riesci! >> disse un ragazzo biondo, con un tono un po’ arrogante, prendendolo in giro. Forse, però, “ragazzo” non è il termine più adatto a descrivere un adolescente con un paio d’ali.

<< Sono andati in questa direzione! >> un’altra voce maschile si sentì nel lungo portico colonnato, e subito seguì il rumore di numerosi passi. Come una mandria imbufalita, una folla correva in direzione del ragazzo e dell’uomo dai lunghi capelli neri che lo inseguiva. La calca eterogenea, composta da uomini, donne e ragazzi, tutti vestiti con tuniche di diversi colori, aumentava sempre più la sua velocità.

<< Madara, prendilo! >> urlò una donna dai capelli biondi, staccandosi dal gruppo e avvicinandosi ai due. Madara, l’uomo dai capelli neri, fece un balzo verso il ragazzo alato, alzando il pungo. Questi, però, nonostante avesse gli occhi coperti da una benda azzurro cielo, in qualche modo percepì le intenzioni dell’uomo, ed evitò il colpo alzandosi in volo. Dopo aver spiegato le ali, volò tra due colonne e uscì dal porticato, in direzione del cielo, lasciando Madara nella nuvola di polvere che aveva alzato frantumando la lastra del pavimento. Il ragazzo si sentì fortunato di aver evitato il colpo, ma il suo trionfo durò poco: dopo un solo respiro, sopra il giardino circondato dalle colonne del portico, fu bloccato a mezz’aria da un uomo dalla pelle scura, che lo aveva braccato allo stomaco con il braccio destro. Il giovane non fece in tempo a sentirsi mozzare il respiro, che fu stretto anche dall’altro braccio.

<< No, lasciami! >> gridò il ragazzo, ma l’uomo cominciò a precipitare al suolo, portandolo con sé. Il giovane s’irrigidì per la paura e aspettò lo schianto, che giunse poco dopo, ma arrivò da solo: l’uomo lo aveva lanciato verso il terreno erboso, mentre lui era atterrato in piedi, vicino a lui.

<< Ora non mi scappi più, prima sei andato su ed ora ti ho portato giù >> disse l’uomo dalla pelle scura, alzando il braccio destro contro il ragazzo a terra, il quale era lievemente stordito dopo la caduta. La confusione, però, passò immediatamente, proprio quando il colpo stava per arrivare, e il ragazzo biondo evitò il pugno spostandosi di lato. Quando l’attacco giunse al suolo, facendo volare pezzi di terra, il ragazzo si era già alzato in volo. Con la massima concentrazione, piegò le ali e rese il suo corpo più aerodinamico, accelerando notevolmente. Stava per superare il tetto del portico, per poter così scendere dal Monte Olimpo, quando la voce di una donna irruppe dall’alto.

<< Castigo celeste di Era! >>

<< Cosa, c’è anche Tsunade?! >> esclamò il ragazzo alato, alzando per un attimo lo sguardo verso l’alto. Poi, subito, si scansò di lato, e la donna bionda, che si era lanciata per scagliare il suo calcio, distrusse un pezzo del porticato. Pezzi di granito e marmo di vario colore volarono in aria, finendo nel giardino o danneggiando le altre parti della struttura.

<< Lariat, lama ardente di Zeus! >> gridò l’uomo dalla pelle scura che aveva attaccato poco prima, puntando dritto sul giovane. Il dio si era lanciato a gran velocità, tenendo il braccio destro semiaperto verso l’esterno, come un arco.

<< Ecco, Naruto, un colpo che non hai mai ricevuto! –

Il giovane alato di nome Naruto scansò il colpo, abbassandosi un attimo prima dell’urto.

<< Bee, chiudi quella bocca e colpisci! >> urlò Tsunade, aspettando il momento propizio per colpire il ragazzo con il suo Castigo.

<< Questo lo vedremo! >> disse Naruto. Il ragazzo frenò il suo volo e, inarcando la schiena, risalì verso l’alto. Nella sua mano sinistra, all’improvviso, apparve un arco blu, che sembrava di zaffiro, e nella destra una freccia dorata dalla punta nera. Una volta arrivato molto in alto, Naruto frenò e si voltò verso il suolo. Nonostante la benda sugli occhi, il suo viso saettò immediatamente verso Bee, e dopo aver preso la mira, si preparò a scagliare la freccia contro il suo nemico.

<< Freccia d’oro di Amore: Narcisismo! >> pensò il giovane dio, scagliando il dardo.

Tuttavia la freccia, sotto lo sguardo allibito di Bee, Tsunade e degli altri dèi che erano usciti dal portico, non raggiunse mai il suo bersaglio. Con un piccolo “flop”, invece, cadde al suolo appena ebbe lasciato la mano di Naruto. A contatto con il terreno, la freccia divenne rossastra, poi si frantumò e divenne terra. Il dio alato aveva un’espressione indecifrabile. Alcune risatine si alzarono dalla folla. Rendendosi conto che gli altri lo stavano deridendo, Naruto gonfiò le guance e strinse i pugni.

<< Ehi, io sono “il terribile Amore”! >> cominciò ad urlare contro gli altri dèi. << Non prendetemi in giro, o la mia ira sarà tremenda! >>

Si levarono altre urla di scherno. Naruto-Amore avrebbe voluto ribattere, ma Bee, Tsunade e Madara, ancora più infuriato, cominciarono a lanciargli contro fulmini, detriti di marmo, proiettili incendiati con i loro poteri… tutto quello che potevano afferrare con due mani.

<< Non ci scappi! >> urlò Tsunade, prendendo il resto di una colonna e scagliandolo contro il ragazzo sospeso in aria.

<< No! >> esclamò Naruto, coprendosi il volto con le mani e portando le ginocchia al petto. Fece per avvolgere il suo corpo con le ali ma, prima che ci riuscisse, venne colpito da una corrente d’aria. Era un vento caldo, leggero e asciutto, che con un impeto colpì le ali del ragazzo e lo portò più in alto. Il pezzo di marmo, che era appuntito e lo avrebbe ferito gravemente, raggiunse il suo apice e poi cadde fuori dai confini del portico, disegnando una parabola. Quando arrivò al suolo, si frantumò all’istante. Grazie al cielo, non era precipitato giù dalla cima del monte, o sarebbero stati guai.

<< Cosa? >> Naruto alzò la testa e, a causa della sorpresa, rilassò braccia e gambe, continuando a salire. Ad un tratto il vento si fermò e il giovane, tenendo ancora l’arco nella sua mano, cominciò a girare su se stesso, cercando di individuare in qualche modo chi o cosa lo avesse trasportato. Anche gli altri dèi lo guardavano stupiti, incerti su quello che era appena avvenuto.

All’improvviso il vento riprese, ma stavolta cominciò a spargere una polvere dorata che si diffondeva dove si propagava la corrente. Naruto, quando sentì quella polvere leggera posarsi sulla pelle, si sentì sconcertato, ma quella sensazione di granuli leggeri sulla pelle, che scorrevano nell’aria alla stessa velocità del vento, era rassicurante.

Prima che Naruto potesse aprir bocca, la sabbia attorno a lui cominciò a vorticare a grande velocità, creando uno scudo che lo avvolgeva in tutte le direzioni, come una grande sfera dorata. Gli dèi, stupiti, osservarono meravigliati la sabbia che proteggeva il ragazzo alato. Per alcuni secondi tutto sembrò immobile, con la sfera di sabbia sospesa in aria, circondata da un alone dorato creato dai granelli fluttuanti che riflettevano i raggi solari. Sembrava un piccolo pianeta. Poi, il pallone di sabbia cominciò a roteare più velocemente e a perdere la sua forma perfettamente rotonda. Dopo pochi istanti, la sfera si era dissolta in una nuvola di granelli dorati. Naruto, che si sarebbe dovuto trovare in mezzo alla sabbia, era invece sparito nel nulla.

 

<< Mi stai… mi stai lasciando? >>

Il ragazzo annuì, senza rispondere, chinando lo sguardo. I rumori che fino a poco prima si udivano nel giardino, come il cinguettio degli uccelli, le chiacchere delle persone, i suoni delle auto, non arrivarono più alle orecchie di Hinata. Era come se la ragazza si fosse staccata dalla realtà a causa dello shock. I suoi occhi avevano davanti solo il viso di Sasuke, che la osservava di rimando. I due stavano in piedi, davanti alla panchina sopra cui lei si era seduta tante volte, con lui o da sola.

<< P… perché? >> Hinata si sentiva le ginocchia deboli e le mani tremanti. I rumori che fino a poco prima aveva percepito continuavano a non farsi sentire. L’unico suono che udiva ancora era il battito forte e accelerato del suo cuore nelle orecchie. L’unica cosa che vedeva era il volto del ragazzo di fronte a lei, che all’improvviso le parve irriconoscibile. Quella sensazione, però, sparì velocemente, lasciando il posto ad uno strano vuoto nello stomaco.

<< Perché? >>

Sasuke continuava ad osservarla, ma taceva. Si passò una mano lungo sul collo, tra i capelli lisci e scuri, e rimase zitto, in piedi davanti alla ragazza. Dopo un istante di silenzio, le lacrime salirono agli occhi di Hinata, e le tornò la forza sufficiente per fare un passo in avanti verso Sasuke.

<< Perché? Sasuke… dimmi perché… >>

<< Io… mi sono innamorato di un’altra ragazza >> disse Sasuke, mentre la sua calma s’incrinava e il suo cuore si agitava. Pur sentendosi in colpa, continuò a guardala negli occhi, con uno sguardo afflitto.

Hinata si fermò all’istante. La mano sinistra, che aveva alzato per appoggiarla alla guancia del ragazzo, si fermò a mezz’aria. Quando il suono di quelle parole giunse alle sue orecchie, la mano si ritrasse e la ragazza fece due passi indietro.

<< Hinata, aspetta… >> Sasuke fece un passo in avanti, alzando il braccio destro verso Hinata per prenderle la mano.

<< Ti sei… innamorato… >> balbettò Hinata, tenendo rigido il braccio sinistro e portando la mano destra al petto. Le lacrime, che sembravano essersi fermate dopo la rivelazione di Sasuke, ripresero a scendere lungo le guance della ragazza, che ora invece appariva fin troppo immersa nella realtà. Tutti i suoni erano diventati più forti di quanto fossero prima: il cinguettio degli uccelli e il rumore delle auto erano insopportabili, le chiacchere delle persone fastidiose da sentire. L’aria era… sbagliata. E non c’era un motivo: era solo sbagliata, come era sbagliato tutto.

<< Hinata, per favore, aspetta … >> disse Sasuke, avvicinandosi di più e prendendo la mano di Hinata, che si era voltata e stava per correre via.

<< Lasciami! >>

<< Hinata, per favore… Fammi spiegare… >>

<< Cosa c’è da spiegare? >> Hinata si era liberata dalla presa del ragazzo, ma rimase immobile, continuando a dargli le spalle con lo sguardo chino al suolo.

<< Io… >> Sasuke cominciò a parlare, ma poi tacque. Qualcuno si voltò a guardarli, ma i due non ci fecero caso. Si alzò un venticello, che scompigliò i capelli dei due ragazzi. Erano ancora in divisa scolastica, perché erano appena usciti dalla scuola. Era la seconda settimana di Maggio, e il sole era ancora alto, nonostante s’inclinasse già ad Ovest.

<< Chi è lei? >> Hinata si voltò verso Sasuke, che ricambiava il suo sguardo. I suoi occhi scuri, che prima le erano sembrati così belli, ora le facevano male.

<< Sakura  >>.

Hinata spalancò gli occhi chiari, mentre nella sua mente vedeva Sasuke e Sakura camminare, sorridersi. Lei era una loro compagna di classe, che entrambi conoscevano da quando erano al liceo. Hinata con lei andava d’accordo, e qualche volta avevano pranzato insieme ed erano uscite con le altre ragazze della classe, ma non le era mai stata particolarmente vicina. Qualche volta aveva visto Sasuke parlare con lei, ma non aveva mai pensato che qualcosa del genere potesse accadere.

<< Come… >>

<< Com’è successo? >> Sasuke prese la parola, cercando di spiegare quello che era accaduto. La sua voce, di solito calma, tradiva il suo stato d’animo. Era nervoso. << Non lo so, Hinata. Una volta ci siamo incontrati per caso, poi un’altra ancora…a scuola, ogni tanto, parlavamo, e io provavo il desiderio di stare sempre lì con lei, perché tutto era… diverso. Qualche volta mi sorprendevo a pensare a lei durante le lezioni.  Non è successo tutto così in fretta, c’è voluto un po’ di tempo per capirlo. All’inizio le ero indifferente, non sentivo niente per lei, non immaginavo nemmeno che lei potesse essere importante per me… ma poi è accaduto >>.

Le lacrime tornarono a scorrere sul viso di Hinata, silenziose.

<< E allo stesso tempo mi sentivo male, >> continuò il ragazzo, << perché continuavo a provare un sentimento forte verso di te. Tu sei stata la prima che mi ha fatto stare bene, dopo la mia solitudine, e pensavo che la mia fosse una solo una cotta, di quelle che passano dopo un po’, ma… >>

Sakura tacque. Hinata continuava a guardarlo, con il fiato corto. Poi, chinando lo sguardo e portando le mani dietro al collo, la ragazza si tolse la collana con un ciondolo a forma di farfalla e la porse Sasuke, che lo prese con uno sguardo triste. Il ragazzo lo mise in tasca, senza dire nulla.

<< Quindi è… finita… >> mormorò Hinata, con la voce impastata dal pianto.

<< Hinata… >> Sasuke alzò delicatamente la mano, ma forse non sapeva nemmeno lui cosa fare e si fermò, ritraendola. I due rimasero per qualche istante in silenzio, poi si allontanarono l’uno dall’altro.

<< Perché? >> si domandava Hinata, mentre si dirigeva verso casa. << Perché? >>

<< Ma questa era la realtà >> le disse una vocina nella testa, mentre lei si sentiva svuotata di tutto. << Non tutto dura >>.

 

 La sensazione per Naruto era completamente nuova. La sorpresa e il sollievo che aveva provato nel vedere la sabbia si erano presto sostituiti alla perplessità nel vederla formare una sfera che lo proteggeva. Ma quello che era successo in seguito era stato ancora più sorprendente: ad un certo punto, la sabbia aveva cominciato a perdere la sua forma circolare, gli era sembrato prima di sciogliersi, poi di dissolversi insieme alla sfera che lo proteggeva. Poi, tutto era tornato normale e si era ritrovato in piedi, in un luogo che percepiva chiaramente famigliare. Poi, nella sua mente, nonostante non potesse vedere, le immagini e le forme di ciò che si trovava attorno a lui apparvero chiare e nitide. Quando si rese conto di dove si trovava, fu preso da una grande gioia.

<< Gaara! Gaara! >> urlò Naruto, alzandosi in volo a venti centimetri da terra. Era felicissimo, tanto che, nell’aria attorno a lui, cominciarono a diffondersi delle sfere luminose azzurre, le quali sembravano provenire da tutti i pori del suo corpo.

<< Ciao, Naruto >> disse una voce senza corpo. Dopo un istante, davanti a Naruto, il vento cominciò a vorticare, e un profumo di rosa selvatica si diffuse nell’ambiente circostante. Quando il vento cessò, davanti al dio alato apparve Gaara, conosciuto come Zefiro, il vento della primavera. Era un ragazzo dai capelli rossi, alto più o meno come Naruto, con un’espressione seria, risoluta, che contrastava con il nido di  una famiglia di usignoli che aveva sulla testa. Usignoli la cui femmina stava covando un uovo, per giunta. Aveva un chitoniskos1 (note a fine pagina) bianco, con sopra un himation2 verde, un verde luminoso come quello delle sue iridi. Sulla schiena portava una giara in cui stava fluendo dentro la sabbia che aveva soccorso il dio alato.

<< Gaara! Zefiro! Ciao! >> Naruto volò ad abbracciare Gaara, che si irrigidì al contatto con l’amico e, per dimostrargli il suo affetto, gli diede delle pacche affettuose sulla spalla. Il nido, che si era leggermente inclinato, venne rimesso apposto dalla mano libera di Gaara, e così le proteste di mamma e papà usignolo cessarono.

<< Quando sei tornato? >> domandò Naruto, sciogliendo l’abbraccio. << Hai portato la primavera giù dai mortali? >>

<< Certo, e sono tornato giusto in tempo per salvarti >> fu la risposta dell’altro dio. << Vuoi dirmi che cosa stava succedendo? >> La voce di Gaara tradiva un misto di rabbia e preoccupazione.

<< Uff… è un po’ lunga da spiegare… >>

<< Sono un tipo paziente e silenzioso, un ottimo ascoltatore >>.

Davanti allo sguardo indecifrabile di Gaara, Naruto si sentì a disagio e cominciò a parlare.

<< Beh… vedi… io ho mandato all’aria la guerra tra dèi che si stava per scatenare… >>

<< Una guerra tra dèi? Un’altra? Ma l’ultima è stata duecento anni fa! >>

<< Sì, infatti… però io ero stufo di guerre, e ho deciso di intromettermi… >>

A quelle parole, gli occhi del dio del vento primaverile si ridussero a due fessure.

<< Cos’hai combinato stavolta? >>

<< Ecco, vedi… io… ho fatto infatuare tutti della propria ombra, con la freccia rossa e blu, quella de “l’infatuazione assurda”. Avresti dovuto vedere tutti che correvano in contro luce, che inseguivano la loro ombra… Madara ha mangiato un bel po’ di terra, Bee ha baciato un cactus… >>

Naruto, che aveva tenuto il volto leggermente inclinato verso il basso durante la spiegazione, alzò gli occhi verso Gaara e sorrise. Il sorriso, tuttavia, non venne contraccambiato.

<< Naruto! Tu rischiavi… rischiavi di finire… non so nemmeno io come saresti finito! – Gaara, il risoluto e impassibile Gaara, era leggermente alterato. – Per fortuna qui siamo al sicuro. Nessuno è a conoscenza di questo luogo, né della mia nuova tecnica del Flusso sabbioso, perciò non mi hanno riconosciuto… -

<< Ah, già! E’ bellissima, quella tecnica! Come funziona? >>

<< Niente di speciale. Io sono una divinità del vento, sollevo la sabbia con l’aria >.

<< Giusto… >>

<< Beh, entriamo nella mia casa, è inutile rimanere qui >>.

I due ragazzi si avviarono verso la dimora di Zefiro, una casa ricoperta di foglie di tutte le sfumature di verde, che sembravano continuamente mosse da una corrente d’aria, prima leggera, poi un po’ più forte, poi di nuovo più debole. Una dimora degna del dio del vento di primavera.

<< Gaara … >> Naruto si bloccò un attimo prima di varcare la soglia della casa. Il vento che muoveva le foglie ora muoveva anche i suoi capelli biondi e le code della sua benda azzurra, che scendevano dal nodo situato sulla nuca proprio all’altezza degli occhi.

<< Si? >> Gaara, che era appena entrato in casa, si voltò a guardarlo.

Naruto schiuse leggermente le ali, che aveva lasciato semichiuse dopo che la sabbia lo aveva protetto. I riflessi arancioni sulle piume bianche, alla luce del tramonto, assumevano una tonalità più scura del loro solito arancione sgargiante.

<< Grazie per avermi salvato >>.

Gaara, insieme agli usignoli sopra la sua testa, si voltò verso Naruto, che credette di vedere l’accenno di un sorriso.

<< Figurati >> disse, e poi entrò in casa, seguito dall’amico.

 

Note dell’autore

Il chitoniskos è una tunica, di solito bianca, lunga sino alle ginocchia e fermata in vita da una cintura. L'himation era il mantello utilizzato tanto dagli uomini quanto dalle donne, indossato al di sopra della tunica, semplicemente appoggiato sulla spalla e fatto ricadere sul fianco. Il materiale più comune era la lana, il cotone era invece più pregiato e costoso; anche il lino era utilizzato, principalmente nella realizzazione delle divise militari. Per i vestiti più  raffinati era impiegato il bisso, una specie di seta naturale marina, ricavata da un filamento che secernono alcuni molluschi.

Spazio Autore

Salve a tutti! E’ da tanto che non mi faccio vivo, però sono tornato, grazie al NaruHina Contest di Mokochan, Yume_no_Namida e ValeHina, grazie al quale ho finalmente (ri)trovato l’ispirazione. Avevo fatto alcuni tentativi, ma nessuno è resistito oltre le due pagine, vale a dire che non sono mai arrivato alla fine del primo capitolo. Ero abbastanza frustrato, perché le idee mi sembravano buone, ma alla fine non combinavo mai niente. Un giorno,  verso la fine dell’anno scolastico, SunliteGirl m’informa di questo “contest” mitologico e mi ci fiondo, prenotandomi il mito di Amore e Psiche (il quale non sarà trattato per filo e per segno, ma ci saranno adattamenti personali) e la canzone di Micheal Bublé “Haven’t met you yet” (dalla quale sono tratte le parole che, nel corso della storia, troverete in grassetto).

Beh, passiamo alla storia, la quale sarà il più fedele possibile all’originale inviato alle tre autrici sopracitate, ma ci saranno ovviamente le correzioni di eventuali errori-orrori ortografici (anche se, ahimè, qualcuno mi è sfuggito o mi sfuggirà…) ed eventuali aggiunte di dettagli, specialmente nella seconda parte della storia, che ne presentava meno in quanto ho avuto molto meno tempo a disposizione, ma anche dovute a improvvise ispirazioni. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto – domani o lunedì dovrei pubblicare il secondo – e mi scuso se Sasuke vi è sembrato troppo OOC, cosa che mi è stata fatta notare da tutte e tre le “giudiciE”. Io ho provato a modificare il personaggio, ma non riuscivo a renderlo troppo il Sasuke che conosciamo perché l’ambientazione è completamente diversa da quella del manga, e perché il contesto, a mio avviso, richiede un temperamento diverso da quello che Sasuke ha maturato dopo anni di traumi XD. A me questa fic piace molto, e spero anche a voi!

Al prossimo capitolo!

FuyuShounen

  
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