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Autore: SunliteGirl    24/08/2013    5 recensioni
Tutto inizia con un treno, e con una fuga.
Hinata è in partenza per Tokyo, decisa a realizzare il suo sogno più grande, anche a costo di scontrarsi con il volere del padre: suonare il basso nella band che tanto ama. Pur di raggiungere il suo obbiettivo, è pronta anche a fingersi un ragazzo per tutto il tempo che sarà necessario. Eppure, quando un ragazzo solare e che condivide il suo stesso sogno entrerà nella sua vita, Hinata si ritroverà a riconsiderare ogni cosa.
A volte basta una sola persona, un unico sorriso, per essere liberi.
Ma il Destino è imprevedibile, come imprevedibile è il modo in cui, all'improvviso, cambia le sue carte.
_________
Buonsalve (?) :D Eccomi con la mia nuova storia NaruHina, fresca-fresca dopo i risultati del "NaruHina contest V edizione: La nostra Leggenda", indetto da Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina sul forum di Efp! Sarà di soli quattro capitoli, perciò non spaventatevi (?). Spero la leggerete in molti ^^ (e che non fuggirete a gambe levate di fronte alla mia schif-... introduzione ;_;)
(completa ♥)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Twist of Fate


                                          

Capitolo primo

 

 

Eccitazione. Strano quanto questa sensazione sormonti tutte le altre nella mente e nel corpo di Hinata.

Nei giorni precedenti, quando la sua fuga era ancora solo un progetto irrealizzabile cui si rifiutava di pensare troppo, immaginava che in quel momento avrebbe provato solo una grande paura, forse anche vergogna. Si trattava pur sempre di disubbidire a suo padre, ai suoi doveri di figlia e ragazza di buona famiglia, e se fosse stata scoperta le conseguenze sarebbero state molto dure. Eppure, quando era giunto il momento, si era stupita di quanto la sua mente fosse rimasta lucida per tutto il tempo. Durante la cena era rimasta in silenzio come sempre, cercando però di rispondere alle domande – o interrogatori, come più le sembravano- del padre con una certa pacatezza mista ad entusiasmo. Come ogni sera,  alle sette in punto si era chiusa in camera sua, dove avrebbe dovuto trascorrere il tempo che le restava a ripassare le materie di studio o esercitarsi al pianoforte. Invece, nulla di questo accadde. Con velocità e il cuore in gola aveva tirato fuori la valigia da sotto al letto, dove l’aveva posta qualche ora prima, e l’aveva riempita con i vestiti che aveva comprato in compagnia dei suoi migliori amici. Kiba ed Ino l’avevano appoggiata subito, offrendosi di aiutarla a portare a compimento quel folle piano; senza di loro  probabilmente non avrebbe avuto il coraggio nemmeno di entrarci, in quel negozio di abbigliamento maschile. Aveva sentito le guance imporporarsi dall’imbarazzo al solo ricordo. Con cura, ma pur sempre con una certa fretta, aveva tirato fuori dalle borse gli abiti piegati e con il cartellino ancora addosso, per poi infilarli nella valigia. Aveva pensato anche all’intimo, ai soldi che in tutti quegli anni aveva racimolato con le paghette generose del padre e dei parenti, e al suo libro preferito, che mai sarebbe potuto mancare. L’altro oggetto, quello più importante di tutti, giaceva sotto al letto nella sua custodia. Non appena aveva udito dei passi, fuori dalla stanza, aveva richiuso e nascosto tutto, appena in tempo perché sua sorella, Hanabi, entrasse nella sua stanza per annunciarle che andava a dormire e darle la buonanotte. Questa era una di quelle abitudini che a Hinata sarebbe sicuramente mancata. Tra lei e sua sorella non c’era mai stata una grande comprensione reciproca, od uno di quegli infrangibili legami fraterni, eppure si volevano bene. Per Hinata rimaneva comunque una delle persone più importanti, che sempre avrebbe voluto proteggere. Forse aveva cercato di comunicarglielo con quell’abbraccio improvviso, seguito da un sorriso triste e malinconico. Chissà, poi, se Hanabi aveva intuito tutto e aveva voluto salutarla con quel “Buona fortuna”, sussurrato sulla sua spalla dopo un attimo di imbarazzo. Sua sorella se n’era andata qualche minuto dopo, esattamente com’era venuta, e Hinata era rimasta sola con la sua valigia e i suoi propositi. La parte più difficile era stata scendere in vestaglia da notte per salutare suo padre. Per quanto freddo e severo, rimaneva pur sempre l’uomo che l’aveva cresciuta sin dal momento in cui sua madre se n’era andata, e che nonostante tutto desiderava solo il meglio per lei. Eppure lui non avrebbe mai accettato, le avrebbe impedito in tutti i modi di seguire quel suo sogno e Hinata lo sapeva bene. Suo padre voleva un futuro certo e sicuro per lei, non qualcosa di tanto effimero, a suo dire. 
Nel momento in cui si era trovata di fronte a lui, per la prima volta in quella giornata aveva tentennato. Valeva davvero la pena di rischiare ogni cosa e avventurarsi, sola, nel mondo al di fuori di quella vita sicura e abitudinaria? La verità è che era terribilmente stanca di vivere in quella teca di vetro che il padre aveva creato per lei, impedendole di mostrarsi per quel che realmente era e fare ciò che più amava. Quella sera, invece di salutarlo da lontano con reverenza e un certo timore, aveva osato con un leggero bacio sulla guancia. Prima di correre via, aveva fatto in tempo a scorgere un’espressione di sorpresa e imbarazzo nel severo volto del padre. Forse quello era stato un modo per ringraziarlo di tutto ciò che aveva fatto per lei e allo stesso tempo per chiedergli scusa, con la debole speranza che non l’avrebbe odiata per quello che si accingeva a fare.
Se ne era andata a mezzanotte inoltrata, una valigia in una mano e la custodia del suo basso nell’altra, lasciando un’unica lettera dietro di sé.

Hinata si sgranchisce le braccia, sperando così di dare un po’ di sollievo ai muscoli intorpiditi. Con aria distratta si volta ad osservare la stazione ferroviaria, fuori dal finestrino, e il via vai di persone che attraversano la pedana affianco al binario, chi trascinandosi dietro una valigia e chi con una borsa da lavoro. Da poco il cielo si è colorato ad Est di sfumature rosso ed oro, ad annunciare l’imminente sorgere del sole e riempiendo di serenità il cuore della ragazza. Non c’è più traccia del nervosismo che le aveva fatto tremare forte le mani, durante l’intero viaggio in autobus. Per un attimo si era sentita persa e terribilmente sola, tanto che aveva creduto di non farcela, ma era bastato stringere forte il volantino che teneva fra le mani per ritrovare la sua determinazione. Lo sta facendo per lei, per il suo sogno, non per un banale capriccio. 
Una voce metallica annuncia che il treno per Tokyo partirà fra pochi minuti, distogliendola dai suoi pensieri e contribuendo, inconsciamente, alla crescita del suo entusiasmo. Realizza solo in questo momento che davvero ce l’ha fatta, che non si risveglierà nel suo letto come ogni mattino pronta ad un nuovo giorno di studio e lavoro, sempre attenta a non rovinare il suo ruolo di figlia perfetta e rispettosa. I suoi occhi chiari si spostano dal finestrino alla custodia nera che occupa il posto al suo fianco e con una mano ne accarezza la stoffa ruvida, godendo di quella sensazione sui polpastrelli. Non ricorda quando di preciso ha cominciato ad amare quello strumento, tanto da farne diventare la sua più grande passione. Hinata sa suonare molti strumenti e in ciò è sempre stata appoggiata dal padre, che la reputa un’attività adatta ad una “signorina di buona posizione sociale”. Ha avuto modo molte volte di apprezzare le note dolci e malinconiche del pianoforte, o quelle strazianti e acute del violino, o quelle alte e vivaci del flauto, eppure mai le hanno fatto provare dei brividi sulla pelle e il batticuore, come accade invece quando ascolta il suono del suo basso. È così strano che una ragazza tanto dolce e timida come Hinata possa amare quelle note basse e vibranti, quella musica rock tanto emozionante e in grado di farla sentire viva, una volta tanto? Ad un tratto con la coda dell’occhio scorge i colori sgargianti del volantino, appoggiato sulla custodia a pochi centimetri dalle sue dita, e con un sorriso lo afferra, in modo da poterlo osservare più da vicino. Ricorda ancora il momento in cui l’aveva trovato quasi per caso fuori dalla sua scuola, abbandonato sull’asfalto. All’inizio non aveva potuto crederci, tanto forte era stata la sua emozione nel leggere che i Two.p! cercavano un nuovo bassista. Non è di certo una band famosa, o almeno non a livello nazionale, ma Hinata ha avuto il piacere di ascoltare la loro musica numerose volte sul loro canale You Tube, tanto che presto sono diventati uno dei suoi complessi preferiti. La loro musica è originale, fresca e vivace, e la voce del cantante è terribilmente profonda ed emozionante. Non si sa molto di loro e Hinata non è mai riuscita a trovare loro foto o video di concerti dal vivo, se non uno in cui la qualità audio era terribilmente pessima. Eppure quel volantino sembrava esser voluto arrivare da lei, quel giorno, nel suo sgargiante color arancione, per annunciarle che forse avrebbe potuto trovare il suo posto nel mondo, come bassista in una band che rispetta. L’unico problema è che i componenti dei Two.p! hanno richiesto esplicitamente un bassista maschio e Hinata di certo non si può definire tale. Ha discusso a lungo con Kiba ed Ino per arrivare alla terrificante, assai imbarazzante, conclusione. 
Un improvviso tonfo, proprio davanti a lei, la fa sussultare e spalancare gli occhi. Per un attimo teme che suo padre abbia scoperto tutto, che l’abbia raggiunta per fermarla o abbia chiamato la polizia per farlo al suo posto. Ma si ricrede subito, non appena scorge la figura di un ragazzo seduto di fronte a lei. Ha dei capelli biondi leggermente arruffati e un bellissimo paio di occhi azzurri, come difficilmente se ne vedono in Giappone; Hinata lo osserva in silenzio appoggiare un borsone sul sedile di fianco ed armeggiare con la zip del suo giubbotto nero, che si sfila un secondo dopo per mostrare una felpa arancione.  All’improvviso sembra accorgersi dello sguardo insistente della ragazza, perché gli occhi cerulei si posano su di lei e subito le sue labbra si piegano in un sorriso mozzafiato. Hinata si sente arrossire per l’imbarazzo, ma prima che possa tornare a concentrarsi sul panorama fuori dal finestrino, o a cercare un qualsiasi altro modo per ignorare la figuraccia appena fatta, il ragazzo le parla, senza mai smettere di sorridere. 
«Spero di non averti disturbata! Il fatto è che sto vagando in cerca di un posto libero da ore e non appena mi sono accorto di questo mi ci sono fiondato, senza nemmeno chiedere il permesso!». Il ragazzo parla così velocemente, e con una tonalità di voce tanto alta, che Hinata non è del tutto sicura di aver capito ogni cosa, ma annuisce comunque. «N-non preoccuparti, solo mi hai un po’ spaventata» dice, abbassando subito lo sguardo alle mani che si stanno torturando sul suo grembo. Cos’è quest’improvvisa agitazione? Il ragazzo ride alle sue parole e Hinata alza di nuovo lo sguardo, sentendo quella risata rumorosa, ma solare e spensierata, come non ne ha mai sentite. 
«Scusa, non era mia intenzione!» esclama, prima di sistemarsi meglio sul sedile e passarsi una mano fra i capelli biondi. Hinata si ritrova a fissare quei fili di un giallo vivace chiedendosi se siano naturali o tinti e a dirsi che, sì, sono terribilmente belli. Solo quando una smorfia si dipinge sul volto del ragazzo,  si rende conto di essere stata nuovamente indiscreta. 
«Accidenti, questi sedili sono sempre più scomodi. Uno spera di riuscire a farsi un pisolino durante il viaggio, e si ritrova a dover stare seduto su questi cosi… Mi sa che dovrò trovare qualcos’altro da fare, allora». Mostra un nuovo sorriso a Hinata e la ragazza arrossisce, nel momento in cui i suoi occhi chiari incontrano ancora una volta quelli di lei. 
«Io mi chiamo Naruto Uzumaki! Tu devi essere…Hinata?». La ragazza strabuzza gli occhi e subito sente il cuore accelerare i suoi battiti, prima di trovare il coraggio di rispondere «C-come fai a saperlo?». Lo vede allargare il sorriso ancora di più, se possibile, prima di allungare un braccio verso la sua valigia. «C’è scritto proprio lì, in  pennarello» dice, prima ti tornare nella posizione precedente. Hinata osserva per qualche secondo la dedica che Ino aveva lasciato sulla sua valigia durante la loro prima gita scolastica, che recita un “
Hinata, sei una figa <3 Ti voglio bene!” scritto in pennarello indelebile azzurro, e poi si sente avvampare dalla vergogna. Si era totalmente dimenticata di quel dettaglio imbarazzante. «Oh» sussurra soltanto, prima di tornare a fissarsi le mani. «I-in ogni caso, sì, mi chiamo Hinata».
Naruto le rivolge uno sguardo incuriosito, che si sposta ad intermittenza da lei, alla valigia, alla custodia del suo basso. Hinata sente l’agitazione crescere insieme alla paura per la domanda che sicuramente sta per farle. La legge nei suoi occhi azzurri e nelle sue sopracciglia che improvvisamente si aggrottano, dando al suo viso un’espressione più cupa delle precedenti. Poi il suo volto si apre in un’espressione di nuovo solare ed eccitata, la bocca si spalanca e Hinata sente un brivido lungo la schiena. Ecco, ora me lo chiederà. 
«Che bello! Scommetto che stai andando in vacanza, vero?». La ragazza sussulta nel sentire la voce innocente e vivace di Naruto porgerle quella domanda, con totale entusiasmo. Soffoca una risatina, indecisa se sentirsi sollevata o divertita dalla poca intuizione dell’altro. «Sì» dice solo, dopo alcuni secondi, mostrando a Naruto il primo sorriso di quella mattina. È un sorriso timido e impacciato, in realtà, ma sembra comunque sufficiente a far spalancare gli occhi azzurri di Naruto. 
«Hinata, dovesti sorridere più spesso! Sei più bella, quando lo fai» dice poi, mostrando un bellissimo sorriso a trentadue denti. La ragazza si sente avvampare a quelle parole e subito abbassa lo sguardo, tornando ad assumere l’aria impacciata e seria di prima. L’imbarazzo viene però interpretato male da Naruto, che subito attira di nuovo l’attenzione di Hinata, dicendo con voce ancora più alta «Cioè, n-non intendevo dire che tu non sia bella, nel senso, tu sei già molto bella, solo che quando sorridi lo sei ancora di più, perché i tuoi occhi sembrano quasi farsi più luminosi, davvero». La ragazza lo guarda per qualche secondo, osservando le guance di Naruto improvvisamente più rosse, incredula. Nessuno l’aveva mai definita… bella. In quel momento sente l’imbarazzo scivolare via, sostituito da qualcos’altro. Felicità, serenità e… Le sue labbra si aprono in un nuovo sorriso, questa volta più solare, e Naruto sorride di rimando. «Ecco, è questo che intendevo!». 
«Grazie, Naruto». Hinata torna a concentrarsi sul panorama esterno, ignorando lo sguardo del ragazzo che sente puntato su di sé. Osserva il paesaggio di campagna scorrere davanti ai suoi occhi, le guance ancora calde e quella sensazione allo stomaco, che sembra non voler proprio andarsene. Non si è nemmeno accorta della partenza del treno, tanto era presa da quell’esuberante ragazzo. Cade uno strano silenzio fra i due, interrotto ogni tanto dalla voce di Naruto, che sembra aver preso a canticchiare. Hinata volta leggermente lo sguardo verso di lui e nota che il ragazzo, distesosi sui sedili e con una gamba a penzoloni, è concentrato nella lettura di un manga che deve aver tirato fuori dalla sua borsa. La ragazza sospira e si muove leggermente sul posto, sentendo la schiena dolorante per la posizione rigida in cui si trova da ormai lunghi minuti. La verità è che comincia ad annoiarsi. Forse potrebbe provare a fare conversazione con quello strano ragazzo, ma poi abbandona subito l’idea, trovandola troppo imbarazzante.  All’improvviso si ricorda del suo iPod, dentro la tasca destra dei jeans. Con un sorriso lo estrae insieme alle cuffie azzurre, che subito infila nelle orecchie, e con una certa velocità fa partire la riproduzione casuale. Riconosce all’istante le note di “Video Games” di Lana Del Rey e subito si rilassa, battendo l’indice sulla gamba a tempo di musica. Ad occhi chiusi e completamente assorta dalla musica e la voce della cantante, non si accorge di un paio di occhi azzurri che sembrano osservarla con curiosità. 
Singing in the old bars, swinging with the old stars, living for the fame. Hinata emette un sussulto, non appena percepisce una mano grande e forte posarsi vicino al suo orecchio, per sfilarle un auricolare; apre di colpo gli occhi, per incontrare quelli di Naruto, troppo vicini. Lo vede infilarsi la cuffia nell’orecchio, un sorriso sulle labbra, e poi rimanere immobile e in ascolto. Hinata sente un improvviso calore in tutto il corpo e il fiato mancarle, nel momento in cui il ritornello parte, quegli occhi celesti che sembrano non voler staccarsi dai suoi. I tell you all the time, Heaven is a place on Earth with you, tell me all the things you wanna do; I heard that you like the bad girls honey, it’s that true? They say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving you. Baby now you do. Naruto aggrotta le sopracciglia e alza gli occhi al cielo, prima di togliersi la cuffia e tornare a sedersi al suo posto, a braccia conserte. «Ma che roba è?» chiede, subito dopo, guardandola perplesso. Hinata si sente arrossire ancora di più, mentre balbetta «L-Lana Del Rey… Si chiama “Video Games”, la canzone». Naruto sbuffa e Hinata, per la prima volta, comincia ad innervosirsi di fronte a quell’atteggiamento. 
«Non ti piace?» chiede, questa volta più sicura nella voce. Naruto fa spallucce, prima di rispondere «Accidenti, è davvero troppodeprimente. E poi sembra il solito polpettone romantico, amore qui, amore là…». Hinata spalanca la bocca, incredula. Come, scusa?

«Non vedo cosa ci sia di male nell’essere innamorati! E poi non definirei affatto questa canzone il solito polpettone romantico, il testo e la musica sono sicuramente originali e particolari». Si ferma solo per riprendere fiato, rendendosi conto solo un secondo dopo di aver alzato la voce ed essersi espressa forse in modo maleducato. Ecco, ora vorrebbe solo sprofondare nel sedile del treno e sparire, specialmente quando scorge Naruto guardarla basito e immobile. Sta per chiedergli scusa, quando il ragazzo comincia a ridere. Ride di gusto, rumorosamente, tanto che arriva a tenersi la pancia con le mani. Hinata lo fissa per qualche secondo incapace di proferire parola, accorgendosi solo del nervosismo, che sta tornando lentamente. 
«Scusa» esclama Naruto, dopo essersi calmato ed essersi asciugato una lacrimuccia, «Cominciavo a pensare fossi muta o qualcosa del genere, ma a quanto pare hai un bel caratterino se stuzzicata». Ed eccolo tornare di nuovo, quel rossore. 
«I-io… Ovvio che so parlare!».
«Certo… Intendevo dire che parli poco e sei molto timida, perciò non mi aspettavo una reazione simile».
Hinata abbassa lo sguardo, cercando di nascondere il volto dietro la lunga frangetta scura. «C-chiedo scusa, non avrei dovuto alzare la voce» sussurra, torcendosi la mani.
«Non preoccuparti, io non avrei dovuto offendere i tuoi gusti musicali. Deve piacerti davvero molto, questa canzone». Hinata annuisce, sorpresa di sentire la voce di Naruto stranamente calma e profonda, tutt’a un tratto. «Semplicemente sono abituato ad un altro genere di musica» continua Naruto, ora con un tono più squillante. 
Hinata solleva lo sguardo di nuovo, ed è in questo  momento che si accorge della stampa sulla felpa di Naruto. «Ti piacciono i Guns n’ Roses?» chiede, curiosa. Naruto abbassa un attimo lo sguardo alla sua felpa, prima di sorriderle e annuire. «Li conosci?» chiede, gli occhi improvvisamente più luminosi. 
«Certo, alcune canzoni mi piacciono abbastanza» risponde Hinata, improvvisamente felice di aver trovato un punto in comune con quel ragazzo tanto diverso da lei. 
«Ad esempio? Qual è quella che preferisci?».
«B-beh, “Don’t cry”, c-credo sia la mia preferita» sussurra Hinata, sistemandosi una lunga ciocca di capelli dietro l’orecchio. Naruto le sorride e annuisce, prima di dire «Chissà perché, ma lo immaginavo. Sei molto romantica, eh?». La ragazza si sente avvampare, e vorrebbe dire qualcosa, ma viene preceduta dal ragazzo. «Io amo la musica rock, è la mia più grande passione, sai? È proprio per questo che sto andando a Tokyo». 
Hinata osserva l’espressione di Naruto divenire più seria e gli occhi fissarsi su un punto fuori dal finestrino, lontano. Sente il cuore accelerare i battiti nel suo petto. «V-vuoi formare una band?» chiede, curiosa di sapere. Improvvisamente lo sente vicino a lei e sente tornare l’entusiasmo di alcune ore fa. Allora qualcun altro condivide il suo sogno ed è pronto a tutto per realizzarlo, lei non è sola. «In realtà devo presentarmi a delle audizioni per entrare in una band». Hinata sussulta, sentendo la felicità crescere dentro di lei. «I Two.p!, li conosci? Cercano un nuovo membro» dice Naruto, sorridendo allegro. Hinata sente il cuore fermarsi e per un attimo teme davvero di cadere a terra, priva di forze. Cosa? «In realtà il cantante è il mio migliore amico e lui personalmente mi ha chiesto di presentarmi. Non ho dubbi sull’esito! Mi sono allenato tantissimo per raggiungere questo livello e non mi arrenderò finché non avrò ottenuto ciò che voglio!». Hinata gli mostra un sorriso falso e debole, cercando di mascherare la sua improvvisa inquietudine, e fa uscire un «Ne sono sicura» non molto convinto. Avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe stata l’unica a presentarsi per quel posto, ma non credeva avrebbe incontrato un “rivale” proprio su questo treno e che si sarebbe rivelato essere un ragazzo allegro e solare come Naruto. Tra l’altro, è pure il migliore amico del cantante, perciò ovviamente il suo posto è già assicurato. Hinata deglutisce e torna a guardare fuori dal finestrino, ignorando l’improvviso silenzio e lo sguardo indagatore di Naruto. Tutta la sicurezza sembra essere svanita del tutto dal suo corpo e ora sente solo una grande, immensa stanchezza. In pochi attimi si addormenta, la fronte appoggiata al finestrino e “Don’t cry” che, ironicamente, comincia a risuonare nell’auricolare.

Hinata viene risvegliata dal treno che, con una scossa, si ferma, mentre l’altoparlante annuncia l’arrivo a Tokyo. Si massaggia la fronte dolorante con una mano, immaginando sconfortata il segno rosso che deve esserci rimasto impresso. Sospira pesantemente e con la coda dell’occhio cerca Naruto di fronte a lei, ma si stupisce nel non ritrovarlo. Subito drizza la schiena e si guarda intorno, allarmata; nota con sconforto che è sparita anche la borsa da viaggio del ragazzo e subito sente la mancanza di quel sorriso e quegli allegri occhi celesti. Presto, però, lo rivedrà. Constata ciò con malinconia, pensando al proprio sogno che sta per frantumarsi in mille pezzi. Dopo essersi sistemata i capelli con le dita, afferra la valigia in una mano e si alza, pronta a far passare il braccio nella bretella della custodia del basso, ma nota il volantino arancione sopra di esso. Lo prende fra le mani e, con stupore, nota una scritta che prima non c’era. Sono dovuto scappare, il mio amico mi aspettava. Non volevo svegliarti, eri così carina mentre dormivi! Spero che anche il tuo sogno si possa realizzare e che presto ci rivedremo. Buona vacanza! Naruto.
Hinata sorride, prima di piegare il volantino e infilarlo in una tasca dei jeans. Esce dallo scompartimento con una rinnovata determinazione, il suo amato basso sulle spalle e un augurio in tasca e nel cuore.

...
 

«Come ti chiami?». Hinata sussulta nel sentire quella voce tanto distaccata e quello sguardo freddo su di sé. La sta osservando con molta attenzione, gli occhi neri che scrutano ed indagano, forse giudicando la sua personalità e presenza scenica. Di certo non si era immaginata che Sasuke Uchiha, il cantante del gruppo, fosse un ragazzo tanto freddo e scorbutico, a tratti anche un po’ maleducato. La ragazza si sente a disagio in quei suoi nuovi panni maschili. Ha dovuto tagliare i capelli, una volta lunghi e lisci, a caschetto e indossare una felpa di almeno due taglie in più per nascondere le sue curve, oltre che un paio di lenti a contatto color verde. Se venisse scoperta, farebbe sicuramente una figura molto miserevole.  In cerca di conforto, ricorda le parole che si è scambiata qualche ora fa al telefono con Ino e Kiba. Ha promesso di non deluderli, di tenere duro. 
«Kiku Honda» risponde Hinata, cercando di rendere la sua voce più profonda. Arrivano alcune risatine dietro di sé, dagli altri bassisti in attesa, e si sente arrossire ancora di più. «Kiku… Facci sentire qualcosa». Hinata solleva lo sguardo, facendolo scorrere sui componenti del gruppo. Sasuke, poi Shikamaru e Suigetsu, rispettivamente il batterista e il tastierista, e infine Naruto. Se ne sta seduto accanto a Sasuke, un sorriso solare stampato in viso. I loro sguardi si incrociano e lei scorge quel paio di occhi azzurri lanciarle uno sguardo di conforto, forse per darle il coraggio che le manca. «Non abbiamo tutta la giornata». La voce di Sasuke le arriva leggermente infastidita e impaziente. Hinata prende un lungo respiro, prima di sistemare il basso fra le sue braccia e controllare che sia ben collegato agli amplificatori. La fascia che le avvolge il petto per nascondere il seno è molto stretta e le rende difficili i movimenti, ma la ragazza stringe i denti e mostra un accenno di sorriso, prima di far partire l’attacco. Le note di “Don’t cry” cominciano ad espandersi per la stanza, intense e malinconiche. Hinata per un attimo si lascia travolgere del tutto, dimenticandosi degli sguardi puntati su di lei e dell’insicurezza iniziale; semplicemente muove le dita sulle corde, senza sbagliare una sola nota, e con gli occhi puntati sullo strumento continua a rimanere concentrata e completamente assuefatta dalla musica. Sorride, quando si accorge dello sguardo sbalordito di Naruto e dei suoi amici, sentendo le guance colorarsi leggermente di rosso. Finisce di suonare la canzone, senza mai essere fermata, finché anche l’ultima nota non fuoriesce dall’amplificatore. Si blocca, riassumendo una posa rigida e imbarazzata. Naruto le sorride, completamente entusiasta, ma Sasuke rimane perfettamente immobile, senza smettere di scrutarla e studiarla. Hinata sostiene il suo sguardo per qualche attimo, sentendosi sempre più piccola dentro quella felpa enorme, che mai avrebbe indossato se non fosse stato necessario. Alla fine, il ragazzo le mostra un piccolissimo sorriso e chiude gli occhi, passandosi una mano fra i capelli scuri. 
«Bene. Ragazzi, direi che le audizioni sono chiuse. Kiku, sei dentro». Detto ciò si volta ed esce dalla stanza, ignorando del tutto gli altri ragazzi che, arrabbiati e delusi, si affollano dietro di lui in cerca di spiegazioni. Hinata rimane, invece, immobile e incapace di reagire o assimilare la notizia. Mi hanno presa. Forse riuscirebbe a mostrare qualche manifestazione di giubilo, se una furia bionda non si precipitasse subito ad abbracciarla. «Kiku, complimenti!» si sente urlare nell’orecchio, stordendola ulteriormente. Hinata rimane immobile come un blocco di ghiaccio, mentre Naruto si stacca da lei per sorriderle entusiasta. Nel ritrovare quegli occhi azzurri a pochi centimetri dal suo viso, Hinata percepisce il cuore esploderle in petto. Ad un tratto, però, si rende conto che qualcosa non va. Naruto avrebbe dovuto fare il provino per il suo stesso posto, ma allora per quale motivo sembra tanto felice? 
«Io sono Naruto Uzumaki, il nuovo chitarrista del gruppo! Scommetto che diventeremo subito amici!».

C-cosa?



Spazio soleggiato dell’autrice:

  

Buonsalve :D 
Sapevate che non vi sareste liberati facilmente di me, perciò eccomi tornata con una nuova storia, ovviamenteNaruHina. Twist of Fate, a dire la verità, è stata scritta per il “NaruHina contest V° edizione: La nostra leggenda” indetto da Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina, e, alla faccia dei miei pronostici (come sempre disastrosi xD), si è classificata terza nella classifica generale, seconda nella classifica della sezione arancione e ha vinto pure due premi speciali *^* Sì, credo di essere rimasta incollata di fronte al computer con questa faccia “O.O” circa due ore, ma ora mi sono ripresa (?) xD Non so, la storia non mi convinceva un granché (forse non mi convince pienamente nemmeno ora ;_;).  Anyway, per la trama ho preso ispirazione dalla leggenda “Butterfly Lovers” e la canzone scelta come prompt è “Video Games”, di Lana Del Rey (che adoro, tra l’altro <3). 
Questa storia sarà di quattro capitoli, e alla fine pubblicherò anche i giudizi delle giudiciE, nel caso vi interessassero. Perché solo alla fine? Perché ci sono spoiler sul finale ^^”

Ultimamente le mie principali fissazioni sono le band rock, e i pirati. Dal momento che la trama della leggenda prevedeva un travestimento maschile da parte di Hinata, ma per studiare, e non avevo alcuna intenzione di ambientare la storia nel passato, allora ho optato per la band rock :D Ho pensato: “Perché non rendere Hinata una musicista, amante del basso?”. E così, et voilà! ^^ 
Il nome della band, Two.p!, deriva dal 2p!Hetalia, che arriva with love dal Fandom di Axis Powers Hetalia, ovvero l’amore della mia vita. Non ho potuto resistere dall’inserirlo pure qui xD  Ebbene, anche il nome Kiku Honda viene da Hetalia (sono fissata xD). Si tratta del nome umano della personificazione del Giappone, che secondo me assomiglia ad Hinata in versione maschile, per la frangetta e i capelli corti neri :D (no, in realtà è perché non mi veniva in mente un nome decente ._.)

Don’t cry, Guns 'n’ Roses: nel caso non la conosceste, potrete ascoltarla qui (è una delle mie preferite, così triste, così deprimente, cosìstupenderrima ;_;) :D  https://www.youtube.com/watch?v=346buRwtrOU

Spero davvero che questa storia possa interessare a qualcuno, e che la leggerete in molti ^^ Nel frattempo, grazie semplicemente a coloro che hanno voluto leggere questo capitolo : ) Spero lascerete una recensione, solamente per lasciarmi un vostro parere o per spingermi a migliorare :D Il prossimo aggiornamento è previsto per la prossima settimana  : )

Vorrei ringraziare FuyuShounen per aver letto tutti i capitoli e avermi aiutata con la correzione, e anche a Laura e Bani chan per il supporto ^^ Vi lovvo tutti di bene! ;_;
Grazie anche alle giudiciE, sia per i premi, sia per i meravigliosi banner e per avermi segnalato gli errori (ho già corretto tutto –spero ^^”-). È stato un piacere partecipare :D



  
 

  
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