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Autore: manupenta    24/08/2013    0 recensioni
Un gruppo di amici, un vecchio castello, un mistero da svelare. Un racconto che trascinerà il lettore in una vicenda incalzante!
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

In una mattina d’autunno sotto la pioggia scrosciante stavo tornando a casa da scuola. Il vento gelido mi scorreva sulla schiena e mi ghiacciava la pelle,ma mi rassicuravo al pensiero di essere a soli due isolati da casa. A volte rammaricavo nel pensiero che tutte le mattine dovevo andare a scuola, da solo, a piedi anche quando le giornate erano pessime e si preparavano all’inverno. Dopo circa cinque minuti, però, arrivai davanti a casa mia. Io abitavo in una villa a due piani nelle periferia di Lago Tenebroso. Questo era un piccolo paesino distaccato dal resto del mondo… sì, perché era circondato da campi e boschi ed il paese più vicino era a venti chilometri di distanza, infatti vicino a casa c’erano solo la scuola e un negozio di alimentari. Poteva essere un bene,certo, ma quando dovevo andare in città a fare spese e acquisti mi ritrovavo sempre con l’angoscia di lasciare da sola mia nonna che era molto anziana e non voleva mai muoversi. Mi preoccupavo perché avevo sempre il timore che gli accadesse qualcosa, che cadesse o si sentisse male. Io infatti abitavo con mia madre, mio padre, la mia sorellina Jessica e appunto mia nonna che purtroppo era vedova e mi era rimasta solo lei.
Stavo per aprire la porta di casa quando mi apparse davanti mia madre con la mano sulla maniglia e mi disse:”Luca! Quanto ci hai messo ad arrivare… eravamo tutti in pensiero! E’ passata già un’ora da quando è finita la scuola e tu non arrivavi”. “Scusa mamma, la professoressa ci ha trattenuto un po’ di più per finire di darci i compiti.” ”Ok.. però la prossima volta avvisami! Hai solamente quattordici anni e lo sai che non mi piace che tu vada in giro da solo a quest’ora. Forza, ora entra che è pronta la cena”. Mia madre era una persona molto apprensiva e si preoccupava sempre per me, ma per fortuna c’era mio padre che stava dalla mia parte e la faceva ragionare dicendole che ero grande e che sapevo cavarmela da solo. Entrato in casa, posai il mio giubbotto sull’attaccapanni e salutai mia nonna e mio padre ma non vidi mia sorella e allora chiesi:”Dov’è Jessica?”. “E’ su in camera. E’ arrabbiata perché oggi non abbiamo potuto portarla a vedere il maniero che c’è a pochi chilometri da qui” rispose mio padre. “Il maniero? Quello risalente al 1367? Ma è disabitato da moltissimi anni, quindi c’è il rischio di qualche crollo e poi non è aperto al pubblico!”    “Lo so, le avevamo promesso di farglielo vedere esternamente, ma siamo dovuti andare dalla mamma di Alessandro a prendere la bicicletta che le avevamo imprestato e poi, visto che era tardi, siamo tornati a casa.” Alessandro era il mio migliore amico. Andavo già alla scuola media con lui e ci siamo ritrovati al liceo, perché lui aveva la mia età e aveva scelto di fare lo scientifico come me. Era un ragazzino paffutello e dovrei aggiungere anche pauroso, ma era comunque molto simpatico. Avevo anche una migliore amica, si chiamava Sara e anche lei veniva al liceo insieme a me ed Ale. Al contrario del mio migliore amico, lei era una ragazzina coraggiosa e anche molto carina. Aveva capelli di colore marrone scuro e ondulati come le onde del mare e occhi di colore castano. Tutti e tre abitavamo nello stesso paesino e quasi tutti i pomeriggi ci incontravamo per chiacchierare e stare insieme.
Finito il discorso con mio padre salii in camera di mia sorella. Bussai e la vidi sul letto con le sopracciglia arricciate e un pupazzo in braccio. Mi sedetti e le dissi: ”Dai Jessica! Non fare così.. vedrai che poi ti porteranno a vedere il castello”.    “Non è vero!” mi rispose ”hanno solo paura di portarmi perché ci sono i fantasmi!”. “Ah!Ah!” mi misi a ridere. Mia sorella aveva tre anni in meno di me ed era una credulona. Credeva nell’esistenza di mostri, vampiri e spettri. Smisi però di ridere quando la vidi con la faccia ancora più arrabbiata. Allora cercai di tranquillizzarla: ”Non esistono i fantasmi. Sono leggende che vengono tramandate tra le persone!”. Invece queste erano parole senza significato, suoni da me emessi senza aver pensato prima. Dopo un attimo sentii la risposta di mia sorella. “Tutti dicono così perché in realtà sono fifoni, ma sanno che in realtà esistono!”. Notai che mia sorella era davvero avvilita così mi feci avanti e dissi una frase che in realtà non avrei voluto pronunciare: ”Allora facciamo così. Io domani  a scuola parlo con Sara e Alessandro così ti portiamo noi a vedere quel castello, però non so la data precisa quindi andremo quando riusciremo. Ok?”. “Oh grazie grazie!!! Sei il miglior fratello del mondo!” arrossii e andai sulla soglia della porta della camera:”Ora però vieni giù che è pronta la cena”. Anche se non volevo dire quella frase comunque ero contento, perché volevo bene a mia sorella e mi piaceva farla felice. Dopo cena ero stanco morto, così andai subito a dormire e non mi svegliai fino al mattino dopo.         


CAPITOLO 2

Il giorno dopo fui svegliato di soprassalto dal fastidiosissimo stridio della sveglia. Odiavo quell’oggetto fin dal primo giorno che era entrato in camera mia, ma i miei genitori dicevano che era essenziale per non tardare a scuola e che mi metteva in moto il cervello, anche se non ci ho mai creduto, perché ero ancora più stanco. Oggi poi non avevo neanche voglia di andare a scuola perché la professoressa di italiano ci faceva una verifica sull’Iliade e io non avevo potuto studiare, perché il giorno prima ero stato al centro sportivo tutto il pomeriggio per fare l’attività di calcio. Comunque non potevo certo non andarci quindi mi preparai e scesi le scale. Stavo per uscire di casa quando mia madre mi fermò:”Jessica ci ha detto che la porti tu con i tuoi amici a vedere il castello. Bravo.. è un bel gesto da parte tua!”. È vero! Mi ero scordato di aver avuto quella chiaccherata con mia sorella il giorno prima.  “Almeno la faccio contenta e poi non mi costa niente. A proposito: dove è?” dissi. Mia madre sembrava avere già la risposta pronta ”Si starà preparando, sai le femmine ci mettono un po’ di tempo perché non sanno mai cosa mettersi!”. Mi incamminai verso scuola ogni tanto scosso da brividi, un po’ per il vento e un per il pensiero di fare la verifica di italiano. Ero a metà strada quando vidi il cartello  che indicava che la strada era chiusa e non si poteva passare né con gli autoveicoli né a piedi. Se quella strada era chiusa l’unica alternativa era quella di passare per la Strada del Pozzo, una strada sterrata che passava fuori città per poi rientrarne dopo qualche chilometro. Veniva chiamata così perché lì c’era un pozzo che venne distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e adesso non rimanevano che massi di pietra e un buco profondo coperto da una grossa griglia in ferro per evitare degli incidenti. Guardai l’orologio. Quella strada era più lunga, ma sarei comunque arrivato in tempo per l’inizio delle lezioni.  Mi incamminai assorto nei  pensieri fino a quando mi accorsi che a circa venti metri da me c'erano i neri cancelli che separavano il territorio dell'antico maniero dal resto del mondo. Il castello era una costruzione immensa, avevo sentito dire che contava su per giù mille stanze ed era disabitato da secoli. Questo si notava molto bene, infatti i muri esterni erano rovinati dal tempo e pipistrelli appostati sotto le antiche torri erano molti. Mi fermai ad osservarlo per pochi minuti, abbastanza per intravedere un qualcosa che non avevo mai notato prima; un antico cimitero, forse appartenente alle grandi famiglie che avevano abitato da secoli quel castello, era situato nella distesa di terra morta che circondava quell'antica costruzione. Le tombe spoglie ricoperte di ragnatele ed erose dal tempo sembravano massi di pietra situati disordinatamente in una distesa ruvida di terreno. Proseguii per la mia strada pensando tra me e me “non so proprio come certa gente sia riuscita a vivere in luoghi così macabri..e io devo portarci mia sorella!”. Comunque arrivai a scuola appena in tempo, perchè la campanella di inizio lezioni suonò nel momento in cui entrai in classe. Le prime tre ore scolastiche mi sembrarono eterne..forse perchè dopo dovevo fare la verifica della quale ero tanto preoccupato! All'intervallo mi soffermai in un angolo della classe insieme ai miei due amici Alessandro e Sara. “Che ne dite se un giorno accompagniamo mia sorella all'antico maniero?”dissi “Per me va bene” rispose Sara “chiedo ai miei genitori quando posso venire”.  “Però andiamo dopo cena,Luca, io voglio mangiare prima e il pomeriggio abbiamo da fare i compiti!” replicò Alessandro. “Ok, appena possiamo ci accordiamo per il giorno e l'ora.. e tu Alessandro quel giorno non mangiare troppo, se ci sono gli spettri dobbiamo correre!”. Ci mettemmo a ridere e poi,alla fine dell’intervallo, tornammo ai nostri banchi per iniziare la verifica. Finita la scuola ripercorsi la strada che avevo preso all'andata, perchè l'altra era ancora chiusa per lavori. Passai nuovamente vicino al castello e stavo per proseguire quando però vidi un'ombra da una finestra. Mi fermai e guardai nuovamente verso quella direzione. No, non mi ero sbagliato, avevo visto qualcosa. Al quarto piano c'era una figura che però non potevo vedere bene data la lontananza. Non sapevo identificarne l'aspetto, così mi avvicinai ai cancelli. Dopo qualche secondo lanciai un grido capendo che quella figura non aveva niente di umano. Tornai a casa esterrefatto di quella visione, ma non lo mostrai per non destare preoccupazione ai famigliari. Soltanto quando arrivai in camera mi resi conto che ciò che avevo visto in realtà non doveva esistere, quindi cercai di scacciare quel pensiero dicendomi che, quando avevo visto quel fatto, ero molto lontano e potevo aver visto male. Ma non ci riuscii, perchè tra me e me sapevo che avevo visto bene e che non era stata un'illusione.


CAPITOLO 3

“Cosa? Ma figurati!”. Avevo appena raccontato ad Ale e Sara del fatto accaduto il giorno prima e questa era stata la loro risposta. Credevano che mia sorella mi avesse contagiato, perché sapevano della sua credulità al paranormale. “Sicuramente hai visto qualcosa, un oggetto che hai scambiato per un essere inesistente!” disse Sara “dopotutto sai anche tu che queste cose non esistono”. “Certo che lo so..ma nessuno può confermare la non esistenza di fenomeni paranormali! Però vi porto con me vicino al maniero e se ritorna la strana figura lo vedrete anche voi”. Finita la scuola non tornai subito a casa. Andai nuovamente vicino al maniero per verificare se ciò che avevo visto era reale. Guardai alla finestra del quarto piano, ma era vuota e si vedevano soltanto pezzi di vetro infranti ancora attaccati alla parete, così feci per andarmene, quando però vidi nuovamente un’ombra, ma nessuna figura si materializzò alla finestra. “Quel castello non è come gli altri.” mi dissi mentre tornavo a casa. Appena fui arrivato però vidi un foglietto sulla porta scritto da mia madre che diceva:”siamo andati a fare la spesa e siamo riusciti a tirarci dietro anche la nonna. Torneremo tardi.” Visto che non avevo voglia di stare da solo non avevo compiti pensai di andare in biblioteca con Ale e Sara per vedere se c’erano alcuni libri che parlavano del castello. Telefonai ai miei due amici e ci accordammo che dopo mezz’ora ci incontravamo davanti alla biblioteca. Mi incamminai felice di poter vedere i miei amici. Conoscevo il proprietario della biblioteca; era il signor Smith, un gentilissimo compaesano che aveva circa settant’anni, ma secondo me non li dimostrava. Ogni volta che andavo da lui mi accoglieva calorosamente e mi faceva restare a consultare libri tutto il tempo che volevo.(a capo)Dopo circa mezz’ora arrivai a destinazione; entrai nell’edificio e sentii una voce femminile che affermava un concetto in modo deciso. Così mi resi conto che i miei amici erano già arrivati, infatti poco dopo li vidi in piedi davanti al bancone del signor Smith che chiacchieravano. “Oh, ciao! ”, Ale mi vide e così li salutai.  “Che bella sorpresa! Come stai Luca?” mi disse il signor Smith. “Bene grazie. E lei?”  ”Non c’è male! Hai bisogno di qualcosa?” “Si. Ha per caso un libro che parli dell’antico maniero che c’è qui vicino?”  ”Mmh… si, ho quello che fa per te. Allora..no,qui non c’è… ah! Eccolo! Tieni”. ”Grazie”. Guardai il libro che avevo nelle mani; aveva una copertina rigida, fatta di pelle molto vecchia e le pagine al suo interno erano ingiallite. Incuriosito guardai la data di pubblicazione: 1913. In quella biblioteca c’erano molti libri antichi, alcuni dei quali erano scritti in lingue diverse dalle nostra. Aprii il libro nella pagina dell’indice e lessi:”capitolo 13:il maniero di Stormville:misteri e paure”. Io e i miei due amici ci avvicinammo al libro per osservarlo. Sara prese a leggere ad alta voce:”Questo antico maniero fu costruito nel 1367. Fu abitato da diverse famiglie di nobili, le quali più importanti sono state:famiglia Regalto, famiglia MacElvis, famiglia Phantom, famiglia Scary. Molte leggende sono state tramandate nei secoli, leggende che narrano che questo castello sia abitato da creature non appartenenti al nostro mondo, figure del paranormale, forse componenti delle famiglie che abitavano qui secoli or sono.”                                                
“Se anche questo libro lo dice, vuol dire che c’è qualcosa di strano in quel castello e vedete che non sono io che mi invento le cose!” dissi ai miei amici.                   ”Forse. L’unico modo per scoprirlo è andarci di persona e lo faremo stanotte!”                           
  ”Ma io dico..sei impazzita?”. Ale espresse il suo parere sulla frase di Sara.  ”Va bene, ma ad una condizione. Non ci mettiamo nei casini.” dissi. Detto questo uscimmo dalla biblioteca e il Signor Smith non mi fece neanche pagare  la consultazione del libro. Lasciai i miei amici e mi avviai verso casa, perché ormai era tardi e i miei avrebbero dovuto già essere lì. Il cielo era scuro e alcune nuvole nere come il fumo si stavano pian piano avvicinando; di lì a poco ci sarà stato un violento temporale. Imboccai il viale di casa mia e da lontano scorsi una luce fievole nel cielo scuro. Poco dopo mi accorsi che però quella luce non proveniva dal cielo, ma da una finestra del castello!
    

CONTINUA... 

  
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