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Autore: Sundance    29/02/2008    11 recensioni
Questa semplice one-shot non è che un omaggio a tutte le fanciulle innamorate di qualcuno che non possono avere. In questo caso, l'oggetto della riflessione è Orlando Bloom, ma ciascuna può vedervi il proprio amore.
Protetto da Copyright.
E dedicato con tutto il cuore alle mie splendide cucciole, in anticipo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maybe You'll Dream Of Me





E’ inutile che la notte io sogni di addormentarmi tra le tue braccia, amore mio.
Perché non verrai mai da me.
Sarai sempre un pensiero intangibile, volubile, fluttuante.
Una presenza sottile e costante, ma inafferrabile.
E tu lo sai.
Me lo hai detto, questa notte, quando voltata su un fianco ho immaginato le tue braccia che stringevano le mie, le tue mani cingere i miei fianchi, il tuo respiro tra i miei capelli sparsi sul cuscino.
Le tue labbra tiepide si sono mosse sul mio collo, mormorando appena, nel silenzio:
“Sai che non ci sono, piccola mia. Sai che non tornerò mai. Che neppure verrò per una sola volta.”
Ho annuito, gli occhi chiusi, persa in questa stretta delicata, incorporea.
“Lo so. Ma resta qui ancora un po’.”
Hai sorriso, ed il tuo tocco astratto si è rafforzato appena.
“Certo.”
Ho sorriso anche io, e sono scivolata nel sonno con la tua voce nelle orecchie.
Senza che nessun altro la sentisse.
Senza che neppure uno capisse perché io potessi sentirmi così protetta, invincibile, se ero completamente sola, sotto quel piumone caldo e morbido.
Perché non vedere, non toccare qualcuno, deve per forza implicare la sua assenza?
Tu ed io lo sappiamo che non è così. Infatti, stiamo insieme. Nonostante tutto.
Una distanza più che fisica, mentale. Perché tu non mi conosci nemmeno.
Ma questo non conta, perché non c’è una sola notte, da tanto tempo, in cui tu non sia al mio fianco.
Certo, stamattina l’ho pensato anche io: conta davvero una presenza soltanto spirituale, una coscienza completa ma invisibile, astratta?
Se ti avessi incontrato lungo la strada, e ci fossimo sfiorati davvero, con le dita, le mani, gli occhi, sarebbe stato un ricordo percettibile, reale.
Così invece non c’è niente che io possa avvertire col tatto, la vista, o l’udito.
Né con gli altri sensi.
Ma ce n’è uno, il sesto, che nessuno conosce, che nessuno controlla.
E’ quello che fa divampare il fuoco nel mio cuore quando ti penso, quello che trasforma in metallo fuso il mio sangue al solo immaginarti apparire nella mia stanza, ai piedi del mio letto.
Cosa che puntualmente non manchi di fare. Ogni notte.
Ti stendi al mio fianco, stringendomi senza farlo davvero al tuo petto, mentre io, sdraiata di lato, avverto il tuo impossibile contatto ravvicinato, respiro il tuo inconsistente profumo, assaporo il tuo calore inesistente.
Ma la tua voce la odo realmente, ed è con essa che mi cullo fino a slittare nel buio della mente, in sogni sgargianti e radiosi come i giardini di Kensington, in cui le fate tessono trame di fiabe nei raggi del sole, che attraversano le fronde dei salici.
E così, mi rispondo. Certo che conta.
Se ti avessi accanto fisicamente, mentalmente, e non spiritualmente, ne ricaverei forse più piacere fisico e razionale, ma assai meno profondo di così. Perché in questo modo tu sei mio, in effetti, quanto io sono tua.
E’ quella sottile differenza che sussiste tra due persone che fanno l’amore e due che si scambiano l’anima.
Quella divergenza capillare che permette ad un fiore di nutrire una farfalla e ad un altro di appagarla.
In qualche modo, in un modo che ancora non capisco neppure io che lo provo in prima persona, ti ho molto più affianco di quanto mai potrei averti in una vita intera trascorsa assieme.
Quando rifletto su quel che mi accade la notte, nei momenti in cui sono sola ma tu sei con me, e ti sento sussurrare irrealmente, mi viene in mente la canzone che Kirsten Dunst canta nel film Get Over It.
Sai, quel passaggio che dice così:

“And sleep per chance to dream,
so I can see the face I long to touch, to kiss,
but only dreams can bring me this.
So let the moon shine softly on the boy
I long to see, and maybe when he dreams,
he’ll dream of me.”

Quindi sì, non è che un sogno, una speranza, la speranza che tu possa vedermi nei tuoi sogni come io ti trovo nei miei, che tu viaggi in astrale fino a raggiungermi, io che tento di trovarti con così tanta foga… in che modo puoi non incontrarmi mai? Devo per forza sbagliare qualcosa io.
Ed è per questo che non mi resta che tenerti stretto a me, il tuo petto contro la mia schiena, e inviarti spiritualmente mille e mille auguri di benessere, pregando per te senza che tu lo sappia.
A me basta quello che mi dai, anche se non sai effettivamente che cosa mi dai, né che lo fai. Ma lo so io, e mi va bene così. Sono una che si accontenta, amore mio. Mi accontento spesso. Di scriverti questi piccoli frammenti di me, per esempio.

Vorrei che tu avessi il mio cuore,
per capire che cos'è che provo
quando una tua parola mi sfiora,
leggera come petalo di rosa,
fragrante come odor di fresia,
e infine calda, come i raggi
del sole, che si rispecchiano
nei tuoi occhi
scuri.

E mi addormento sperando di poter essere io, un giorno, a ninnarti con una canzone, a chiudere i tuoi occhi e lasciarti dormire, proteggendo i tuoi sogni e tutelando il tuo riposo, fino al tuo risveglio, che accoglierei con un sorriso raggiante, e pieno d’amore per te.
Che non mi ami. Non mi conosci. Non mi vedrai mai.
Ma io ti amo.
E nonostante sembrino le parole di Valerie, prese da un fumetto, o colte da un film, sono quelle che più mi sento di dedicarti.
Perché non ti toccherò, né ti parlerò mai; non sfiorerò i tuoi capelli, non mi perderò nel tuo sguardo; non mi abbraccerai, non mi chiamerai per nome, non saprai neppure che io sono stata qui, a scriverti questo.
Ma io ti amo. Ti amo con tutto il cuore.
E ti farei felice. Perché non pretenderei niente.
E mi annullerei abbastanza da tradire i miei sogni, per te.
Lo farei, se me lo chiedessi, se vedessi un po’ di amore per me nel tuo sguardo.
Ma non accadrà.
Così tu ti terrai i tuoi sentimenti, ed io i miei sogni.
E la nostra vita procederà come niente fosse stato. Un po’ più chiara per me, forse.
Già da quando avrò chiuso questo foglio e spento la voce di Kirsten che continua a cantare per me, tutto svanirà.
Ma lei continuerà a cantare, sai.
Per noi. Anche se non esiste un Noi.
Però intanto, stasera, stanotte, e forse per un altro poco ancora, ti tengo con me.
Permettimelo, ti prego.
Non verrai mai da me.
Non mi troverai mai.
Ma per stanotte, sii solo a un sogno di distanza.
Lasciami riposare, così che possa sognare che sei qui.
Fammi chiudere gli occhi, e dormire, perché possa fantasticare, e vedere il volto che desidero toccare, baciare; solo i sogni possono portarmi questo.
E stringimi senza farlo, come sempre.
Sussurrami senza voce, abbracciami senza corpo.
E lascia che la luna splenda dolcemente sul tuo viso, il viso che vorrei vedere.
Così forse, quando dormirai, potrai sognare, e magari, sognerai di me.






Per tutto quello che mi avete dato voi, e che continuate a darmi, e che, so per certo, mi darete ancora.
Prendetelo come una sorta di ammenda al posto dell'ultimo capitolo della Fanfic, che non ho fatto in tempo a completare stanotte.
Vi voglio bene, splendide, dolcissime principesse.
Non lasciatevi mai, mai convincere da qualcuno di essere meno che straordinarie.






Disclaimer: tutto quel che ho scritto è frutto della mia fantasia, non intende essere un'offesa a Orlando Bloom nè agli altri attori realmente esistenti ivi citati. E purtroppo, ahimè, no, Orlando Bloom non mi appartiene minimamente.
  
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