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Autore: Bluelle    24/08/2013    0 recensioni
"I miei occhi si spalancarono. Tutto intorno a me aveva ripreso a correre.
Il tempo aveva smesso di prendermi in giro. La clessidra era stata girata."
• E se a Mystic Falls arrivasse qualcuno di nuovo? Qualcuno che saprà aiutare davvero, qualcuno che può fare della felicità non solo un miraggio. Se il Professor Shane avesse tralasciato un pezzo di storia? Forse perchè non ne era a conoscenza, forse perchè invece ci sperava. Un nuovo ibrido sta per giungere a Mystic Falls. Il suo nome è Rajae.
Il suo compito? Salvarli tutti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler
Note: Lemon, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Bondage, Triangolo
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CAPITOLO 4
- Le Verità Pesano Sulle Spalle.


Tutto ciò che esiste ha un passato, anche se non lo conosciamo.

• E' probito dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
Pablo Neruda.



Il sottobosco era ricco di muschio e radici. Alcuni alberi contavano più di cento secoli. Avevano visto molti bambini divertirsi tra i loro rami e molte coppiette innamorate, tracciare promesse sulle loro cortecce. Non si erano mai lamentati, per assurdo che fosse, avevano perdurato per lunghissimi anni senza infastidire nessuno. Uno scoiattolo saltò da un ramo all' altro. I miei occhi seguirono la sua scia, divertiti. Essere un vampiro é una brutta faccenda. Klaus mi aveva lasciato con l'amaro in bocca. Una macchina, soldi liquidi, un futuro e una casa. Aprendo la portiera, della C3 nera, borbottai cercando di capire come funzionasse. Alzai le mani, in segno di resa, voltandomi, per uscire sbattei il gomito sul cofano, così i miei occhi caddero sul sedile del passeggero e vidi il biglietto che, stringevo ancora in mano, insieme al paio di chiavi. "Avevo pensato di lasciarti casa, visto che sono partito, ma poi ho pensato che ti servisse un posto senza passato, dove creare i tuoi ricordi. Cerca di essere felice. "

Dietro il biglietto c'erano le coordinate di casa. Ma forse avevo sbagliato perché i miei piedi continuavano a calpestare ramoscelli e sassi. Tenevo in mano delle chiavi, ma sapevo che l’ Originario sbagliava: tutto ciò che esiste ha un passato, anche se non lo conosciamo. Era quello che pensavo, anche le mie cook avevano un passato. Qualcuno le aveva tenute tra le mani, aveva infilato loro le stringhe. Ed ora calzavano ai miei piedi. Bello no? Tutto ha un passato. Non conoscerlo non significa che non ci sia. Nessuno conosceva il mio, filosofizzai tristemente. Sospirai. Eccetto Klaus.

Presi il telefono dalla tasca. Chiamate rapide. Drin. "Ehi, raggio di sole, le pigne ti prendono a calci?" Rise divertito. Gli piaceva proprio mettere alle strette le persone. Rallentai, facendo una giravolta su me stessa.
Le fossette si riempirono del mio sorriso mentre rispondevo "Ciao Klaus, volevo chiamarti prima, ma ero impegnata a cercare la casa del biglietto. É una finta? Perché non la trovo, eh-feci una pausa sperando lui dicesse qualcosa. Invece...-beh, pensi di poter aiutarmi?" Rise di me, arrossì leggermente, mi urtava un pò la cosa. "Chiamo il mio contatto, Rajae. Resta in linea!" In che?!!!!!!! Sentìì un suono breve che si ripeteva. Fissai lo schermo. Chiamata trattenuta. Ci ragionai su, finché non sentì la voce di Klaus parlare dallo smartphone, chiedendomi se ci fossi ancora. "Sisi, ci sono. Il telefono mi tratteneva la chiamata."
Era esilarante il modo in cui rideva di me. "Ma no ti ho messa in attesa io! Per parlare con Mike!" "Attesa? Okay. Chi é Mike??"

Si cambiai discorso di proposito. Non lo sapevo, la gente non si preoccupava, non provava alcuna emozione per una chiamata trattenuta. Non ne sapevo nulla. Feci spallucce. "Il ragazzo che si é occupato della casa. Tranquilla é soggiogato, non si ricorderà di te! Oh comunque, stuzzicihino, le chiamate trattenute, sono quando qualcuno ti chiama mentre telefoni, invece di chiudere la chiamata, la trattieni, perciò metti in attesa." Sbuffai un pò irritata dal tono di sufficienza con cui mi parlava. "Okay. Grazie ancora. Per tutto. Devo andare."
Mi voltai al rumore di passi proveniente da dietro di me. Un uomo alzò la mano in segno di saluto. "Buongiorno, il signor Mikaelson, mi ha chiesto di mostrarle la casa, sono Mike tanto piacere." Guardai il bellimbusto che avevo davanti. Capelli rossicci, occhi marroni. Che strana combinazione. Lo seguii, silenziosa.
Proprio come un predatore. "Dista molto ancora?" "Il Signor Klaus, mi ha detto che avreste preferito camminare, comunque sia..Middlewood é a due miglia da qui." Arricciai il naso. No, proprio no. Non avevo voglia di camminare come le formiche per tutto quel temo.
Mi avvicinai a Mike e lo ipnotizzai un attimo prima di caricarlo sulle spalle. “La pazienza non si addice a un vampiro della tua età? “ Mi fermai, prendendo fidato. Il mio battito era accelerato, ma non mi sentivo affaticata. A parlare era stato il fratello Salvatore, quello grande. Si insomma, Damon. Stiracchiai le braccia dietro la nuca e feci scrocchiare il collo. "Eccoci qui Signorina Hailstone." Guardai la meravigliosa porta in quercia scura, stringendo le chiavi nel pugno. Mi voltai per congedare Mike ma non lo vidi più. “Damon, te lo sei mangiato?!” Il vampiro era lì che mi osservava appoggiato a un albero, con quel sorriso sghembo, che mi faceva innervosire un po’.

Girai tre volte la chiave nella toppa e la porta si aprì. All' interno un parquet miele scuro rivestiva il pavimento.
Le pareti si dividevano tra il panna e il color champagne. La sala era completamente neutra. Eccetto per quel blu che spiccava tra la mobilia. Il divano era color nocciola. Cornici, quadri, dipinti. In tutti risaltava il blu. Sospirai. Era bellissima. La cucina era spaziosa, la tovaglia era blu. Lo stesso la plastica dei mestoli. Le presine. Le stelle in legno appese sul cornicione della porta:blu. Vari blu ovviamente, era così bella. Delle scale mi condussero al piano superiore. Notai che poco più avanti, sulla sinistra..le scale riprendevano.
Percorsi il corridoio del secondo piano. Trovai una porta sulla destra. Un letto a due piazze. I colori del mare, classico. E i colori dell' autunno. Presto scoprì anche che i piani superiori avevano mobili di mogano e di ciliegio. Non solo di quercia. I balconi beh, erano anchessi blu. Trovai al terzo piano molte stanze, in una di queste, odorai salvia e lavanda.


Una volta spalancata la porta..notai subito gli immensi scaffali di grimori, passai l’indice tra i grossi libri di incantesimi, felice. Qualcuno si stava prendendo davvero cura di me.
La grande scrivania circolare e una scala a chiocciola. Che si spostava all' occorrenza. Sul tavolo c'era un vassoio, cioccolatini e boccioli di rosa. Un biglietto: “ Sei bellissima.” Recitava. Nella stanza c'era una grande portafinestra. La aprì..e uscì. La grande terrazza, con il dondolo e alcuni ciclamini, dentro ai portafiori, sul cornicione mi fece subito sentire a casa. Mi sporsi per ammirare il paesaggio, e mi ritrovai a ridere. Quando scorsi un torrente davanti casa MIA. Alcuni incantesimi mi permisero di rendere sicura la casa. Nessun essere sovrannaturale avrebbe potuto varcare la soglia di casa mia, se non lo avessi concesso. Quando feci per uscire, sulla porta notai una targhetta. "Middlewood". Oh, il mio cottage ha un nome. Santa Klaus: eh si! Babbonatale l'originale.

"Allora ti sei stabilita qui?” Mi voltai rigidamente, con i muscoli tesi. Che bruciavano. Ovviamente non se ne era andato, anche se avevo trascorso un paio d’ ore all’ interno della casa."Damon." Sospirai. Il suo ghigno, mi intimidì un pò. I suoi occhi mi attraversavano. Arroganti e sorprendentemente blu. Perciò mi sorpresi, quando sentì le mie labbra dire "vuoi entrare? Ti offro una birra?" Ovviamente, sorpresi anche lui. Sorrise sardonico. "Andrei con il bourbon" Con una falcata entrò dentro casa. Borbottai un -avanti- silenzioso. E presi dal comò del salotto la bottiglia, prendendo da sopra la vetrina il bicchiere. Damon inarcò un sopracciglio e gonfiò la fossetta prima di rubarmi letteralmente dalle mani la bottiglia di cristallo. "Bene, chi é stato il paparino? Devo ammetterlo -disse guardandosi intorno- tranne lo stile sirenetta, é carina." Strabuzzai gli occhi. Sirenetta? Voglio un archivio umano! Damon saettò per casa, lo andai a cercare, dopo circa una decina di minuti a cui non aveva risposto neanche una volta ai miei ripetuti richiami. Lo trovai lì, sdraiato a penzoloni sul mio letto a fissare il soffitto. "Potresti uscire?" Chiesi cortesemente. Mi squadrò malizioso.
"No. Perciò ti fermi. Non sei di passaggio." Saltò alle conclusioni, sperando in una spiegazione. Sorrisi truce. Spalancai le finestre e respirai il vento. "Si, non mi fermerò molto." Sentì Damon sputtacchiare una risata forzata. "disse prima di dire mi sono fatta costruire una casa." Lo guardai curiosa. "Bevi molto?" Sputai lì.

La risposta fu ovvia. Mentre fissavo il cortile...mi sentì toccare una spalla. I suoi occhi grandi mi osservavano in cerca di una qualche conferma. "Sono preoccupato per Stefan. Torna sempre a casa. Non sa essere felice. E sono egoista. Ma sono preoccupato.” Il repentino cambio d’umore di Damon mi diede alla testa. Cioè si stava fidando di me, e questo era strano. Lo scrutai ansiosa. Dove sta l’inganno? Eppure era lì che fissava il soffitto dal letto e tracannava bourbon. Sbuffai, sedendomi vicino a lui. “Stefan, tuo fratello minore. Perché sei preoccupato?” mi scrutò dubbioso. “Tanto non puoi comunque farci niente se te lo dico, non importa da che parte stai. E’ andato a sbarazzarsi di Silas, e proabilmente non tornerà, lo spero. Anche se è sempre masochista. Solo che nemmeno una chiamata, è strano.” 
Troppo tardi realizzai ciò che Damon aveva detto.

Mi voltai determinata e furiosa.
Pronta. Forte. Invincibile. "Damon, dobbiamo trovare Stefan. Subito. " il vampiro di origini italiane mi fissò diffidente. "Sai qualcosa?" Assentì seria. "O lo troviamo o Silas lo ucciderà." Mi guardò scontroso. Lo vidi soppesare la rabbia. Quasi come se stesse contando fino a dieci. Come se avesse voluto trovare una buona ragione per non attaccarmi. Le vene si gonfiarono sotto i suoi occhi. "Sai di Silas?" " Non avevi detto che non importava?
Mostrò i canini, e minaccioso mi scagliò contro il letto.

"Siamo al sicuro. Bonnie ha fatto quella cosa con le mani, -rise, immitando un possibile Capitan J. Sparrow - Ciò che fai tu. Silas è fuori gioco. Siamo al sicuro. Non ci serve il tuo aiuto." Lasciò cadere la bottiglia sul pavimento e subito dopo sentì la porta di casa chiudersi. Velocemente asciugai, tirando su i vetri. Frustrata ed angosciata. Le verità, bolle di sapone che scoppiano nei momenti meno opportuni. Le verità, catenacci dietro porte chiuse. Porte che prima o poi si aprono. Le verità, raggi di sole che fanno evaporare la neve. Ogni volta che si pensa di essere al sicuro, si pensa di essere protetti, qualcosa va storto. Arriva puntuale la verità, come un paletto nel cuore. E poi non puoi più farci nulla, devi solo accettare la cosa.

Le verità pesano sulle spalle. Io ne conoscevo un paio e ne ero responsabile.



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SPAZIO AUTORE:
Sono tornata da poco dalle ferie! :) Ho postato solo oggi il seguito della storia! Pensavo di trovare qualche recensione, ahimè, spero ci siano per questo capitolo;
La fanfic. va avanti, come vedete, piano piano, Rajae inizierà a scoprire cose riguardanti il suo passato. Chi di voi pensa di sapere cosa? *-*
Klaus è stato davvero generoso, vero?

 

 
  
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